Torna a Resistenza

Bombardamenti su Barcellona e sulla Catalogna durante la guerra civile spagnola (1936-1939)

Bombardamenti su Barcellona e sulla Catalogna durante la guerra civile spagnola (1936-1939)

Si veda la mostra a cura del Circolo Buonarroti di Milano
www.mostracatalognabombardata.it

La mostra “Catalogna bombardata”, realizzata dal Memorial Democratic della Generalitat de Catalunya, in occasione del 75esimo dei bombardamenti dell’Italia fascista sulla popolazione civile catalana, è l’occasione per riscoprire una pagina di storia poco nota: ossia i bombardamenti italiani sulla popolazione civile della Catalogna (che contraddicono lo stereotipo dell’”italiano, brava gente”) e l’eroica resistenza del popolo di Barcellona durata tre anni, pagina gloriosa della Resistenza europea.

Il contributo aereo di Italia e Germania alla causa di Franco
Il contributo di Italia e Germania alla guerra aerea nella vittoria di Franco fu notevole: l’Italia contribuì con l’Aviazione Legionaria e 764 aerei e la Germania, oltre alla Die Legion Condor, con 277 aerei. La guerra servì soprattutto alla Germania per collaudare l’efficacia dei propri armamenti e in particolare dell’aviazione (vedi Guernica).
L’aviazione nazifascista fu protagonista di terribili bombardamenti come quello di Madrid del novembre ’36 o quello di Guernica del 26 aprile del ’37. Nelle zone controllate da Franco agirono anche alcuni bombardieri francesi e russi.

Le vittime
Le vittime delle incursioni aeree furono più di 12mila (comprendendo anche le vittime nelle aree controllate dai golpisti). Più del 90% si trovavano in territorio repubblicano, circa 5000 vittime in Catalogna (delle quali 2500 a Barcellona), altre 2500 nella regione di Valenza e oltre a 1000 tra Andalusia, Paesi Baschi e Madrid. Il numero dei morti nelle zone franchiste fu di poco più di 1000.
La Catalogna fu bombardata con particolare violenza perché aveva una vasta gamma di industrie militari, centrali produttrici di energia elettrica, porti importanti, stazioni ferroviarie, ponti, aeroporti, caserme militari e vie di comunicazione. 140 città catalane furono bombardate durante il conflitto. Barcellona la più colpita.
La mancanza di precisione nei bombardamenti spiega le tante vittime civili. In altri casi invece i bombardamenti avevano uno scopo terroristico volto a deprimere il morale della popolazione. La Catalogna fu attaccata anche via mare con potenti cannoniere.
Quando l’aviazione legionaria italiana si stabilì sull’isola di Maiorca iniziò la campagna di bombardamenti italiani sul litorale valenziano e catalano senza risparmiare le zone interne. Il maggior numero di vittime fu causato dall’aviazione italiana. Protagonisti di molte incursioni erano i bombardieri Savoia S-79 e S-81 dell’Aviazione Legionaria italiana i quali partivano dall’isola di Maiorca.
Il maggior numero di incursioni sulla Catalogna ci fu tra la fine del ’38 e l’inizio del ’39 quando i fronti si stavano avvicinando pericolosamente al capoluogo catalano.
Nelle retrovie agiva l’aviazione franchista che poteva contare ancora sull’aviazione italiana e su effettivi tedeschi e spagnoli.

I bombardamenti su Barcellona
Barcellona fu attaccata dal febbraio del ’37 fino all’entrata delle truppe franchiste in città il 26 gennaio del ’39. Oltre 2500 il numero delle vittime senza contare le grandi distruzioni della città.
Tra i peggiori bombardamenti ricordiamo quello su Barceloneta dell’ottobre del ’37 e i bombardamenti particolarmente cruenti del gennaio ’38 che provocarono la morte di 600 persone. Solo nei giorni del 16-17 e 18 del mese di marzo del ’38 Barcellona subì 12-13 attacchi che fecero un migliaio di vittime.

