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Don Mauro Bonzi, martire della libertà. Sempionenews 14 marzo 2018

Don Mauro Bonzi, martire della libertà

“Ribelle per Amore”, titolo dato all’ evento in ricordo di Don Mauro Bonzi, un prete legnanese che affrontò la prigionia nel campo di concentramento di Dachau . Ad introdurre questa serata  al Centro Parrocchiare SS. Redentore Federico Peri, insieme al Professor Giancarlo Restelli e alla ricercatrice Storica Renata Pasquetto, con uno spazio musicale de “I Numantini”

Ribelle per Amore - Don Bonzi- SS. Redentore - Legnano - 14 3 18- Sempione News (26)Legnano – Un momento di cultura e ricordo, mercoledì 14 marzo, al Centro Parrocchiale SS. Redentore, per raccontare del sacerdote originario proprio di Legnanello che visse la prigionia nazista nel campo di concentramento di Dachau. Testimone di giorni infernali e di fatti raccapriccianti compiuti da uomini senz’ anima.

Ad aprire la serata dopo i saluti di Don Giuseppe Prina, Parroco del Santissimo Redentore e l’introduzione a cura di Federico Peri.
La Band de “I Numantini”, donando atmosfera e riuscendo a trasmettere delle emozioni esegue tre brani a ricordo dell’Olocausto.
Al termine, dalle parole del Professor Giancarlo Restelli ripercorriamo la vita di Don Mauro Bonzi.

Don Bonzi nacque il 15 Gennaio del 1904 a Legnano, terzo figlio di una famiglia benestante. Dopo 11 anni di seminario, nel 1939, anno cruciale in cui scoppia la seconda Guerra Mondiale, viene nominato Rettore del Collegio Arcivescovile Pio XI a Desio, lì condurrà una vita piuttosto tranquilla, dedita al lavoro e carica di umanità fino all’8 settembre del 1943 quando la sua esistenza cambierà per sempre. Ribelle per Amore - Don Bonzi- SS. Redentore - Legnano - 14 3 18- Sempione News (14)
Venne arrestato infatti il 29 aprile 1944, poiché all’ interno del Collegio, una “soffiata” fece ritrovare delle armi e lui essendone il Direttore “non poteva non sapere”.
Portato da prima nel carcere di Monza, dopo un mese fu trasferito a San Vittore e in seguito, il 7 settembre 1944 fu condotto, insieme a Carlo Venegoni, in uno dei campi di smistamento gestiti dalle SS in Italia: Bolzano.

Un mese più tardi, dopo tre giorni di viaggio, arrivò a Dachau era il 7 Ottobre del 1944. Dachau, si trova nel sud della Gemarnia in Baviera. Fu il primo campo costruito e l’unico che resiste per intero al periodo nazista, durante la sua esistenza raccolse al suo interno 200 mila deportati e vide morire più di 30 mila persone.
A Don Bonzi fu assegnata la baracca numero 26, quella che conteneva i sacerdoti europei, (i sacerdoti polacchi avevano la baracca numero 28). Egli, data la sua grande umanità, scelse di prestare servizio come “spazzino” così ebbe la possibilità di stare vicino ai più bisognosi.
Al suo ritorno scrisse articoli a testimonianza di quanto vissuto ma non fece mai cenno ai responsabili accollandosi lui tutta la responsabilità.

Ribelle per Amore - Don Bonzi- SS. Redentore - Legnano - 14 3 18- Sempione News (10)Raccontò infatti all’ allora Direttore del quotidiano “Luce” Saverio Clementi e questa sera riportato dalla voce di Renata Pasquetto, un estratto contenuto nel libro “Ribelle per Amore”: ”Quante giovani vite – raccontò al suo ritorno – ho visto spegnersi, consunte dai morsi invisibili delle sofferenze morali, non meno che dalla insufficiente e pessima alimentazione! The di fieno al mattino, zuppa di cavoli rossi o di rape legnose o di carote insipide a mezzogiorno, un pezzo di pane nero (60 per cento di farina di betulla) con pochi grammi di margarina o una fettina di salame la sera. Alla domenica per distinzione la zuppa di miglio. Agli italiani era proibito ricevere corrispondenza e pacchi di viveri, anche per tramite della Croce Rossa”.

Nonostante i sacerdoti ebbero la meglio, la “fame” era la stessa degli altri! Ma Don Bonzi insieme ai suoi “colleghi” preti cercarono di vivere la prigionia con ironia, infatti racconterà ancora: “sembrava di essere a “un raduno internazionale di sacerdoti”, in cui discuterei dei più svariati temi di Teologia e nel mentre, recitare le orazioni.

