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“Piccoli fascisti crescono”. La scuola italiana nel ventennio fascista

“Piccoli fascisti crescono”

La scuola italiana nel ventennio fascista

Appunti per conferenza

“Piccoli fascisti crescono” è una relazione particolarmente centrata sulla scuola elementare dove indubbiamente il regime fascista registrò i migliori successi.

Il primo momento storico del nostro percorso è la Riforma Gentile.

La Riforma Gentile fu attuata nel ’23 e rimase in vigore fino a quando fu adottata la Carta della Scuola di Bottai, nel ’39. Il promotore è una delle personalità più importanti a livello europeo, il filosofo Giovanni Gentile.

Si discute ancora oggi quanto ci sia stato di fascismo in questa riforma che nasce quando la dittatura non è stata ancora dichiarata. Gentile stesso viene come molti dal liberalismo.

La riforma è ancorata al Liceo classico, e in particolare agli studi umanistici centrati sulla storia e la filosofia. Il classico apriva l’accesso a tutte le facoltà universitarie.

L’istituto tecnico viene ridimensionato (fino a quel momento era stato strumento di ascesa delle masse piccolo borghesi). È istituito l’esame di Stato.

La riforma Gentile

La riforma Gentile non coglie le novità economico-industriali nell’Italia del tempo (la trasformazione in senso industriale dell’Italia), “mirava alla restaurazione dei privilegi in campo scolastico di una elite borghese”. Quindi il “meccanismo scolastico è diretto contro la propria stessa base sociale, che era una base di massa”.

È una riforma “aristocratica” dove il sapere tecnico-scientifico viene classificato poco importante dando la priorità al vecchio umanesimo.

Risultati: la popolazione scolastica delle superiori si ridusse di 1/3. Penalizzati gli istituti tecnici. Cala anche il numero degli iscritti ai licei. Gentile si dimette dopo tante critiche nel ’24.

Mussolini aveva esaltata la riforma “come la + fascista” ma fu costretto a dare ascolto alle critiche. Negli anni successivi si assiste allo svuotamento della riforma.

Nella riforma la religione è “fondamento e coronamento dell’istruzione elementare”. Con il Concordato del ’29 è introdotta la religione cattolica anche nelle superiori.

Il liceo femminile durava tre anni dopo i quali non c’era l’acceso all’università

Gentile Istituisce il giuramento al re, alla costituzione, alle leggi con il proposito di formare “cittadini operosi, probi e devoti alla patria” (1924).

In realtà la riforma Gentile non è fascista: potremmo definirla autoritaria e fortemente gerarchica con contenuti in parte liberali ma non fascista. L’obiettivo di Gentile era preparare al meglio la nuova classe dirigente italiana ai vari compiti nello Stato puntando molto sul liceo classico e sulla facoltà di storia e filosofia. La serietà della nuova scuola sarebbe stata verificata dall’esame di Stato.

Nuoce alla scuola gentiliana la forte sottovalutazione della scienza e del sapere fisico-matematico che paghiamo ancora oggi.

L’Opera Nazionale Balilla (1926)

Una forte presenza ideologica e politica nella scuola italiana inizia solo con la fondazione dell’Opera Nazionale Balilla (1926).

A partire da quell’anno vengono poste le basi dello stato totalitario. L’obiettivo è la nazionalizzazione delle masse (controllo politico) che deve partire dalla più tenera età.

L’ONB è un ente pubblico direttamente dipendente dal ministero dell’Educazione nazionale. Questa affiliazione facilita il suo ingresso nella scuola con il reclutamento di maestri e professori.

Il motto dell’ONB è “Libro e moschetto: fascista perfetto” / educazione scolastica (lotta contro l’analfabetismo) fusa con l’educazione militare (educazione fisica, istruzione militare, partecipazione agli eventi del regime).