Altre Guernica
Il 31 maggio del ’38 cinque Savoia S-79, provenienti da Maiorca, bombardarono Granollers. Nel giro di un minuto scaricarono 60 bombe e 750 chili di granate. L’obiettivo era una centrale elettrica. La centrale non fu colpita. Le bombe caddero nel centro della città provocando 224 morti e 115 feriti (era giorno di mercato). E’ probabile che il numero delle vittime sia ancora maggiore. In quel momento non c’erano ancora rifugi antiaerei.
Eppure il Diritto Internazionale, articolo 24 della Convenzione dell’Aia (1927), diceva che “nel caso in cui gli obiettivi siano situati in modo tale da rendere impossibile distinguere la popolazione civile dalle installazioni militari, l’aereo si asterrà dai bombardamenti”.
Il 2 novembre del ’37 un altro terribile bombardamento. Nove trimotori italiani scaricarono bombe su Lleida situata in posizione strategica. Fu colpito il Liceo e il mercato. Morirono 250 persone di cui una cinquantina di liceali. Il 27 marzo del ’39, pochi giorni prima dell’occupazione franchista, la città fu nuovamente colpita con 400 vittime, oltre a centinaia di feriti e la distruzione della città. Altri attacchi nei giorni successivi.
Subì bombardamenti la città di Figueres il 23 gennaio del ’38 con 281 morti e la distruzione di 560 case.
Altri bombardamenti e mitragliamenti sulla popolazione e sui soldati repubblicani che cercavano di affluire in Francia alla fine della guerra.

I primi rifugi antiaerei
Fino alla costruzione di rifugi antiaerei la popolazione cercava scampo nei sotterranei e nelle stazioni della metro. Poi si iniziarono a costruire rifugi e ad approntare batterie antiaeree accanto a sistemi d’allarme e di segnalazione di aerei nemici. La costruzione di rifugi doveva tenere conto delle potenzialità di distruzione delle varie bombe che venivano sganciate. Una bomba di 1000 kg creava un buco di 2 metri nel cemento armato e di 20 metri nella terra.
I rifugi vennero dotati di servizi base come illuminazione elettrica, latrine, pozzi di ventilazione, panchine per sedersi, medicinali, cibo ecc. tenendo in considerazione che le persone potevano essere costrette alla permanenza per ore o addirittura giorni interi.
Solo in Catalogna furono costruiti 2400 rifugi e nella sola Barcellona 1400. In gran parte i lavori furono svolti da donne, bambini e vecchi e da tutte le persone che non avevano l’obbligo di andare al fronte.
Durante la notte avvenivano i bombardamenti e quindi chi poteva lasciava la città durante il giorno per raggiungere località ritenute tranquille oppure raggiungeva i campi e le grotte intorno alla città; gli altri andavano nei rifugi in caso d’attacco.
Gli abitanti di Barcellona mostrarono non solo grande eroismo ma anche ampia solidarietà accogliendo centinaia di migliaia di profughi dalle varie regioni via via interessate alla guerra civile (318mila nell’agosto del ’38), che giunsero a rappresentare il 30% della popolazione della città.
L’Unione Sovietica inviò una prima nave carica di armi nell’ottobre del ’36, un’altra nel gennaio del ’37. Questi aiuti (non solo armi ma anche medicinali, cibo e vestiario) alimentarono la resistenza nella popolazione catalana.

Il ruolo dei bombardamenti nella storia
I primi bombardamenti aerei furono opera degli italiani in Libia nel 1911 (Giulio Gavotti). Durante la Prima guerra mondiale i bombardamenti ebbero uno scarso rilievo.
I bombardamenti durante la Guerra Civile inaugurano un nuovo modo di combattere nel quale le retrovie diventano fronte di guerra e le popolazioni civili obiettivo sensibile degli aggressori.
La Seconda guerra mondiale consacrò la rilevanza strategica dell’aviazione nel determinare il successo finale. Da Londra (1940) a Hiroscima e Nagasaki (agosto ’45) la potenza dell’arma aerea conosce una escalation notevole.
Dopo il ’45 e per tutto il ventesimo secolo gli attacchi aerei aumentarono d’importanza. Nel ’72 nel Vietnam gli aerei statunitensi utilizzarono le prime cosiddette “bombe intelligenti” che potevano essere teleguidate verso l’obiettivo.
Dopo la fine della Guerra Fredda ebbero importanza gli attacchi aerei durante la guerra del Golfo (1991), i bombardamenti su Sarajevo (1992-1996) e quelli della NATO sulla Serbia (1999). Nel ventunesimo secolo il ruolo dell’aviazione fu ribadito durante la guerra in Irak (2003).
Recentemente abbiamo avuto attacchi con bombe cariche di fosforo bianco contro la popolazione palestrinese e i bombardamenti contro la Libia (2011).