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Rischio 1914 Come è scoppiata la Prima guerra mondiale

Rischio 1914

Come è scoppiata la Prima guerra mondiale

Questa sera vedremo come è scoppiata la prima guerra mondiale, soprattutto cercheremo di individuarne le cause.

Poi vedremo quali erano i piani di battaglia di tedeschi e francesi e come le cose sono andate durante le prime settimane di combattimenti. Ma non dimenticheremo il crollo della Seconda Internazionale e l’adesione di tutti gli intellettuali ai propri governi condividendo ed esaltando i rispettivi scopi di guerra.

Sarajevo, 28 giugno 1914

Il punto di partenza è naturalmente l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 quando il terrorista serbo Gavrilo Princip uccide l’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando, nipote del vecchio imperatore Francesco Giuseppe.

L’attentato avviene a Sarajevo (capitale della Bosnia Erzegovina), allora periferia dell’impero. Princip invece voleva l’unione di tutti gli slavi del sud (sloveni, croati, bosniaci, serbi, montenegrini e macedoni) in un nuovo Stato. Nel 1919 si chiamerà Jugoslavia.

L’occasione per uccidere un simbolo dell’odiata monarchia asburgica è finalmente arrivata. Il 28 giugno è prevista la visita dell’erede al trono con tanto di folla lungo le strade: è l’occasione propizia.

Inizia la guerra

La guerra iniziò il 28 luglio quando l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia. Pochi giorni dopo la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia e la Gran Bretagna dicharò guerra alla Germania. Nei primi giorni d’agosto l’Europa si trovò coinvolta in una guerra che alla fine travolse il continente, provocò nove milioni di morti lasciando pesanti eredità quali il nazismo e il fascismo.

L’attentato di Sarajevo del 28 giugno del ’14 ebbe la sua importanza nella dinamica degli avvenimenti ma sarebbe puerile credere che sia stato il povero Princip a far scaturire la guerra. Semplicemente è come se Princip, senza rendersene conto, fosse entrato in una enorme polveriera con un fiammero acceso e questo gli fosse caduto dalle mani.

Il problema è capire come fu possibile che l’Europa divenne una polveriera pronta ad esplodere alla prima seria occasione.

Le alleanze

Alla vigila della guerra l’Europa era divisa profondamente da due fazioni contrapposte.

Da una parte abbiamo la Triplice Alleanza formata da Germania, Austria-Ungheria e Italia; dall’altra la Triplice Intesa formata da Gran Bretagna, Francia e Russia.

Le due alleanze non erano nate ieri ma avevano attraversato la storia europea tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo.

Germania e Austria-Ungheria si erano unite in una alleanza politico-militare già dal 1879. Nel 1882 si era unita l’Italia in quel momento ferocemente antifrancese per l’affaire di Tunisi.

Francia e Russia avevano stretto un patto di mutuo soccorso nel 1894. La Gran Bretagna si era unita alle due potenze nel 1904 e nel 1907.

Questo è il nocciolo della questione. È in queste linee di faglia che dobbiamo cercare le cause dello scoppio della Prima guerra mondiale.

Queste alleanze non erano accidentali o frutto del caso: pensiamo che la seconda guerra mondiale fu combattuta con le stesse alleanze. L’eccezione è la sola Italia, ora dalla parte della Germania.

Secondo Sergio Romano è sbagliato parlare di un’unica guerra combattuta dall’agosto del ’14 fino al novembre ’18.

In realtà furono combattute sei guerre diverse:

– quella franco-tedesca per la supremazia nel continente europeo

– quella anglo-tedesca per il governo degli oceani

– quella austro-russa per la supremazia nei Balcani

– quella italo-austriaca per la supremazia nell’Adriatico

– quella russo-turca per il controllo degli Stretti

– quella combattuta dal Giappone contro la Germania per la creazione di un impero nipponico dell’Asia orientale (Oceano Pacifico)

– Germania e Gran Bretagna sono nel 1914 le nazioni più forti in tutta l’Europa e ormai da diversi anni è palese l’antagonismo. La Germania come Stato nasce solo nel 1871 e freme per avere spazi a livello coloniale, per avere mercati per la sua crescente produzione industriale e per avere il dominio degli oceani in contrapposizione alla Gran Bretagna.

