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Il Monte Grappa durante la Grande Guerra

Il Monte Grappa – Grande Guerra

Appunti per conferenza

Canzone Grappa

Nella mia relazione vedremo il Monte Grappa in alcuni anni cruciali tra Grande Guerra e Resistenza. In particolare analizzeremo il ruolo del massiccio del Grappa dopo Caporetto e vent’anni dopo al tempo della Resistenza per analizzare una delle sconfitte più brucianti subite dai partigiani.

La Grande Guerra del Monte Grappa

Il Monte Grappa diventa un baluardo fondamentale all’interno della Grande Guerra solo dopo Caporetto.

Non è il momento di rievocare nel dettaglio quanto accadde a partire dal 24 ottobre del ’17.

Due cose possiamo però dirle.

Per capire Caporetto ci sono almeno tre aspetti da considerare:

– l’assoluta sorpresa dell’attacco austro-tedesco

– la nuova strategia impiegata: ossia l’attacco in profondità (“come un coltello nel burro”)

– L’incapacità dei vertici militari di far fronte allo sfondamento nemico: una totale incapacità d’intervento che si trasforma in rotta militare

A partire dai primi di novembre del ’17 cambia totalmente la guerra italiana: diventa difensiva ed è

ancorata alla linea Pasubio, Asiago, Grappa, Montello e Piave. Se la linea dovesse cedere la guerra finirà con gli austro-tedeschi a Venezia, Verona, Milano…

Cartina Grappa e Piave

Ed è così che nacque il mito del Grappa (e non il nome originario di Monte della Grappa), la “montagna sacra agli italiani”, il “Monte sacro della Patria”… alimentato anche dall’indomito coraggio degli stessi soldati che Cadorna aveva bollato pochi settimane prima come disertori.

Gli austro-tedeschi impegnarono fortemente gli italiani sul Grappa a partire dal 10 novembre del ’17 fino al 26 novembre e poi anche a dicembre. La linea italiana tenne nonostante notevoli difficoltà.

Un motivo della vittoria italiana è che ora non c’è l’effetto sorpresa e gli austro-tedeschi, a causa della rapidità dell’avanzata, hanno difficoltà con i rifornimenti.

La Battaglia del Solstizio

Il Monte Grappa torna di nuovo al centro dei combattimenti con la cosiddetta “Offensiva del Solstizio” (21 giugno ’18). E’ l’offensiva della disperazione in cui l’impero austro-ungarico si gioca tutto: o butta l’Italia fuori dal conflitto o l’impero morirà per sempre.

Già sono evidenti le notevoli difficoltà dell’impero nell’estate del ’18: l’esercito è fortemente provato, la fame dilaga a Vienna. Se vince contro l’Italia l’impero ha margini di sopravvivenza.

Nei primi giorni l’offensiva è poderosa lungo tutto il Piave, particolarmente concentrata sul Montello e il Grappa. Ma qui gli austriaci mostrano di aver rapidamente dimenticato la migliore lezione tedesca:

– attaccano su tutto il fronte disperdendo le forze (come avevano sempre fatto gli italiani sull’Isonzo)

– non c’è l’effetto sorpresa

– non ci sono riserve per far fronte alle perdite o per sfruttare qualche sfondamento

Alla fine la Battaglia del Solstizio è una grave sconfitta austro-ungarica che prepara la fine dell’impero qualche mese dopo.

Vittorio Veneto

Il Grappa torna al centro della guerra nelle giornate finali quando Diaz, seppure a malincuore, accetta di far uscire le truppe dalle trincee per andare all’attacco. E’ la cosiddetta “Offensiva di Vittorio Veneto” che inizia a partire dal 24 ottobre del ’18 (un anno esatto da Caporetto).

Dal 24 ottobre fino al 1 novembre circa le perdite italiane sul Grappa sono spaventose.

L’esercito italiano passa solo quando l’esercito austro-ungarico si disgrega in seguito alla nascita di nuovi Stati che richiamano i vari contingenti nazionali nelle nuove patrie: polacchi, ungheresi, croati, bosniaci, sloveni abbandonano in massa le trincee permettendo agli italiani la conquista della sponda destra del Piave e poco più avanti di Vittorio Veneto.

E’ il trionfo ma dietro la grave sconfitta austro-tedesca c’è un impero che si sgretola da solo.

Difficile dire quanti soldati italiani sono morti sul solo Grappa nell’anno in cui si è combattuto: solo l’offensiva di V. Veneto provoca la morte di 150 ufficiali e 2600 soldati; 600 ufficiali feriti, 17mila soldati feriti con poco meno di 3000 dispersi. Il totale fa 24.400 uomini rispetto alle 36mila vittime dell’intera ultima battaglia.

Un aspetto importante. Quando parliamo del Grappa non intendiamo solo la cima come luogo delle tre grandi battaglia. Cima Grappa faceva parte di un sistema più articolato di difese. I capisaldi erano il Col Moschin (1270m), il Monte Pertica (1550m), il Monte Palon (1306m), il Monte Tomba (868m).

Di particolare importanza è la Strada Cadorna. Fu realizzata tra l’autunno del ’16 e l’estate del ’17 Appena in tempo per alimentare la guerra in cima.

Era lunga 30 km ed è in pratica la stessa strada che si fa oggi in macchina o pullman per salire in cima partendo da Bassano.

In cima di straordinario rilievo è la Galleria Vittorio Emanuele III, lunga 1500m. Oggi sono visitabili 800m. All’interno c’erano 25 batterie da 65, 75 e 105mm, nidi di mitragliatrici, 6 grandi riflettori. Poteva ospitare 1500 soldati. Disponeva di acqua potabile, energia elettrica, impianto di ventilazione (emissione di aria fresca ed espulsione di aria viziata e fumi), linee telefoniche e depositi di viveri e munizioni.

E poi c’è l’imponente sacrario inaugurato nel 1935 alla presenza del re. Sono raccolte le spoglie di 10.332 soldati (di cui 2282 noti). A poca distanza il sacrario austro-ungarico con 10.295 soldati ignoti e di solo 295 noti (spiegare il perché).

Una curiosità: il sacello più frequentato del sacrario asburgico è quello del soldato Peter Pan, morto anche lui nel tentativo di conquistare la vittoria per l’Aquila bicipite.

Video Sacrario Grappa

Bassano con il suo caratteristico ponte risalente all’inizio del 1200 era immediata retrovia italiana (centro logistico) dal quale transitavano armi, vettovagliamenti e salmerie per l’esercito in quota.

Il bel ponte sul Brenta venne ribattezzato “Ponte degli Alpini” e poi “Ponte della Vittoria”.

Era reso famoso dai versi: “Sul ponte di Bassano noi ci darem la mano”.

Con la guerra e con le immani carneficine che avvenivano lungo il massiccio del Grappa nacque una canzone proibita: “Sul ponte di Bassano bandiera nera…”

Canzone Ponte di Bassano