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Gli ebrei italiani, dalle Leggi Razziali alla deportazione ad Auschwitz

 

Gli ebrei italiani, dalle Leggi Razziali alla deportazione ad Auschwitz

Appunti

Nell’ordine parleremo di tre argomenti:

1) Leggi razziali o razziste del ’38  volute dallo Stato italiano

2) Razzia nel ghetto ebraico di Roma del 16 ottobre 1943 quando 1.023 ebrei italiani finirono ad Auschwitz. Tornarono in 17

3) Shoah italiana dopo l’8 settembre del ‘43 – 8.500 ebrei, cittadini italiani, deportati ad Auschwitz / 7800 vittime italiane / capitolo della più ampia Shoah europea con 6 milioni di vittime

Quindi il periodo storico che prenderemo in considerazione va dal 1938 al 1943-45

– 1938 / Sedicesimo anno dell’era fascista

– nessuno teme la guerra imminente

– in Italia il fascismo gode di un forte consenso di massa / conquista dell’Etiopia (’36) / non c’è opposizione al regime

In questo momento in Italia abbiamo 46.000 ebrei, (di cui 9.500 stranieri) esattamente lo 0,1 per mille della popolazione italiana / 36mila / vivevano concentrati a Roma, Venezia, Ancona, Livorno e sparsi nel centro nord (Milano e Torino). Nel Sud sono assenti.

Improvvisamente nel ’38, in un paese dove l’antisemitismo non esisteva, gli italiani scoprirono che c’erano anche gli ebrei.

Le leggi antisemite sono precedute dal Manifesto della Razza

Dal Manifesto della razza” (luglio ’38)

“Le razze umane esistono / Esistono grandi razze e piccole razze / Il concetto di razza è puramente biologico / Esiste oramai una pura razza italiana / E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti / Gli ebrei non appartengono alla razza italiana”

Ma chi sono questi ebrei?

Dall’Unità d’Italia gli ebrei sono molto integrati nella società italiana fino a non distinguersi affatto per cultura, lingua, costumi dal resto della popolazione.

Gli ebrei dettero un grande contributo al Risorgimento (Daniele Manin), combatterono nella Grande guerra e diedero uomini ed energie al nascente fascismo.

Tutto questo si spiega con il fatto che con la nascita dello Stato italiano nel 1861 gli ebrei italiani diventano cittadini a pieno titolo e quindi si emancipano dalla condizione di subordinazione in cui si trovavano per esempio nello Stato della Chiesa.

Tra di loro ci sono ricchi e poveri (ghetto di Roma). Ci sono personalità importanti (anche nel partito fascista) e gente comune che fatica ogni giorno. Non è vera l’idea che tutti gli ebrei fossero ricchi e speculassero sulle disgrazie degli italiani.

Gli ebrei più acculturati hanno un rapporto superficiale con le tradizioni ebraiche. Al massimo frequentano la sinagoga il sabato. L’orizzonte della loro cultura è quella italiana.

Molti di loro sono iscritti al PNF: sono 8906 nel ’38 (circa il 30%).

Su di loro si abbattono le leggi razziali.

Queste leggi furono promulgate dallo Stato fascista dal 5 settembre fino a dicembre del ’38 precedute da una violenta campagna di stampa contro gli ebrei.

Le leggi razziste del ’38 colpirono:

– le condizioni di vita di migliaia di persone con il licenziamento degli ebrei che lavoravano negli uffici pubblici

– furono cacciati alunni e insegnanti ebrei dalle scuole di ogni grado

– le loro proprietà furono confiscate gettandoli nella miseria e nello sconforto

– li fecero sentire cittadini di serie b all’interno di uno stato che improvvisamente li rifiutava

– li umiliarono perché da un giorno all’altro erano additati per strada e persero tutte le amicizie che avevano con gli “ariani”

– fu loro proibito di possedere apparecchi radiofonici, di avere il proprio nome sugli elenchi telefonici, di recarsi nelle località di villeggiatura, di praticare quasi tutti i mestieri, di frequentare biblioteche, associazioni sportive o culturali e tante altre angherie assurde.