Uno dei motivi di contenzioso con la Gran Bretagna è la costruzione da parte dei tedeschi della ferrovia da Berlino a Bagdad che avrebbe permesso ai tedeschi di penetrare in Medio Oriente dove gli inglesi avevano interessi in Persia e Mesopotamia (pozzi petroliferi).

Non c’è dubbio che è la Germania del Kaiser Guglielmo II a scompaginare gli equilibri precedenti (il cosidetto “concerto europeo” nato dopo il Congresso di Vienna) e a porre le condizioni della guerra, mentre la G. B. vede la guerra come l’unica condizione per mantenere la leadership a livello mondiale

– la Francia nel 1914 non vede l’ora di ottenere la revance, ossia la rivincita nei confronti della Germania che l’aveva umiliata nel 1870 strappandole l’Alsazia e la Lorena. Nel contempo la Germania sa che ad ovest ha un nemico che in accordo con la Russia potrebbe agire da tenaglia soffocando ogni pretesa imperialistica

– l’impero austro-ungarico vedeva da tempo nei Balcani un’area di espansione politico-militare approfittando della crisi dell’impero ottomano destinato alla sparizione. Ma nei Balcani era nato da pochi decenni il nazionalismo serbo che mirava a raggiungere l’Adriatico e a strappare posizioni all’impero asburgico. Nel 1908 Vienna aveva acquisito la Bosnia-Erzegovina senza che la Serbia fosse in grado di impedirlo. La Serbia era sorretta dall’impero russo che vedeva anch’esso nei Balcani un’area di espansione militare per arrivare a controllare gli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli, fondamentali per permettere alla flotta russa ancorata ad Odessa di uscire dal Mar Nero. Quindi la Serbia sapeva che in un possibile conflitto con Vienna, Mosca sarebbe stata dalla sua parte

– ma la Russia non doveva guardarsi solo da Vienna, c’era anche la Turchia in competizione con Mosca per il controllo degli Stretti, area di grandissimo valore strategico. Se la Turchia avesse perso il controllo degli Stretti la sua fine come impero sarebbe stata certa, al contrario Mosca con l’acquisizione degli Stretti avrebbe dato respiro alla sua flotta con la navigazione nel Mediterraneo. La Russia aveva la propria flotta nel Baltico e a Vladivostok, ben lontane dal Mediterraneo

– altro conflitto era tra l’Italia e l’impero asburgico perché Roma rivendicava il Trentino e Trieste, territori che il Risorgimento non era riuscito ad assicurare al giovane regno.

In realtà Trento e Trieste erano un pretesto per una politica italiana di espansione nei Balcani che avrebbe dovuto permettere di fare dell’Adriatico un mare italiano. Adriatico italiano voleva dire l’Istria, La Dalmazia, l’Albania e il Montenegro se non anche la Grecia. Il nemico numero uno per questo progetto imperialistico era la monarchia bicipite, ma anche Vienna aveva i suoi interessi nella stessa area.

Quindi l’Italia dichiarò nel ’14 la sua neutralità (non certamente per volontà di pace) e quando la classe dirigente scelse l’Intesa l’Italia “tradì” il precedente accordo con Germania e Austria ed entrò in guerra a fianco di Francia, Inghilterra e Russia.

– il Giappone nel 1914 non ha la forza del 1941 ma sta ponendo le basi per la sua politica imperialistica in Asia approfittando della crisi della Cina e delle colonie tedesche a portata di mano ora che la Germania era impegnata in un duro conflitto in Europa

Il cuore della crisi europea è però a Londra e Berlino: è lì che si gioca la partita vera, la partita per la supremazia in Europa

Ci sono dei dati che ci fanno capire quanto questa guerra sia razionale e non abbia dei “buoni” e dei “cattivi”, ossia nazioni guerrafondaie che trascinano nella guerra nazioni pacifiche.

