Negazionismo: storia di una menzogna. Analisi di un falso

Liceo Cavalleri, Parabiago, 28 gennaio ’21

La mia relazione vuole essere una ricostruzione della storia del Negazionismo della Shoah dalle origini ai giorni nostri. Ricostruzione, per forza di cose, sintetica.

Il tema è indubbiamente interessante nonostante oggi non sia al centro dell’opinione pubblica italiana ed europea. Potrebbe però tornare in auge in un qualunque momento storico. Da qui la necessità di affrontarlo criticamente.

Potremmo iniziare chiedendoci chi sono i negazionisti?

Detto in termini concisi: i negazionisti negano l’esistenza delle camere a gas nei lager nazisti. Perchè? Perché vogliono ripulire la storia del nazismo e renderlo presentabile politicamente ancora oggi.

A grandi linee il negazionismo è questo: si tratta di un gruppo di sparuti “storici” che da tempo negano l’esistenza di un progetto nazista di sterminio degli ebrei, sostenendo che la Shoah non sarebbe mai avvenuta, che si tratterebbe del frutto di una colossale falsificazione storica a opera dei soliti ebrei per estorcere denaro alla Germania e finanziare contemporaneamente lo Stato d’Israele.

Una definizione sintetica del negazionismo potrebbe essere questa: “ad Auschwitz sono state gassate solo le pulci”. La Shoah è una grande menzogna (“Il mito dei sei milioni”). Le camere a gas non sono mai esistite. Lo Stato d’Israele e gli ebrei nel mondo sono i propagandisti della tesi del genocidio per difendere e legittimare il proprio ruolo e per prevenire ogni forma di critica al proprio operato.

Potremmo iniziare a vedere per sommi capi la storia del negazionismo fino ad arrivare ai giorni nostri.

I precursori

In ordine di tempo potremmo dire che sono stati i nazisti i primi negazionisti: quando alla fine della guerra facevano saltare con la dinamite le camere a gas di Auschwitz, uccidevano i testimoni nei lager, distruggevano i documenti… in questo modo non facevano altro che negare che il crimine era stato realizzato.

Dopo la guerra il primo negazionista in ordine di tempo fu Maurice Bardeche a partire dal 1947; è un fascista francese che ha collaborato con i nazisti al tempo dell’occupazione della Francia. Evita per un pelo la condanna a morte subito dopo la guerra.

In lui c’è già tutto l’armamentario dei negazionisti con tesi che poi saranno riprese da altri in una continua ripetizione degli stessi assiomi.

Bardeche parte da lontano per arrivare al chiodo fisso della non esistenza delle camere a gas.

Dice che la guerra è stata voluta dagli ebrei contro la Germania nazista e le presunte atrocità tedesche fanno pari con le atrocità compiute dagli Alleati nel corso della guerra: Dresda, Amburgo, Hiroscima e Nagasaky. La leggenda sui campi di sterminio – continua Bardeche – è nata anzi per nascondere questi veri crimini. I decessi nei lager (qualcuno dirà 200.000 ebrei) non sono negati: vengono minimizzati e vengono imputati alle violenze dei Kapò e ai bombardamenti americani.

Paul Rassinier

Le tesi di Bardeche paiono verosimili perché nel 1948 l’ex deportato politico a Dora Mittelbau e Buchenwald, Paul Rassinier, sostiene le stesse cose.

A sconcertare è il fatto che lui è stato veramente nei Kz come Buchenwald, però non ha mai conosciuto i “campi di sterminio” come Auschwitz dove furono installate le grandi camere a gas.

A Buchenwald c’era la camera a gas, Rassinier sa dell’esistenza, ma sa anche che quella camera a gas “gestiva” piccoli numeri. Infatti lui non nega totalmente le camere a gas, dice che “ce ne sono state, ma non tante quanto si crede”.

In sostanza nega lo sterminio ad Auschwitz, Treblinka. Sobibor e quindi l’esistenza dei campi di sterminio veri e propri e quindi nega la distruzione degli ebrei europei.