Organizzazioni giovanili dell’ONB / segretario Renato Ricci / ex ardito e squadrista

–         6-8 anni: Figli della lupa / maschi e femmine

–         8-11 anni: Balilla (Maschi)

–         11-13 anni: Balilla moschettieri (maschi)

–         13-17 ani: Avanguardisti moschettieri

–         14-17 anni: Giovani italiane

–         8-14 anni: Piccole italiane (femmine)

–         17-21 anni: Giovani fascisti e giovani fasciste

La figura del Balilla era molto popolare allora a causa dell’Inno degli italiani di Goffredo Mameli (rivolta antiaustriaca del 1746-1846).

Il decalogo del Balilla:

1- noi siamo i Balilla speranza e letizia del Duce;

2- noi siamo i Balilla dell’Italia del volo gigante;

3- oggi Balilla, domani spada d’Italia;

4- il nostro Credo è l’Italia risorta e potente;

5- inquadrati e fedeli sarà con noi la vittoria;

6- obbedienti e concordi sarà con noi la fortuna;

7- ITALIA, RE, DUCE, REGIME: luce speranza gioia del Balilla;

8- Disciplina, virtù, studio, lavoro: quattro cardini del Balilla fedele;

9- Forza, coraggio, allegrezza, bontà: quattro note del Balilla fervente;

10- Per la vita e la morte grida il Balilla: DIO, ITALIA, SAVOIA e Mussolini

I Balilla sono potenziali soldati. Alla metà degli anni Trenta sono 4 milioni e 300 gli iscritti.

Al modello militare erano riconducibili sia l’uso di divise (camicia nera con fazzoletto azzurro tenuto fermo da un fermaglio con l’effigie del duce, pantaloni grigio-verde, calzettoni grigio-verde, copricapo nero chiamato fez, cintura a fascia nera), sia la struttura dei reparti (squadre, manipoli, centurie, coorti) e il timbro stesso dell’organizzazione (insegnanti di prevalenza della Milizia).

La disciplina era di modello militare cementata dal motto “Mussolini ha sempre ragione”.

L’ONB dirigeva le colonie estive ed invernali + il “sabato fascista”.

Per gli Avanguardisti i messaggi additavano come esempio i ragazzi del Risorgimento (Curtatone e Montanara, i volontari, Mameli), i Ragazzi del ’99 e gli eroi della rivoluzione fascista (da Vikipedia)

L’obiettivo fin dall’inizio è inquadrare la gioventù italiana alla fedeltà al regime e al duce. C’è il tentativo, fin dai banchi della scuola elementare, di creare l’uomo nuovo fascista, l’italiano nuovo.

Lo stato totalitario ha bisogno di un cittadino italiano che non abbia dubbi, che abbia una fede ferrea, che assolva al compito affidatogli ciecamente, che sia animato da spirito guerriero. Insomma un italiano che sapesse “credere, obbedire, combattere”, come recitava il motto della GIL di Achille Starace.

Uno dei riti più significativi del ventennio è la leva fascista, ossia il passaggio da una fascia di età all’altra con tanto di consegne passate dai ragazzi più grandi ai più piccoli. Ogni volta c’era il giuramento collettivo alla presenza delle autorità:

“Giuro di eseguire senza discutere gli ordini del duce e di servire con tutte le mie forze e, se necessario, col mio sangue, la causa della rivoluzione fascista”. Tutti rispondevano “Giuro!”

“Duce chiamaci! Duce, duce chiamaci! La voce degli eroi, la gran voce dei martiri, risponderà con noi: Presente!

E con i vivi marceranno i morti, che all’appello del duce saranno tutti risorti: e i morti e i vivi sotto le bandiere grideranno accampati compatti alle frontiere: Presente!

Duce, duce chiamaci! Dai cieli della storia risponderà la limpida voce della vittoria: Presente!”

Il Balilla nei libri di testo

– Anche i libri di testo ribadivano con forza il giuramento di tipo militare e il futuro impegno bellico dei Balilla.

Storia: da pagina 327 del libro di III elementare

“Gli eroi …. della Rivoluzione Fascista hanno fatto la Patria libera, unita, prospera e forte. Spetta ora a voi crescere sani di mente e di corpo per continuarne l’opera, in modo che l’Italia sia, ancora una volta, splen­dido faro di civiltà; pronti, come i vostri padri ed i vostri avi, se la Patria chiamasse, a balzare alle armi, ed a cadere serenamente, se la sua salvezza e la sua grandezza esigesse da voi il sacrificio supremo.”