– Gli Stati Uniti nel 1880 hanno il 14,7% della produzione manifatturiera mondiale, nel 1913 il 32%

– La Germania nel 1880 ha l’8,5%, nel 1913 il 14,8% / forte crescita

– nel contempo la prima della classe, la Gran Bretagna, crollava dal 22,9% al 13,6%

– la Francia calava dal 7,8% al 6,1%.

– Leggero incremento per la Russia

– Italia ed Austria restano ferme.

In queste cifre ci sono le motivazioni della guerra: le potenze emergenti, Germania, Giappone e Stati Uniti, vogliono una nuova spartizione dei mercati e delle sfere di influenza nel mondo mentre le vecchie potenze, la G. Bretagna soprattutto e in parte la Francia, si opponevano ai nuovi arrivati.

Come vedete Princip c’entra poco. Se la pistola di Princip si fosse inceppata, è probabile che la guerra sarebbe scoppiata qualche settimana o mese dopo.

Una chiave di lettura condivisa dallo storico Giorgio Rochat, che recentemente in una intervista sul Corriere (15/5/2014) ha affermato:

“…L’Europa dell’epoca era dominata dall’asse franco-britannico, appoggiato dalla Russia. La Germania era la potenza emergente che voleva sovvertire quell’equilibrio. La guerra nasce da un contrasto di potenza in cui tutti gli attori seguono una logica imperialista: non vedo francamente uno Stato più responsabile di altri. Direi che lo sono tutti in proporzione al loro peso sullo scacchiere internazionale…”.

Quindi il povero Princip può riposare in pace, nessuno oggi gli addebita l’enorme scempio seguito al suo attentato.

La Belle Epoque

Con i “cannoni d’agosto” crollò miseramente quella che fu definita la Belle Epoque, un’età densa di idealismi, di ingenuità  e di straordinarie scoperte tecnico-scientifiche che sembravano aver abolito per sempre la guerra. Di fronte alla nuova età dominata dal progresso e dal benessere le guerre sarebbero state combattute solo dai popoli barbari.

In effetti tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novcento il mondo fu rivoluzionato:

–    la Tour Eiffel per l’Expo a Parigi del 1889 dimostrava le enormi potenzialità dell’acciaio

–      le navi a vapore e le ferrovie rendevano il mondo sempre più piccolo

–      l’automobile (nasce nel 1886) permetteva all’uomo di provare il brivido della velocità

–      l’aereo (1903) era una meraviglia tutta da scoprire (Bleriot attraversa la Manica nel 1907)

–      i progressi nella chimica, meccanica e nell’industria dei trasporti facevano presagire un futuro roseo

–      le città crescevano sempre più ed erano illuminate dalla corrente elettrica

–      fiorivano le arti in ogni paese europeo

–      l’ultima guerra in Europa era stata quella del 1870 tra Prussia e Francia e nessuno la ricordava più

–      le relazioni internazionali sembravano improntate al reciproco rispetto. Le case regnanti erano tra loro imparentate. Esempio Guglielmo II e Nicola II erano cugini ed erano incredibilmente somiglianti

Molti intellettuali erano convinti che questi progressi tecnico-scientifici avrebbero permesso anche alle popolazioni dell’Asia e dell’Africa di uscire dalla loro secolare barbarie. E tutto il mondo avrebbe conosciuto un progresso infinito.

Si trattava di pie illusioni che vennero spazzate via nell’agosto del ’14.

In realtà la Belle Epoque era bella solo per le borghesie capitalistiche mentre la classe operaia europea languiva nella miseria. In Africa e Asia il colonialismo europeo mostrava il suo volto più brutale. Nell’economia alla libera concorrenza erano nati poderosi monopoli industriali e bancari capaci di condizionare i comportamenti e le scelte dei governi.

E poi solo pochi capivano che i progressi tecnico-scientifici che stavano avvenendo anche nel settore militare avrebbero cambiato per sempre il volto alla guerra perché si stavano realizzando armi molto più distruttive che nel passato le quali avrebbero reso le guerre più lunghe e logoranti. Le mitragliatrici e i cannoni a tiro rapido, i milioni di soldati mobilitabili  stavano cambiando la natura della guerra.

