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Dachau e Monaco di Baviera, laboratorio del nazismo delle origini

Dachau e Monaco di Baviera, laboratorio del nazismo delle origini

I temi di cui parleremo sono sostanzialmente tre:

– il campo di Dachau di cui ripercorreremo la storia

–  la conquista del potere da parte del nazismo nel ’33

– la particolare importanza che ebbe Monaco nella nascita del nazismo

Possiamo dire subito che il KZ di Dachau ebbe una storia di particolare rilevanza. Nasce nel ’33 (lo stesso anno in cui Hitler prende il potere) e continua la sua storia fino al crollo del nazismo, infatti il lager venne liberato il 29 aprile del ’45 (il giorno dopo Hitler si suicida a Berlino).

Quindi il lager di Dachau accompagna tutti i 12 anni di dittatura nazista. Vennero deportate 200mila persone provenienti da tutti i paesi occupati dalla Germania. Le vittime furono 41mila, poco meno di un quarto.

Nasce il lager

La nascita del lager di Dachau ha una data precisa: 22 marzo 1933. Himmler, capo delle SS, tiene addirittura una conferenza stampa in cui annuncia l’apertura di un KZ alla periferia di Monaco. Obiettivo è detenere e “rieducare” alcune migliaia di oppositori al nazismo da lui definiti ”criminali comunisti”.

In effetti a partire dai giorni successivi arriveranno i primi oppositori del nazismo: comunisti, socialisti, democratici perché in quelle settimane l’obiettivo non è tanto agire contro gli ebrei in quanto ebrei quanto spegnere ogni forma di opposizione al nazismo ora che il partito di Hitler è al potere e può utilizzare come vuole tutte le leve del potere.

La Resistenza tedesca al nazismo

Quindi parlare di Dachau vuol dire parlare di un tema di particolare rilevanza, ossia della resistenza al nazismo. La resistenza tedesca è un capitolo quasi sconosciuto in Italia perché da noi è sempre o quasi prevalsa l’idea di un popolo, quello tedesco, fagocitato dal nazismo fino al punto da fanatizzarlo interamente. Questa visione è sbagliata perché nei 12 anni di durata del nazismo nacquero in Germania varie forme di opposizione e resistenza ma soprattutto è sbagliata pensando alla funzione che ebbe Dachau e altri campi simili nel ‘ 33 e nel ’34.

La funzione iniziale dei KZ è molto semplice: quando Hitler arriva al cancellierato (30 gennaio del ’33) è arrivato il momento di dare una bella “ripulita” alla Germania incarcerando e deportando nelle prime strutture concentrazionarie migliaia e migliaia di oppositori, così il nuovo potere avrebbe potuto rafforzarsi senza il timore di un’opposizione interna.

Non dimentichiamo che Marx ed Engels erano tedeschi e il comunismo è nato in Germania nel 1848 con il Manifesto dei comunisti (“Proletari di tutto il mondo unitevi!”). Tra Ottocento e Novecento in Germania c’è un forte partito a sinistra che si chiama SPD (Partito socialdemocratico) che si richiama al socialismo e alla lotta di classe. Con la fine della Prima guerra mondiale nasce anche un partito comunista (KPD) che si richiama apertamente all’esperienza della rivoluzione d’ottobre.

Con la repubblica di Weimar dopo la Grande guerra nacquero partiti e movimenti democratici che fino alla dittatura si opposero con vigore a Hitler. Ecco perché la repressione fu così dura in Germania e da qui la nascita dei lager.

I dati della repressione

Alcuni dati fanno intuire una terribile repressione: nel ’33, ora nazisti, i tribunali pronunciarono 40mila condanne per “crimini o delitti politici”, nel ’34 sono 70mila; nel ’35, 85mila; nel ’36, 90mila. Dal ’33 al ’38, 345mila tedeschi subirono condanne come oppositori politici. All’inizio della guerra sono 300mila i tedeschi ancora in carcere e nei campi di concentramento.

Secondo altri studi furono 700mila i tedeschi che passarono nelle prigioni e nei Kz durante tutto il periodo del nazismo. La Germania nel ’39 aveva 65 milioni di abitanti. Quindi un tedesco su 100 ebbe a che fare con la giustizia tedesca per motivi politici per cui molti finirono nelle prigioni o nei Kz. Se questa non è Resistenza!

