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Giovanni Verga, I Malavoglia

Giovanni Verga, I Malavoglia

I Malavoglia furono pubblicati nel 1881. Che cosa sta accadendo in Italia?
– sono passati solo 20 anni dall’unificazione italiana
– il processo di unificazione nazionale è sottoposto a critiche, soprattutto visti i riflessi negativi nel Sud
– nel frattempo è iniziata la grande emigrazione italiana verso il Nuovo Mondo, anche se in questo periodo a partire sono solo i settentrionali
– lo sviluppo industriale e sociale in Italia stenta a iniziare
– nelle campagne del Sud, e in particolare in Sicilia, la miseria è spaventosa
– i governi tentano timide politiche riformiste che non intaccano i problemi esistenti, tra cui la miseria senza speranza delle classi popolari

Vita di Verga
Per capire “I Malvoglia”, “Mastro don Gesulado” e le novelle di “Vita dei campi” e “Novelle rusticane” è molto importante tener conto che Verga non solo è nato in Sicilia (Catania, 1840) ma porta con sé, e nella sua produzione letteraria, una forte componente di sicilianità tradizionalista. Che cosa vuol dire?
Forte attaccamento alle radici culturali dell’isola, un pensiero fortemente conservatore e fatalista, uno sguardo pessimista sulla realtà sociale intorno a lui, l’idea che qualunque cambiamento sociale porterà solo conseguenze negative.
Verrebbe da dire che in Verga c’è un pessimismo radicale, soprattutto per quanto riguarda le possibilità che la Sicilia e con essa l’intero Sud escano da una sorta di cupo medioevo senza speranza.

Quando ha 25 anni Verga vive a lungo prima a Firenze, poi a Milano e a Roma, ma senza mai perdere il contatto con la sua anima siciliana, infatti i suoi capolavori li scriverà tutti nelle tre città appena citate.
Dal 1893 torna a Catania ma ormai la sua vena creativa si sta esaurendo e pur morendo nel lontano 1922 (a Catania) nella sua vecchiaia non scriverà niente di significativo.

Il “Ciclo dei Vinti”
Per capire i Malavoglia dobbiamo prima porre attenzione a un più vasto disegno che Verga coltiva per anni che definisce “Ciclo dei vinti”. Abbiamo un primo accenno in una lettera a un amico nel 1872.
Sulla scia di altri esempi in Europa (es. il ciclo dei Rougon-Macquart di Emile Zola) Verga pianifica un ciclo di cinque romanzi che avessero per tema i “vinti”:

– I Malavoglia
– Mastro don Gesualdo
– La duchessa di Leyra
– L’onorevole Scipioni
– L’uomo di lusso

Di questi temi abbiamo una lettera del 1881 a un amico in cui mette in evidenza la progressiva ascesa sociale dei protagonisti: dai Malavoglia, povera famiglia di pescatori analfabeti, a Mastro don Gesualdo, che è il borghese ricco che si è fatto da solo, fino ad arrivare alla Duchessa di Leyra (figlia di Gesualdo ex muratore), all’onorevole Scipioni (figlio della duchessa) e “L’Uomo di lusso” a sua volta figlio del deputato.
L’Uomo di lusso nel senso dell’esteta, cioè del ricco snob (del dandy) che dilapida tutto il patrimonio della famiglia.

Di questi cinque romanzi Verga ne scrive solo due, anzi due e un capitolo, probabilmente perché si rende conto che i suoi mezzi espressivi non gli consentivano di penetrare in psicologie complesse come quelle dei tre ultimi romanzi.
In ogni caso ad accomunare i cinque romanzi è la categoria del “vinto”: vinto nella lotta per la vita, vinto perché incapace di dare sostanza ai suoi sogni: sogni di modesto benessere per i Malavoglia (“brama di meglio”), di entrare a far parte attiva dell’aristocrazia in Gesualdo, vinta negli affetti la duchessa di Leyra, l’onorevole vinto nelle competizioni politico-elettorali fino ad arrivare all’esteta vittima del suo desiderio smodato di lusso.