Pochi videro al di là delle luci e delle frivolezze della Belle Epoque.

Quindi non è sbagliato dire che l’Europa arrivò di fronte al baratro e fino all’ultimo non vide il burrone verso il quale stava avanzando.

Che cosa avvenne dall’attentato di Sarajevo allo scoppio della guerra?

Come è stato possibile che tante nazioni entrassero in guerra nel giro di pochi giorni?

Dopo l’attentato sembra che tutto torni alla normalità. Dopo il primo sconcerto e le prime proteste da parte di Vienna sembra che una possibile reazione austriaca non ci sarà. In realtà a Vienna si vogliono fare le cose per bene e non lasciarsi sfuggire questa ghiotta occasione per ridimensionare una volta per tutte l’odiata Serbia.

Il 23 luglio l’Austria fece pervenire a Belgrado il famoso ultimatum che la Serbia non accettò e questo fu il casus belli per giustificare la guerra.

Gli entusiasmi iniziali /  l’ “Agosto radioso”

All’annuncio della guerra ovunque si scatenarono grandi entusiasmi: a Londra, Parigi, Berlino, Mosca… non solo la gente comune venne infatuata ma anche grandi e insospettabili intellettuali proruppero in manifestazioni di gioia.

Freud dichiarerà che mai quel giorno si sentì così felice (dichiarazione di guerra di Vienna a Mosca) ed era disposto a dare ancora una possibilità al vecchio impero. Thomas Mann disse che questa era la guerra della Kultur tedesca contro la civilization francese, ossia il contrasto mortale tra una cultura dedita ai valori più alti e una crassa e materialistica basata sul profitto, sulle brutture dell’urbanesimo e sulla mancanza di ogni valore spirituale. Sia Freud che Mann cambiaranno presto idea facendo autocritica.

Tra coloro che a Monaco festeggiarono la guerra vi era anche un illustre sconosciuto: Adolf Hitler, il quale era stato riformato nel febbraio del ’14 dall’esercito tedesco ma ora era necessaria tanta “carne da cannone” e non era possibile fare i difficili.

Se l’entuasiasmo raggiunse punte di parossismo nelle città europee, nelle campagne l’atteggiamento dei contadini fu piuttosto guardingo temendo le sciagure che la guerra avrebbe provocato.

In ogni caso non ci furono, oppure furono opera di minoranze, manifestazioni contro la guerra. I soldati partirono con l’ingenua certezza che la guerra sarebbe durata pochi mesi e si sarebbe conclusa con la vittoria e il ritorno a casa prima di Natale. Anche politici e militari avevano la stessa sicurezza, infatti si provvide tardi all’equipaggiamento invernale e alle strutture atte a permettere di presidiare le trincee anche d’inverno.

Il fallimento dell’Internazionale

Se fu così facile portare milioni di contadini, operai e piccola borghesia sui “campi dell’onore”, una causa importante fu il fallimento della II Internazionale nata nel 1889. Raggruppava tutti i partiti socialisti più importanti in Europa e tra tutti primeggiava l’SPD tedesca, forte del suo nutrito gruppo di parlamentari (era il partito più grande nel parlamento), dei suoi giornali, potendo contare anche su un forte sindacato.

Tutti questi partiti tradirono il proletariato votando l’approvazione dei rispettivi crediti di guerra (4 agosto vota i crediti l’SPD subito seguita dal PSF) e impedendo ogni mobilitazione contro la guerra utilizzando l’arma dello sciopero o della protesta.

Tradirono perché i dirigenti ormai avevano perso il contatto con le masse e temevano che i militari e i politici fautori della guerra avrebbero smantellato le loro organizzazioni.

In molto paesi, Francia e Inghilterra, i rispetti partiti socialisti entrarono nei governi in nome delle “unioni sacre” (union sacrè) condividendo in tutto per tutto gli obiettivi di singoli paesi. Alcuni ministri durante la guerra erano socialisti.

Solo il partito bolscevico, il partito serbo e il Psi si opposero alla guerra. I primi due vennero perseguitati mentre il Psi assunse l’ambigua formula del “né aderire né sabotare” che in ogni caso non impedì al governo italiano di entrare in guerra l’anno successivo.

