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La Resistenza nell’Oltrepò Pavese

Fu una delle zone in cui fu più attiva la Resistenza a causa soprattutto del carattere collinare e montuoso del territorio, una sorta di triangolo rovesciato con agli angoli Voghera, Castelsan giovanni e il monte Lesima (alt. 1700m.).

– Già dopo l’8 settembre è territorio rifugio per militari sbandati e renitenti alla leva fascista

– dal marzo del ’44 in alcune zone il partigianato è molto attivo

Dall’inizio dell’agosto ’44 nasce la divisione Garibaldi-Aliotta con poco meno di 600 uomini in 3 brigate. Operano anche due brigate GL e una Matteotti.

Grazie a un’azione combinata nasce prima una zona libera e subito dopo la Repubblica dell’Oltrepò (dal 20 settembre ’44) che durerà due mesi. La capitale è Varzi (5mila abitanti all’epoca).

Altre repubbliche partigiane famose sono quelle dell’Ossola (settembre-ottobre ’44), Alto Monferrato, Albe e le Langhe, Montefiorino, la Carnia.

Due mesi molto intensi nei quali nascono CLN locali che procedono a democratizzare l’intero territorio (un CLN per ogni comune) e soprattutto farsi carico dei gravosi problemi annonari (distribuzione generi alimentari) che travagliano la regione aggravati dalla presenza di numerosi partigiani. Si pone mano ai libri scolastici fascisti e alla ricostruzione del territorio dopo le repressioni nazifasciste.

Mentre la Linea Gotica regge allo sforzo bellico anglo-americano, dal 23 novembre ’44 inizia la reazione tedesca che culminerà nella loro vittoria finale nel febbraio del ’45. Sono impiegate ingenti forze tedesche antiguerriglia con l’ausilio di reparti calmucchi della divisione Turkestan (i “mongoli”), con reparti fascisti (“San Marco” e “Italia”).

I reparti partigiani non contengono l’offensiva tedesca, anzi ci sono pericolosi sbandamenti che sono il segno di forze ancora immature di fronte ai grandi rastrellamenti. I renitenti ai “Bandi Graziani” avevano portato in montagna forze fresche ma non sempre disposte a combattere seriamente e poi in molti casi mancava l’esperienza militare necessaria.

A dicembre i tedeschi sono padroni dell’intera area. I pochi reparti partigiani sono costretti a trovare ricovero in cascinali abbandonati, buche e gallerie spesso senza vestiario adeguato e poco cibo. La mancanza del fogliame e le tracce sulla neve rendono pericolosi gli spostamenti. Il proclama Alexander (13 novembre ’44) aggrava lo stato di avvilimento di molti partigiani.

Non meno tragica è la sorte della popolazione civile esposta alle razzie e alle vendette dei tedeschi e dei turkmeni.

La riorganizzazione sarà possibile solo dal febbraio del ’45 con quanto era rimasto dei reparti partigiani.

E’ il momento in cui è costituita la IV divisione Garibaldi “Antonio Gramsci” comandata da Luchino Dal Verme (“Maino”).

Tra la fine dell’inverno e la primavera ’45 i partigiani riconquistano quasi tutto il territorio perso in precedenza. Un rastrellamento tedesco a marzo è vanificato da circa 1300 uomini armati.

L’afflusso di nuove leve e i copiosi lanci americani rendono più facile la riorganizzazione e l’operatività dei reparti partigiani.

Dalla metà dell’aprile ’45 le forze partigiane contano poco più di un migliaio di uomini della Garibaldi, 500 di GL più le Matteotti. E’ una forza ingente.

Tra il 25 e il 26 aprile ’45 le forze partigiane occupano tutto l’Oltrepò. Milano è raggiunta dai partigiani della “Gramsci” il 27 aprile. Il 28 arrivano i partigiani della Valsesia e della Valdossola.

Il 28 Milano è libera con la resa degli ultimi reparti tedeschi.

Una commissione riconobbe nel ’47 alla Lombardia poco meno di 4000 partigiani morti in battaglia, 1700 feriti, 15mila partigiani combattenti, 9000 patrioti e 13mila benemeriti.

LUCHINO DAL VERME
Nato a Milano nel 1913, comandante della Divisione "Antonio Gramsci".
Di famiglia aristocratica lombarda ha preso parte alla Guerra di Liberazione, contribuendo dopo l'8 settembre 1943 all'organizzazione delle prime formazioni partigiane operanti in provincia di Pavia.
"Maino", prima come comandante dell'ottava Brigata "Casotti" e poi, come comandante della Divisione garibaldina "Antonio Gramsci", ha dato un contributo fondamentale alla resistenza armata nell'Oltrepò Pavese. 
Nel libro “La Resistenza in Lombardia”, pubblicato nel 1965, Luchino Dal Verme, cattolico, ha reso così testimonianza del suo impegno:

"Ebbi la responsabilità di comando di una formazione Garibaldi e il primo argomento di cui debbo e voglio parlare sono gli uomini con i quali ho condiviso rischi e responsabilità, in uno spirito di solidarietà e reciproca fiducia, che è certamente il ricordo più vero e più importante che mi sia rimasto. Non dimentichiamo che la Divisione 'Gramsci', di cui ebbi la responsabilità di comando, era di promozione comunista. Ebbene, non ho mai saputo quanti fossero comunisti e quanti no, ma so quanti morirono per tutti noi, per la libertà di ciascuno di noi. Questo ci impone di sapere cosa ne abbiamo fatto della nostra libertà o per lo meno che cosa intendiamo farne".

Nel primo dopoguerra, alcuni partiti antifascisti gli propongono di impegnarsi a livello politico come candidato alle elezioni per l’Assemblea Costituente del 1946, ma Luchino dal Verme risponde “No” a tutti, in quanto non ritiene quell’impegno adatto alla sua indole.
Dopo una breve parentesi a Novara, ritorna a Torre degli Alberi, da dove non si muove più:
impegnandosi nella difesa delle sue amatissime montagne e continua un’appassionata opera
di testimonianza sul nostro recente passato.
Muore a Torre degli Alberi-Ruino (PV) il 29 marzo 2017.