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Lo sterminio armeno. “Metz Yeghern” (il “Grande Male”)

Lo sterminio armeno

“Metz Yeghern” (il “Grande Male”)

La nostra storia inizia esattamente il 24 aprile del 1915 quando gli armeni più in vista di Costantinopoli, Smirne, Aleppo furono arrestati e condotti il luoghi appartati per essere subito uccisi. Le vittime sono più di 2000 e appartengono all’elite armena: banchieri, commercianti, intellettuali, esponenti della chiesa. Ogni anno il 24 aprile in Armenia è il loro Giorno della Memoria: è il giorno dello “Metz Yeghern”, l’inizio del “Grande Male”, ossia l’inizio dello sterminio.

È visibile il proposito turco di distruggere la classe dirigente armena e così procedere con meno problemi alla deportazione-sterminio di questa comunità composta in gran parte da contadini che in Turchia abitava prevalentemente le regioni centro-orientali e la Cilicia e aveva, al tempo del genocidio, due milioni di appartenenti.

Con la classe dirigente decapitata si procede dal 25 aprile ’15 alla deportazione verso la Mesopotamia di interi villaggi e città armene con l’obiettivo di distruggere fisicamente questa popolazione.

Il risultato è raccapricciante: nel mese di settembre del ’15 (dopo solo 4-5 mesi) gli armeni sono praticamente scomparsi con centinaia di migliaia di vittime.

Con i massacri del ’16, le ultime deportazioni e la fame nei campi di concentramento, la comunità armena ha cessato di vivere. Gli unici armeni rimasti sono solo quelli che vivono nelle poche grandi città (per ragioni di opportunità politica il governo turco li lascia in vita).

Come si arrivò a tanto? Quali sono le motivazioni razionali dello sterminio?

A compiere lo sterminio è un triumvirato formato da uomini molto potenti ai vertici dello Stato: sono Taalat (min interno), Enver (min della guerra) e Gemal (min della marina).

Appartengono al partito dei Giovani Turchi che aveva preso il potere nel 1908 togliendo ogni potere al sultano. Hanno un progetto in testa che in parte potrebbe essere condivisibile: modernizzare l’impero ottomano, farlo uscire da quella decadenza che sembrava mortale (il “malato d’Europa”), rinvigorirlo con riforme all’europea.

Per far questo è necessario sviluppare le comunicazioni (ferrovie, telegrafo, vie marittime), rafforzare l’esercito (i G. T. sono ufficiali dell’esercito), potenziare la scuola e creare una forte classe politica.

Dall’altra i G. T. elaborano un forte concetto di nazionalismo turco dove non c’è spazio per le comunità cristiane dell’impero (armeni, serbi, albanesi, bulgari, greci). Al massimo i turchi propongono un’alleanza in nome dell’Islam solo con i mussulmani dell’impero: turchi, arabi, ceceni, curdi.

Cartina dell’impero ottomano

È un impero multinazionale, come quello asburgico e russo. All’interno vivono popolazioni mussulmane, ebraiche (Palestina) e popolazioni cristiane (Balcani e Turchia) . La religione però non c’entra nello sterminio degli armeni.

L’impero sotto assedio

Per i G. T. la situazione precipita subito. Più che alle riforme devono pensare alla difesa del paese aggredito da più parti:

– Già nel 1908 l’Austria-Ungheria annette la Bosnia-Erzegovina

– Nel 1911 l’Italia conquista la Libia strappandola all’impero

– Nel 1912 nasce l’Albania in funzione antiserba, in ogni caso è territorio strappato ai turchi

– Nel 1912 e 1913 ci sono due “guerre balcaniche” dove la Turchia perde gran parte dei territori europei a vantaggio di Serbia, Macedonia, Romania, Bulgaria, Grecia, Albania

Nel 1913-14 nasce nel governo dei G. T. la paura di scomparire, di essere sopraffatti dai nazionalismi cristiani ma anche dalle cupidigie delle nazioni più forti che non hanno mai negato di voler ritagliarsi zone di influenza politica-economica nell’impero:

–      la Russia vuole controllare a tutti i costi gli Stretti per permettere alle proprie navi di uscire dalla “sacca” del Mar Nero

–      la Francia è interessata al controllo della Siria e di ampie zone della stessa Turchia

–      l’Austria-Ungheria vuole il controllo di tutta l’area balcanica, anche perché teme il nazionalismo serbo

–      l’Inghilterra vorrebbe il controllo dell’Irak perché accanto già controlla l’Iran (petrolio) e ancora più lontano l’India. Già si era presa l’Egitto. La Gran Bretagna ha anche come obiettivo il controllo degli Stretti

–      la Germania ha in cantiere la costruzione della ferrovia Costantinopoli-Bagdad funzionale all’espansione degli interessi tedeschi nel Medio Oriente

–      anche l’Italia è interessata alla colonizzazione di ampie zone della Turchia meridionale, dopo la conquista della Libia ottomana (1912)

–      il debito pubblico è nelle mani di inglesi e francesi

Nasce quindi in Turchia la “psicosi dell’assedio”, la paura di scomparire.