Con la presenza massiccia dell’ONB nella scuola elementare tutto è fascista: i libri erano rigorosamente stampati dalla Libreria dello Stato (testo unico dal 1930-31, legge del ‘29), i quaderni, i diari, le pagelle, persino le gomme da cancellare e i pennini si chiamavano Balilla. Hanno nome Balilla un sottomarino, Meazza, una vettura Fiat (costava 10mila lire, un operaio guadagnava 300 lire mensili, un impiegato 600 lire), una radio.

I bambini vivevano in in questo mare ideologico senza rendersene conto.

Tutto era fascista: il sabato fascista, il capodanno fascista, le campane della torre del Littorio che scandivano le ore. Fondamentale era appropriarsi delle coscienze fin dalla più tenera età.

Come era fatto un libro di testo?

Dall’analisi del Testo unico di Stato (1938) risulta che fin dalla prima pagina, dedicata all’inizio della scuola, erano subito evidenti i temi ricorrenti del libro di testo: la religione, il Re Imperatore, il Duce; quest’ultimo con il suo sguardo “magnetico” era paragonato ad “un’aquila che apre le ali e sale nello spazio … è una fiamma che cerca il vostro cuore per accenderlo di fuoco vermiglio”.

Questi libri sono piegati con maestria alla costruzione del mito del duce: preghiere per il duce, frasi del duce, immagini del duce. Tutto veniva costruito intorno al mito del duce, di un Mussolini vincente e trionfante.

Nelle letture, su 219 pagine ben 64 (29,2%) erano dedicate all’apologia del fascismo. Mussolini occupava il primo posto, il culto della sua persona raggiungeva livelli di fanatismo, tanto che l’autore scriveva: “Anche noi possiamo rivelarvi tutta la nostra legge e tutta la nostra fede di fascisti, in un istante. Basta una parola sola: Duce!” Seguivano poi la cronaca, le storie, le cerimonie ed i riti, le organizzazioni giovanili, le realizzazioni e le opere pubbliche, insomma tutto lo stile di vita del fascista perfetto.

Un’altra importante parte del libro era riservata ad argomenti religiosi, che con 37 pagine (16,8%) tenevano il secondo posto: si trattava di una religione sempre in sintonia con lo Stato e con il partito, conforme allo spirito ed al dettato del Concordato tra Chiesa e Stato fascista.

C’erano quindi i 26 pagine (11,8%) riservati all’esaltazione della Grande guerra, che proponevano, attraverso gli eroi ardimentosi, quell’interpretazione mitico-risorgimentale del conflitto.

Un altro settore considerevole (22 pagine, il 10%) era dedicato all’impresa d’Etiopia, alle “gloriose gesta” dei nostri soldati contro “le orde del Negus”, anche questo argomento serviva per magnificare “il grande valore degli italiani”, guidati alla vittoria dal Duce.

Leggermente distanziati (7 pagine, il 3%), ma sempre presenti anche nei racconti non espressamente dedicati a loro, erano i membri di casa Savoia, fra i quali risaltava … “il più bell’ufficiale dell’esercito italiano” (!)

Concludendo, l’analisi quantitativa delle pagine del libro risulta che ben 156 pagine su 219 erano dedicati alla propaganda, diretta o indiretta, di regime con una percentuale del 71%.

Le restanti 63 pagine (28,7%) trattavano, in modo consueto, argomenti come le stagioni, poesiole (risparmio, frugalità, coraggio e tenacia nel sacrificio) e storie di animali.

I libri di lettura per la scuola elementare fascista

I libri di lettura per la scuola elementare fascista sono piccoli gioielli di grafica e di editoria in cui si cimentarono molti artisti e intellettuali dell’epoca come Grazia Deledda (1931), Roberto Forges Davanzati e Filippo Tommaso Marinetti. Il risultato è ottimo.