Chi è Rassinier? In passato era stato comunista libertario poi espulso dal partito comunista francese per il suo antistalinismo. Successivamente al ’45 milita in gruppi pacifisti e anarchici. Il suo passato di uomo di sinistra sembra avvalorare il suo discorso.

Perchè Rassinier dice queste cose visto che è un uomo di sinistra? A spiegare il suo negazionismo è una forte avversione nei confronti dello Stato d’Israele (nato nel ’48), nutrita da un antisemitismo del resto molto diffuso nella cultura francese novecentesca, anche di sinistra.

Il negazionismo negli Stati Uniti

Un radicalismo negazionista di stampo dichiaratamente neonazista è presente soprattutto negli Stati Uniti fin dal ’48.

 Il campione è Arthur Butz (“L’impostura del XX secolo”), ingegnere elettronico (!), professore universitario, il quale mette in dubbio il genocidio con argomentazioni tecniche (impossibilità di funzionamento delle camere a gas). Negli Stati Uniti ci sono riviste, fondazioni, università dove il verbo negazionista trova ascolto.

Gli Stati Uniti sono la patria del negazionismo perché il Primo Emendamento della Costituzione americana tutela la libertà di parola.

In ogni caso fino agli anni Settanta questi personaggi non arrivano a una dimensione pubblica: sono autori di nicchia e non vengono presi in considerazione dalla storiografia più accreditata. Anche a livello di opinione pubblica mondiale sono pressoché sconosciuti.

Ma con la fine degli anni Settanta cambiano molte cose: i negazionisti hanno un palcoscenico spesso offerto da prestigiosi quotidiani in cerca degli scoop e del sensazionalismo.

Ma prima che scoppi lo scandalo Faurisson nel 1978 si mettono a fuoco i punti fermi del  negazionismo (sono i famosi otto punti):

1)  La Soluzione Finale del problema ebraico consisteva nell’emigrazione e non nello sterminio

2)  Non ci furono gassazioni ad Auschwitz e in altri lager. Anzi a essere gassati furono solo i pidocchi

3)  La maggior parte degli ebrei scomparsi emigrò in America o in URSS facendo perdere le tracce

4)  I pochi ebrei giustiziati erano criminali sovversivi

5)  La comunità ebraica mondiale perseguita chiunque voglia arrivare alla verità

6)  Non ci sono prove del genocidio

7)  Gli “sterminazionisti” devono ancora mostrare prove inconfutabili

8)  Le differenze di calcolo degli ebrei uccisi, da uno storico all’altro, rivelano la natura menzognera del presunto sterminio

A questi punti è facile ribattere:

1) La Soluzione Finale consisteva nell’emigrazione e non nello sterminio: dove sono andati sei milioni di ebrei? Come è stato possibile che abbiano del tutto fatto perdere le proprie tracce? In realtà sono morti nei campi di sterminio, nei ghetti polacchi, attraverso fucilazioni di massa, morti per fame, malattie, inedia… nelle camere a gas i più

2) Non ci furono gassazioni ad Auschwitz e in altri lager:…. e coloro che furono costretti a lavorare nei Sonderkommando? Ossia i testimoni, esempio Shlomo Venezia. Non li consideriamo?

3) La maggior parte degli ebrei scomparsi emigrò in America o in URSS facendo perdere le tracce: come è possibile che sei milioni di persone siano scomparse nel mondo senza lasciare tracce? Dove sono emigrate? Quando?

4) I pochi ebrei giustiziati erano criminali sovversivi: in realtà a essere uccisi furono sei milioni di cui tre milioni nei campi di sterminio dell’Est e morirono anche tante donne e bambini

5) La comunità ebraica mondiale perseguita chiunque voglia arrivare alla verità: non c’è solo la comunità ebraica mondiale a indignarsi, chiunque abbia un po’ di buonsenso non può non rifiutare queste tesi

6) Non ci sono prove del genocidio! Ci sono però i documenti, le testimonianze di ex-kapò e di ex-SS a Norimberga. E poi ci sono le testimonianze eccellenti quali quelle di Adolf Eichmann, Rudof Hoess nelle quali è detto a chiare lettere che le camere a gas c’erano e funzionavano!