Perché il tema dei vinti?
Qui troviamo una componente importante dell’anima verghiana. Il suo rifiuto dell’idea stessa di Progresso, parola magica nel corso soprattutto della seconda parte dell’Ottocento.
Progresso può essere coniugato in modernità, ossia nuove idee, nuovi modi di pensare a agire, società più dinamiche, ascesa sociale delle classi, cambiamenti vistosi nelle relazioni sociali e nella vita quotidiana.

Seconda rivoluzione industriale – Giro del mondo in 80 giorni – esaltazione dello scienziato e della tecnica – mito del progresso. Ottimismo. Promessa di felicità sociale-individuale.

Il siciliano Verga (espressione di una realtà sociale e culturale lontana dall’Europa) mette in evidenza l’altra faccia della medaglia: non parla dei vincitori (ricchi borghesi, uomini e donne che hanno realizzato i loro sogni, gente di successo che è partita dal nulla) ma solo dei vinti (chi credeva nel progresso, ossia nei cambiamenti, e poi è disilluso da esso).
Nel suo insieme il processo (la “fiumana del progresso”) è grandioso ma visto da vicino mostra solo egoismo, cinismo e l’arroganza dei vincitori. I vinti invece implorano inutilmente pietà e compassione che non avranno.

Lettura, p. 3

Naufraga anche la “Provvidenza”
L’ateo Verga cancella qualunque ruolo, manzonianamente parlando, della Provvidenza facendo naufragare la barca dei Malavoglia per ben due volte.

Trama del romanzo / molto sintetica

Temi prevalenti:
– critica alla politica dello stato unitario: Torino-Firenze e Roma hanno portato finora solo l’aumento delle tasse, la leva obbligatoria, la ferrovia e con essa l’afflusso delle merci del Nord a scapito dell’artigianato locale
– abbandono delle masse popolari alla loro cronica miseria
– nessun tentativo di “fare gli italiani”, nessun sentimento nazionale o tentativo di innestarlo tra le masse con la scuola per esempio
– la III guerra d’indipendenza (battaglia di Lissa) porta via Luca. Nessuno sapeva che l’Italia era in guerra e perché

Personaggio fondamentale: ‘Ntoni
Fino al naufragio della “Provvidenza” ‘Ntoni è un nipote e figlio esemplare. Poi cambia atteggiamento soprattutto dopo il servizio militare a Napoli. Al ritorno, dopo il sequestro della casa del nespolo, è sfiduciato e disilluso.
Poi inizia a non lavorare più fino a mettersi nelle mani della malavita locale con esiti profondamente negativi: accoltella don Michele, senza volere infama la sorella Lia, finisce in carcere per alcun anni e poi al ritorno a casa deve subito andarsene per sempre (come emigrante verso il Nord).

Nella storia di ‘Ntoni ci sono alcuni momenti interessanti:
– la rottura dell’unità familiare in seguito al rovescio economico (affondamento della “Provvidenza”). Non vuole lavorare più
– la famiglia perde la sua onorabilità quando si mette nel contrabbando
– opera come elemento distruttore del già fragile equilibrio famigliare: Lia reietta
– capisce che ha sbagliato tutto quando ritorna dal carcere nella casa del nespolo che nel frattempo era stata riacquistata da Mena e Alessi

Eppure ‘Ntoni è il personaggio più moderno di tutto il romanzo:
– mette in forse l’autorità del nonno / patriarca
– si ribella alla miseria
– conosce il mondo fuori da Aci Trezza / militare a Napoli / è emigrante ancora prima di lasciare per sempre la sua terra
– alla fine se ne va rompendo la tradizione

La sua storia permette a Verga di focalizzare alcuni temi forti:
– la disgregazione familiare che deriva dalla “brama dell’ignoto”: acquisto e vendita dei lupini (la “brama di meglio” contagia addirittura una persona così posata e giudiziosa come padron ‘Ntoni)
– il valore fondamentale dell’unità famigliare solo nel rispetto della tradizione
– il rifiuto della modernità: il servizio militare che permette a ‘Ntoni di vedere realtà diverse
– il rifiuto anche dell’emigrazione come scelta per una nuova vita (la partenza di ‘Ntoni avviene in una cornice molto triste)
– l’ “ideale dell’ostrica”: attaccamento alle tradizioni ataviche

