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A Legnano ha vinto… l’astensionismo. Comunali 2020

A Legnano ha vinto… l’astensionismo

Elezioni comunali ottobre 2020

Ha vinto Radice, molto bene! Sicuramente meglio della Toia. Ha vinto con 11.733 preferenze (54%) contro 9.977 voti alla sfidante, pari al 46% dei votanti. Appunto: rispetto a coloro che hanno votato.

Al ballottaggio ha votato il 47.55% dei votanti, quindi più della metà non è andata alle urne (52.5%). Esattamente 23.000 persone (numero più numero meno) su 47.073 potenziali elettori.

Il primo partito a Legnano

Nessuno ne parla ma il primo partito a Legnano – ma anche in Italia quando si vota – sono gli astensionisti, ossia giovani, uomini e donne di ogni età che per particolari motivi non votano.

Perché non votano? Una democrazia seria dovrebbe porsi finalmente la domanda e dare risposte concrete. Non è il momento di analisi sociologiche ma qualcosa si può dire.

Tra coloro che non votano abitualmente ci sono sicuramente sacche di persone che hanno atteggiamenti infantili riguardo la politica.

In altri casi invece ci sono motivazioni serie. Perché non considerare le conseguenze sociali della crisi pandemica (quanti hanno perso il lavoro in questi mesi? oppure vivono situazioni di forte precariato?). La crisi economica iniziata nel 2008 non è mai terminata così come tanti da sempre aspettano risposte concrete dalla politica la quale è molto brava nell’illudere durante effimere compagne elettorali e poi nel deludere con la stessa repentinità.

Disoccupazione, marginalità sociali, precariato giovanile di massa, anziani con pensioni infami… sono gli “invisibili” di cui ci si ricorda solo in tempi di elezioni.

Faremmo male a dare un giudizio superficiale al fenomeno del “non voto”, anche perché riguarda la maggioranza dei votanti.

Chi ha vinto? Consideriamo gli astenuti

Come cambierebbero i dati a Legnano se considerassimo gli astenuti? Cambierebbero di molto: Radice (ora sindaco) avrebbe un consenso del 25.4% (sarebbe stato eletto da un votante su quattro); la Toia avrebbe una percentuale di uno su cinque (21.6%).

E poi non dimentichiamo che la popolazione “straniera” a Legnano (dati del 2019) è di 7.307 persone e rappresenta ben il 12.1% della popolazione residente.

Quanti di loro hanno la cittadinanza e quindi anche il diritto di voto? Pochi sicuramente.

Quindi le percentuali viste prima di Radice e Toia dovrebbero essere ulteriormente riviste verso il basso. Ne salterebbe fuori che l’attuale sindaco e la sfidante hanno avuto consensi di minoranza.

Ma se considerassimo anche i maggiori partiti operanti a Legnano, con la percentuale depauperata dal non voto dei locali e degli stranieri costretti al non voto a causa di leggi inaccettabili, il consenso scenderebbe a percentuali preoccupanti.

Colombo: “Abbiamo ottenuto il 6%, un buon risultato”. In realtà considerando le astensioni al voto Colombo avrebbe un modesto 3%. Toia: “I legnanesi sono tornati alla politica” (al primo turno ottenne il 41%, ridotto ora al 20%), fino a L. Munafò: “Sapere che tanti legnanesi mi sono vicini…”. Ha ottenuto 311 voti su 47.000 votanti! Ci sarebbe qualche spunto per Crozza e la sua mordace ironia!

“Se Atene piange, Sparta non ride”: anche il PD, il primo partito a Legnano non dovrebbe gioire più di tanto. Al primo turno 15 giorni fa ha ottenuto il 19%, in realtà poco più dell’8% dei consensi! La Lega ottiene un già modesto 15%. Nella realtà è il 7% o poco più.

Quanto detto non dovrebbe suonare solo come critica a strumenti democratici che non funzionano come dovrebbero, ma pungolo a chi di dovere per effettuare serie analisi del fenomeno dell’astensionismo di massa e, chissà, se possibile, trovare magari qualche soluzione.