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Le industrie di Legnano nella Grande guerra: Franco Tosi e Cantoni

Le industrie di Legnano nella Grande guerra: Franco Tosi e Cantoni

Se a Taranto gli operai della Franco Tosi costruivano navi e sommergibili, a Legnano realizzavano i motori per le navi e quelli per i sommergibili. E si realizzavano i lancia siluri, le torpedini, cioè bombe acquatiche. Ma non solo.
Queste fotografie sono tratte da un volume fotografico composto da 116 fotografie originali, emesso dalla Franco Tosi ad agosto del 1916, non si sa con quale tiratura. Il titolo è “Gli stabilimenti Franco Tosi in tempo di guerra”. Lo trovate integralmente pubblicato con note esplicative sul sito del museo industriale legnanese, per ora solo virtuale.
(VIDEO Filmato Women During WW1 preparazione granate 1.29 min)
Queste donne sono inglesi ma la produzione è identica a quella che si effettuava alla Tosi. Sapete cosa stanno preparando? Dei proiettili, delle granate. Era un compito affidato alle donne perché non richiedeva molta forza fisica e gli uomini erano al fronte.
E queste sono parte delle operaie della Franco Tosi. Nel periodo bellico venne permesso l’utilizzo di donne e fanciulli e il lavoro notturno e, come fabbrica “ausiliaria” cioè di ausilio, di aiuto all’esercito, vennero a cadere anche i pochi vincoli che allora esistevano di sicurezza sul lavoro e divennero proibiti scioperi o astensioni dal lavoro. Questa è la produzione della Franco Tosi delle granate più piccole in ghisa acciaiosa nelle diverse fasi di lavorazione. Preparazione anime, tornitura, filettatura, applicazione corona di rame, controllo, verniciatura ed imballaggio. Tutte donne.
Granate di maggiori dimensioni richiedevano la forza maschile anche solo per spostarle.
E venivano prodotte armi il cui suono riecheggia nelle canzoni degli alpini: bombarde e bombe da trincea
VIDEO Filmato Sulla strada del monte Pasubio BOMBARDE Tosi 1.11 min
La fanteria a volte doveva attraversare un fiume ed ecco allora le barche da ponte, barche in ferro che unite potevano costituire rapidamente e solidamente un ponte.
Terra, acqua, fuoco: cosa manca? L’aria. La Tosi ha contribuito anche per la nuovissima branca dell’esercito, quella che utilizzava i dirigibili e palloni aerostatici, per gonfiare i quali era utile un avveniristico generatore di idrogeno semovente. Il manufatto è tutto chiodato e adatto per il traino animale. Uno dei tanti esempi di modernità e arcaicità fuse insieme, una caratteristica della Grande Guerra: moderno il carro armato, antico il mezzo di comunicazione, un piccione viaggiatore.
La Tosi costruiva anche motori per aeroplani. L’aereo era un mezzo di locomozione nuovissimo. Il primo volo di dicembre 1903 dei fratelli Wright terminò… a terra quasi subito ma poi il progetto venne perfezionato e brevettato tra il 1905 e il 1908 proprio dai fratelli Wright.
VIDEO Filmato Primo Volo a Centocelle dei fratelli Wright 1909 1.11 min
(Questo è il video originale di un volo dei fratelli Wright)
Traduco: Nel 1909 Wilbur Wright fece una dimostrazione della sua invenzione prima al Re d’Italia e agli ufficiali del Governo Italiano. (Siamo a Centocelle, poco fuori Roma)
Durante questi voli i primi filmati vennero effettuati da bordo di un aeroplano.
L’aereo era un’arma formidabile, permetteva di fare foto dall’altro ad esempio delle trincee nemiche o gettare in testa ai nemici delle bombe, che agli inizi della guerra venivano letteralmente lanciate a mano. La Franco Tosi, per non farsi mancar nulla, costruiva anche questi ordigni.
L’aviazione italiana nei primi anni dipendeva dall’estero, in particolare dall’Inghilterra per i Bristol 80 hp e dalla Francia per i Nieuport 80 hp e i Farman 70 hp.
Giustamente il Ministero della Guerra ha deciso di svincolarsi dall’estero e pubblicato il “1° concorso italiano per aeroplani da guerra” da affidarsi all’industria privata italiana. Era il 6 marzo 1912.
Per Legnano partecipò la Wolsit, che era associata all’azienda aeronautica Macchi di Varese, concorrendo con 3 apparecchi.
I requisiti erano veramente minimi. Tra le condizioni, veramente minime, è che ci siano 2 sedili, per “il pilota ed un passeggero, del peso minimo complessivo di 140 kg (e qui si capisce perché l’aeronautica è una branca della cavalleria: dovevano pesare poco come i fantini), un altimetro, una bussola, … una spia di combustibile ed olio, … una cassetta per contenere esplosivi del peso complessivo di kg 40.” Ed essere, cosa curiosa, “facilmente e rapidamente smontabili e trasportabili sia su strade ordinarie che ferroviarie. Lo smontamento ed il montamento dell’apparecchio per il trasporto e pel volo non dovranno richiedere più di due ore.”