– fu proibita l’iscrizione alle società per la protezione degli animali, l’attività di commerciante ambulante, fotografo, cartolaio; fu perfino proibito l’allevamento dei piccioni viaggiatori

– con l’entrata in guerra dell’Italia furono licenziati dalle industrie di interesse nazionale (es. Fiat)

– divieto di pubblicazione e rimozione dei libri di autore ebreo dalle biblioteche

– mantengono il lavoro solo gli ebrei che lavorano come dipendenti nelle piccole e medie industrie private con i piccoli negozianti

– molti licenziamenti

– Inoltre si stabilisce che gli ebrei non possono: prestare servizio militare / essere tutori di minorenni / essere proprietari di aziende di interesse nazionale / proprietari di terreni e fabbriche / avere domestici ariani

– Non possono esserci ebrei: nelle aziende militari e civili / nel PNF / negli enti statali / nelle banche / nelle assicurazioni

– Tra le vessazioni più ingiuste vi fu anche la proibizione dei matrimoni misti, ossia tra ebrei e “ariani” / gli ebrei non dovevano inquinare il “sangue ariano-italiano” (imitazione delle Leggi di Norimberga).

Praticamente nel giro di pochi mesi molti ebrei si trovano a vivere nella miseria.

– Non vennero toccate però le società azionarie ebraiche / timori per possibili fughe di capitali

Angelo Fortunato Formiggini

Uno dei casi più dolorosi legati alla politica antisemita del governo fu il suicidio dell’editore Angelo Fortunato Formiggini di Modena. Era nato in una famiglia di ebrei modenesi entusiasti dell’unità italiana. Un antenato aveva fatto parte della repubblica Cispadana di Napoleone.

Nel novembre del ’38 si buttò dalla Torre Garisenda di Modena.

Scrisse a Mussolini, poco prima di morire: “Caro duce, sei diventato matto: nel ’24 facesti trucidare uno solo e pugnace (Matteotti), nel ’38 hai proditoriamente assalito 50mila cittadini assolutamente innocenti. In fondo mi fai pena, perché sei caduto in una rete che il destino ti ha teso”. Altrove scrisse:“Razzismo, Caporetto del fascismo” / “Ribaldo / il tuo bieco destino / lo avevi segnato nel nome. / Soltanto nel dì che te ne andrai / sarai veramente / Ben Ito”

Pochi giorni prima del suicidio scrisse alla moglie: “Io debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti richiamando l’attenzione sul mio caso che mi pare il più tipico di tutti”. Ricordò di appartenere a una famiglia“in cui molti rami sono cattolici da generazioni remote” e aggiunse: “Sopprimendo me, affianco la mia diletta famigliola dalle vessazioni che potrebbero derivare dalla mia presenza: essa ridiventa ariana pura (la moglie era ariana) e sarà indisturbata. Le cose mie più care, cioè il mio lavoro, le mie creature concettuali, invece di scomparire, potranno risorgere a nuova vita. Egoisticamente preferirei che morissero con me. Ma esse non sono più soltanto mie, e poi esse possono ancora riuscire di utilità e decoro alla mia patria”.

Un altro caso emblematico fu quello del podestà ebreo Renzo Ravenna: fu podestà di Ferrara dal 1926 al 1938. apparteneva a una delle più note famiglie ebraiche di Ferrara. Era molto amico di Italo Balbo. La gente lo apprezzava molto. Combattè nella Grande guerra dal 1915. Rimase a Ferrara indisturbato fino al ’43 quando fu costretto a fuggire in Svizzera

Ebrei espulsi dalla scuola italiana

Le Leggi razziali si abbattono soprattutto sulla scuola italiana. Le cifre degli espulsi dalla scuola italiana è notevole: 279 tra presidi e professori di scuola media, 96 docenti universitari, 133 assistenti universitari e 200 liberi docenti + 2.500 bambini espulsi dalla scuola elementare e 4.000 espulsi dalle scuole medie e superiori.

In totale: 6500 studenti e circa 700 docenti.

– Il re vittorio Emanuele III firmò tutti i decreti senza battere ciglio

– Il Vaticano con Pio XI tace / la Chiesa protesta solo per la questione dei “matrimoni misti”, che ora sono proibiti. Secondo il fascismo biologico, l’ebreo convertito rimane sempre ebreo / “circoncisi dello spirito” / “ebrei mascherati”. Per la Chiesa con il battesimo l’ebreo diventa parte della comunità cristiana.

