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La Grande Guerra a Legnano. La cappella-ossario e la lapide “Bernocchi”

Con Rete 55 alla scoperta del monumento all’interno del cimitero monumentale

– http://www.legnano24.it/2014/11/03/scolpiti-nel-marmo-304-angeli/

– http://www.legnano24.it/2014/11/04/cordoglio-ai-nemici/

La Grande Guerra a Legnano

La cappella-ossario e la lapide “Bernocchi”

La nostra città non fu coinvolta nelle operazioni belliche come il Friuli o parte del Veneto dopo la rotta di Caporetto (ottobre ’17) ma un osservatore attento può trovare ancora oggi numerose vestigia della Grande Guerra a Legnano.

Tra le più significative c’è sicuramente la cappella-ossario posta al centro del cimitero monumentale di Corso Magenta. Fu inaugurata il 30 ottobre 1921 alla presenza delle più importanti autorità cittadine.

Il progetto nacque solamente un anno prima quando in tutti i Comuni d’Italia si costruivano Parchi della Rimembranza, ossari, cippi, monumenti per ricordare sia la Vittoria in guerra ma anche il sacrificio della “meglio gioventù” dell’epoca. Ricordo che la traslazione del Milite Ignoto da Aquileia a Roma avvenne negli stessi giorni.

A Legnano il progetto fu affidato all’architetto Aristide Malinverni, lo stesso del palazzo comunale.

Il monumento è imponente: ha un diametro di ventidue metri e un’altezza complessiva di quindici metri. Sulla parte frontale compaiono i nomi di circa 250 soldati di Legnano che persero la vita sui vari fronti di battaglia. In realtà, secondo un documento comunale, furono poco meno di 500  i giovani legnanesi uccisi o morti in seguito a ferite o malattie al fronte. Se pensiamo che allora nel 1915 Legnano aveva 28.000 abitanti siamo in grado di intuire la tragedia di tante famiglie.

Oltre ai  soldati morti in guerra dobbiamo considerare almeno un migliaio di feriti o traumatizzati dalla guerra i quali tornarono alle proprie case ma non dimenticarono mai l’orrore del fronte.

La cripta-ossario

Ma la vera curiosità del monumento di Malinverni è la cripta sottostante in cui vennero realizzate numerose cellette per permettere alle famiglie di riportare le spoglie del figlio o del parente dal fronte. Infatti durante i combattimenti i morti erano seppelliti come si poteva in improvvisati cimiteri a pochi chilometri dalla linea del fronte. Finita la guerra numerose famiglie in tutta Italia cercarono di riportare a casa il proprio caro, spesso senza riuscirci per problemi facilmente immaginabili, tra cui gli alti costi. Le cellette dell’ossario avrebbero permesso l’espressione della pietà familiare.

Consiglio a tutti di entrare almeno una volta nell’ossario. È come tornare indietro nel passato a quei giorni di pianto e cordoglio.

C’è la fotografia di Silvio Galli. Sembra un ragazzino. È nato nell’anno 1900 (ultima classe richiamata) e faceva parte del 62° Reggimento Fanteria. Morì il 3 settembre 1918, probabilmente dopo pochi mesi di ferma militare.

Francesco Olgiati invece è di un anno più “vecchio”. È della leggendaria classe dei nati nel 1899 mandati a sopperire ai tremendi vuoti nei reparti dell’esercito dopo Caporetto. Morì nell’aprile del 1921 a causa (si può dedurre) dei postumi di una ferita contratta lungo il Piave.

Luigi Stefanoni, 76° Compagnia Mitraglieri (classe 1893), è invece una delle tante vittime del Piave. E’ morto nei giorni della Battaglia del Solstizio (18 giugno 1918) quando l’esercito italiano resistette al tremendo urto scatenato dagli austro-ungarici. Fu l’ultimo tentativo di vincere la guerra. Poi verrà Vittorio Veneto, la “Caporetto austro-ungarica”.