I piani militari

Francia e Germania avevano due piani operativi opposti con i quali credevano di mettere subito in ginocchio l’avversario.

I tedeschi iniziarono la guerra con l’invasione del Belgio (4 agosto) basandosi sul Piano Schliefflen messo a punto da questo generale già negli anni Novanta dell’Ottocento quando era Capo di Stato Maggiore.

Come abbiamo visto si basava su una manovra a tenaglia che avrebbe dovuto mettere fuori combattimento la Francia in sei settimane e non di più. Questo perché nel frattempo i russi si sarebbero mobilitati ma la lentezza dell’esercito russo avrebbe permesso di chiudere la guerra prima a occidente e poi chiuderla a oriente. In sostanza secondo Schliefflen la Germania non doveva combattere due guerre contemporaneamente. Prima doveva vincere a occidente e poi metter fuori causa il nemico di sempre, la Russia zarista.

Per vincere sicuramente Schliefflen aveva messo a punto un piano estremamente articolato che prevedeva giorno per giorno il ritmo dell’avanzata prima in Belgio e poi in Francia con l’obiettivo di occupare subito Parigi e quindi di vincere la guerra. L’ala destra dello schieramento tedesco doveva avere una superiorità di 7 a 1 (!) rispetto agli altri corpi d’armata. È il bataillon carrèe destinato a travolgere qualunque forma di resistenza e circondare Parigi.

Nel frattempo era morto Schliefflen e il suo successore, von Moltke (il nipote del vincitore di Sedan), forse non aveva le capacità del nonno. Fatto sta che l’avanzata fu rallentata prima della resistenza dell’”eroico” Belgio e poi dai fucilieri dell’esercito britannico. In ogni caso l’esercito francese indietreggiava ogni giorno e Parigi era in pericolo.

Attacco francese in Lorena

Mentre i tedeschi avanzavano in Belgio i francesi iniziarono le ostilità attaccando i tedeschi in Lorena con l’obiettivo di riprendersi l’Alsazia e Lorena perse nel 1870. E’ il Piano XVII messo a punto da tempo dagli strateghi francesi.

Con i loro pantaloni rossi e giacche blu, gli ufficiali in guanti bianchi e mostrine luccicanti, andarono all’attacco cantando la Marsigliese, e fu subito una carneficina. Qui i tedeschi si difendevano perché erano pochi ma con le loro mitragliatrici fecero scempio dei soldati francesi.

Il Piano Schliefflen prevedeva che la V Armata tedesca passasse ad est di Parigi e la circondasse. Non a caso l’armata di von Gluck aveva il maggior numero di effettivi e il migliore armamento. Ma durante l’avanzata von Gluck invece di circondare Parigi seguì la V Armata francese in rotta con l’obiettivo di circondarla e annientarla. Era  una violazione del Piano Schifflen.

In realtà von Gluck fece l’unica cosa che poteva fare in quelle condizioni: inseguire i francesi in rotta e non avvolgere Parigi perché i suoi soldati erano esausti dopo aver percorso combattendo centinaia di chilometri. Già c’erano problemi di approvvigionamento e il suo esercito era poco meccanizzato (pochi camion e automobili) per il rapido trasporto dei soldati. I cavalli avevano bisogno di migliaia di foraggio ogni giorno per sopravvivere.

Nel frattempo i francesi evitarono l’accerchiamento e lungo la Marna (battaglia di arresto) non solo si difesero ma sospinsero indietro i tedeschi.

La Marna a rigore non è né una vittoria francese né tantomeno tedesca: i tedeschi indietreggiano perché così si avvicinarono ai loro collegamenti e si posizionano su alture poco distanti di fronte alle quali poi saranno i francesi ad attaccare. Quindi La Marna non fu neppure una grande vittoria francese come fu sbandierata in tutta la Francia.

Certo i francesi parano un colpo che poteva essere mortale.

