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La tradizione del Primo Maggio a Legnano

La tradizione del Primo Maggio a Legnano

La classe operaia ha spesso espresso alti livelli di mobilitazione proprio nella ricorrenza del Primo Maggio, nata negli Stati Uniti sul finire dell’Ottocento a sostegno delle lotte per le otto ore di lavoro.

“Otto ore per lavorare, otto ore per dormire, otto ore per educarsi” è l’obiettivo delle maggiori organizzazioni sindacali e politiche del movimento operaio internazionale nel trapasso del nuovo secolo. In Italia il Primo Maggio è celebrato già dal 1891.

L’ultimo Primo Maggio in Italia prima del buio della dittatura

Particolare importanza ebbe il primo maggio del 1922 in Italia perché fu l’ultimo prima della dittatura fascista con la Marcia su Roma dell’ottobre dello stesso anno. Già l’anno dopo il Primo Maggio fu abolito per sostituirlo con il 21 Aprile, “Natale di Roma”. Non fu un semplice cambio di data: se il Primo Maggio rappresentava il simbolo delle lotte operaie per il socialismo e l’internazionalismo, il 21 Aprile celebrava il nazionalismo italiano e il suo mentore, Benito Mussolini.

Il primo Maggio del 1922 a Legnano

Dopo il primo maggio del ’22 ci furono a Legnano episodi di violenza come l’assassinio da parte fascista del giovane comunista Giovanni Novara. Era esattamente il 13 luglio del ’22. Il fatto di sangue avvenne in via XXIX Maggio, all’incrocio con via Rosolino Pilo dove oggi c’è una lapide. Giovanni Novara era conosciuto per essere un comunista, pur non iscritto al partito.

Scrisse il settimanale “La Giustizia” del 23 luglio:“Tutti sanno che i noti Falzone, Ranzi, Colombo e altri minori sono sempre con le armi alla mano in ogni azione delittuosa, che hanno partecipato ad ogni conflitto sparando e ferendo… e sono oggi indicati come i mandanti anche dell’uccisione del Novara, ma la Polizia e più ancora i Reali carabinieri si onorano di mantenere con essi cordiali rapporti e deferente considerazione. Legnano è designata alla conquista fascista… Anche qui sono gli industriali e i grossi esercenti che vogliono il debellamento dell’Amministrazione socialista. Sono i grossi contribuenti che assoldano il fascismo per abbattere l’Amministrazione e l’organizzazione operaia che la sorregge (sott. nostra)”.

4 agosto 1922: i fascisti occupano Palazzo Malinverni

La violenza fascista fece poi a Legnano un rapido salto di qualità quando il 4 agosto 1922 un manipolo di camicie nere occupò impunemente il municipio scacciando la giunta di sinistra salita al governo della città con le precedenti elezioni. Invece di ripristinare l’ordine il prefetto nominò in quei giorni un commissario straordinario il quale qualche mese dopo indisse le nuove elezioni che si tennero nel febbraio dell’anno successivo (Giorgio D’Ilario, “Le lotte sindacali a Legnano nel primo Novecento fino all’avvento del fascismo”,  in “La Martinella” marzo 2004).

Le elezioni che si tennero nel febbraio del ’23 ebbero questi risultati: le opposizioni (comunisti, socialisti, repubblicani, popolari) ottennero 2811 voti contro i 2807 voti della lista liberal-fascista. Nonostante le violenze la città non si era affatto schierata con il più forte.

Non si spengono le lotte

Nell’ottobre del 1927 ci fu un imponente sciopero di 15.000 operai tessili della Valle Olona. La dittatura era ormai realtà da un paio di anni ma gli operai scioperarono lo stesso contro la crisi economica, contro le frequenti decurtazioni dei salari, contro l’inettitudine dei sindacati fascisti che avevano rimosso quelli eletti dai lavoratori.

Vale la pena di citare la dichiarazione di un sindacalista fascista che in questi termini spiegava lo sciopero: “Lo sciopero – e il suo dilagare – è stato favorito anche dalla deficienza dell’organizzazione sindacale che all’infuori di una apparente attività estensiva, non si è affatto preoccupata di agire in profondità. Basti dire che su una massa di 15.000 operai, il fascismo ne conta cento” (Piero Melograni, “Gli industriali e il fascismo”, Longanesi 1980, p. 232).

Cento operai fascisti su 15.000! Gli operai legnanesi diedero una grande lezione di civiltà mostrando l’inconsistenza del sindacalismo fascista e il suo essere espressione degli interessi del padronato.

Il Primo Maggio nelle tradizioni di lotta degli operai legnanesi

Il Primo Maggio non venne dimenticato durante il Ventennio nero. Sappiamo che negli ultimi giorni dell’aprile 1933 nel Legnanese ci fu una notevole diffusione di volantini che inneggiavano al Primo Maggio. Tra i maggiori attivisti i due fratelli Venegoni, Mauro e Carlo. Prima ancora nel ’31 uno sciopero delle operaie tessili delle filande legnanesi venne stroncato con numerosi arresti proprio alla vigilia del Primo Maggio (Giorgio D’Ilario, “Quando la festa del lavoro fu decisa al primo maggio in Italia e nel mondo”, “La Martinella”, settembre 2012, pp. 20-21).

Dello sciopero delle operaie tessili del 1931 ne parlò anche “Il Secolo” di Milano, facendo esplicito riferimento a quanto era avvenuto in Valle Olona.

Con incredibile candore il giornalista del “Secolo” riconosceva che i sindacati fascisti erano espressione del governo mentre gli scioperanti agivano in base a una concezione classista: “Nessuno ignora che, specialmente nel campo metallurgico, la grande maggioranza delle maestranze è rimasta fedele alle antiche organizzazioni socialiste. Esse però si trovano in una situazione di inferiorità di fronte ai sindacati fascisti per due motivi: in primo luogo perché i sindacati fascisti, sebbene assai meno numerosi, si avvantaggiano dell’appoggio politico che a loro dà il partito che è al Governo; poi perché le organizzazioni socialiste, nella nuova atmosfera di ordine e disciplina e di lavoro che si è creata in Italia, non possono, o almeno non hanno potuto fino ad ieri, ricorrere allo sciopero che è la loro arma più forte e più conforme, del resto, alla loro dottrina che è classista e non collaborazionista (sott. nostra)”.

Nel marzo del ’43 e poi nel ’44 le grandi aziende di Legnano furono in prima fila negli scioperi in Italia contro i fascisti e l’occupazione tedesca e tredici operai pagarono il proprio coraggio nell’organizzazione degli scioperi con la deportazione e la morte a Mauthausen. Quello fu forse il primo maggio (1944) più triste con la miseria della guerra, la tracotanza tedesca, la boria dei fascisti, il rischio dei bombardamenti e decine di operai partiti “per ignota destinazione”.

Il Primo Maggio del 1945, il primo dopo il Ventennio, tornò a essere una giornata di lotta in cui i lavoratori del mondo si sentirono uniti nonostante le ferite della guerra e il feroce nazionalismo degli anni precedenti.

Gli obiettivi di allora sono gli stessi di oggi: giustizia sociale, opposizione a ogni forma di razzismo, unità del movimento operaio mondiale al di là di ogni barriera nazionale, religiosa, etnica.

Giancarlo Restelli

– Errico Malatesta a Savona, Primo Maggio 1920

http://www.youtube.com/watch?v=rNPyTWv7u4o&feature=related

–         I “Martiri di Chicago”, 1886

https://restellistoria.altervista.org/scritti-vari/come-nacque-il-primo-maggio/