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Le elezioni del Quarantotto. Storia, strategie e immagini della prima campagna elettorale repubblicana

Le elezioni del Quarantotto
Storia, strategie e immagini della prima campagna elettorale repubblicana

appunti per conferenza

Perché occuparsi di elezioni che si svolsero nel nostro Paese nel lontano aprile del 1948?
– prima di tutto perché quest’anno è il decennale – sono passati 70anni esatti (18 aprile 1948)
– seconda cosa (più importante) sono le prime elezioni dopo il fascismo
– terza cosa perché questa campagna elettorale inaugura un certo modo di fare politica, soprattutto politica elettorale, che arriva fino ad oggi
– ultima, da queste elezioni uscirà un certo quadro politico (egemonia DC) che poi durerà fino al centrosinistra (inizio anni Sessanta) ma direi anche oltre fino al crollo della prima repubblica (1992)

Prima di vedere un insieme di aspetti delle elezioni quarantottesche focalizziamo l’attenzione sul 1948. / slide 1
– la guerra è finita esattamente tre anni prima e il Paese si sta faticosamente riprendendo dalla sconfitta e dalle gravi distruzioni operate dalla guerra. Le aree di disagio sociale e di protesta sono presenti tanto al Sud contadino che nel Nord operaio. Fame nel Sud e disoccupazione al Nord
– nel maggio del ’47 le sinistre (Pci e Psi) sono state escluse dal quarto governo De Gasperi. Le elezioni possono essere un tentativo per Togliatti e Nenni di ritornare al potere
– la Costituzione è entrata in vigore il 1 gennaio del ‘48
– l’Europa è stata ormai divisa tra Usa e Urss e l’Italia fa parte del blocco occidentale. L’Italia è terra di confine tra i due blocchi. Confine con la Jugoslavia (blocco comunista) ed è al centro del Mediterraneo
– dopo la “guerra calda” nel ’47 è nata la Guerra fredda (discorso di Truman del marzo ’47. Churchill l’anno prima parla di “cortina di ferro” che si è stesa da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico) che avrà importanti riflessi in Italia
– è già operante in Italia il Piano Marshall che entrerà prepotentemente nell’arena elettorale

L’Italia del ‘48
L’Italia di allora è molto diversa da quella di oggi. L’agricoltura occupa il 42% della popolazione attiva e produce il 33% del reddito nazionale. Gli occupati dell’industria sono solo il 32%.
Il “Miracolo economico” deve attendere ancora la metà degli anni Cinquanta per trasformare definitivamente l’Italia da paese agricolo a paese industriale.

Se l’Italia di 70 anni fa è molto diversa da quella di oggi, la campagna elettorale del ’48 segna la prima tappa di un nuovo modo di fare politica che arriva ad oggi / slide 2

– è vero che non c’è ancora la televisione o addirittura internet
– è vero che la campagna elettorale punta quasi tutto sui comizi, l’attivismo dei militanti, i manifesti, i volantini (i giornali sono letti da pochi)
– dall’altra parte nella campagna del ’48 si punta a delegittimare l’avversario con un linguaggio spesso violento (come oggi)
– nel clima di “guerra santa” delle elezioni si dimenticano i problemi più urgenti per gli italiani
– fu una campagna dominata dalla paura: paura del comunismo (immagini 55 e 56)
– i manifesti sono aggressivi e puntano a provocare reazioni emotive piuttosto che a far riflettere
– le accuse reciproche sono all’ordine del giorno: “Servi di Mosca e di Stalin” si urla da destra / “Servi degli Usa e del Vaticano” da sinistra
– l’avversario è spesso demonizzato e insultato: “democristi” o “trinariciuti” / “lupo dal piede caprino”, Togliatti / “l’eterno austriaco”, De Gasperi
– clima da caccia alle streghe. “O con Cristo o contro di Cristo” (Pio XII), “Votate per la croce di Cristo”. Accuse di “fascismo” per la DC e di “dittatura balcanica” per il Pci (“Maresciallo Longo”)
– ingerenza di forze che avrebbero dovuto stare ai margini del dibattito quali Vaticano e Stati Uniti per la Dc e parzialmente l’Unione Sovietica per il Pci-Psi

Quindi più che parlare di elezioni lontane nel tempo dobbiamo parlare di elezioni molto simili a quelle successive per modalità di svolgimento, linguaggi, messaggi capace di parlare alla “pancia” dell’elettore suscitando reazioni avverse alla parte avversaria. Eventuali e ulteriori rapporti con quelle del 4 marzo sarete voi a evidenziarli.