Le operazioni dell’autunno ’14: dalla guerra di posizione alla guerra di trincea

Dopo avere tentato tra settembre e ottobre di superarsi a vicenda per arrivare primi al mare (Canale della Manica), tedeschi e francesi si asserragliarono in posizioni fortificate che vennero chiamate trincee, le quali attraversavano la Francia dalla Manica alla Svizzera per 800 chilometri. Dalla guerra di movimento, come piaceva ai generali, si passò alla guerra di trincea di fronte alla quale nessuno era preparato.

In ogni caso i tedeschi apparivano favoriti alla fine del ’14 perché occupavano vaste zone del Belgio e gran parte della Francia del nord-est, quindi la guerra tedesca era di difesa e quella francese di attacco. E in una guerra che premiava molto i difesori e penalizzava gli attaccanti, non era poco.

NOTE

Uno dei testi significativi dell’epoca è “La grande illusione” di Norman Angell il quale nel 1910 ipotizzava che le guerre sarebbero state messe in soffitta perché il capitalismo mondiale era così intrecciato che nessun capitalista avrebbe avuto nessun interesse per la guerra.

In realtà Angell non capiva che nei momenti di crisi industria e finanza si rivolgevano ai propri governi ai quali demandavano la difesa dei propri interessi.

Non c’è dubbio che se la Germania avesse vinto la guerra le grandi famiglie tedesche che erano a capo del mondo economico avrebbero tratto grandi vantaggi (Mitteleuropa e Mittelafrica). Finita la guerra Gran Bretagna e Francia si confrontano con una Germania umiliata e in Medio Oriente acquisiscono nuovi vantaggi (la Francia la Siria, l’Inghilterra l’Arabia e la Persia più le colonie tedesche in Africa). I grandi monopoli (enormi concentrazioni industriali) in ogni Stato europeo sono in grado di orientare la politica del proprio governo

– Z. Brzezinski, ha fatto a bilancio del XX secolo, nel libro “Il mondo fuori controllo (Ed. Longanesi):

…Il ventesimo secolo era nato sotto il segno della speranza, in una situazione piuttosto favorevole. Le principali potenze mondiali avevano beneficiato, in generale, di un periodo relativamente lungo di pace… Il clima dominante nelle principali capitali al 1° gennaio 1900 era improntato in generale all’ottimismo. La struttura del potere mondiale sembrava stabile. Gli imperi esistenti davano l’impressione di essere sempre più illuminati e sicuri… Arte, architettura, letteratura fiorivano, mentre correnti innovative generavano un clima di creatività pieno di promesse… La disuguaglianza sociale, sia pur diffusa, sembrava ancora una situazione normale ma sempre più sottoposta …ad una graduale correzione grazie a interventi governativi in progressiva espansione. Ma soprattutto, la situazione politica dominante, almeno in apparenza, sembrava essere relativamente priva di minacce… La sempre maggiore fede nella rivoluzione scientifica generava ottimismo sulle condizioni future dell’umanità. L’alba del ventesimo secolo venne accolta da molti commentatori come il vero inizio dell’Età della Ragione…

Contrariamente a quanto prometteva il ventesimo secolo è diventato l’epoca più sanguinaria e piena d’odio mai conosciuta dall’umanità, un secolo di politica allucinante e di eccidi mostruosi. La crudeltà è stata istituzionalizzata a un livello mai raggiunto in precedenza, gli stermini organizzati secondo le regole della produzione di massa. Il contrasto tra il potenziale scientifico rivolto al bene e la malvagità politica che si è in effetti scatenata è sconvolgente.

Mai prima l’omicidio era stato così diffuso a livello mondiale, mai prima aveva eliminato tante vite, mai prima l’annullamento di esistenze umane era stato perseguito con tale concentrazione di sforzi, alla ricerca di traguardi così arrogantemente irrazionali…

Breve cronologia del primo anno di guerra fino all’ingresso in guerra dell’Italia

Con particolare riferimento alle vicende del Movimento operaio tedesco.

