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Centenario dalla nascita dell’industriale Carlo Dell’Acqua. Note critiche

Gentile Direttore (Legnanonews),
ho seguito con interesse la rievocazione della figura dell’industriale Carlo Dell’Acqua portata avanti dall’infaticabile (e amico) Daniele Berti.
Berti definisce Dell’Acqua un personaggio “che non può essere considerato ‘uno qualsiasi’ nella storia a cavallo tra il XIX° ed il XX secolo, lui è semplicemente stato un grande nei 70 anni di vita vissuti quasi sempre a Legnano… un gigante legnanese dei tempi d’oro della rivoluzione industriale”.
” Tempi d’oro della rivoluzione industriale…”, certo, quando i bambini a otto anni lavoravano nelle fabbriche, quando le donne lavoravano fino alle doglie e spesso partorivano in fabbrica, quando il lavoratore troppo anziano per lavorare rischiava la morte per fame se i figli non l’avessero soccorso, quando la tubercolosi imperversava nelle piccole case umide e nei reparti tessili dove caldo e umidità si sprecavano.
“Tempi d’oro” per gli industriali certamente: in assenza di organizzazioni politico-sindacali capaci di portare gli operai a scioperare compattamente il saggio di profitto saliva a limiti estremi.
Ma i miei poveri appunti riguardano più la figura di Dell’Acqua che la rivoluzione industriale.
Nessuno mette in dubbio i suoi meriti di mecenate. Leggo sull’Enciclopedia Treccani online: “Pa’ Carleou” (così era chiamato familiarmente dai lavoratori) fece costruire case operaie, dormitori, sale di allattamento per le lavoratrici e fu generoso di elargizioni benefiche verso Legnano e i comuni del circondario (nel finanziamento di asili, ospedali, enti caritativi); promosse a Legnano anche iniziative per l’utilizzazione del “tempo libero” (poligono di tiro a segno, palestra e piscina) e istituti per l’addestramento professionale (la scuola popolare di disegno industriale)”.
http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-dell-acqua_%28Dizionario-Biografico%29/
Tutto questo oggi ci colpisce favorevolmente perché il mecenatismo è praticamente scomparso ma per capire il fenomeno di tanti industriali locali munifici non dimentichiamo che i salari erano miserrimi, il mercato mondiale tirava molto tra fine Ottocento e inizio Novecento, i sindacati non rompevano ancora le scatole e lo Stato tardava a intervenire con una politica di welfare, diremmo oggi.
Ma è l’attività politica di Dell’Acqua che suscita in me qualche domanda.
Nel 1902 porta avanti una campagna per abolire il lavoro notturno di bambini e operaie. Le parole usate alla Camera da Dell’Acqua sono forti: “Dopo aver premesso che la legge non provvedeva all'”economia nazionale” ma all'”umanità”, rivendicava alla sua zona d’origine il merito di avere anticipato la legge di quattro o cinque anni e definiva il lavoro notturno un “avanzo del medioevo”, un'”infamia” che stava a confermare “l’egoismo del capitale sfruttante l’umanità senza riguardo alcuno all’umanità stessa”. Soprattutto però sosteneva che se già allora un terzo dei fusi cotonieri italiani lavoravano solo di giorno, era “evidente” che gli altri (quelli attivi giorno e notte) dovevano “sparire”. (dal sito Treccani)
Colpisce molto la considerazione finale: un terzo delle fabbriche lavorava solo di giorno, i due terzi invece lavoravano notte e giorno esercitando quindi una concorrenza sleale ai danni delle aziende “diurne”. Da qui la richiesta perentoria che le fabbriche a ciclo continuo la smettessero.
Quanto ci sia di “umanitario” e quanto di battaglia tra cotonieri saranno i lettori a dirlo. A me sembra che le considerazioni utilitaristiche prevalgano nettamente su altre considerazioni più “nobili”.
Del resto se la nuova legge evitava il lavoro notturno dei bambini non impediva il lavoro diurno dei bambini! Che i bambini dovessero andare a scuola e giocare nei prati a nessuno veniva in mente, tanto meno a “Pa’ Carleou”.
Sempre nel sito Treccani si legge: “Nel 1904 fu rieletto con l’appoggio di socialisti e democratici (suo avversario era P. Tosi) e nella nuova legislatura votò per il passaggio delle ferrovie allo Stato, la laicità della scuola, la riduzione del dazio sul grano e sul petrolio e contro maggiori spese militari. In realtà la sua azione era rivolta principalmente a tutelare gli interessi industriali locali, per i quali era essenziale un efficace sistema di trasporti. Si batté così per la ristrutturazione ferroviaria di Busto Arsizio e la costruzione di una nuova stazione, il prolungamento della ferrovia della Valle Olona sino al confine svizzero, l’istituzione di una linea tra Busto e Abbiategrasso”. Conflitto di interessi? Sbaglio?Chiedere alla Camera e far votare leggi per il rafforzamento dei sistema dei trasporti dove un industriale ha le fabbriche, come si può chiamare?
Una paginetta a Dell’Acqua si trova anche in Vikipedia. Leggo: “Dal 1900 al 1918 fu deputato per il collegio di Busto Arsizio – Legnano. Durante i suoi mandati parlamentari, depositò cinque progetti di legge. La sua azione era rivolta principalmente a tutelare gli interessi industriali locali, per i quali era essenziale un efficace sistema di trasporti. Si batté così per la ristrutturazione ferroviaria di Busto Arsizio e la costruzione di una nuova stazione, il prolungamento della ferrovia della Valle Olona sino al confine svizzero, l’istituzione di una linea tra Busto e Abbiategrasso”.
Parlamentare per 18 anni e 5 proposte di legge? Certamente l’attività di parlamentare non deve avergli portato via molto tempo. una proposta di legge ogni 3 anni. non so quale sia la produttività dei nostri amati parlamentari ma a me sembra poca cosa.
E poi proposte di legge solo su realtà locali, localissime giudicando con il metro dell’Italia. Mentre l’Italia conquistava la Libia e si preparava ad entrare in guerra nel ’15, mentre il mondo stava precipitando in una guerra disastrosa il deputato Dell’Acqua chiede il rafforzamento della ferrovia Valmorea (Castellanza- Mendrisio)!
Sempre nel sito Treccani leggo che “né disapprovò le imprese coloniali di Giolitti (conquista della Libia 1911-12)… fu poi tra i primi e più convinti sostenitori dell’entrata in guerra dell’Italia”.
Anche qui con un po’ di malizia si potrebbe pensare che vestire con il “grigio verde” 5 milioni e mezzo di soldati… Peccato che 650.000 soldati, tra cui poco meno di 500 di Legnano, non poterono tornare a casa con la loro bella divisa.
Insomma, sono convinto che quando si parla di storia dovremmo evitare i facili entusiasmi, i colori accesi, le frasi ad effetto… Spesso il colore dominante è il grigio e più che la poesia è la prosa (prosa di basso livello) a dominare.
Queste operazioni nostalgiche nascono facilmente perchè ogni giorno siamo tutti giustamente inorriditi di quanto propone il “teatrino della politica romana” (tutti i partiti compresi!) fatto di incompetenza, pressapochismo… “cretinismo parlamentare” meglio dire. Da qui l’idea che “quando i mulini erano bianchi …”. In storia non è sempre così, quasi mai in realtà.