– Pio XI (papa Ratti) e Montini / contrari / ma decisero di tenere un basso profilo. Non ci furono proteste da parte di Pio XII

– tradizione antigiudaica nella Chiesa di Roma: peso del “popolo deicida”. “Separare non perseguitare” / ma la via d’uscita era la conversione

– La popolazione italiana fu indifferente

– anche l’antifascismo in Francia non fece sentire la sua voce: molto probabilmente vigeva ancora lo stereotipo dell’ebreo capitalista

Perché le Leggi razziste del ’38?

Sono tanti anni che gli storici si interrogano sui motivi che possono aver spinto Mussolini a volere fortemente una legislazione discriminatoria nei loro confronti.

Le Leggi razziste nacquero da tre esigenze:

1) Una prima legislazione razzista era nata nei territori dell’impero (1937) per fissare una rigida separazione gerarchica tra coloni italiani e indigeni (Libia, Somalia ed Etiopia) sulla base del mito della razza: “l’italiano è ariano di tipo mediterraneo, in ogni caso la superiorità dell’italiano sulle razze semite e camite è assoluta”. E’ colpito il “madamato”

2) Rafforzamento dell’ “Impero” e dello stato totalitario

“Gli imperi si conquistano con le armi, ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara coscienza razziale, che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime” / “Fare gli italiani” /

3) Consolidare l’alleanza con la Germania (l’Asse Roma-Berlino è del ’36, il Patto d’acciaio del ’39). Secondo un colloquio del ’44 con un gerarca fascista Mussolini disse che Hitler gli chiese di introdurre leggi antisemite, altrimenti Musolini avrebbe sconfessato l’alleanza Germania-Italia. Nell’occasione disse di non aver mai creduto al biologismo tedesco ma al razzismo spirituale, e poi di aver cercato il più possibile di discriminare e di “chiudere gli occhi”

4) Non ci furono pressioni ufficiali tedesche

Politica della “discriminazione”

La gravità delle Leggi antisemite fu attenuata dalla cosiddetta “discriminazione” (nov. ’38), che reintegrava parzialmente singoli e famiglie colpite dai primi provvedimenti.

La discriminazione in ogni caso non permetteva il recupero dell’arianità.

“Essere discriminati” (rispetto agli altri ebrei) voleva dire evitare alcuni provvedimenti. Furono quindi beneficiate: le famiglie di caduti in guerra (Grande guerra) / le famiglie di volontari di guerra / le famiglie di decorati alla croce di guerra: Grande guerra e campagne di Etiopia (fine ‘800) / le famiglie di caduti per la causa fascista / le famiglie di fascisti del periodo 1919-22 / le famiglie di legionari fiumani / per altri 834 ebrei furono sospese le norme razziste perché potevano vantare particolari benemerenze all’interno del PNF.

In totale le famiglie “reintegrate” furono 3.502 per un totale di circa 12.000 persone (De Felice, “Storia degli ebrei sotto il fascismo”).

Quando però l’Italia fu invasa dai nazisti, anche queste persone furono perseguitate da tedeschi e fascisti di Salò.

– Chi ha “amicizie” riesce ad acquisire meriti per ottenere la “discriminazione”

La svolta dell’8 settembre ’43

Dalla “fase della persecuzione dei diritti alla fase della persecuzione delle vite” (M. Sarfatti)

La situazione degli ebrei italiani precipita con l’8 settembre del ’43.

– La politica di Mussolini non è sterminazionista, il suo obiettivo è discriminare gli ebrei dagli italiani. Non ci furono violenze fisiche sugli ebrei a meno che non fossero antifascisti. Non sono previsti per loro neppure i campi di concentramento. Solo per gli ebrei stranieri (dal ’39). Es. Ferramonti in Calabria.

– In questo momento gli ebrei sono 40.000 di cui 6.500 stranieri. Con l’8 settembre l’Italia è occupata dalla Germania e quindi diventa un territorio di “caccia all’ebreo”.

La caccia all’ebreo è portata avanti da speciali reparti nazisti in primis, ma spesso con l’aiuto fondamentale di carabinieri, polizia e formazioni militari della repubblica di Salò.