Il regime usò i libri delle elementari per tutte le sue battaglie: da quella del grano a quella autarchica, dalla creazione dell’impero, alle bonifiche, dal recupero della romanità al concordato. Tutto passò sui banchi del ventennio.

Bottai: “Ogni regime, qualunque sia la sua insegna, ha la sua scuola. Non esiste, non può esistere, una scuola apolitica”.

C’erano libri specifici per i bambini che vivevano all’estero e per le scuole rurali.

Dal primo al terzo anno è previsto l’insegnamento di “Nozioni varie e cultura fascista” mentre “Storia e cultura fascista” dal quarto anno

Il mito del Duce nei libri di testo

Quello di Mussolini fu il primo esempio al mondo di “culto della personalità”, prima ancora di Stalin e Hitler.

La presenza di Mussolini nei libri di scuola era massiccia.

C’era la preghiera a Mussolini (dal Libro della prima elementare, 1932):

“O buon Dio / benedici il nostro duce! / ora e sempre difendilo dal male / e aiuta la sua opera ora e sempre. / Per la pace d’Italia e del mondo / Benedici il nostro duce, / o buon Dio”

– Dal Libro della prima classe (1938):

“O buon Gesù,  / proteggi la Patria nostra! / Fa che sia sempre vittoriosa, grande e potente. / Proteggi il nostro re, semplice e fiero, / il nostro duce, generoso e prode, / che con tanta saggezza e tanta giustizia guida l’Italia!”

C’erano poi gli argomenti volti ad esaltare il ruolo di Mussolini nella storia d’Italia:

“Le baionette, bianche e affilate, danno un brivido alla notte. Il duce sente che tutta l’Italia è una voce sola e un cuore solo. Resta immobile a guardare innanzi a sé. Anch’egli, come Cesare, ha marciato su Roma, non per saccheggiarla o punirla, ma per liberarla da governanti incapaci. Anch’egli, come Cesare, ha posto fine alle lotte dei partiti. Anch’egli ha pensato al popolo, ha dato lavoro. Anch’egli ha vinto il mondo, spezzando l’assedio di 52 nazioni, e ha vinto in Africa, in sette mesi, la guerra contro un impero schiavista. Non ha prigionieri dietro di sé, ma le ombre di un imperatore senza trono e di molti ras senza più autorità par che gli posino ai piedi”

– Componimenti, “Che cosa diresti al duce, se tu potessi parlargli?”

L’organizzazione del consenso

-Altri strumenti per catturare il consenso: la radio dal ’24 (Eiar), l’Istituto Luce dal ’25 (Unione cinematografica educativa) con i cinegiornali di Stato; la diffusione dello sport con i Littoriali dello sport; i Littoriali della cultura e dell’arte (dal ’34). Moro e Ingrao furono tra i vincitori; i Littoriali del lavoro. Nei Littoriali le donne sono ammesse solo dal ’39; OND (Opera nazionale Dopolavoro): grande successo con 2.800mila iscritti

La propaganda nella scuola elementare attraverso l’aritmetica

Dal “Breviario del maestro”:

Quanti balilla sono 8 colonne, ciascuna di 30 sestiglie? (6 x 30 x 8)

Problemi di “matematica” (!)

– Diciotto Balilla partecipano ad una gita: se tutti pagassero, la quota di ciascuno sareb­be di L. 17.50. Siccome pagano soltanto 15 balilla, quanto paga ciascuno di essi?

S.: L. (17,5 x 18) = L. 315 (spesa totale)

L. (315 : 15) = L. 21 (spesa unitaria)

R.  Ciascuno di essi paga L. 21

– Quattro balilla stanno giocando con le biglie. Il primo di essi ne ha 28; il secondo il doppio del primo; il terzo quanto il primo ed il secondo insieme; il quarto la metà terzo. Quante biglie hanno insieme?

