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Lo sciopero del 5 gennaio 1944 e la deportazione nel Reich dei lavoratori della Franco Tosi. Testo 2018

Lo sciopero del 5 gennaio 1944 e la deportazione nel Reich dei lavoratori della Franco Tosi

http://www.legnanonews.com/news/cronaca/911745/5_gennaio_i_lavoratori_tosi_deportati_a_mauthausen

https://www.sempionenews.it/cultura/lo-sciopero-del-5-gennaio-1944/

Legnano- Lo sciopero del 5 gennaio 1944 e la deportazione nel Reich dei lavoratori della Franco Tosi.  Gli scioperi tra il novembre del ’43 e l’inizio del gennaio ’44, che provocano l’intervento tedesco il 5 gennaio ’44 e la deportazione di otto lavoratori della Tosi, fanno parte di quel lungo capitolo che potremmo titolare: la lunga opposizione dei lavoratori legnanesi al fascismo.

Già nelle elezioni politiche del 1919 i socialisti ottennero su 5.100 votanti ben 3.088 voti, a fronte di una decina di voti ai fascisti.

Nel ’24 entrarono in sciopero i metallurgici e nel ’25 scoppiò uno sciopero di dodici giorni. Ancora nel ’31 un forte sciopero da parte delle operaie tessili venne stroncato con 36 arresti di operaie, effettuati di notte.

Non è male per un regime, quello fascista, che si arrogava il merito di aver unito tutti gli italiani in un unico senso di patria e “comunità operante”. Evidentemente la lotta di classe non era stata estirpata.

Quando è il momento dei grandi sciopero del marzo ’43 gli operai della Tosi sono in prima fila con i lavoratori delle Industrie Elettriche, della Metalmeccanica e del Cotonificio Cantoni. A dare il via agli scioperi anche questa volta sono gli operai della Tosi, i quali si assumevano sempre di più il ruolo di conduzione e direzione delle lotte a Legnano e nelle città vicine.

Caduto il fascismo con il 25 luglio del ’43 la vitalità operaia si esprime con la rinascita delle Commissioni Interne e della Camera del Lavoro per merito di Carlo Venegoni ed Ezio Gasperini. La direzione è affidata a Mauro Venegoni.

E’ impossibile in un articolo per forza di cose sintetico dare la misura dell’azione politico-sindacale dei due fratelli Venegoni, veri organizzatori del proletariato in lotta ed espressione delle loro rivendicazioni.

In questi mesi tra il 1943 e il ’44 i fratelli Venegoni mettono a fuoco il loro dissenso rispetto al Pci. Non basta cacciare l’occupatore tedesco e il suo servo fascista: dopo la liberazione del paese il proletariato deve prendere il potere instaurando il comunismo. La direzione del Pci invece proponeva come obiettivo principale la sola liberazione dall’occupazione nazifascista con il rischio che rimanessero integre le strutture dello Stato e il potere degli industriali responsabili dell’affermazione del fascismo dai primi anni Venti, così come poi è avvenuto.

 

I fratelli Venegoni alla testa delle lotte

Dopo gli scioperi del marzo del ’43 che contribuiscono poi alla caduta del fascismo il 25 luglio, gli scioperi riprendono con particolare intensità a partire dal mese di novembre. “Il Lavoratore”, organo dei due fratelli, irride agli aumenti salariali dati dai fascisti e subito mangiati dall’inflazione.

Ora anche il proletariato milanese scende in sciopero a partire dal 13 dicembre con il blocco della produzione alla Pirelli e alla Breda. Era dal marzo ’43 che i lavoratori di Legnano scioperavano uniti a quelli di Milano e Busto Arsizio.

All’inizio di gennaio ’44 il movimento dei Venegoni riesce a portare ancora gli operai della Tosi allo sciopero. Dal 3 gennaio si sciopera anche a Varese, Gallarate, Cavaria, Sesto Calende e Busto Arsizio. In tutte queste realtà sono i fratelli Venegoni a dirigere gli scioperi.

La richiesta principale è l’aumento dei salari. E’ vero che qualunque aumento salariale sarebbe stato poi vanificato dall’aumento dei prezzi, in ogni caso solo la lotta per il salario era in grado di dare unità e motivazioni a un proletariato immiserito e avvilito che temeva giustamente la repressione fascista e la deportazione in Germania.

 

Franco Tosi, 5 gennaio ‘44

Lascio la parola ad Arturo Peregalli, uno dei pochi storici della sinistra italiana che si è occupato di quanto avvenne in quei giorni: “Alla Franco Tosi, la cui produzione bellica è molto importante per la Germania, intervengono direttamente i nazisti. Il generale Zimmerman si reca personalmente in fabbrica per invitare gli operai a riprendere il lavoro, usando il solito metodo del bastone e della carota. Ma le maestranze – dirette da Ernesto Venegoni, Antonio Vitali, Francesco Marcer ed altri – non cedono. Il 5 gennaio, per stroncare lo sciopero, le SS prelevano diversi operai su indicazione della direzione… Nello stesso giorno i nazisti operano un analogo intervento alla Metalmeccanica, alla Manifattura di Legnano e alla Società Industrie Elettriche”.

