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Danzica e Varsavia, due città nella bufera del Novecento

Danzica e Varsavia

Appunti per conferenza ad Agrate Brianza, marzo ’19

Segnalo subito due film utili per approfondire alcuni momenti del vostro viaggio: “Il pianista” di Roman Polansky per la storia di Varsavia durante la seconda guerra mondiale e “Walesa, l’uomo della speranza” di Andrzej Waida per la storia di Danzica e del sindacato Solidarnosc.

La mia relazione prende in considerazione alcuni momenti della storia nel secolo scorso delle due città che visiterete: Danzica e Varsavia. E come vedrete attraverso le due città è passata una buona parte della storia europea del secolo scorso (e non della migliore).

Cominciamo con Danzica. Siamo a Versailles nel 1919, conferenza della pace. Nel disegnare la nuova Europa dopo il macello della I guerra mondiale nasce il “Corridoio di Danzica” per permettere uno sbocco della neonata Polonia al mare.

Cartina Corridoio di Danzica

I problemi sono due:

– Danzica è città totalmente tedesca (Danzig) mentre ora è “città libera” insidiata dai polacchi che la circondano (eppure Wilson aveva proclamato il principio dell’autodeterminazione dei popoli!)

– Con il corridoio si separa la Prussia Orientale dal resto della Germania

Con questa decisione si alimenta il revanscismo tedesco (cavallo di battaglia di Hitler durante la sua ascesa) e il nazionalismo delle destre tedesche al tempo della repubblica di Weimar

Il problema a Versailles era dare soddisfazione al nazionalismo polacco a svantaggio del nazionalismo tedesco che aveva perso la guerra.

Morire per Danzica?”

Ancora Danzica vent’anni dopo all’inizio della II guerra mondiale. Quando i tedeschi invadono la Polonia (1 settembre ’39) Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania. Danzica venne occupata senza colpo ferire perché città totalmente tedesca. E’ l’inizio ufficiale della seconda guerra mondiale. Però fino al 10 maggio del ’40 non ci fu guerra.

In questi mesi non pochi giornali inglesi e francesi, preoccupati della guerra con la Germania, coniano lo slogan “Morire per Danzica?”.

Eppure Parigi e Londra avevano promesso la guerra nel caso della violazione del territorio polacco.

Ghetto di Varsavia

Cartina del ghetto

Passiamo ora a Varsavia. Alla vigilia della II guerra mondiale gli ebrei a Varsavia erano 375mila, il 30% della popolazione complessiva della città.

La guerra inizia il 1 settembre del ’39 e il 28 settembre la città capitola. Dai primi giorni di occupazione non si contano le violenze sugli ebrei e le loro proprietà.

Il ghetto è istituito dal novembre del ’40: arrivano altri 90mila ebrei da città vicine. Il ghetto è istituito nella parte ebraica della città.

Dal 12 novembre è intrapresa la costruzione del muro di cinta. Molti polacchi sono evacuati per lasciare spazio agli ebrei delle città vicine.

Il ghetto arriva a contenere 450mila persone, ossia il 30% della popolazione di Varsavia che venne stipata nel 2,4% della superficie cittadina. Ciò voleva dire 6-7 persone per stanza e spesso le abitazioni erano prive di servizi igienici.

Altro dato: su 1800 strade di Varsavia non più di 73 vennero assegnate al ghetto. Il muro di cinta era alto 3 metri e mezzo e in cima c’era del filo spinato.

Il problema fondamentale divenne la fame endemica perché le autorità naziste facevano entrare cibo per 181 calorie! procapite. Per i polacchi era 4 volte di più (750 circa), per i tedeschi era l’8% della loro razione di cibo quotidiana (2000 calorie).

E’ evidente che prima delle camera a gas di Treblinka e Auschwitz l’obiettivo dei nazisti era ridurre fortemente la popolazione dei ghetti polacchi attraverso fame e malattie derivate dalla fame.

Freddo, malattie, mancanza totale di medicine… facevano il resto.