Tratta dal libro Guerra e politica in Germania 1914-1918 di Paul Frölich (Ed. PANTAREI)

1914

–          28 giugno: uccisione a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando e della moglie

–          23 luglio: ultimatum austriaco alla Serbia

–          25 luglio: la Serbia respinge l’ultimatum e avvia la mobilitazione parziale. La Russia promette aiuto alla Serbia

–          26 luglio: l’Avanti proclama “Abbasso la guerra. Né un uomo, né un soldo, ad ogni costo”

–          28 luglio: l’Austria dichiara guerra alla Serbia

–          28-30 luglio: a Berlino e in altre città tedesche manifestazioni contro la guerra

–          29 luglio: mobilitazione parziale della Russia. L’Ufficio socialista internazionale lancia un appello contro la guerra sottoscritto da tutti i partiti

–          30 luglio: mobilitazione generale in Russia. Manifestazione contro la guerra a Parigi.

–          31 luglio: la Germania proclama il “pericolo di guerra imminente” e invia ultimatum a Francia e Russia. Jean Jaurès viene assassinato a Parigi

–          1° agosto: la Germania dichiara guerra alla Russia e vieta ogni manifestazione di dissenso. Scontri alla frontiera serbo-austriaca. I socialisti serbi votano contro i crediti di guerra. La Francia mobilita

–          2 agosto: l’Impero ottomano firma trattato segreto con la Germania per entrare in guerra il 3 novembre. La Germania invade il Lussemburgo

–          3 agosto: La Germania dichiara guerra alla Francia. Il gruppo parlamentare socialdemocratico decide (78 a 40) di votare a favore dei crediti di guerra. L’Italia dichiara la neutralità

–          4 agosto: la Germania invade il Belgio e la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania. Il Reichstag vota i crediti di guerra con l’appoggio SPD (compreso Liebknecht): La SPD di Stoccarda si pronuncia contro la posizione del gruppo parlamentare. Prima riunione degli internazionalisti tedeschi con Rosa Luxemburg

–          5 agosto: gli USA dichiarano la neutralità. Manifesto del CC bolscevico contro la guerra.

–          7 agosto: appello SPD e sindacati di appoggio alla guerra

–          8 agosto: i deputati bolscevichi votano contro i crediti di guerra. Il Labour Party aderisce al comitato per il reclutamento.

–          17 agosto: i sindacati tedeschi decidono il blocco di ogni rivendicazione salariale

–          23 agosto: il Giappone dichiara guerra alla Germania ed occupa Chaochow

–          26 agosto: due socialisti francesi (Guesde e Sembat) entrano nel governo e nella Union Sacrée

–          26-28 agosto: sconfitta dei russi a Tannenberg

–          2 settembre: il governo francese in seguito all’offensiva tedesca si trasferisce a Bordeaux

–          3 settembre: elezione di Papa Benedetto XV

–          4-13 settembre: viaggio di Karl Liebknecht in Belgio e Olanda

–          5 settembre: Trattato di Londra con cui Gran Bretagna, Francia e Russia si impegnano a non concludere pace separata

–          5-12 settembre: la battaglia della Marna sancisce il fallimento del piano di guerra tedesco per una rapida vittoria

–          6-7 settembre: la conferenza bolscevica di Berna adotta le tesi di Lenin sulla guerra

–          7-15 settembre: nuova sconfitta russa ai Laghi Masuri

–          14 settembre: destituzione di von Moltke sostituito da von Falkenhayn

–          20 settembre: riunione dei socialisti italiani e svizzeri a Zurigo

–          20-28 settembre: vietata la pubblicazione per alcuni giorni del Volksblatt di Bochum e di Stettino, oltre ad altri giornali di partito in Renania e a Danzica. Sospensione a tempo indeterminato del Vorwärts. Karl Liebknecht in una riunione clandestina riconosce l’errore di aver votato per crediti di guerra per disciplina di partito

–          Ottobre: a Berlino e in altre città tedesche si tengono riunioni della Opposizione socialdemocratica alla guerra

–          1° ottobre: il Vorwärts viene dissequestrato dietro promessa di non occuparsi più di lotta di classe

–          2 ottobre: viene introdotta la censura sulle riunioni pubbliche

–          17 ottobre: processo contro Lienknecht

–          20 ottobre: prima battaglia di Ypres

–          1° novembre: la Russia dichiara guerra alla Turchia

–          4-5 novembre: scontro e spaccatura nella SPD di Stoccarda tra sostenitori e oppositori della guerra