Gli italiani dopo il fascismo sono già andati al voto:
– hanno votato il 2 giugno del ’46 per monarchia e repubblica e sappiamo che ha vinto la repubblica per solo 2 milioni di voti / spaccatura nel paese
– Nella stessa tornata gli italiani hanno eletto l’Assemblea Costituente che avrà poi il compito di scrivere la Costituzione
– Negli stessi mesi del ’46 gli italiani hanno votato per le elezioni amministrative dove la Dc si è imposto come il primo partito (35%), il Psi è il secondo partito (21%) e il Pci è il terzo partito con il 19%

Gli schieramenti fondamentali sono due: slide 3
– la sinistra si riconosce nel Fronte Popolare Democratico (Pci e Psi). Il volto di Garibaldi in una stella a cinque punte è il simbolo (immagine 7). I rivali dicevano che dietro Peppino c’era Peppone (Garibaldi-Stalin)
– la Dc corre da sola (immagine 1)
– novità è Unità Socialista guidata da Giuseppe Saragat che ha abbandonato Nenni un anno prima (immagine 15-16)
– il Blocco Nazionale raggruppa partiti di centro-destra. Il più importante è l’Uomo Qualunque di Giannini (immagini 17-18-21)
– sono presenti anche il Partito Nazionale Monarchico e l’MSI di Almirante

Vediamo un po’ più da vicino i partiti maggiori:
– la Dc di De Gasperi (foto De Gasperi) punta a diventare un grande partito interclassista capace di mettere insieme il contadino povero della Calabria, l’operaio cattolico del Nord fino agli industriali più importanti. Molti settori moderati dell’elettorato apprezzano il deciso anticomunismo di De Gasperi. Ha l’appoggio fondamentale degli americani e del Vaticano
– Il Vaticano gioca un ruolo decisivo: Pio XII (Immagine) vuole la sconfitta del comunismo ateo. Con lui il segretario di Stato Montini (Immagine) e il cardiale Schuster. I comunisti erano già stati scomunicati
– Il Pci guidato da Togliatti (foto Togliatti) è anch’esso un partito interclassista perché va dall’operaio di Sesto San Giovanni o della cintura torinese fino al ceto medio di regioni come Toscana, Marche, Emilia-Romagna dove il proletariato di fabbrica è minoritario rispetto ad artigiani, piccoli e medi proprietari terrieri, industriali
– La propaganda accusa il Pci di essere un partito rivoluzionario e di tendere verso la dittatura del proletariato in Italia. Nulla di più falso. Il partito togliattiano tende a una politica riformista, soprattutto a insediare in Italia un forte partito elettorale

In realtà il Pci vive una contraddizione profonda (che in ultima analisi relegherà il partito all’opposizione fino alla dissoluzione del 1991): da una parte si pone come “partito nazionale”, dall’altra i forti legami con l’Urss di Stalin ne fanno un “servo di Mosca”.
Alla sinistra del partito si agita una forte componente “rivoluzionaria” guidata da Secchia il quale raccoglie il consenso di molti operai convinti che il Pci stia preparando la rivoluzione comunista (“doppiezza togliattiana”).
Il vero problema delle elezioni del ’48 è questo: non sbarrare il passo a un partito che punta sulla dissoluzione in senso marxista dello Stato quanto impedire l’accesso alla “stanza dei bottoni” a un partito nel quale il legame con l’Urss è di ferro, anzi d’acciaio (stalin). La decisa presa di posizione americana a favore della Dc va in questo senso.
L’elettorato moderato invece viene convinto che il Pci punti a vincere le elezioni per aprire l’Italia all’Urss e rivoluzionare l’intero paese a vantaggio di Stalin (manifesto 43). La paura in questo caso di un’invasione comunista da Est spiega il voto di massa a favore della Dc.

Vediamo come si muovono alcuni attori che poi risulteranno decisivi: slide 4
– gli americani svolgono un ruolo decisivo. Non vogliono il Pci al governo perché non vogliono alcuna rappresentanza degli interessi geopolitici di Stalin in Italia. L’arma migliore è il Piano Marshall che è già operativo dal ’47 e sta risollevando la disastrata economia italiana (immagine 22).
– Alla vigilia delle elezioni il colpo di scena: se vincerà il Fronte Popolare gli americani, dicono, non aiuteranno più l’Italia
– Il Vaticano scende in campo con tutta la sua forza come mai più accadrà in seguito. L’arma determinante furono i Comitati Civici di Luigi Gedda (presidente dell’Azione Cattolica – Foto Gedda) con i quali mobilita tutto il clero, le parrocchie, le associazioni cattoliche, i sindacati cattolici, gli oratori con uno sforzo organizzativo davvero notevole. L’obiettivo è portare gli italiani al voto (immagine, pp. 71-72)
– I grandi quotidiani italiani (es. Corriere della Sera) sono tutti per De Gasperi
– Il Pci non può contare su alcuna forza esterna. L’Urss sta a guardare, non prende una netta posizione a favore del Pci. Del resto l’Urss aveva ben poco da dare al popolo italiano al di là dell’indubbio prestigio di questo paese agli occhi delle masse popolari. Il Pci può invece contare su una macchina organizzativa perfetta fatto da diecimila sezioni in tutta Italia in cui 2 milioni di iscritti fanno politica tutti i giorni in fabbrica, casa per casa, improvvisando comizi dovunque ci sia gente