I balilla biglie                         28

II balilla biglie                        28 x 2       56

III balilla biglie                       28 + 56     84

IV balilla biglie                        84: 2        42

Biglie: 28+ 56+84+42= biglie 210

La propaganda attraverso le copertine

Le copertine dei quaderni (usate anche dagli adulti) divennero un supporto in più per l’autocelebrazione del regime e l’organizzazione del consenso

Paradossi: caso di Rosa Boldrini (operaia di Magenta), deportata ad Auschwitz: appena a casa scrive le sue esperienze su un quaderno di scuola dove si vedono artiglieri italiani in azione

Ricchezza iconografica delle immagini. “Molta grafica fascista non solo era perfettamente riuscita rispetto ai fini che si proponeva e al pubblico che intendeva raggiungere, ma si situava all’avanguardia della ricerca artistica dell’epoca”. I migliori disegnatori collaborano con il regime (Gino Boccasile). Molti disegnatori vengono dal futurismo e reiventano in chiave moderna anche il mito della romanità

Non dobbiamo credere che il regime fascista sia stato sprovveduto a livello di propaganda. È esattamente il contrario. Secondo Gaetano Salvemini il fascismo fu fondato da un “genio della propaganda”.

– Gibelli: “Soltanto la sovrapposizione del giudizio etico-politico a quello tecnico ed estetico – e la propensione a raffigurare il fascismo sotto uno stereotipo fortemente connotato in senso plumbeo e oppressivo – ha potuto suggerire una valutazione liquidatoria della produzione propagandistica del regime”

– il fascismo è “un moderno regime mediatico”, Gibelli

– nelle copertine la conquista dell’Etiopia e la fondazione dell’Impero (la missione civilizzatrice affidata ai Balilla), l’autarchia, le virtù rurali, esempi di coraggio giovanile (“Giovinezze eroiche”), momenti della storia dell’Italia fascista…

La propaganda attraverso le copertine delle pagelle
– Non si trascura neppure la propaganda sulle pagelle: all’inizio compare solo lo stemma del regno d’Italia, con la guerra compare il motto “Vincere!” accanto a Partito nazionale fascista
Come erano educate le bambine nella scuola elementare?

L’obiettivo è fare di esse future brave madri e spose senza dimenticare la patria e il contributo che le donne potevano dare alla saldezza della nazione, soprattutto in caso di guerra, irrobustendo la famiglia.

Dal 1929 le ragazze sono inquadrate nell’ONB: taglio, cucito, ricami, igiene, pronto soccorso, puericultura, economia domestica, ginnastica ritmica

Decalogo delle “Piccole italiane”

Dal libro “Amor di patria” (1935), libro di lettura per le alunne

1) Prega e adoperati per la pace, ma prepara il tuo cuore alla guerra

2) Ogni sciagura è mitigata dalla forza d’animo, dal lavoro, dalla carità

3) La patria si serve anche spazzando la propria casa / “La patria si serve anche facendo la guardia a un lattone (bidone) di benzina”

4) La disciplina civile comincia dalla disciplina familiare

5) Il cittadino cresce per la gloria e la difesa della patria accanto alla madre, alle sorelle, alla sposa

6) Il soldato sostiene ogni fatica ed ogni vicenda per la difesa delle sue donne e della sua casa

7) Durante la guerra la disciplina delle truppe riflette la resistenza morale delle famiglie a cui presiede la donna

8) La donna è la prima responsabile del destino di un popolo

9) Il duce ha ricostituito la vera famiglia italiana: ricca di figli, parca nei bisogni, tenace nelle fatiche, ardente nella fede fascista e cristiana

10) La donna italiana è mobilitata dal duce al servizio della patria

Il Regime però appare discriminatorio nei confronti delle donne. L’obiettivo è la protezione della donna produttrice di figli dal lavoro esterno.

