L’Album di Auschwitz

L’ “Album Auschwitz” è una collezione di circa 200 fotografie scattate da un fotografo SS di stanza ad Auschwitz nel maggio-giugno ’44 a documentare l’arrivo al campo un giorno qualunque di un trasporto di ebrei al tempo dell’ “Aktion ungherese” (estate del ’44), ossia l’arrivo degli ebrei ungheresi nel più grande campo di sterminio nazista.

E’ l’unica testimonianza visiva del processo di selezione e messa a morte descritto in molte testimonianze e confessioni di ex-SS, ex-kapò, ebrei sopravvissuti…

E’ un documento unico nel suo genere visti gli sforzi dei nazisti per tenere nascosto e poi negare lo sterminio.

Non è chiaro lo scopo per cui vennero scattate le fotografie. Probabilmente per mostrare l’”eccellenza” del lavoro svolto a qualche alto papavero di Berlino.

Per dare il senso dell’eccezionalità del documento fotografico basti pensare che ad Auschwitz vigeva l’assoluto divieto per il personale SS di qualunque scatto fotografico.

Circostanze della scoperta

La protagonista è Lili Jacob (morta nel 1999). Era una giovane ebrea ungherese di Berehovo.

Qual giorno giunse ad Auschwitz con genitori, fratelli perenti… tutti morti nelle camere a gas.

Lei, unica sopravvissuta della sua famiglia, evita la morte per gas perché è giovane.

Negli ultimi mesi della guerra fu trasferita in altri lager. L’ultimo fu Nordhausen (Dora Mittelbau).

Qui arrivarono gli americani e Lili (gravemente debilitata) fu trasferita in un baraccamento delle SS trasformato in ospedale.

Un giorno, già liberata, si alzò dal letto probabilmente in cerca di cibo. Aprendo un cassetto trovò un album di fotografie.

Aprendolo vide se stessa, i suoi famigliari e parenti e alcuni abitanti del suo villaggio.

Come era arrivato fin lì a 640 chilometri di distanza dal lager polacco?

Probabilmente l’album apparteneva a Richard Bear, ultimo comandante ad Auschwitz e poi comandante a Nordhausen fino al momento del suo arresto.

Da questo momento tenne per sé gelosamente le foto.

Nel 1960 un cacciatore di nazisti e storico la convinse a donare l’album allo Yad Vashem di Gerusalemme, ossia al più importante museo dell’Olocausto al mondo.

Da questo momento le fotografie furono a disposizione degli storici e furono molto utili per alcuni processi contro neonazisti o negazionisti della Shoah.

Le fotografie descrivono in maniera eloquente come avveniva la discesa dai treni (separazione dei maschi dalle femmine) e poi la successiva selezione per le camere a gas.

Chi era giovane (16-40 all’incirca) entrava nel lager come forza lavoro a buon mercato. Chi aveva meno di 16 anni o più di 40-45 anni finiva in gas.

L’Album è una prova schiacciante contro tutti coloro che dicono che ad “Auschwitz sono state gassate solo le pulci” oppure che esprimono scetticismo su quanto è avvenuto.