7) Gli “sterminazionisti” devono ancora mostrare prove inconfutabili: le prove sono nei documenti che sono venuti alla luce e nelle tante testimonianze. In più c’è il materiale fotografico. Potremmo dire che se esiste al mondo un fatto storico chiaro e incontrovertibile è proprio l’esistenza delle camere a gas naziste

8) Le differenze di calcolo degli ebrei uccisi, da uno storico all’altro, rivelano la natura menzognera del presunto sterminio: è normale che ci siano numeri diversi sul genocidio ebraico, fa parte della normale dialettica storica (si va da un minimo di 5.200.000 a un massimo di 6.200.000)

Il processo Eichmann

Grande clamore ebbe il processo ad Adolf Eichmann a Gerusalemme nel ’60. Nel corso del processo Eichmann (“Il ragioniere dello sterminio”) più volte afferma di aver presenziato a esecuzioni nelle camere a gas per verificarne l’efficacia complessiva.

Il processo Eichmann (condanna a morte nel ’62) è una sconfitta per i negazionisti, ma è facile immaginare la loro reazione. Eichmann ha parlato sotto costrizione dei carcerieri con la promessa della sua liberazione!

Il caso Faurisson

Nel 1978 finalmente per i negazionisti è arrivato il momento della notorietà mondiale. Protagonista è Robert Faurisson.

Faurisson nel 1978 è docente di letteratura francese (!) all’università di Lione. Fino a quel momento è conosciuto solo in ambito accademico e per alcuni saggi di letteratura francese. Aveva già iniziato mettendo in dubbio l’autenticità del “Diario” di Anna Frank, ma senza molto clamore.

Faurisson non si proclama né fascista né nazista, né di destra né di sinistra: ambisce a una sorta di neutralità scientifica per dare senso alle sue ricerche.

La svolta avviene nel ’78 e ’79 quando “Le Monde” e “Le Matin” pubblicano alcuni suoi articoli in cui ribadiva che ad “Auschwitz sono state gassate solo le pulci”. L’università di Lione lo sospende dal suo incarico di docente e questo offre a Faurisson un’ottima occasione per apparire nel ruolo di vittima.

La notorietà mediatica di Faurisson fa uscire dal guscio i negazionisti i quali nel 1979 possono organizzare il primo convegno mondiale sul negazionismo in cui Faurisson è naturalmente la star incontrastata. Con Faurisson nasce una sorta di “Internazionale del negazionismo”.

Visto che la stampa appare ben disposta nei loro confronti, i negazionisti elaborano una sorta di strategia vincente:

–        provocazione negazionista (“La menzogna di Auschwitz”, “La favola di Auschwitz”…)

–        scandalo mediatico: voci che si levano contro di loro

–        difesa della libertà di espressione con frange di consenso nei loro confronti (sono le “vittime” della “corporazione” degli storici e di interessi finora occulti).

Perché proprio nel ’78 il negazionismo diventa argomento pubblico? Il ’78 è l’anno di Holocaust negli Usa (oltre 100 milioni di spettatori). E’ un fiction in quattro puntate trasmessa da una rete televisiva americana. Subito dopo la fiction è trasmessa da altre reti europee, anche in Italia. Ora si può vedere su yt.

Quando finalmente la Shoah emerge a livello mondiale, emerge anche la sua negazione/contrario.

– Il metodo negazionistacome ragionano i negazionisti?

Valentina Pisanty, semiologa, è colei che per prima in Italia ha analizzato il metodo dei negazionisti. Vediamo come lavorano:

– prendono in considerazione personaggi noti: Anna Frank, Rudolf Hoess o pochi altri

– leggono con cura maniacale ogni dettaglio fino a trovare inevitabili contraddizioni nel loro discorso da cui ricavano l’idea che se c’è un errore allora vuol dire che tutto è falso (falsus in uno, falsus in omnibus).