Quando scoppia la Grande guerra (agosto ’14) la Turchia senza esitare si schiera con la Germania e l’Austria-Ungheria, l’alleanza meno pericolosa per la sopravvivenza dell’impero e soprattutto della Turchia.

Ma per far sopravvivere la Turchia c’è l’ostacolo degli armeni, che vivono nel “posto sbagliato”. Non è possibile una Turchia coesa, forte politicamente, con un “nemico interno” alleato con i russi.

Gli armeni quindi diventano il pericolo maggiore a differenza di ebrei (vivono solo in Palestina), greci, bulgari, serbi che vivono alla periferia dell’impero (parte europea dell’impero). Un’Armenia indipendente renderebbe il nuovo stato turco ben poca cosa a livello territoriale.

Inizia la guerra

La guerra fa precipitare la situazione perché fin dall’inizio è un fallimento per la Turchia:

– nell’inverno tra il ’14 e il ’15 l’esercito turco è sconfitto dai russi nel Caucaso

– un altro esercito turco è sconfitto dagli inglesi verso il Sinai

– nel marzo del ’15 la flotta inglese comincia a bombardare i forti a guardia degli Stretti. L’obiettivo è Costantinopoli

il 25 aprile del ’15 inizia lo sbarco di inglesi, neozelandesi, australiani sulle spiagge di Gallipoli

Lo sbarco a Gallipoli fu in prospettiva un fallimento per gli inglesi ma in quel momento la paura è che gli inglesi arrivassero a Costantinopoli vincendo la guerra mentre i russi premevano dai confini del Caucaso con la complicità degli armeni.

Da notare che contemporaneamente i turchi combattono contro russi e inglesi e devono guardarsi le spalle anche dagli arabi dell’impero.

Probabilmente la decisione di distruggere gli armeni fu presa nel marzo del ’15 (inizio bombardamenti dei forti). L’inizio delle stragi avviene quando c’è lo sbarco a Gallipoli (24-25 aprile ’15).

Se era necessario abbandonare l’impero al suo destino i G. T. appaiono più che determinati a far sopravvivere la sola Turchia (è la Turchia di oggi). Gli armeni che vivono nel territorio turco sono un ostacolo che deve essere eliminato a tutti i costi e con metodi drastici. È il gioco la sopravvivenza della popolazione turca.

A far scattare le deportazioni c’è la convinzione che gli armeni stanno aiutando i russi a vincere nel Caucaso (affinità religiose), aspetto sicuramente vero per minoranze intellettuali che sognano la sconfitta di turchi e la nascita di un grande stato armeno. I contadini armeni invece avrebbero volentieri continuato a vivere in pace nei loro villaggi riconoscendo l’autorità del governo turco.

Quindi dopo l’arresto-massacro dei notabili, iniziano le deportazioni anche dalle zone lontane per raggiungere a piedi (centinaia di chilometri) i campi di concentramento in Mesopotamia (Siria e Irak).

Durante le deportazioni avvengono assassinii, mutilazioni, stupri, rapimenti, torture, conversioni coatte, riduzione in schiavitù, furti e brutalità di ogni genere. Gli uomini sono sempre uccisi, soprattutto i giovani nell’età di leva. Si risparmiano talvolta i bambini e le donne giovani. Non più del 20% riuscì a raggiungere le zone previste.

Nei motivi del genocidio c’è anche una forte componente economica: sequestro di denaro, terre, proprietà degli armeni più ricchi (parallelo con le persecuzioni subite dagli ebrei)

Non ci sono motivazioni razziali: alcune donne si salvarono convertendosi all’Islam e così alcuni bambini furono adottati da famiglie turche per essere “turchizzati”.

L’odio nei confronti degli armeni non nacque solo ai tempi della prima guerra mondiale. Nel corso dell’Ottocento c’erano stati terribili pogrom ai danni delle comunità armene come nel 1894-96 con circa 300mila vittime.

Il giustificazionismo turco

I vari governi turchi nel corso del Novecento non hanno mai negato le deportazioni e “alcune” vittime. Ma hanno dato la colpa agli armeni che collaboravano con i russi per far vincere a loro la guerra (deportazione degli armeni da zone di guerra). I governi turchi hanno sempre negato un progetto di sterminio definito razionalmente a tavolino con la totale scomparsa degli armeni.