Legge del ’23: è proibita alle donne la direzione delle scuole medie e secondarie

Legge del ’26: viene proibito alle donne l’insegnamento della filosofia, della storia e dell’economia nelle scuole secondarie

Legge del ’34: sono proibiti alle donne alcune lavori “moralmente pericolosi”. Però il lavoro notturno è proibito solo alle minorenni. Per le donne che hanno compiuto 15 anni il lavoro è limitato a 11 ore. Dalla tutela è escluso il lavoro a domicilio

Una legge del ’38 proibisce ai datori di lavoro di assumere più del 10% di donne. Sono esclusi solo i lavori “adatti” alle donne: lavori manuali e mansioni meramente esecutive

Un libro del ’35 “La funzione della scuola media dalla Marcia su Roma” denunciava la forte presenza di donne nelle facoltà di Lettere in Italia (73% degli iscritti): “L’elemento femminile è il meno idoneo alla formazione virile e spirituale dei giovani che studiano nelle scuole medie nel periodo formativo della loro personalità”

Gli stereotipi sulla donne erano molto presenti anche negli ambienti antifascisti. Es. i partigiani nel loro rapporto con le donne

Mancata fascistizzazione della scuola italiana

Non era necessario essere fascisti sfegatati per rimanere nella scuola: c’erano molti insegnanti indifferenti o neutrali, l’importante era non fare professione di antifascismo o lasciarsi scappare qualcosa di compromettente (comportamento prudente). Gli studenti potevano essere delatori.

I programmi dell’università, i temi studiati non erano stati corrosi dal fascismo. Anche nella scuola superiore i docenti continuavano con i metodi tradizionali.

Nelle ultime immagini della mostra c’è la vicenda tragica della scuola elementare di Gorla

La Scuola media di Gorla e i bombardamenti su Milano

Gorla, Scuola elementare “Francesco Crispi”, 20 ottobre ’44. L’obiettivo americano erano le fabbriche Breda, Isotta Fraschini e Alfa Romeo di Gorla. In realtà ormai si lavorava poco nelle fabbriche di Milano. La prima ondata sulla Breda manca il bersaglio e colpisce la Pirelli. La seconda ondata sbaglia la rotta e scarica le bombe sul centro abitato di Gorla e Precotto (quartieri di operai). Alle 11,29 una bomba centra la scuola elementare di Gorla mentre i bambini stavano scendendo le scale: 184 bambini + le maestre e le bidelle. L’allarme era suonato solo da 15min.

Il totale delle vittime di Gorla qual giorno fu di 614. molti operai furono uccisi perché fuori dai rifugi.

Sono massacri che abbiamo rimosso quasi per un senso di gratitudine nei confronti degli anglo-americani che ci hanno “liberato”

Oggi possiamo dire che erano vere e proprie rappresaglie terroristiche nei confronti dei civili non molto diverse rispetto a quelle dei nazisti perché colpiscono chi non combatte

Note

Decalogo per i maschietti

Il decalogo si trova in un libretto dell’Opera Nazionale Balilla di Renato Ricci: “Il capo-squadra balilla”

1) Sappi che il fascista ed in specie il milite non deve credere alla pace perpetua

2) i giorni di prigione sono sempre meritati

3) la patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina

4) un compagno deve essere un fratello: 1) perché vive con te 2) perché la pensa come te

5) il moschetto, le giberne… ti sono stati affidati non per sciuparli nell’ozio, ma per conservarli per la guerra

6) non dire mai “Tanto paga il governo” perché sei tu stesso che paghi, ed il governo è quello che tu hai voluto e per il quale indossi la divisa

7) la disciplina è il sale degli eserciti: senza di quella non si hanno soldati, ma confusione e disfatta

8) Mussolini ha sempre ragione

9) Il volontario non ha attenuanti quando disobbedisce

10) Una cosa deve esserti cara: la vita del duce

Preghiera del Balilla:

“Io credo nel sommo duce, creatore delle camicie nere, e in Gesù Cristo suo unico protettore. Il nostro salvatore fu concepito da buona maestra e laborioso fabbro. Fu prode soldato, ebbe dei nemici. Discese a Roma, il terzo giorno ristabilì lo Stato. Salì all’alto dell’ufficio. Siede alla destra del nostro sovrano. Di là ha da venire a giudicare il bolscevismo. Credo nelle savie leggi. La comunione dei cittadini. La remissione delle pene. La resurrezione dell’Italia, la forza eterna e così sia”.

Giancarlo Restelli