Facciamo un esempio semplice: immaginate che il signor Rossi è stato ucciso dal signor Macchi. Macchi ammette l’omicidio, ci sono anche due testimoni che l’hanno visto agire. Ma uno dice che l’omicidio è avvenuto alle 17.01, l’altro alle 17.08. A questo punto per i negazionisti è falso che Rossi è stato ucciso!. In realtà è ancora in vita e Macchi per fini propri si è inventato tutto e i testimoni hanno giurato sul falso!

– Per esempio non pochi negazionisti leggono a fondo il memoriale di Kurt Gerstein, ex SS poi morto suicida in un carcere americano. Nel memoriale Gerstein parla delle camere a gas e di montagne alte 35-40 metri di vestiti da lui visti a Treblinka. Tutto ciò non può essere vero e quindi tutto è falso. Gerstein racconta ciò che vogliono gli americani per salvarsi la vita.

– Potrebbe essere il caso di Rudolf Hoess (primo comandante di Auschwitz) che parla di 2.500.000 morti nel lager. Non è vero al massimo sono 1.100.000 persone. Il dato sbagliato scredita interamente la sua testimonianza redatta prima della condanna a morte.

– In un altro punto del suo memoriale Gerstein dice che dopo la gassazione gli ebrei del Sonderkommando (squadre speciali che lavoravano nei crematori) cercavano oro e gioielli nei genitali. Prima usa “brillanten” (gioielli) e poi poche righe dopo “brillen” (occhiali). Carlo Mattogno (il principale negazionista italiano) conclude dicendo che ad Auschwitz si cercavano gli “occhiali nei genitali”.

Così anche la testimonianza di Gerstein è fatta a pezzi.

Quindi il metodo negazionista consiste in questi punti:

– non considerano le prove addotte dagli storici

– screditano i testimoni mettendo in luce gli errori nelle testimonianze

– traducono in modo approssimativo o per loro favorevole i documenti

“Trovare una screpolatura, infilarci una lama e far leva; non si sa mai, potrebbe anche crollare l’edificio, per quanto robusto”, così Primo Levi sintetizzava nel ’79 il metodo dei negazionisti.

L’obiettivo è anche quello di generare nel lettore ingenuo il dubbio e l’idea di essere stato preso in giro fino a quel momento.

Il negazionismo tecnico

Nel 1988 i negazionisti di tutto il mondo esultano. Finalmente, a parer loro, hanno vinto! Che cosa è successo.

Nel 1988 un presunto ingegnere chimico, Fred Leuchter, viene contattato da un negazionista canadese sotto processo per una perizia tecnica ad Auschwitz: deve analizzare alcuni campioni dei mattoni delle camere a gas di Auschwitz e accertare l’eventuale presenza dello Ziklon B (acido cianidrico).

Leuchter con 35mila dollari in tasca (è anche in luna di miele) parte per Auschwitz e lì preleva illegalmente alcuni campioni dei muri delle camere a gas e dei locali dove si disinfettavano gli indumenti dei deportati pieni di pidocchi (“Luna di miele ad Auschwitz”).

Il suo referto è molto chiaro (200 pagine): sui muri dove si disinfettavano i vestiti dei deportati (pieni di pidocchi) lo Ziklon B è molto presente, invece è quasi assente nei campioni presi dalle camere a gas.

– I negazionisti esultano: è la prova che cercavano da tempo!

In realtà il problema è molto semplice: per uccidere i parassiti occorrevano maggiori quantità di gas e maggior tempo. Per uccidere esseri umani invece quantità minori e minor tempo.

Il tribunale non accettò la perizia di Leuchter e il negazionista canadese perse la causa.

Per i seguaci del negazionismo il “Rapporto Leuchter” è la “prova provata” della montatura sionista e della menzogna di Auschwitz.

La sinistra negazionista

Altro tema curioso. Noi sappiamo che il negazionismo è partorito dalla destra neonazista e fascista. Ma esiste anche un negazionismo di estrema sinistra?