L’incendio del Reichstag

Il primo atto della repressione nazista dopo la presa del potere fu l’incendio del Reichstag (28 febbraio ‘33). Fu sfruttato abilmente dalla dirigenza nazista per creare un clima di paura e intervenire duramente. L’incendio doveva servire per legalizzare le violenze. Sono arrestate subito in tutta la Germania 12mila persone, 1500 nella sola Berlino.

Alla fine di febbraio il Partito comunista era praticamente fuori legge: non si contavano le irruzioni della polizia o delle SA nelle sedi, le violenze, l’interdizione alla stampa, l’arresto dei militanti… La “Rote Fahne”, quotidiano comunista, cessa le pubblicazioni il 26 febbraio.

Lo smantellamento delle organizzazioni rosse apparteneva all’ideologia nazista ma era anche una promessa che Hitler aveva fatto ai magnati dell’industria per ottenerne l’appoggio negli anni precedenti.

Con straordinaria rapidità il 28 febbraio un’ordinanza gettava le basi della dittatura.

La “detenzione preventiva”

Utilizzando al meglio l’articolo 48 della Costituzione di Weimar, che prevedeva la sospensione delle garanzie costituzionali in caso di disordini gravi, il partito nazista decreta la nascita della Schutzhalf, ossia la “detenzione protettiva o di prevenzione”, strumento con il quale era possibile arrestare e detenere persone anche se non c’era nulla a loro carico (arresti arbitrari).

“Bisognava prevenire con un arresto preventivo”, disse poi Goering. Venne reintrodotta anche la pena di morte.

I “campi selvaggi”

Non potendo chiudere tutti gli arrestati in prigione perché non avevano avuto alcuna condanna (e probabilmente non ci sarebbero stati tutti), nascono i campi di concentramento. Sono aperti così quasi dal nulla una settantina di campi, tra cui Dachau (5mila posti) il 22 marzo.

Lo scopo è terroristico: gli oppositori devono sapere che esistono lager nei quali è abolita ogni garanzia giuridica.

Alla data del 31 luglio ’33 nei campi ci sono 27mila persone di cui 15mila nella sola Prussia, sottoposti all’autorità delle SA; 311 sono ex parlamentari, 45 ex membri del parlamento erano stati assassinati.

Non è il caso di minimizzare le violenze fasciste nel biennio rosso del ’19 e ’20. qui però ci troviamo di fronte a uno scatenamento delle violenze senza limiti.

Una buona parte degli arrestati verrà poi rapidamente rilasciata ma dopo aver subito e visto violenze indicibili. Ritorneranno alla vita normale segnati per sempre.

Nel ’34 i campi sono quattro, tra cui Dachau. Ormai non servono più. La battaglia con i rossi è stata vinta.

Nasce la dittatura

Il 23 marzo del ’33 Hitler poteva annunciare ufficialmente la nascita della dittatura. Infatti una legge del 24 marzo conferiva “pieni poteri” al governo, ossia la podestà legislativa ordinaria e straordinaria. Ormai il parlamento ha un ruolo puramente formale. “Ora – annota Gobbels – siamo i padroni del Reich anche a norma della Costituzione”.

Da notare che una delle più terribili dittature del Novecento arriva al potere con mezzi legali, semplicemente vincendo le elezioni e ottenendo funzioni politiche a livello statale (a parte naturalmente le violenze delle Sa e delle Ss).

Ma non sono le violenze che portano Hitler al potere quanto il fondamentale appoggio che riceve dalla classe dirigente tedesca che vede in lui il salvatore della Germania perché solo lui potrà smantellare le organizzazioni sindacali e politiche dei “rossi”, solo lui potrà rimettere in sesto l’economia tedesca disastrata dalla crisi del ’29, solo lui potrà riportare la Germania al centro del mondo dopo l’umiliante pace di Versailles.

Industriali, mondo finanziario, esercito, burocrazia e le due chiese sono i formidabili strumenti con i quali Hitler arriva al potere e instaura la dittatura.

Senza allargare troppo il discorso potremmo dire che in Italia non è tanto il fascismo ad imporre la dittatura quanto invece la cessione del potere da parte della classe liberale dell’epoca, d’accordo con i poteri forti quali forze armate, modo industriale e finanziario, Vaticano, burocrazia statale.

La Marcia su Roma fu una finta rivoluzione. Il potere fu conquistato dall’interno (fu ceduto al fascismo da parte di chi lo deteneva).

