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Chi era Antonio Bernocchi?

Doppio anniversario – 1919 e 1959
L’anno prossimo il “Bernocchi” di Legnano festeggia due compleanni: il centenario del professionale  e il sessantesimo del Tecnico.

1919 e 1959 sono le due date che ci interessano.

Qualche riferimento storico
Il 1919 non è una data qualunque. Il mondo e in particolare l’Europa sono appena usciti da una guerra rovinosa che ha provocato milioni di morti, nella sola Italia poco più di un milione contando soldati e civili morti per cause di guerra.
I problemi sono enormi in quell’anno: i nazionalismi in Europa, la “vittoria mutilata” in Italia, la difficile riconversione dell’apparato produttivo dalla guerra alla pace…
Eppure a Legnano c’era un imprenditore che guardava avanti, guardava al dopoguerra, alla ripresa produttiva, e si rendeva conto che il sistema produttivo italiano era gravato da un problema finora non affrontato da nessuno: ossia la mancanza di scuole di formazione tecnica che dessero ai bambini delle elementari (dopo i 4 anni regolamentari) la possibilità di accedere al mondo del lavoro con una qualifica tecnica. Mancavano insomma (oggi diremmo) le scuole professionali.
Antonio Bernocchi, imprenditore autodidatta (aveva acquisito la sola licenza elementare) si pose il problema e lo affrontò nell’unico modo possibile: finanziando una scuola operaia con il proprio denaro per ovviare all’indifferenza delle istituzioni pubbliche.
Ed è così che dopo aver elaborato il progetto nei due anni precedenti nacque la scuola che porta il suo nome esattamente il 16 ottobre del ’19.
La sede provvisoria si trovava nel Palazzo Cornaggia a un passo da Piazza San Magno e da Piazza Carroccio oggi: esattamente in Piazzetta D’Assi.
Il successo è immediato: 281 studenti subito, altri si iscriveranno più avanti.
L’edificio in cui ci troviamo fu costruito con denaro ancora di Antonio Bernocchi a partire dal 1923 e inaugurato il 5 ottobre del 1924 quando Legnano divenne “città”. Quel giorno a portare il diploma di “città” e a inaugurare la scuola venne a Legnano il capo del governo dell’epoca: Benito Mussolini. L’attuale edificio dopo l’inaugurazione venne donato alla città di Legnano.

In quel 1924 venne inaugurata anche la prima autostrada al mondo, la Milano-Laghi con casello a Legnano.
Insomma possiamo dire che il legame tra Legnano e l’Istituto Bernocchi dura nel tempo.

Oggi ricordiamo Antonio Bernocchi non solo per la fondazione della nostra scuola: Bernocchi è sindaco di Legnano all’inizi del Novecento; nel 1905 è Cavaliere del lavoro; nel 1929 è senatore del Regno.
Non si contano le opere filantropiche: l’asilo di Cerro Maggiore, la colonia elioterapica inaugurata sempre nel ’24, il padiglione di chirurgia dell’ospedale di Legnano. Muore nel 1930 e con un lascito testamentario nel ’33 nasce il Palazzo della Triennale a Milano.

Nel 1919, lo stesso anno in cui la nostra scuola apre i battenti, Bernocchi trova il tempo anche per inaugurare una delle più famose gare nazionali di ciclismo: la Coppa Bernocchi (quest’anno saranno cento gare).
Anche qui un altro legame tra la nostra scuola e Legnano, in particolare lo sport.
1959, altra data ma lo stesso importate per noi. E’ il primo anno scolastico nel nuovissimo Istituto tecnico che porta ancora il nome Bernocchi.

I tempi sono cambiati rispetto a 40 anni prima: dalla “vittoria mutilata” al “Miracolo economico” che nel giro di un decennio cambia letteralmente il volto dell’Italia.

E’ l’Italia della Vespa, della Lambretta, della 500 e della 600 Fiat, delle autostrade, della lavatrice e del frigorifero… è l’Italia di “Volare” (1958, D. Modugno) ma soprattutto è il momento in cui il nostro Paese deve dotarsi di nuove scuole tecniche per tenersi al passo con i tempi: meccanica ed elettrotecnica rappresentano le nuove frontiere del mondo del lavoro.