Imperversa il mercato nero ma una buona parte della popolazione ebraica non può accedervi. Solo chi ha la fortuna di lavorare all’esterno del ghetto può mettere insieme qualche risorsa per sé e i familiari.

filmato ghetto di Varsavia

La grande deportazione inizia il 22 luglio del ’42, destinazione Treblinka. In un mese e mezzo la quasi totalità degli abitanti è evacuata. Solo il 10% rimane nel ghetto per lavori necessari (35mila persone).

La liquidazione definitiva del ghetto inizia il 19 aprile del ’43 ma questa volta gli ebrei reagirono. I nazisti all’inizio sono sorpresi poi reagiscono incendiando sistematicamente casa dopo casa per stanare tra le macerie e nei bunker sotterranei gli ebrei resistenti.

da “Il Pianista”, Rivolta nel ghetto

La grande rivolta del ghetto di Varsavia dimostra che da parte degli ebrei ci fu resistenza antinazista (vecchia leggenda in cui si dice che gli ebrei andarono alle camere a gas come “pecore al macello”).

I polacchi “ariani” della resistenza danno un contributo scarso alla ribellione ebraica. Probabilmente la causa fu nella vecchia ostilità antisemita tipica del popolo polacco. La Polonia a quel tempo era un paese ferocemente antisemita (citare il pogrom di Kielce del ’46). Oggi è un paese fortemente nazionalista e anti immigrati.

Il 16 maggio il generale Jurgen Stroop potè annunciare a Berlino che il ghetto era stato liquidato.

Foto del ghetto in fiamme

Da vedere la Grande Sinagoga incendiata nel maggio del ’43 e la Umschlagplatz dove partivano gli ebrei in treno prima per Treblinka e poi per Auschwitz.

Ribellione di Varsavia

Anno successivo. Il 29 luglio del ’44 i sovietici sono a 20 km da Varsavia e Radio Mosca incita la popolazione di Varsavia a insorgere.

La resistenza polacca è molto preoccupata perché sa che i nazisti non sono ancora vinti e che i sovietici non faranno sconti a nessuno. Con il Patto Molotov-Ribbentrop i sovietici avevano diviso la Polonia con la Germania come se la Polonia non fosse stata una nazione con la sua indipendenza. Durante le Purghe del ’38 l’intera dirigenza comunista polacca era stata uccisa per volontà di Stalin.

L’obiettivo degli insorti era liberare la città dai nazisti e poi trattare in una condizione di forza con i sovietici. A Varsavia ci sono circa 42mila persone pronte a combattere. L’ordine da Berlino era di distruggere la resistenza polacca e respingere poi l’avanzata sovietica. La battaglia durò due mesi.

Gli insorti riponevano molte speranze sugli alleati inglese e americano (erano stati promessi aiuti).

Churchill chiede l’aiuto a Roosevelt ma non ottenne mai nulla (materiale bellico da paracadutare sulle zone nelle mani degli insorti). Neppure Stalin mosse un dito. Rimase solo Churchill ma gli aerei inglesi potevano far ben poco per rifornire di armi e cibo i resistenti visto che le basi da cui partivano gli aerei erano a Foggia.

Chuirchill doveva agire o mostrare di volerlo fare perché a Londra risiedeva il governo polacco in esilio e forse pensava che i giochi per impadronirsi dell’est europeo non avessero ancora premiato Stalin. Stalin invece sapeva che “chi occupa per primo, tiene il territorio”, da qui la necessità di non aver a che fare con inglesi e americani.

Intanto la città viene sistematicamente bombardata dai tedeschi. Le vittime polacche sono a decine di migliaia uccise sistematicamente dai tedeschi a mano a mano che penetrano nei quartieri dove si era combattuto.

Implorano mitragliatrici e munizioni” telegrafò Churchill a Stalin. “Non può dargli lei un ulteriore aiuto, dato che la distanza dall’Italia è così grande?”. Il silenzio degli alleati (americani) e il debole aiuto degli inglesi sconcertarono la popolazione.