Prima di vedere i risultati elettorali vediamo alcuni aspetti curiosi:
– I Comitati Civici di Gedda promuovono anche la Madonna come artefice del successo. In molte città alla vigilia delle elezioni le statue della Madonna sono fatte circolare in numerose e affollate processioni (“Madonna pellegrina”, la “Madonna che si muove”, immagine 68-69), non si contano i casi di Madonne piangenti (la Madonna piange perché teme che i “senza-cristo” prendano il potere) / “Hanno adoperato la Madonna per fare un comizio elettorale”, “l’Unità”
– Tra gli aspetti più curiosi ricordo i “frati volanti”. Il cardinale di Bologna, Lèrcaro, aveva autorizzato alcuni frati giovani e nerboruti (in borghese) a interrompere i comizi social-comunisti. E questo avveniva con scazzottate date e ricevute
– Anche Dio venne mobilitato per assicurare la vittoria alla DC (manifesto 51, nel segreto dell’urna…..)
– Anche Pinocchio intruppato per la vittoria Dc (manifesto 32-33)
– La sagra di Peppone e don Camillo nasce qui (Foto Giovannino Guareschi)
– Il “Totalvoto”, geniale invenzione dei Comitati Civici per portare gli italiani al voto
– Cinque “carri-cinema” per portare pellicole di propaganda nei villaggi del Sud

Tra i manifesti più efficaci in termini di resa elettorale:
– p. 22
– pp. 27-28
– pp. 35-36 rovescia la foto: si vede Stalin
– pp. 51-52
– pp. 53-54
– p. 81

Il Fronte punta su manifesti dove la parte scritta è rilevante:
– p. 70
– p. 29-30
– ben altro impatto potevano avere manifesti come questo: p. 31

Risultati del 18 aprile ’48 / Camera dei deputati / slide 5
– la Dc ebbe il 48,51 (306 seggi su 574, la maggioranza) / successo superiore ad ogni previsione
– il Fronte il 31% con 183 deputati / profonda delusione tra i militanti
– bene Unità Socialista con il 7%
– monarchici e missini arrivano al 5%
– anche al Senato la Dc ha la maggioranza assoluta dei seggi

A livello geografico il Fronte vince nelle “regioni rosse”: Toscana, Emilia Romagna, Umbria. Il Centro e il Sud sono in mani alla Dc. Il Nord-est è cattolico.
Nelle regioni operaie, Piemonte e Liguria, la Dc è vicina al 50%, in Lombardia ha il 52%.

Vi ricordate quel 18 aprile? Canzone / fu scritta da un contadino aderente al Pci dopo la sconfitta

Che cosa sarebbe accaduto se il Fronte avesse vinto? Scenari di fantapolitica
Probabilmente niente di particolarmente rilevante. Togliatti ben sapendo della collocazione occidentale dell’Italia (che del resto Stalin non voleva assolutamente violare) avrebbe chiesto di condividere il potere con correnti della Dc più disposte a collaborare (fanfaniani).
Il problema più importante sarebbe stato di ordine pubblico con migliaia di attivisti del Pci perfettamente armati, con attivisti democristiani anche loro armati senza contare monarchici e missini anche loro con le armi in pugno pronti a sventare la presa del “palazzo d’inverno” comunista: uno scenario di guerra civile dagli esiti imprevedibili. E poi c’erano gli americani, pronti anche loro a usare le armi in caso di torbidi oppure per impedire che i comunisti governassero.

La prova che il Pci non volesse la rivoluzione in Italia (del resto facile da reprimere con gli americani ancora in parte in casa) ce l’abbiamo pochi mesi dopo in seguito all’attentato a Togliatti (luglio ’48) quando decine di migliaia di militanti armati o meno conquistano le piazze e Togliatti dal suo letto disse: “Compagni, non facciamo schiocchezze”.
In realtà Togliatti non voleva vincere le elezioni (tesi di Melograni). Ciò avrebbe creato più problemi che vantaggi: l’obiettivo era un buon risultato elettorale che avrebbe permesso al Pci di poter contare in tutte le occasioni più importanti.

Conseguenze delle elezioni a medio e lungo termine / la “democrazia bloccata”
La collocazione filosovietica del Pci impedisce a questo partito di arrivare a condividere il potere con la Dc. La Dc al contrario è condannata a governare.
Nasce qui quel “bipolarismo impefetto” (G. Galli) che sarà a lungo andare simbolo della degenerazione del sistema politico parlamentare in Italia dove il normale ricambio di classe dirigente è impossibile come invece avviene in altri paesi europei.

Conclusione / slide 6
Quindi le elezioni del ’48 furono a tutti gli effetti la prima grande battaglia elettorale dell’Italia repubblicana. I partiti si affrontarono senza esclusione di colpi, scambiandosi accuse infamanti, ricorrendo a ogni mezzo e a ogni messaggio (“vero” o falso che fosse) pur di prevalere sugli avversari.
Da quella data linguaggi e strumenti della politica non furono più quelli di prima.
Tutte le campagne elettorali faranno delle elezioni del ’48 un fondamentale punto di partenza. Non la ricerca del dialogo o di quello che unisce ma la contrapposizione radicale e la delegittimazione reciproca fu l’eredità di quella tornata elettorale.
Forse le elezioni del ’48 furono il punto di partenza della degenerazione della politica in Italia di cui oggi stiamo pagando il prezzo.