Il 1958 è anche l’anno del MEC (Mercato Comune Europeo), l’antesignano dell’Europa di Maastricht e dell’Euro. Da qui la necessità di rivedere il sistema scolastico italiano alla luce delle nuove dinamiche europee.
Non dimentichiamo che all’inizio del Novecento Legnano era stata definita la “piccola Manchester italiana” per le sue cento ciminiere ma soprattutto perché era l’unica città in Italia ad avere grandi fabbriche sia nel settore tessile (Cantoni, Bernocchi, Agosti, Giulini e Ratti…) sia nel settore meccanico (Franco Tosi, Pensotti……).
Alla fine degli anni Cinquanta se il tessile appariva in difficoltà la meccanica era sempre settore di punta.
Quindi le due scuole non furono due “cattedrali nel deserto” ma operarono in sinergia con il cuore pulsante dell’industria legnanese nel corso di un secolo. Furono entrambe l’espressione di eccellenze sul piano della formazione professionale di giovani.
Dopo cento anni dalla fondazione del Professionale e sessant’anni dalla fondazione del Tecnico, a noi spetta il dovere di continuare lungo la stessa strada.

Chi era Antonio Bernocchi?
“Lui era nato il 17 gennaio 1859 a Castellanza. La famiglia è di gente umile e che lavora tutti i santi giorni per costruirsi un domani. Studia alla Scuola Tecnica di Busto Arsizio, ma senza arrivare al diploma. A quindici anni si era già adulti allora. Il papà di Antonio con sacrifici (molti) e risparmi (pochi) aveva aperto un’attività di candeggio a Legnano. È la seconda metà dell’ Ottocento gli artigiani si trasformano in industriali e molti operai provano a far anche da soli. La rivoluzione è cominciata. Le fabbriche spuntano a cambiare la vita e il futuro. Nel 1898 la famiglia Bernocchi fonda a Legnano uno stabilimento tessile e Antonio è in prima fila a far funzionare l’ impresa. Vede lontano lui. Vede nuovi colori, nuovi tessuti, nuove fibre. Uno staff di tecnici lo aiuta a prestare attenzione alle novità e alla moda. Nel 1905 è nominato Cavaliere del Lavoro. Nascono gli stabilimenti di Nerviano, Cerro Maggiore, Angera. Antonio Bernocchi è di quelli che non si fermano mai. Viene eletto sindaco di Legnano e, nel 1929, senatore del Regno. Lascia tracce indelebili. È grazie a lui che nasce a Legnano l’ istituto professionale che ancora oggi porta il suo nome. Nel 1917 fonda «La Patria riconoscente», nucleo vitale dell’ Opera nazionale combattenti. Nascono grazie a Bernocchi l’ asilo infantile di Cerro Maggiore e la colonia elioterapica. Ancora, il padiglione di chirurgia e la casa di cura all’ospedale di Legnano. Si spegne a Milano l’ 8 dicembre del 1930. Nel testamento non si dimentica di Milano: lascia i fondi al Comune che serviranno per la costruzione del palazzo della Triennale, che verrà inaugurato nel 1933. Una vita quella di Antonio Bernocchi che ricorda davvero la classica del ciclismo: una vita intera a pedalare, senza curarsi della fatica, delle salite e delle discese più ripide. L’ importante è arrivare al traguardo e la vittoria è sicura”.
Basterebbe questo breve ritratto apparso nel “Corriere della Sera” nel 2010 per fare di Antonio Bernocchi un uomo di grande spessore culturale e umano e non solo un imprenditore di successo.
È inutile dire che ancora oggi il nome Bernocchi a Legnano è molto presente. Pensiamo solo a un Istituto scolastico (che porta il suo nome) il quale con i suoi 1700 studenti è uno dei più grandi nell’intera Lombardia. La Coppa Bernocchi continua a essere una “classica” del ciclismo e se molte persone possono frequentare la biblioteca della nostra città lo dobbiamo ai suoi eredi, che alcuni decenni fa decisero di donare Villa Bernocchi al Comune di Legnano. Purtroppo l’azienda Bernocchi è stata abbattuta. Rimane solo la palazzina della direzione in uno stato di palese abbandono (Corso Garibaldi).
La storia di Antonio Bernocchi sembra uscire da un libro di altri tempi: non consegue nessun titolo di studio tecnico perché la famiglia è povera e c’è bisogno di tutti per lavorare e sopravvivere. Alla fine dell’Ottocento, ma poi anche in tutta la prima metà del Novecento, i bambini arrivavano alla licenza elementare (quando andava bene) e poi subito a lavorare.
Ma Antonio Bernocchi ha capacità di lavoro da vendere, spirito imprenditoriale, fiuto per gli affari e per sua fortuna si trova ad operare in una delle aree più industrializzate d’Europa (Legnano e l’Alto Milanese): nel giro di pochi decenni crea un piccolo “impero” economico con fabbriche, scuole e opere assistenziali meritorie.
Non è retorica dire che siamo di fronte a una grande personalità che meriterebbe di essere meglio conosciuta.
A questa figura è dedicato un saggio ( di G. Oldrini, insegnante presso l’I.S.I.S Bernocchi) inserito nel libro “Legnano nella Grande Guerra”, Legnano 2018