L’ossario austro-ungarico

Ma di fronte ai soldati di Legnano vi sono un’ottantina di cellette di ex militari dell’Impero austro-ungarico che probabilmente morirono negli ospedali della nostra città e poi trovarono collocazione nell’ossario.

Fa impressione vedere gli ex-nemici, uno di fronte all’altro, affratellati dalla morte.

È difficile stabilire di quale nazionalità fossero. Probabilmente erano croati o rumeni soggetti all’autorità asburgica, prigionieri di guerra dopo la disfatta di Vittorio Veneto, e poi morti a  Legnano a causa dell’imperversare della pandemia influenzale chiamata “Spagnola”. Tutti morirono nel 1919 e nell’impossibilità di riportarli in patria le autorità cittadine decisero di collocare le spoglie nell’ossario dei caduti (1922).

Come detto sappiamo poco o niente di loro. I documenti comunali sono parchi di notizie.

Sarebbe interessante se in seguito a questo articolo emergessero altri particolari sulla loro sorte.

In ogni caso è da apprezzare che le autorità cittadine, in un clima politico di esaltazione nazionalistica, di denigrazione dell’avversario e di incipiente fascismo, abbiamo deciso di collocare nello stesso spazio vincitori e vinti.

La lapide dei lavoratori “Bernocchi” morti in guerra

Come sanno i legnanesi più attenti alla storia della nostra città questa lapide sorge sul muro della palazzina dell’azienda “Bernocchi” in Corso Garibaldi, di lato alla biblioteca civica.

La lapide ricorda i nomi di 43 lavoratori e fu scoperta da Mussolini durante la sua visita a Legnano del 5 ottobre 1924 quando Legnano divenne Città.

Leggiamo nella Cronaca Prealpina del 7 ottobre:

“La magnifica lapide ai Caduti, in bronzo e marmo, è murata all’ingresso dello stabilimento e reca i nomi di tutti i gloriosi Morti. Dal palco un impiegato mutilato, il signor Finizio Giuseppe, pronuncia un applaudito discorso, inspirato ai più alti sentimenti patriottici. Poi Mussolini discende dal palco e, sotto una pioggia di fiori, si reca davanti alla lapide e leva il velo che la ricopre, salutando poi col gesto romano. La cerimonia è breve e commovente. L’on. Mussolini osserva l’elenco glorioso, mentre fra coloro che sfilano sono compagni di lavoro che furono anche compagni di trincea dei caduti e recano sui petti le decorazioni di guerra”.

Il fascismo fece della Grande Guerra e del culto dei caduti una pietra miliare della propria propaganda con toni di esaltazione patriottica e di aperto sciovinismo.

Noi preferiamo ricordare quei lavoratori con accenti più dimessi e lontani da ogni retorica.

Erano giovani operai che combatterono una guerra non loro, per finalità di conquista territoriale che non avrebbero modificato la loro condizione di lavoratori fatta di sfruttamento quotidiano e di miseria familiare. E se anche partirono infatuati dalle strida del “maggio radioso” conobbero subito il fango delle trincee, il freddo della “guerra bianca”, il pietrame del Carso e la morte anonima un giorno qualunque.

A noi più che a loro è dedicata questa poesia di Giuseppe Ungaretti.

 

NON GRIDATE PIU’
 

Cessate d’uccidere i morti,

Non gridate più, non gridate

Se li volete ancora udire,

Se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,

Non fanno più rumore

Del crescere dell’erba,

Lieta dove non passa l’uomo

 

Giancarlo Restelli e  Renata Pasquetto

–       Tracce della Grande Guerra a Legnano (con ossario e lapide Bernocchi)

https://www.youtube.com/watch?v=R8lRKCHFcTA&list=UUZT59mMFWeYB55_UPs4QJBQ

–       Com’era Legnano durante la guerra?

https://www.youtube.com/watch?v=HltdQGoHuc4&list=UUZT59mMFWeYB55_UPs4QJBQ&index=16

–       Per sorridere un po’. Il “compagno” Peppone e la Leggenda del Piave

https://www.youtube.com/watch?v=2i8c-JMqsT4