I nazisti danno la caccia anche ai “misti”, ossia ai figli di coppie miste e ai coniugi ebrei (“La vita è bella”, Guido Orefice e il figlio con il nonno, non la moglie ariana)

La RSI e gli ebrei

La stessa Rsi è responsabile di quanto sta avvenendo perché nel “Manifesto di Verona”, che è l’atto costitutivo della Repubblica sociale italiana, c’è scritto che gli “ebrei sono stranieri e appartenenti a nazionalità nemica” (14 novembre ’43) e con l’ ”Ordine di polizia” del 30 novembre gli ebrei devono essere tutti arrestati e i loro beni sequestati.

Anzi potremmo dire che tra fascisti e nazisti c’era una sorta di divisione del lavoro: i fascisti della Rsi arrestavano e incarceravano gli ebrei sulla base di leggi italiane, i nazisti li caricavano sui treni piombati fino ai campi della morte.

Soprattutto i nazisti agiscono sulla base di elenchi preparati in precedenza dalla questure. Nessuno pensa con l’8 settembre di bruciare gli elenchi. Con il 25 luglio ’43 (caduta di Mussolini) rimangono in vigore le Leggi razziali. Non si voleva allarmare i tedeschi.

Il Vaticano si dichiara contrario all’abrogazione delle Leggi razziali.

La razzia nel ghetto di Roma

All’alba del 16 ottobre del 1943 il ghetto ebraico di Roma venne circondato da 365 SS armate di tutto punto (la RSI non c’entra). Da notare che erano le prime ore del sabato di una fredda notte di ottobre, quindi era molto alta la probabilità di catturare tutti o quasi gli ebrei del ghetto.

La retata iniziò con spari nella notte, famiglie atterrite / alla mattina scattano gli arresti casa per casa. Vennero arrestate 1.253 persone e 237 furono liberate perché ariani o figli di matrimonio misto.

1.023 vennero trattenuti perché “ebrei puri”. Tra di loro c’erano donne, vecchi, bambini, bimbi di pochi mesi, compreso un piccolo nato subito dopo l’arresto della madre.

Dopo pochi giorni furono tutti deportati ad Auschwitz con un viaggio che durò 5 giorni chiusi nei carri bestiame. Entrarono nel campo dopo la selezione 149 uomini e 47 donne: 839 persone invece finirono nelle camere a gas e poi nei forni di incenerimento.

L’89 per cento di loro finì in gas: si salvarono solo 17 persone, di cui 1 sola donna.

Ma la di là della razzia di Roma gli ebrei dovettero tutti fuggire dalle loro case altrimenti sarebbero stati arrestati e deportati.

Anche gli ebrei fascisti temono i nazisti. Per esempio tra i 66 ebrei fucilati alle Ardeatine vi era Aldo Finzi, 53 anni, di Legnano, ex sottosegretario all’Interno del governo Mussolini all’epoca del delitto Matteotti.

Subito dopo l’8 settembre i nazisti uccidono Ettore Ovazza, combattente della Grande guerra, squadrista della prima ora, aveva partecipato alla Marcia su Roma, ricco banchiere amico di Mussolini e molto attivo nel fascismo fino alle Leggi razziali. Poi si ritirò a vita privata. Venne arrestato con la famiglia a Domodossola dopo avere tentato di rifugiarsi in Svizzera (ottobre ’43).

La Shoah in Italia

Nel momento in cui iniziano le deportazioni in Italia gli ebrei nei territori controllati dalla Germania, quindi l’Italia centro-settentrionale, sono circa 33.000 (erano 40mila) + 6500 ebrei stranieri.

Se consideriamo la cifra di 33.000 ebrei possiamo dire che corrispondevano a meno dell’1 per mille della popolazione italiana (44 milioni).

L’1 per mille era una percentuale trascurabile rispetto per esempio all’1 per cento degli ebrei in Germania. Eppure nei loro confronti venne scatenata da nazisti e fascisti una vera e propria caccia all’uomo che fece sentire in pericolo tutti gli ebrei nei territori della Rsi.

Fuggire all’estero era impossibile, quindi bisognava sperare nella solidarietà degli “ariani” o delle parrocchie / conventi.

Cifre della Shoah in Italia

Nonostante molti italiani aiutassero gli ebrei a nascondersi per molti mesi (es della famiglia Molho di Magenta), le cifre della Shoah in Italia sono lo stesso tragiche: i deportati furono 8500. I morti furono circa 7.500 quasi tutti ad Auschwitz. Si salvarono quindi 1000 persone. A questi 7500 dobbiamo aggiungere i morti delle Ardeatine, di Meina, della Risiera. In totale furono 7750.

