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Victor Hugo e l’Italia di centocinquanta anni fa o di oggi?

Victor Hugo e l’Italia di centocinquanta anni fa o di oggi?

Vorrei proporre ai lettori  questa lettera del grande scrittore Victor Hugo all’editore italiano dei “Miserabili”. Fu scritta il 18 ottobre 1862.

Contiene uno straordinario ritratto dell’Italia di centocinquanta anni fa. Ma l’aspetto a mio parere impressionante sono le tante analogie con l’Italia di oggi.

Il lettore potrà trovare tanti parallelismi con una realtà che ben conosce ed è quella in cui viviamo.

“… La vostra Italia non è meno esente dal male della nostra Francia. La vostra stupenda Italia ha sul proprio suolo tutte le miserie. Non è forse vero che il banditismo, questa furiosa forma di pauperismo, abita le vostre montagne?

Poche nazioni come l’Italia sono rose così profondamente dall’ulcera dei conventi, che ho cercato di sondare.

D’accordo avete Roma, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Firenze, Siena, Pisa, Mantova, Bologna, Ferrara, Genova, Venezia, una storia eroica, rovine sublimi, monumenti magnifici, città superbe… ma siete, come noi, dei poveri. Siete coperti di meraviglia e di teppaglia.

Il sole italiano è certamente spendido ma, ahimè, l’azzurro del cielo non impedisce che l’uomo sia vestito di stracci. Avete, come noi, pregiudizi, superstizioni, tirannie, fantasie, leggi cieche che danno man forte a costumi ignoranti. Non gustate nulla né del presente né del futuro senza che vi si mischi un retro gusto del passato. Avete un barbaro fra voi, il monaco, e un selvaggio, il lazzarone.

La questione sociale è la stessa per voi come per noi.

E’ necessario andare avanti? E’ il caso di insistere, continuare ancora di più con questo lugubre parallelismo? Perché, non avete forse voi indigenti? Guardate in basso. Non avete forse parassiti? Guardate in alto.

Questa orribile bilancia in cui i due piatti, parassitismo e pauperismo, si trovano così dolorosamente in equilibrio, non oscilla forse davanti a voi come davanti a noi?

Dov’è la vostra armata di maestri di scuola, la sola armata che la società ammetta? Dove sono le vostre scuole gratuite e obbligatorie?… Passiamo in esame il vostro ordinamento sociale, prendiamo al punto in cui è e così com’è, vediamo il suo flagrante delitto: mostratemi la donna e il bambino! E’ dalla somma di protezione accordata a queste due creature deboli che si misura il livello di civiltà.

La prostituzione è forse meno straziante a Napoli piuttosto che a Parigi? Qual è la quantità di verità che esce dalle vostre leggi e la quantità di giustizia che esce dai vostri tribunali? Avreste voi per caso la fortuna di ignorare il senso di queste parole cupe: vendetta pubblica, infamia legale, galera, forca , boia, pena di morte? Italiani, da voi come da noi, Beccaria è morto…

E poi guardiamo la vostra ragion di Stato. Avete forse un governo che compreda l’identità della morale e della politica? Siete persino arrivati ad amnistiare gli eroi! (1) In Francia è successo qualcosa di più o meno simile.

Ora, passiamo in rivista le miserie, che ognuno porti qua il suo cumulo, voi siete ricchi quanto noi. Non avete forse, voi al pari di noi, due dannazioni, quella religiosa pronunciata dal prete, e quella sociale decretata dal giudice?

O gran popolo d’Italia, sei simile al gran popolo di Francia. Ahimè! Fratelli siete, come noi, “dei Miserabili”.

Dal profondo dell’ombra in cui ci troviamo tutti, sia voi che noi, non vedete più distintamente di noi le radiose e lontane porte dell’Eden. Se non che i preti si sbagliano nel ritenere che quelle sacre porte siano dietro di noi: esse ci stanno invece dinanzi…

Ahimè! Lo ripeto, italiani e francesi, la miseria ci riguarda tutti. Da quando la storia scrive e la filosofia medita, la miseria è l’abito del genere umano.

Sarebbe venuto finalmente il momento di strappare questi cenci, e di rimpiazzare, sulle membra nude dell’Uomo-Popolo, il brandello sinistro del passato con il grande manto porpora dell’aurora”.

Victor Hugo, Hauteville-House, 18 ottobre 1862

in “C’è l’Uomo nei “Miserabili” “, Domenicale del “Sole 24Ore”, 20 maggio 2012

1) Probabilmente lo scrittore fa riferimento alla grande delusione della spedizione in Aspromonte di Garibaldi, che pensava di ripetere il successo dei Mille di due anni prima, e che si concluse con il ferimento del generale e la morte di alcuni garibaldini. Era il 29 agosto del 1862. Garibaldi fu arrestato e portato il 2 settembre alla prigione di Varignano (La Spezia). Fu amnistiato il 5 ottobre dello stesso anno.

La prima delusione dell’Italia unita. In Aspromonte (150 anni fa) i soldati italiani sparano contro i garibaldini

http://www.youtube.com/watch?v=FJhQS81waY4

“Nelle umane cose

non ridere

non piangere

non maledire

ma capire”

Spinoza