Per Stalin invece è evidente il vantaggio di stare a guardare mentre i due nemici, polacchi e nazisti, si dissanguano. Infatti raggiunta la Vistola i reparti sovietici sono fermati a debita distanza dalla città. Stalin rifiuta anche l’atterraggio degli aerei alleati su piste vicine a Varsavia nelle mani dei sovietici.

Dopo un mese di combattimenti gli insorti sono costretti a nascondersi nelle fogne. Qualche aiuto americano e sovietico arriva quando ormai la partita è decisa.

Il 27 settembre gli ultimi focolai di resitenza sono spenti (la battaglia di Varsavia è durata due mesi). Nel corso dei combattimenti erano stati uccisi 15mila polacchi della Resistenza, 10mila i tedeschi morti. Dopo la resa la vendetta tedesca si abbatte su altri 200mila polacchi.

In una Varsavia spettrale per l’abbandono da parte dei tedeschi, entrarono i sovietici.

Qualche immagine da “Il pianista”, Varsavia brucia

Patto di Varsavia, cartina

Varsavia è ancora “protagonista” con la stipulazione del Patto di Varsavia (maggio del ’55).

Il Patto comprendeva U. Sovietica, Polonia, Ungheria, Romania, Germania orientale (DDR), Cecoslovacchia, Bulgaria, Albania (i paesi baltici?).

Nacque come risposta alla nascita della NATO (1949) e all’inclusione in essa della Germania occidentale.

Nacque a Varsavia per dare l’impressione in Occidente che l’alleanza non era essenzialmente russocentrica. Forse nacque a Varsavia perché la Polonia era il maggior paese alleato a Mosca e nello stesso tempo il più indipendente dopo aver stroncato l’Ungheria nel ’56 (prima azione del Patto ma i 5000 carri che invadono Budapest sono solo russi).

L’obiettivo iniziale era quello di costringere gli americani a trattare e abolire le due alleanze ma ben presto il Patto di Varsavia divenne una poderosa alleanza militare dove i sovietici ebbero sempre il sopravvento sugli alleati.

Vennero elaborati a Varsavia tantissimi piani di attacco all’Occidente dove il primo colpo sarebbe spettato ai carri sovietici dilaganti in Europa occidentale.

La maldestra politica estera di Chruscev (crisi di Berlino del ’49 e costruzione del Muro nel ’61; crisi dei missili a Cuba, ‘62) mise subito in evidenza la subordinazione degli alleati a Mosca.

L’invasione della Cecoslovacchia (agosto ’68) fu un’operazione condotta dal Patto di Varsavia anche se le operazioni militari vennero pianificate dai soli sovietici i quali forse non volevano far emergere più di tanto le divergenze tra gli alleati.

Il Patto morì alla fine degli anni ottanta

Gorbaciov pone il problema del superamento della natura del Patto da offensivista a struttura difensiva dei paesi membri (1985).

I primi ad abbandonare il Patto furono gli ungheresi nell’autunno dell’89. La caduta del Muro indebolì l’allenza.

La nuova Cecoslovacchia di Vaclav Havel nel 1990 chiese un cambiamento radicale del Patto. Nel ’91 sono Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria a chiedere ufficialmente la soppressione del Patto. Gorbaciov non poteva non assentire.

Il Patto cessa ufficialmente di esistere il 1 luglio del ’91.

Fu una poderosa macchina da guerra, che ha elaborato migliaia di piani offensivi ma che per fortuna non è stata mai impegnata in una guerra vera. Crollò come un castello di carte.

Solidanosc

Il sindacato indipendente polacco (“Solidarietà”) venne fondato nell’agosto del 1980 nei cantieri navali di Danzica.

Solidarnosc ereditò gli ideali della rivolta dei lavoratori di Poznan del 1956 ma soprattutto degli scioperi del 1970 e di quelli del 1976 in alcune città polacche.

I primi grandi scioperi iniziarono nel 1970 di fronte a un rincaro dei generi alimentari del 30%. La polizia spara e il 17 dicembre del ’70 ci sono 41 morti e un migliaio di feriti, 3200 arrestati.