E’ sconvolgente il dato dei bambini e adolescenti morti: i morti da zero a 20 anni ammontano a 1288 persone, tra questi i bimbi da zero a tre anni furono 483 e quelli con pochi mesi di vita sono 72 / i nazisti deportavano interi nuclei familiari.

I morti tra i giovani con meno di vent’anni ammontano quindi a una % del 15-19 per cento.

Quindi dei 33mila ebrei italiani in fuga dopo l’8 settembre la percentuale degli uccisi fu del 20%, 1 su 5.

Italia ingrata

L’Unità d’Italia del 1861 liberò gli ebrei dalla condizione di paria in cui vivevano da secoli facendo di loro ottimi cittadini italiani sinceramente legati allo stato italiano che li aveva liberati, in particolare ai Savoia che li avevano già liberati in Piemonte nel 1848 e poi a Roma con il 1870.

L’Italia fu molto ingrata nei confronti degli ebrei mentre gli ebrei dettero molto al nostro Paese. Se cancellassimo tutti gli ebrei che si sono distinti nella politica italiana cancelleremmo un pezzo della nostra storia: furono ebrei Daniele Manin e Giuseppe Finzi, eroi del Risorgimento; Isacco Artom era il segretario di Cavour; dopo l’Unità Luigi Luzzatti, anche lui di origini ebraiche, fu più volte ministro e presidente del consiglio nel 1910-11; oltre a Luzzatti furono presidenti del Consiglio altri due ebrei: Alessandro Fortis, che combatté con Garibaldi e fu Primo ministro nel 1905-1906 e Sidney Sonnino, uomo politico di primo piano nell’Italia giolittiana.

Quindi abbiamo avuto tre primi ministri ebrei. Nel 1902 il ministro della Guerra fu il generale ebreo Giuseppe Ottolenghi.

Un altro importante uomo politico di origini ebraica fu  Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1909 al 1913. Nathan nel 1915, a 70 anni suonati, si arruolò volontario e combatté al Col di Lana.

Duecento ebrei parteciparono alla Marcia su Roma; Aldo Finzi fu sottosegretario fascista nel primo governo Mussolini. Giuseppe Toeplitz fu ministro delle finanze in uno dei primi governi Mussolini, Margherita Sarfatti fu l’amante di Mussolini per diversi anni e svolse importanti funzioni nella propaganda fascista. Guido Jung fu ministro delle Finanze dal ’32 al ’35.

Ma forse il caso più curioso è quello della famiglia Luzzatto:

– Marco fu sostenitore del Risorgimento e finì in un carcere austriaco

– Il fratello Adolfo combattè a San Martino / seconda guerra d’indipendenza

– Riccardo si imbarcò a Quarto con Garibaldi / fu uno dei Mille

– Il figlio di Marco, Riccardo, si arruolò a 70anni nella Grande guerra e fu con Mussolini in Piazza di San Sepolcro

Naturalmente vi erano anche gli ebrei antifascisti come i fratelli Rosselli, i socialisti Claudio Treves ed Emanuele Modigliani, i comunisti Vittorio Sereni e Umberto Terracini, l’azionista Leo Valiani. Erano ebrei anche due medaglie d’oro della resistenza: Eugenio Cùriel e il filosofo Eugenio Colorni.

Conclusioni

– Dopo la Shoah e il tradimento della nazione italiana nei loro confronti fu debole il contributo dato dagli ebrei dopo il ’45 all’Italia (Sergio Romano)

– E’ sicuramente una pagina infamante che riguarda il nostro paese e che chiama in causa non solo il fascismo e il nazismo.

– Tutti gli italiani furono sordi a quanto accadde / si riscattarono dopo l’8 settembre

– Il Vaticano mostrò i limiti dell’antigiudaismo secolare (“popolo deicida”)

– La monarchia mostrò la propria incapacità di porsi sul terreno dei diritti

– La borghesia italiana non reagì

– L’antifascismo non dette il giusto peso a quanto accedde nel ’38, reagì solo alle deportazioni dal ‘43

Giancarlo Restelli