Uno dei tre Wolsit Jacchia è squalificato perché giudicato “non completo”, l’altro parte ma investe subito un filare di alberi rimanendo danneggiato (il pilota, il luganese Attilio Maffei, rimane illeso), il terzo supera le eliminatorie ma non viene ammesso alla prova successiva. Devo dire a discolpa della Wolsit che anche agli altri non andò molto meglio, su 32 velivoli 16 furono squalificati, tra gli altri diversi si sono schiantati al suolo, uno capottato per il distacco di una ruota del carrello. Solo 4 parteciparono alla prova finale, un raid di 300 km Torino-Milano-Cuneo-Torino: uno perde la rotta per un guasto alla bussola, uno effettua un atterraggio di fortuna per un guasto al motore, gli altri arrivano fortunosamente.
Il concorso non ebbe vincitori. (L’Aeronautica Macchi: dalla leggenda alla storia pp.28,31-32,39-42 della versione google e-book)
Nel 1913 il Ministero ci riprovò affidando la costruzione di diversi apparecchi a ditte italiane e tra le altre la Wolsit ebbe la commessa per 9 apparecchi Nieuport 80. Scadenza 1° aprile 1913. Nessuna ditta italiana consegnò in tempo.
Su internet trovate pubblicata la relazione del Generale Giulio Douhet al Ministero della Guerra in cui sono descritte nei particolari tutte queste traversie, non ultima il fatto che la Casa Caproni ha consegnato sì gli apparecchi, ma completamente diversi nei requisiti.
Giustamente Douhet commenta:
“Ora questo Comando non può, se non ha ordini, accettare gli apparecchi Bristol con condizioni di collaudo mutate perché:
1: con tali condizioni i Bristol non rappresentano più apparecchi superiori e non vi è quindi nessuna ragione di acquistarli
2: i piloti hanno perduto ogni fiducia in tali apparecchi
3: altre case potrebbero pretendere uguale trattamento.”
Sembrerebbe che l’avventura di Legnano nell’aviazione sia con questo terminata. Però…
Il 30 maggio 1918 si è svolta la commemorazione della Battaglia di Legnano in stile patriottico con un imponentissimo corteo (non in costume medioevale) che ha coinvolto anche tutti i paesi circostanti e ha visto la presenza di S. M. il Principe ereditario Umberto II. (Questo e i prossimi articoli sono tratti dalla Cronaca Prealpina di quegli anni). In quest’occasione due aerei hanno sorvolato a bassa quota gettando fiori, il Principe ha conferito la medaglia d’oro alla memoria al Colonnello Aurelio Robino e poi si è recato a visitare gli stabilimenti Tosi e… il cantiere degli aeroplani.
Aeroplani Tosi? Aeroplani Wolsit? Le aziende agli inizi del 1916 si erano fuse, la Tosi costruiva motori per aerei, la Wolsit ci aveva provato con gli aerei interi: che cosa ha visitato il Principe? Non lo so e se qualcuno ne è al corrente mi farebbe piacere se fra qualche minuto appena ho terminato ce ne parlasse.
La Wolsit comunque rifornì l’esercito con le famose biciclette dette “bersagliere” in quanto destinate ai bersaglieri, e rifornì i civili con le “Legnano” che andavano letteralmente “ a ruba”.
Ma la Wolsit contribuì anche convertendo le aule scolastiche in ospedale di guerra, aperto il 20 giugno 1915. La stessa cosa avvenne per la scuola elementare Carducci e per la Barbara Melzi, chiamata anche Casa Amigazzi. Infermieri e crocerossine volontari venivano retribuiti non solo dalla Croce Rossa ma anche dagli industriali locali come se fossero al loro posto di lavoro, che veniva comunque mantenuto.
Altre scuole di Legnano hanno contribuito. Fin dal 1915 si preparano indumenti di lana per i soldati, secondo delle direttive ben precise emanate dall’esercito e che sono conservate nell’archivio comunale: calze, guanti, polsini, ginocchiere, sciarpe stile poncho, ventriere. Si realizzavano nelle scuole delle aziende Bernocchi e Dell’Acqua, dove venivano realizzati anche indumenti per i bimbi dei soldati. La stessa cosa accadeva per le scuole serali e festive del Cotonificio Cantoni: a marzo 1916 i 200 alunni hanno già spedito più di 700 pacchi e hanno molto altro materiale pronto (continuando anche a studiare).
Il cotonificio a maggio 1916 aveva già inviato 20 casse di libri al fronte, per gli ospedali ed altri ancora per i treni-ospedale.