 

Mussolini è informato dei fatti

In un rapporto a Mussolini è scritto: “Il 5 gennaio, nello stabilimento della Franco Tosi, gli operai hanno ripreso lo sciopero e, sobillati, incominciavano dimostrazioni all’interno della fabbrica, proponendosi di uscire per continuarle presso altri stabilimenti. Intervenuto il generale Zimmerman, sono stati arrestati sei operai tra i più facinorosi, facenti parte della commissione di fabbrica,  e noti antifascisti. Venivano pure prelevati 63 individui”.

Un altro rapporto a Mussolini nei giorni successivi scriveva che a “seguito dell’intervento della polizia germanica, la situazione si è ristabilita a Legnano e nelle sue fabbriche”.

Scrive Peregalli che gli operai reagirono alla prova di forza tedesca con rallentamenti della produzione, sabotando quando era possibile e producendo armi per la Resistenza in montagna. Nel frattempo aumentarono tra gli operai Tosi  gli aderenti alle SAP e ai GAP.

 

Gli operai deportati il 5 gennaio

I nazisti arrestarono una settantina di lavoratori ma quelli da deportare dovevano essere solo gli elementi di punta del movimento sindacale clandestino, ossia i lavoratori più pericolosi per il mantenimento della “pace” nelle fabbriche.

Ricordiamo brevemente i loro nomi:

Pericle Cima

Nato a Spinadesco (Cremona). Ingegnere meccanico. Deceduto l’11 aprile 1945 a Steyr (in Austria) durante la “marcia della morte” da Vienna a Mauthausen. Aveva 56 anni. Fu deportato perché ritenuto responsabile degli scioperi nel suo reparto

Carlo Grassi

Nato a Legnano. Modellatore metallurgico. Deceduto tra il 14 febbraio e il 15 febbraio 1945 a Gusen. Aveva 43 anni

Francesco Orsini

Nato a Legnano. Tornitore. Deceduto il 5 ottobre 1944 nel castello di Hartheim (Mauthausen). Aveva 62 anni

Angelo Santambrogio

Nato a Legnano. Membro di primo piano della Commissione Interna della Franco Tosi e fugura importante nell’attività sindacale a Legnano. Fresatore. Deceduto il 19 settembre 1944 nel Castello di Hartheim (Mauthausen). Aveva 31 anni

Ernesto Venegoni

Nato a Legnano. Membro della Commissione Interna della Franco Tosi. Meccanico di precisione. Deceduto il 26 marzo 1944 a Mauthausen. Aveva 45 anni

Antonio Vitali

Nato a Milano. Membro della Commissione Interna della Franco Tosi. Meccanico. Deceduto il 9 marzo 1945 a Gusen. Aveva 46 anni

Paolo Cattaneo

Nato a Legnano. Membro della Commissione Interna della Franco Tosi. Tornitore. Sopravvissuto. Aveva, nel ’45, 36 anni

Alberto Giuliani

Perito tecnico nella Franco Tosi. Fu inviato nel lager con un altro trasporto rispetto ai suoi compagni. Deceduto il 6 febbraio 1945. Aveva 35 anni.

Fu una sconfitta?

L’irruzione dei tedeschi del 5 gennaio fece terminare lo sciopero nella Tosi e nelle altre fabbriche ma nel frattempo gli operai preparavano la rivincita che sarebbe avvenuta con le giornate del 25 Aprile ma anche con il rafforzamento della Resistenza nella Valle Olona e con la preparazione di altri grandi scioperi che avvennero non solo a Legnano ma in tutta Italia con il marzo del ’44.

 

Rileggendo soprattutto l’anno tra il marzo ’43 e il marzo ’44 non possiamo non notare la grande combattività operaia che si espresse con scioperi, manifestazioni, boicottaggio della produzione, azioni in parallelo con la Resistenza nonostante il rischio di finire in galera o peggio finire in un lager in Germania o Austria.

 

Una lezione di dignità, di forza, di coraggio, di organizzazione che impressionano ancora oggi.

 

Giancarlo Restelli e Renata Pasquetto

 

  • Arturo Peregalli, “L’altra Resistenza. Il Pci e le opposizioni di sinistra (1943-45), Grafos Genova, pp. 293-303
  • Luigi Marcon, Giancarlo Restelli e Alfonso Rezzonico, “I deportati politici dell’Alto Milanese nei lager nazisti”, pp. 117-178, Mimesis e Anpi Legnano, 2014 Milano

 

– I Deportati di Legnano nei lager nazisti

 

– In viaggio con l’Amministrazione comunale di Legnano in ricordo di tutti i deportati di Legnano, maggio 2017