Purtroppo la risposta è positiva. E’ nato in Francia (es. Roger Garaudy o prima di lui Paul Rassinier) ed è poi arrivato anche in Italia (in ogni caso fenomeno molto marginale). 

Quali sono le loro argomentazioni? Visto che lo sterminio degli ebrei non si può spiegare in termini economicisti (perché sprecare tanta manodopera che poteva essere utile alla vittoria della Germania?), il genocidio non è avvenuto. Anzi è stato l’ebraismo mondiale a crearlo perché dietro ci sono le trame del capitalismo mondialista di cui l’ebreo è la quintessenza.

Naturalmente non è vero che lo sterminio non può essere spiegato in chiave marxista.

Il negazionismo italiano

Altro tema: è esistito ed esiste un negazionismo italiano? Come sapete dopo il ’45 nasce in Italia un partito dichiaratamente legato al fascismo del Ventennio e ancora di più alla Repubblica sociale italiana . E’ il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante.

Il MSI non era negazionista perché tendeva a far emergere la peculiarità del fascismo italiano visto diverso o alternativo rispetto all’esperienza nazista. È esclusa anche la partecipazione italiana alle deportazioni e alle uccisioni. Più che negazionista l’Msi era “rimozionista”.

Giorgio Pisanò è stato a lungo lo storico ufficiale del MSI. Pisanò non nega la Shoah, solo la minimizza e la diluisce nella più generale violenza della guerra. Tutti hanno compiuto massacri orrendi, soprattutto i sovietici in Germania, i partigiani italiani e i comunisti contro i fascisti alla fine della guerra.

Se c’è stato Auschwitz, sembra dire Pisanò, dobbiamo misurarlo sul metro di altre orribili stragi quali i terribili bombardamenti sulle città tedesche (Dresda) e giapponesi, Hiroscima e Nagasaki, i crimini sovietici al tempo di Stalin (i gulag), le foibe e così via.

– L’epoca di internet

Per arrivare al mondo di oggi potremmo dire che mancano i “grandi” interpreti del negazionismo a livello mondiale. Non ci sono più i Faurisson, gli Arthur Butz, i David Irving. Ci sono solo modesti comprimari i quali nei loro testi non fanno altro che ripetere il già detto. Tutto bene, quindi?

Direi di no perché nell’epoca di internet i negazionisti trovano ampio spazio nella rete con siti, blog, registrazione di conferenze, scritti vari… con maggiori possibilità di intercettare persone poco acculturate però affascinate dal mito del complotto di Auschwitz.

In rete sono stati pubblicati tutti i “classici” del negazionismo e gli interventi su questi temi si sprecano.

Chiudere un sito vuol dire moltiplicare l’attenzione mediatica sui negazionisti. Ecco perché una legge contro il negazionismo della Shoah è destinata a essere sempre perdente.

Casa Pound

Qual è il rapporto tra l’estrema destra italiana e il negazionismo?

Potremmo dire che oggi la destra neofascista (Casa Pound) preferisce concentrare la sua polemica contro il mondialismo (la globalizzazione) che causa crisi economiche, destabilizza le nazioni e spinge a migrazioni che snaturano l’integrità delle popolazioni con una sorta di meticciato culturale e interrazziale.

La polemica è contro l’euro e per l’uscita dell’Italia dall’euro, contro i nomadi, i migranti, la microdelinquenza, a difesa della famiglia, contro le “unioni di fatto”… Insomma, “Prima gli italiani e l’Italia!”

Il negazionismo è troppo lontano da queste tematiche che invece consentono di capitalizzare facilmente lo scontento di giovani e meno giovani colpiti prima dalla crisi economica iniziata dal 2008 e poi dal Covid.

E poi per una forza politica che vuole partecipare alle elezioni, l’agitazione di temi negazionisti farebbe il gioco degli avversari.

Quanto ho appena detto potrebbe essere subito smentito se ripensiamo alle prese di posizione becere (anche negazioniste) dei tanti “leoni da tastiera” quando Liliana Segre è stata nominata senatrice e quando è stata messa a capo di una commissione parlamentare sul razzismo e l’odio razziale.