Liberato il 29 aprile 1945, Don Bonzi farà rientro a Legnano, soltanto un mese più tardi, il 31 maggio del ’45.

Lo stesso giorno il sacerdote si recò dall’allora Cardinale Schuster, ma ricevette un’accoglienza fredda: “so che avete sofferto molto ma dovevate essere più prudenti”. Secondo il Cardinale non aveva saputo vigilare sul Collegio dove era Rettore.
Liquidato con 500 lire e ammalato di Tubercolosi, contratta durante la prigionia nel campo, tornò ad esercitare il sacerdozio a Lurago Marinone. Ma, per l’aggravarsi della malattia lo lasciò presto. Morì a 43 anni, il 29 aprileRibelle per Amore - Don Bonzi- SS. Redentore - Legnano - 14 3 18- Sempione News (3) del 1947. Durante i funerali celebrati nella “sua” Parrocchia di Legnanello, Mons Cappelletti disse: “Dachau ha un’altra vittima e l’Italia un altro Martire della Libertà”.

Ora riposa nella cappella dei sacerdoti del Cimitero Monumentale di Legnano. Ancora oggi, una targa in suo onore lo ricorda come vittima di Dachau.

La Resistenza a Legnano, come ci ricorda Sergio de la band de “I Numantini”, aveva l’appoggio del Clero e una delle Parrocchie più attive in questo era la Parrocchia di San Domenico guidata da Don Carlo Riva. Legnano inoltre, fu anche base logistica nel 1943 per i Partigiani della Val d’Ossola. Due canzoni, scritte e suonate dal gruppo legnanese, parlano proprio di questo: “Noi vogliamo Dio” e “Sotto questa neve”, una terza invece è simbolo di speranza e qui riportiamo alcuni passi della poesia di Italo Calvino “Oltre il Ponte”, che “I Numantini” hanno tradotto in musica: “Speranza è la nostra compagna”; “Tutto il bene avevamo nel cuore”; “Oltre il ponte comincia l’amore”.

Renata Pasquetto, ricercatrice storica, introduce le vite di altri legnanesi, che nel rigido inverno del ’44 si trovarono anch’essi ad affrontare la deportazione. Furono principalmente gli operai della Franco Tosi in rivolta. 80 persone portate a San Vittore, era il 5 gennaio del 1944, furono trattenuti in 10. Di questi 10 fecero ritorno soltanto in 3. Legnano e zona contarono 321 “deportati politici”; per deportato politico s’intendeva alleati della Resistenza Clericale delle Parrocchie di San Domenico e San Magno, legati alla figura di Don Carlo Riva.

Tra le figure di maggior spicco non possiamo non ricordare Candido Poli che visse un anno e cinque mesi a Mauthausen sopportando condizioni disumane, anche a 10 gradi sotto zero. E ancora i Fratelli Venegoni, Luigi Caironi facente parti dell’”IMI” i così detti Militari Rastrellati. Ma anche storie di non deportati, di chi per mano di qualcuno di buon cuore trovò la salvezza come Francesca Mainini. O le ragazze della Tessitura che per un’opera di Mons Cappelletti furono tutte salve e ancora gli ebrei presenti sul territorio nascosti dai Partigiani.

Ribelle per Amore - Don Bonzi- SS. Redentore - Legnano - 14 3 18- Sempione News (12)Ascoltando questi racconti, Renata Pasquetto ci dice: “era difficile credere in Dio, ma soprattutto diventava sempre più difficile credere nell’uomo. Non dimentichiamo però che il popolo, tutto insieme, ha salvato i Partigiani”. “Gente comune che, come ci ricorda Renata, ha trovato il coraggio di spendersi per gli altri”. E conclude con un augurio, di trovare sempre coraggio e altruismo.

Prima di terminare la serata ascoltando il ricordo di Luigi Botta Presidente di ANPI Legnano, “I Numantini” salutano gli ospiti con tre canzoni d’autore divenute il simbolo di questi anni: “La Vita è bella”, “Auschwitz” e un canto di speranza e di ricerca della verità, Blowin in The Wind.

I saluti finali spettano appunto a Luigi Botta che vuol ricordare altre giovani vittime del Legnanese: Giuseppe Bollini che prima di morire perdonò i suoi assassini, Carluccio Rossi, Peppino Colombo e Don Francesco Cavallini.

Una storia triste e commovente. Un ricordo doveroso per chi ha lottato per la Libertà che, come disse Don Bonzi: “è un respiro nuovo”. Loro oggi sono nel vento ma, lo sono e lo saranno sempre, come Martiri.

Jessica Urbani