–          18 novembre: il governo francese rientra a Parigi

–          27-28 novembre: raduno a Berlino dei rappresentanti dell’Opposizione di tutto il Reich

–          Dicembre: Karl Liebknecht vota, solo, contro i crediti di guerra mentre 16 deputati SPD abbandonano l’aula

–          2 dicembre: gli Austro-ungarici conquistano Belgrado, che però sarà riconquistata dai Serbi l’11 dicembre

–          5 dicembre: vietate le riunioni a Berlino

–          10 dicembre: l’assemblea dei militanti SPD di Stoccarda si schiera con Liebknecht

–          18 dicembre: lettera contro la guerra di Liebknecht, Luxemburg e Mehring al Labour Leader di Londra

–          25 dicembre: in occasione del Natale estese fraternizzazioni sul fronte occidentale

–          26 dicembre: la Germania introduce il controllo governativo su rifornimento e distribuzione dei generi alimentari. La Gran Bretagna dichiara l’embargo sul trasporto viveri nei porti nemici, anche nelle acque extra-territoriali

1915

–          Gennaio: vengono sospesi i giornali socialdemocratici di molte città tedesche. In Russia i deputati bolscevichi che non hanno votato i crediti di guerra sono condannati alla deportazione in Siberia

–          7 gennaio: Conferenza nazionale a Berlino delle Opposizioni riunite

–          Febbraio: battaglie sui Laghi Masuri e nella Champagne, sull’Yser, nelle Argonne. Sospesi o sequestrati altri giornali socialdemocratici.

–          1° febbraio: introdotta in Germania la carta di razionamento per il pane

–          7 febbraio: Liebknecht è richiamato alle armi

–          18 febbraio: la Luxemburg è arrestata e incarcerata

–          Marzo: sospesi o sequestrati altri giornali della SPD.

–          5 marzo: conferenza nazionale dell’Opposizione a Berlino

–          15 marzo: esce il primo numero di Die Internationale

–          18-20 marzo: il gruppo parlamentare SPD decide a maggioranza (77 a 23) di approvare la terza tranche dei crediti di guerra. Liebknecht e Rühle votano contro mentre gli altri deputati dell’opposizione escono dall’aula

–          24 marzo: Conferenza internazionale delle donne a Berna

–          Aprile: seconda battaglia di Ypres. Battaglie di Gallipoli contro l’Impero ottomano.

–          5-7 aprile: conferenza dell’Internazionale dei giovani socialisti a Berna

–          26 aprile: l’Italia firma il trattato di Londra con l’Intesa

–          1° Maggio: vietate in Germania le assemblee per il Primo Maggio. L’esercito delle potenze centrali occupa la Galizia e la Bucovina. Il Labour Party entra con Henderson nel governo inglese

–          7 maggio: un sottomarino tedesco affonda il Lusitania provocando anche la morte di molti americani

–          23 maggio: l’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria e rompe le relazioni diplomatiche con la Germania

–          24 maggio: inizia la guerra dell’Italia. Liebknecht pubblica il volantino Il nemico è in casa nostra

–          28 maggio: dimostrazione per la pace al Reichstag. Arrestati Pieck, Adens e Klüss.

– Von Clausewitz

Se vogliamo capire la logica di questa guerra e non annaspare nel buio dobbiamo riportare in auge una delle più belle (ma realistiche) definizioni di che cosa è la guerra:

“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi (e precisamente con mezzi violenti)”

Questa celebre espressione appartiene ad uno dei più profondi scrittori di problemi militari, von Clausewitz (1830).

Quando le tensioni tra i diversi pesi europei giunsero al punto di rottura e non era più possibile trovare l’ennesimo compromesso, la parola passò alle armi.

Quindi la guerra non è la negazione della politica, ossia del dialogo e della ricerca del compromesso. Semplicemente quando ogni mediazione viene meno, la politica continua con le armi con l’obiettivo di annientare il nemico e ricavare nuove posizioni di vantaggio.