‘Ntoni viola le tradizioni più sentite, è causa del deragliamento della famiglia, ora è un reietto ma ha l’intelligenza di riconoscerlo.
Lettura, 275

Ne consegue che Verga è profondamente pessimista sulla possibilità di uscire dalla miseria: ogni novità è solo fonte di conseguenze negative. Solo l’attaccamento morboso alle tradizioni può salvare la Sicilia dal disastro del “progresso”.
“Il mondo va così, e non abbiamo il diritto di lagnarcene”; “più ricco è in terra, chi meno desidera”; “bisogna vivere come siamo nati”, “contentati di quelche t’ha fatto tuo padre, se non altro non sarai un birbante” sono frasi che ripete spesso Padron ‘Ntoni e ben riflettono le idee di Verga.

Forse non ne era consapevole ma il suo è lo sguardo di un proprietario terriero poco illuminato che vuole conservare il suo status sociale (e quello della sua classe) mantenendo i contadini in una condizione di servaggio.

Lo vediamo nella più ”politica” novella verghiana che è “Libertà” / la trama in breve

E’ inutile dire che lo sguardo di un socialista siciliano sarebbe stato diverso. Quanta dignità nel “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo (1901). FOTO
Per Verga invece ogni protesta finisce nel sangue, ogni modificazione dei rapporti sociali è deleteria. Ogni nuova tendenza che viene dal continente provoca rotture e drammi nel già precario tessuto sociale e familiare.

Il suo ideale è la Sicilia così com’è, con la vecchia classe dirigente al suo posto e i contadini umili e ossequiosi di fronte al padrone. E’ una visione che allora si definiva conservatrice, oggi si dice di destra.

Eppure la Sicilia è cambiata molto in questi 140 anni che ci separano dalla pubblicazione de “I Malvoglia”.
La Sicilia ha conosciuto l’emigrazione verso il Nuovo Mondo, poi l’emigrazione verso il Nord negli anni Cinquanta; l’integrazione della Sicilia nella nazione italiana è avvenuta in forma contraddittoria, la Sicilia ha conosciuto le lotte sociali e politiche (es. Portella della Ginestra, 1947) ma le condizioni di vita sono decisamente migliorate. Certo, i problemi sono enormi: in primis la mafia e la forte dipendenza della regione dal flusso di denaro da Roma.

Quello che è certo (indipendentemente dal giudizio che oggi possiamo dare per ognuno dei problemi quotidiani che affliggono l’isola) è che la Sicilia si è mossa, gli abitanti non sono rimasti all’ “ideale dell’ostrica” come avrebbe voluto Verga, hanno combattuto, hanno sofferto, molti sono usciti dalla miseria e i contadini hanno fatto studiare i loro figli fino alla laurea… insomma hanno vissuto.

Altri caratteri del romanzo
– Coralità del romanzo / coro paesano attraverso tante minute storie / “ottica del microscopio”
– Poetica dell’impersonalità propria del Naturalismo. Artificio della regressione (Verga è sullo stesso piano dei personaggi) / narratore popolare / assoluta novità nella letteratura italiana
– Novità del linguaggio: italiano dialettizzato / lingua che non esiste
– “Romanzo sperimentale” o “studio sociale” con la stessa precisione di un esperimento scientifico
– Motivo dell’utile: le azioni umane sono dominate e condizionate dall’utile personale / Verga del mondo contadino non ha nessuna visione idilliaca. Il tema dell’interesse percorre tutto il romanzo. Quando le cose vanno male per i Malavoglia e perdono la loro casa nessuno in paese li saluta più. La domenica a messa vanno nel villaggio vicino
– Tema della “roba”: “un uomo vale per quanta roba ha”
– Lotta per la vita / tema darwinistico legato alla cultura del Positivismo
– Nel romanzo molti valori siciliani: fedeltà alla casa dei padri, attaccamento alla terra, ruolo marginale delle donne, famiglia patriarcale, assoluta obbedienza dei figli nei confronti dei padri
– Il cattolicesimo si esprime con un forte fatalismo e abbandono al destino