Dachau si specializza

Dopo aver contribuito a cancellare le organizzazioni di sinistra sembra che Dachau nel ’35 debba chiudere. Sarà invece Himmler a volere la permanenza e il rafforzamento della struttura dei lager come forma di potere delle Ss.

Anzi non solamente non chiude ma Dachau divenne il modello sulla base del quale gli altri Kz dovevano ispirarsi. A far nascere la “scuola di Dachau” fu uno dei primi comandanti, Theodor Eiche.

A lui dobbiamo il famigerato “Arbeit macht frei” che campeggia sul cancello d’ingresso di Dachau come ad Auschwitz, A lui dobbiamo il regolamento di Dachau che fu poi esteso a tutti gli altri campi. A Dachau c’era anche una scuola di Ss le quali poi dovevano operare nei lager.

Quindi Dachau, per impulso di Eiche non solo non chiude ma contribuisce alla diffusione di nuovi Kz.

Cambiano le funzioni dei KZ

Ora la funzione dei Kz cambia profondamente: non più comunisti e oppositori politici (non ci sono più) ma gli “asociali”: a partire dal ’36 entrano nei lager mendicanti, alcolizzati, prostitute (non a Dachau), refrattari al lavoro, disoccupati cronici, Testimoni di Geova, sinti e rom (nel ’36 ci sono le Olimpiadi a Berlino)…

– Nel ’36 è anche il momento dell’internamento degli omosessuali. L’obiettivo è la loro “rieducazione” al lavoro

– Gli ebrei arrivano in massa solo con la Notte dei Cristalli (9 novembre ’38).

Con la guerra a Dachau abbiamo diverse nazionalità: all’inizio sono cechi, spagnoli, polacchi e francesi; dal ’42 russi, ucraini e partigiani di vari paesi.

Dopo l’8 settembre del ’43 arrivano gli italiani. Furono 9311 e furono uccise nel lager 1615 persone (1 su 5). Sono partigiani, famigliari di partigiani, soprattutto lavoratori in sciopero rastrellati dopo gli imponenti scioperi del marzo del ’44 nel Nord Italia.

La guerra cambia la natura di Dachau

E’ solo con la guerra che Dachau diviene una delle strutture detentive più importanti in Germania. Se nei primi anni l’obiettivo è detenere e uccidere i partigiani e gli oppositori politici di tutti i paesi invasi dal nazismo, dal ’42 in poi l’obiettivo prioritario non è tanto uccidere quanto sfruttare fino all’ultimo la forza lavoro dei deportati.

La Germania al suo interno scontava una grave mancanza di manodopera mentre nei lager ce n’era fin troppa. Fu quindi inevitabile, ora che la guerra assumeva evidenti caratteristiche di durata e di logoramento, sfruttare senza limiti la forza lavoro dei deportati in gran parte giovani.

Campo di concentramento e campo di sterminio

Da qui le necessarie distinzioni che è necessario fare tra i KZ e i VL, ossia i campi di sterminio.

Treblinka in Polonia è un tipico campo di sterminio: l’obiettivo non è assolutamente il lavoro schiavile quanto la messa a morte di tutti gli ebrei che vi arrivano. Dal ’42 al ’43 verranno uccisi nelle camere a gas di Treblinka circa 700mila ebrei.

Dachau, come Buchenwald e come Mauthausen, ha invece l’obiettivo di alimentare la guerra tedesca mettendo i deportati nelle condizioni di lavorare nelle tante fabbriche belliche situate a Monaco e in Baviera perché se Dachau è il campo madre dove tutti passano per essere registrati, dopo l’iniziale quarantena sono dirottati in uno dei tanti sotto campi sparsi in Baviera dove l’imperativo è lavorare fino allo sfinimento.

Nei KZ viene attuato lo “sterminio attraverso il lavoro”, ossia sono centri di sterminio tramite il lavoro: si muore di lavoro, fame, violenze ma dopo essere stati spremuti fino alla fine.

La differenza con Treblinka appare chiara. A Treblinka non ci sono alloggiamenti per i deportati, fabbriche all’esterno dei campi, lunghi tragitti a piedi per arrivare alle fabbriche. Semplicemente chi arriva è destinato subito alla morte, anche se è un uomo o donna nel pieno del proprio vigore fisico.

A Dachau invece si lavora e si vive finché un deportato è in grado di lavorare. Poi per lui ci sarà la morte.