Ritratto di due negazioniste

In Fanpage di qualche anno fa c’era il ritratto di due negazioniste italiane. “Miss Hitler”, al secolo Francesca Rizzi e tale Antonella Pavia. Ecco il loro frasario:

– “Questi sub umani (Segre e Boldrini) devono sparire dalla faccia della terra. Con i forni ci vorrebbe troppo tempo”.

– “Sono una fan di Hitler, e allora? Penso che gli ebrei siano la rovina del mondo, è un reato?”.

– “I sionisti (ebrei) comandano il mondo, guidano le banche, decidono sulle politiche dell’immigrazione. Sono la rovina dell’umanità”.

– “L’Olocausto è una fandonia. Ad Auschwitz c’erano piscina, teatro e cinema. Non è andata come la raccontano”.

Potrei correggere tale Antonella Pavia ricordando che ad Auschwitz c’era anche un ristorante, ma per gli ufficiali delle SS, non certamente per i deportati.

Il “Web negazionista”

Per i giovani di oggi il web rischia di essere una trappola perché i siti negazionisti proliferano e sappiamo quanto possa essere devastante il detto: “L’ho trovato su internet!”.

Non c’è dubbio che nel nuovo millennio è il web il nuovo terreno elettivo del negazionismo.

Olotruffa”

Il sito con più materiale sul negazionismo è probabilmente “OLOTRUFFA” nel quale è possibile leggere l’intero Main Kampf di Hitler. Poi ci sono tanti altri siti dai quali si accede a cascata.

In uno di questi si può leggere: “Siamo schiavi, da secoli ormai, della mafia talmudica che possiede ben il 96% dell’intera informazione mondiale e che sicuramente continua a fare il lavaggio del cervello tramite informazioni mortificate e menzogne sterili. Quello che finora abbiamo imparato sui libri di scuola sono soltanto menzogne che sono state scritte per renderci schiavi di questa setta, che ormai ci ha incatenato e resi schiavi ponendoci le sue catene oltre che ai piedi anche alla testa. Non tutto quello che ci hanno costretto ad imparare corrisponde a verità”. Ognuno di voi è in grado di giudicare questi deliri.

Qual è la situazione oggi in Italia?

C’è un’indagine Eurispes del 2020 con dati davvero inquietanti:

– il 15% degli intervistati nega la Shoah – nel 2004 solo il 2.6% negava la Shoah

– il 16% diminuisce il numero delle vittime

– per il 23% gli ebrei controllano il potere

– per il 22% gli ebrei controllano i mezzi di informazione

– per il 24% gli ebrei determinano la politica americana (!)

– il 20% sostiene che Mussolini è stato un grande leader

Il negazionismo nei Paesi arabi

Passando ad altro. Ancora più preoccupante è il negazionismo in molti paesi arabi in questi ultimi decenni (dalla fine degli anni Ottanta). 

L’obiettivo è politico: delegittimare lo stato d’Israele (nato nel 1948) mostrando la falsità del mito originario: il genocidio ebraico. Anzi, il nesso immediato è tra la “menzogna” della Shoah e la nascita dello Stato d’Israele.

Ci sono però importanti differenze rispetto al negazionismo classico: la differenza maggiore rispetto al mondo occidentale è che nel mondo arabo il negazionismo è ideologia di Stato, come in Egitto o in Iran.

Una differenza importante è che nei paesi arabi i negazionisti non sono né razzisti né nazisti: prendono dal negazionismo solo quanto a loro serve per alimentare il discredito su Israele.

Altra differenza è la capacità di diffusione del negazionismo potendo contare su tutti o quasi i mass media, esempio la televisione che raggiunge anche le masse arabe che non leggono.

Altro tema forte è l’equiparazione tra i nazisti di allora e gli israeliani di oggi, mentre le vere vittime sono solo i palestinesi (“Ghetto di Gaza”). Paragone molto forzato.

– Esiste un negazionismo nella chiesa cattolica di oggi?