Nel ’76 nuovo aumento dei generi alimentari del 60% e di nuovo molti scioperi. Nuovo intervento della polizia e 17 morti con 2000 arresti. Eppure il governo socialista polacco affermava di essere espressione degli interessi del proletariato polacco!

Ufficialmente nel ’76 la ribellione è repressa e gli operai tornano in fabbrica. In realtà nascono associazioni illegali che rappresentano le istanze dei lavoratori.

Nel ’78 è eletto Papa il cardinal Wojtyla e ciò dette forza alle manifestazioni.

Nell’80 gli scioperi sono provocati ancora dagli aumenti dei prezzi. Gli operai chiedono la legalizzazione di Solidanosc. Gli intellettuali e la chiesa stanno dalla loro parte. Dopo qualche settimana il potere cede e Solidanosc diventa legale.

Dal Film Walesa

Figura leggendaria in questo periodo è Lech Walesa, elettricista dei cantieri di Danzica, abile sindacalista e capace di tenere insieme le varie anime del sindacato. Nell’83 ottenne il Nobel per la Pace (andò la moglie a Stoccolma)

Foto di Walesa

Per un anno e mezzo Solidanosc conobbe libertà politica. In questi mesi dell’80 Solidanosc diventa un’organizzazione con 10 milioni di iscritti e dove all’interno si affermano tendenze radicali contro il governo.

Il colpo di stato del generale Jaruzelski (dicembre ’81) ebbe due scopi:

  • riportare l’ordine nelle fabbriche

  • evitare un intervento delle truppe del Patto di Varsavia

I governi europei considerano la legge marziale il male minore rispetto all’intervento sovietico. Ambiguo comportamento americano nell’imminenza del colpo di mano di J. Gli americani erano informati ma non fanno nulla, neppure una polemica per i giornali.

La legge marziale dura poco, J. deve riprendere il confronto con S. Nell’86 amnistia per tutti i reati politici.

Democrazia in Polonia / 1989

Tuttavia la combattività operaia non venne meno per tutti gli anni ottanta. Il governo dovette ammorbidire le sue posizioni e porre le basi della famosa “tavola rotonda” che pose le basi della democrazia in Polonia (febbraio ’89). Le successive elezioni (4 giugno ’89) consegnano il potere a Solidanosc. Positiva influenza di Gorbaciov sugli avvenimenti nell’est europeo.

Da notare che la Polonia è la prima democrazia a nascere all’interno del Blocco sovietico. La caduta del Muro e l’implosione dell’U. Sovietica hanno quale protagonista il sindacato polacco.

Walesa nel 1990 diventa presidente della repubblica e a questo punto si creano le condizioni per la parabola discendente di Solidanosc. Walesa era molto bravo come sindacalista, meno come capo del governo soprattutto in un momento così difficile.

Già nel 1991 il sindacato è frammenatato in 150 tra associazioni, organizzazioni e movimenti. Gli anni a venire vedono uomini al comando in Polonia non al livello dei problemi mentre la disoccupazione, le liberalizzazioni e la corruzione dilagano.

Nel 1995 Walesa è sconfitto nelle elezioni. Nell’anno 2000 i voti per lui sono insignificanti.

Nel 2001 Solidanosc nelle elezioni di quell’anno non entra neppure in parlamento mentre altre formazioni politiche, costole dell’ex sindacato, si affermano in Polonia nell’ambito di politiche nazionaliste e populiste.

Oggi in Polonia dello spirito di Solidanosc è rimasto ben poco e il tramonto di Walesa ricorda quello di Gorbaciov: conferenze, fondazioni e cariche puramente onorifiche.

In ogni caso sono stati due sicuri protagonisti della storia degli anni ottanta del secolo scorso.

Conclusione

Visiterete due città cariche di storia (anche rimanendo solo al secolo scorso), città dove sono nate strategie per l’omicidio di massa (ghetto di Varsavia), deliri di guerre atomiche (Patto di Varsavia) e speranze di rapidi mutamenti democratici almeno nell’est europeo (Solidarnosc).

L’impressione è che dello spirito di Solidarnosc è rimasto ben poco nella società polacca dove il nazionalismo antirusso e antiucraino hanno una forte presa.