In realtà:

–      furono deportati armeni anche da zone molto lontane dai confini con i russi

–      prima di iniziare i lunghissimi percorsi a piedi gli uomini giovani erano allontanati dalle famiglie e sistematicamente uccisi. Solo donne, bambini e anziani iniziavano le deportazioni

–      durante i lunghi tragitti gli armeni erano sistematicamente derubati e uccisi dalle guardie oppure dai curdi o da popolazioni arabe senza che nessuno li difendesse

–      una volta arrivati ai campi (non più del 20%) erano lasciati a morire di fame e di freddo

–      la documentazione disponibile attesta il genocidio (i telegrammi di Taalat e Enver ai governatori e ufficiali dell’esercito sono inequivocabili)

Le prove dello sterminio

Talaat alla prefettura di Aleppo:“E’ stato comunicato che il governo ha deciso di eliminare completamente tutti gli armeni abitanti in Turchia. Senza riguardi per le donne, i bambini e i malati, per quanto possano essere tragici i mezzi di sterminio. Bisogna mettere fine alla loro esistenza”.

Leslie Davis fu console americano a Kharput e scrisse lettere molto chiare al suo ambasciatore: “Li hanno semplicemente arrestati e uccisi nell’ambito di un piano generale di sterminio” (luglio ’15).

Il diplomatico inglese James Bryce denunciò alla Camera dei Lords il massacro di “circa 800mila armeni” (ottobre ’15). L’anno successivo presentò il “Libro blu”, una raccolta di 150 documenti con fotografie.

L’ambasciatore americano in Turchia Morgenthau racconta di grandi sforzi per fermare lo sterminio. Riporta queste parole di Talaat:“Noi abbiamo già liquidato la posizione di ¾ degli armeni… Bisogna che la finiamo con loro, altrimenti dovremo temere la loro vendetta… Noi non vogliamo più vedere armeni in Anatolia, possono vivere nel deserto, ma in nessun altro luogo”.

Anche Hitler giustificava lo sterminio dei bambini ebrei per evitare la successiva vendetta.

Alcuni americani e tedeschi videro le deportazioni e come avvenivano e fecero di tutto per denunciare ai propri paesi quello che stava accadendo con l’obiettivo di far terminare il genocidio. Inutilmente.

Il ruolo della Germania

Il governo tedesco fu informato di ciò che avveniva. Non aveva particolare responsabilità ma non fece niente per il timore di perdere un prezioso alleato.

L’ambasciatore tedesco Wangenheim scrive al suo cancelliere:“Il modo in cui avviene la deportazione dimostra che il governo persegue realmente lo scopo di sterminare la razza armena nell’impero ottomano”.

Finita la guerra a Versailles si sostiene che i turchi hanno massacrato su istigazione dei tedeschi (!)

Testimonianza dello sterminio sono numerose fotografie scattate di nascosto da rappresentanti diplomatici americani oppure pastori e personale tedesco in Turchia.

Il negazionismo turco

La politica del governo turco ancora oggi oscilla tra negazionismo e giustificazionismo.

I turchi hanno sempre sostenuto che gli armeni vennero spostati per evitare che favorissero il nemico russo. Qualche eccesso c’è stato, giustificato dalla guerra. Niente di più. In realtà sono stati deportati anche gli armeni che abitavano lontano dalla linea del fronte: es. gli armeni della Tracia.

Probabilmente i turchi temono che ammettendo i massacri debbano pagare riparazioni territoriali, economiche o possa essere indebolita l’identità turca.

Il compimento dello sterminio avvenne con Kemal Ataturk (prima della proclamazione della repubblica nel 1923) e oggi metterlo in discussione è impossibile.

Oggi la Turchia ha un ruolo molto importante nella NATO (rapporti molto stretti con gli USA) e come bastione “laico” di fronte all’integralismo mussulmano (leggi ISIS) così come un tempo era bastione militare di fronte all’URSS.

Lo sfruttamento politico del genocidio in Europa

Oggi lo sterminio armeno viene utilizzato in maniera strumentale da coloro che per vari motivi temono la crescita economica-politica della Turchia e il suo ingresso nella Unione Europea (es. la Francia).

I rapporti privilegiati con gli USA frenano il suo ingresso nell’Unione. In Germania forte comunità turca. In Francia presenza significativa della diaspora armena.

Oggi gli abitanti dell’Armenia sono 3 milioni e mezzo. 150mila abitano nel Karabah, circa un milione nell’ex Urss e due milioni appartengono alla diaspora (Stati Uniti, Francia, Vicino Oriente…).

L’Europa dovrebbe imporre alla Turchia il riconoscimento del genocidio come condizione per entrare in Europa.