Auschwitz invece associa le due funzioni: ad Auschwitz I e III (es. Buna Monovitz, dove lavorò Primo Levi) si lavora; a Birkenau (Auschwitz II) si uccide nei 4 grandi crematori.

La famosa selezione sulla banchina ferroviaria di Birkenau aveva questa funzione: separare chi poteva lavorare (finiva nel KZ di Auschwitz) da chi per età o altro non poteva lavorare (campo di sterminio di Birkenau).

Finisce la guerra

Dachau continuò a funzionare fino al 29 aprile del ’45 quando gli americani entrarono nel lager dopo aver combattuto con alcuni reparti tedeschi che non si erano arresi subito.

Monaco e il nazismo

Quando Hitler è congedato dall’esercito tedesco è a Monaco che opera e non a Berlino. La capitale del Reich appare a Hitler la culla dell’odiata democrazia weimariana mentre a Monaco si agitano numerose organizzazioni politiche e paramilitari di orientamento nazionalista e antisemita.

Il partito nazionalsocialista nasce proprio a Monaco nel ’21 (?) in una birreria della città (probabilmente la Hofbrau). Da quel momento per tutti gli anni venti, prima della presa del potere, Monaco coincide con le sorti del partito di Hitler.

Nel ’23 Hitler tenta di imitare Mussolini con un colpo di stato che ha sempre Monaco come epicentro (il “putch della birreria”).

La sua prigionia avvenne nel carcere di Landberg (dove?) dove scrisse il Mein Kampf.

Con la conquista del potere Hitler si spostò a Berlino.

Sono tanti i luoghi di Monaco legati alla storia del nazismo. Sicuramente vedrete il punto in cui furono bruciati i libri degli autori “proibiti” nel maggio del ’33.

A Monaco operò una delle organizzazioni più significative nell’ambito della Resistenza al nazismo. La Rosa Bianca.

Dopo Stalingrado. La Rosa Bianca

La svolta di Stalingrado (inverno del ’43) aprì gli occhi di molti tedeschi sulle conseguenze della guerra per la Germania e per l’inutile strage di giovani.

Tra i gruppi meritevoli di essere ricordati nati in questa fase c’è la Rosa Bianca. Nacque su ispirazione del prof. Kurt Huber, docente di filosofia all’università di Monaco. Gli studenti, ispirati da convinzioni etico-religiose piuttosto che da un consapevole orientamento politico, incitarono alla ribellione e poi nell’ultimo manifestino il sabotaggio e l’aperta ribellione contro il nazismo.

Il 22 febbraio 1943 furono giustiziati i fratelli Hans e Sophie Scholl insieme al loro compagno Christoph Probst. Due mesi dopo furono mandati a morte il prof Huber e altri due studenti.

Particolarità di Dachau

– esperimenti medici (Block n.5): malaria, volo in alta quota, somministrazione di acqua di mare, esperimenti alle basse temperature, nuovi farmaci. Sono tutti esperimenti a vantaggio dei soldati tedeschi impegnati sui vari fronti di guerra

– vexata questio della camera a gas (in realtà non funzionò mai)

– vedere le prigioni e il monumento ebraico

Baracche 26, 28 e 30. Questi i numeri assegnati a tre delle 30 baracche di prigionieri a Dachau. Si tratta di baracche “speciali”, destinate a sacerdoti e religiosi che, per diversi motivi (opposizione ai programmi di eutanasia, partecipazione alla resistenza…), i nazisti hanno imprigionato, accanto agli altri, nel famigerato campo di concentramento.

È un tassello meno conosciuto dell’Olocausto, che merita di trovare spazio nel Giorno della memoria.

Preti e religiosi di ogni nazione d’Europa sono passati nell’orrore di Dachau, sottoposti allo stesso trattamento disumano di tutti gli altri prigionieri. Nel periodo tra il 1940 e il 1945 si calcola che in totale vi siano stati 2.720 tra preti e religiosi cattolici (senza contare i 141 religiosi protestanti e ortodossi); 1.034 di loro vi hanno trovato la morte. Vi è una presenza massiccia di polacchi (il 65%), ma anche di tedeschi (447). Sono presenti anche 28 italiani, tra i quali il domenicano albese Giuseppe Girotti, beatificato il 26 aprile 2014. Nel campo si muore per lo più per una combinazione di fame, prostrazione e malattie.