Probabilmente molto minoritario ma esiste. Basti ricordare alcune interviste al vescovo inglese Richard Williamson (FOTO) (appartenente al movimento integralista di monsignor Levebre, appena riammesso in Vaticano). Nel 2008 Williamson disse che le camere a gas non erano mai esistite e quindi il numero dei morti ebrei nei campi di concentramento doveva diminuire a 200-300mila.

Posizioni estreme certo, ma non del tutto assenti in certe frange del cattolicesimo integralista, basti pensare al vecchio antigiudaismo secolare per cui gli ebrei sono “gli uccisori di Nostro Signore Gesù” (deicidio).

Le leggi della memoria

Un ultimo tema importante. E’ giusto condannare per legge i negazionisti? Ossia è giusto spedirli in carcere se proclamano i loro dogmi?

Nel 1990 il parlamento francese approva la legge Gayssot in cui si vieta di negare quelli che sono i “crimini contro l’umanità”. Seguono a ruota altri Paesi europei: Austria, Belgio, Spagna, Svizzera, Portogallo, Lussemburgo, Polonia, poi Ungheria e Romania tra gli ultimi. La Germania introduce nel ’94 il reato di negazionismo come “aizzamento del popolo”. Negli Usa invece non ci sono leggi del genere.

Secondo Vidal-Naquet queste leggi “non servirebbero ad altro che a moltiplicarne la specie” (“Gli assassini della memoria”).

In Francia storici e intellettuali si dividono: da una parte gli storici che obiettano che la storia non è una religione e neppure un dogma e non è lo Stato a definire ciò che è verità da ciò che non lo è. Dall’altra ci sono alcuni intellettuali i quali sostengono che dietro il negazionismo c’è una ideologia antisemita e antisionista pericolosa nella quale all’odio contro gli ebrei si unisce l’astio per l’esistenza dello Stato d’Israele.

Pensiamo solo agli attacchi a Parigi e altrove ad alcune sinagoghe negli anni scorsi per capire la pericolosità del negazionismo.

Tutto ciò è vero ma la Pisanty afferma che i negazionisti escono rafforzati ogni volta che una sentenza li condanna.

La situazione legislativa in Italia

In Italia esiste una legge contro l’apologia del razzismo e del fascismo ma non una legge contro il negazionismo.

L’introduzione anche in Italia del reato di “negazionismo” era stato annunciato da più di un ministro negli ultimi anni ma si è sempre arenato anche a seguito del diffuso dissenso da parte di storici e giuristi.

La comunità ebraica italiana è favorevole alla legge, visto come uno strumento contro la violenza ideologica del negazionismo. Favorevoli sono l’ANPI e alcune organizzazioni e partiti della sinistra. Gli storici in genere sono contrari.

Quali sono i motivi? Lo Stato, con una legge siffatta, entrerebbe nella libertà e nella coscienza dei cittadini, obbligando a credere in qualcosa su cui essi sono dubbiosi o increduli. 

E’ meglio che la ricerca della verità storica mobiliti solo gli storici con le loro ricerche.

– Quindi, legge sì o no contro il negazionismo?

Io sono contrario perché non serve a tenere sotto controllo il fenomeno. Anzi da fenomeno minoritario e periferico il negazionismo potrebbe arrivare alla ribalta nel momento in cui una qualunque Corte di giustizia dovesse perseguire penalmente uno o più membri che negano la Shoah.

E’ vero che ciò che dicono i negazionisti è vomitevole però ogni forma di pubblicità nei loro confronti li rafforza.

In ogni caso con la diffusione planetaria di internet qualunque provvedimento contro i negazionisti è vanificato.

E poi quale sfruttamento verrebbe fatto dai partiti di destra, da leader politici in cerca di notorietà in caso di un processo contro un negazionista?

Molto migliore è il metodo di un istituto di ricerca israeliano specializzato contro il negazionismo:

“Il modo per combattere idee perniciose è attraverso altre idee”.

Da qui il ruolo della scuola, degli storici, dei libri, dei dibattiti pubblici, di incontri come questo… per combattere il negazionismo.