La Cantoni era anch’essa un’azienda “ausiliaria” come la Tosi. Produceva tessuti per i militari, divise e tende da campo. Anche se le aziende ausiliarie avevano priorità nella fornitura di materie prime, la Cantoni si trovò già dal 1914 in serie difficoltà per i coloranti. Alla fine del 1914 un abile tecnico della Cantoni, l’ing. Adolfo Koller, ricrea i colori più richiesti sfruttando vecchi metodi artigianali resi moderni, in particolare sono importanti il nero allo zolfo (per le tende militari color “grisette”) e il blu per le tute. I risultati sono scarsi e l’ing. Carlo Jucker, tramite le sue conoscenza al Politecnico di Zurigo assume due giovani chimici svizzeri come consulenti (Ing Fritz Schmied e Dott. Fritz Pfenninger), il colore ora è solido, resiste a lavaggi e sfregamento e la Cantoni da maggio 1916 diventa il principale e in seguito l’unico produttore di coloranti per tutte le aziende militari d’Italia. Qui vedete la produzione del nero sulfogeno brillante. Alambicchi ed agitatori vengono acquistati alla Fratelli Gianazza, altra ditta legnanese.
Un po’ tutte le ditte legnanesi hanno contribuito ad aiutare chi era al fronte e le loro famiglie. La De-Angeli Frua ha messo a disposizione l’asilo gratuito per i figli dei soldati anche non della sua ditta. La maggior parte delle aziende hanno offerto facilitazioni per il prestito nazionale, hanno raccolto lana e coperte, spedite ai soldati, hanno raccolto fondi 7.343 lire per i mutilati e 104.500 lire per i soldati al fronte (sono due elenchi lunghissimi: Bernocchi, Cantoni, Dell’Acqua, Tosi, Tessitura di Legnano, Giulini e Ratti, Conceria Pietro Rosa, Agosti, Pensotti, Fabbrica Legnanese Colle e Saponi, Fratelli Bombaglio, Elettrochimica Dott. Rossi, Manifattura di Legnano, Officine Fontana, persino Mottana e Pomini di Castellanza). E la Cantoni ha assicurato tutti i suoi 650 operai soldati con una cartella di L. 1000 e a giugno 1918 ha offerto delle somme a estrazione per le famiglie dei militari.
Eppure anche gli industriali hanno avuto i loro problemi economici. Ci sono stati incidenti: incendi alla Tosi, alla Cantoni, allo stabilimento Rossi, e la notte tra il 30 e il 31 maggio 1917 c’è stato lo straripamento dell’Olona cha ha raggiunto in piazza S. Magno più di un metro d’acqua. Il fiume era più altro delle arcate di alcuni ponti. Un ragazzo di 10 anni è stato travolto e ucciso dalla piena vicino ai bagni pubblici di via Pontida, dove ora c’è la Croce Rossa. Immaginatevi le aziende lungo il fiume. Questa è la Cantoni: macchinari, prodotti, materie prime perse, rovinate dal fango.
Queste stesse aziende legnanesi, che nella prima guerra mondiale hanno contribuito alla guerra, durante la seconda sono state militarizzate dai tedeschi ma hanno reagito boicottando. La Cantoni non era più importante per i coloranti ma produceva ancora stoffe per militari e di nascosto in segreto manteneva la produzione di velluti per mantenere le operaie esperte (i velluti costano anche perché è difficile la lavorazione ed il taglio) e l’azienda stessa rubava le pezze destinate ai tedeschi per venderle alla borsa nera in cambio di alimenti che distribuiva fra gli operai. La Tosi nella seconda guerra non ha prodotto armi come nella prima ma solo motori e turbine per navi e sottomarini militari: sono stati fatti scioperi e rallentamenti della produzione mettendo nella catena di montaggio i giovani inesperti e quindi lenti e imprecisi. Così in tutte le aziende di Legnano. Le industrie di Legnano durante la seconda guerra mondiale hanno fatto guerra alla guerra.
Legnano durante la prima guerra mondiale ha contato 483 caduti, o almeno questo è il numero che siamo riusciti a conteggiare, ma ce ne potrebbero essere altri di cui non abbiamo per ora informazione. Alcune aziende li hanno ricordati con delle lapidi: Bernocchi e Agosti.
Io desidero ricordare i caduti con le parole di una poesia del legnanese a cui è dedicato il famoso concorso letterario, Giuseppe Tirinnanzi, poesia apparsa sull’ultimo numero de “La Martinella”, di ottobre 2016.
Soldato. Giugno 1916. Nella seconda strofa parla al figlio:
Oh dolce e triste, caro fantolino,
che il pianto della mamma asciugherai
nei giorni orrendi dell’amara attesa:
possa tu almeno, e i figli de’ tuoi figli,
crescer tranquilli in opere di pace.
E desidero ricordare i caduti con alcune immagini dei loro volti, con l’augurio che non accada più e possiamo anche noi crescer tranquilli in opere di pace.
VIDEO Filmato Caduti legnanesi nella Grande Guerra 2.53 min
Renata Pasquetto