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Vita di Dante – in estrema sintesi

Vita di Dante

(in estrema sintesi)

  1. Prima di tutto tre curiosità:

– In realtà Dante si chiamava Durante. Dante era il diminutivo

– Non sappiamo che faccia avesse e neppure la grafia con cui scrisse la Commedia

– Non abbiamo neppure l’originale della “Commedia” autografato da lui

  1. Come sappiamo Dante nasce a Firenze nel 1265. La famiglia non è nobile. E’ borghese: il padre, il nonno, lo zio sono abili mercanti e non rifiutano il prestito a usura. Quindi la famiglia di Dante è benestante, non ricchissima, ma neppure priva di mezzi
  1. L’educazione che il giovane Dante riceve è quella dei giovani nobili oppure appartenenti a famiglie ricche. Frequenta le migliori scuole di Firenze, ha come maestro Brunetto Latini. Soprattutto è libero di dedicarsi a ciò che più gli piace: i libri, la poesia, gli abiti eleganti, gli amici, i cavalli e le armi. La madre era morta prestissimo. Il padre morirà quando Dante era un ragazzo. A diciotto anni è capofamiglia e può disporre del patrimonio familiare come meglio crede
  1. La sua educazione nobiliare emerge quando nella battaglia di Campaldino (1289) Dante è tra i “feditori” (“feritori”) a cavallo, una sorta di avanguardia formata da giovani scelti, ben armati e ben addestrati con il compito di affrontare per primi il nemico. Quel giorno Dante fu inizialmente travolto dalla cavalleria di Arezzo, provò una grande paura, ma alla fine fu tra i vincitori. In quel momento Dante ha 24 anni
  1. Quando era un bambino di nove anni fa un incontro che gli cambierà per sempre il corso della vita: incontra a una festicciola Beatrice, figlia di Folco Portinari. Lei è una bambina di otto anni e mezzo. Dante rimane incantato da una vesticciola di color rosso acceso che la bambina indossava. Dante innamorato a nove anni? Oggi gli psicologi dell’età evolutiva dicono che è propria questa l’età in cui ci si innamora per la prima volta
  1. Il giovane Dante incontra Beatrice poche altre volte a Firenze. Seguendo “La vita nuova”, il romanzo giovanile, Dante non ebbe mai la possibilità di parlarle e tanto meno scambiare con lei qualche effusione amorosa. A diciotto anni lei era già sposata con il banchiere Simone de’ Bardi e forse aveva già figli. Eppure quell’amore segnò tutta la sua vita e fece di lei la sua seconda guida nella “Divina Commedia”. Creatura d’amore, Beatrice, lo condurrà nel Paradiso a dialogare con le anime beate
  1. Nel 1290, quando Dante ha solo 25 anni, improvvisamente Beatrice muore. Il colpo è durissimo e Dante scrive per lei “La vita nuova”, il suo capolavoro giovanile in cui la immagina in cielo accanto ai santi godendo della luce di Dio
  1. Non sappiamo l’anno del suo matrimonio con Gemma Donati (forse tra il 1293-95) con la quale avrà cinque figli: tre maschi e due femmine. Non fu forse un matrimonio felice perché una cosa era innamorarsi liberamente (Beatrice), un’altra accondiscendere alla decisione del padre di sposare una donna per i motivi più vari, spesso legati alla volontà di legarsi a famiglie importanti, come potevano essere i Donati nella Firenze dell’epoca
  1. Questi sono anni difficili per Dante. Sono gli anni del “traviamento”: forse altri amori dimenticando Beatrice, la passione per la filosofia che lo distoglie dalle pagine della Bibbia, forse letture proibite dalla Chiesa, forse forme di dubbio religioso… Non sappiamo. Certo è che nel marzo dell’anno 1300 immagina se stesso in una “selva oscura” perché aveva smarrito la via del bene e ora nella sua anima c’era solo il peccato
  1. E’ molto probabile che la “selva oscura” sia la metafora di una situazione esistenziale che provocherà in Dante una vera e propria crisi di coscienza. Ci stiamo referendo alla politica perché negli ultimi anni del secolo è sempre più immerso nella vita politica cittadina partecipando a vari organismi fino a diventare addirittura uno dei sei Priori per due mesi proprio nell’anno 1300, l’anno in cui colloca il suo viaggio nell’inferno, purgatorio e paradiso, l’anno della “selva oscura”
  1. Firenze era allora la New York di oggi. Aveva 100.000 abitanti, tanta ricchezza, tanto denaro che circolava. La politica rifletteva questo turbinio di rapidi arricchimenti, invidie, interessi economici, corruzione e malaffare in città
  1. Al potere formalmente c’era il Popolo, ossia i ricchi mercanti e imprenditori. I magnati (le famiglie nobili) erano tenuti lontano dal potere e questo causava continue tensioni in città perché i magnati erano armati e facevano paura. Al contrasto tra magnati e “popolo grasso” c’era soprattutto la netta divisione all’interno del partito guelfo dominante in città tra i Neri (facevano capo alla potente famiglia dei Donati) e i Bianchi (si riconoscevano nella ricchissima famiglia dei Cerchi)
  1. In quel momento i Bianchi sono al potere e Dante sta con i Bianchi parteggiando per loro negli organismi nei quali è eletto (1295-1301). Tutto ciò gli procura l’odio dei Neri e del pericoloso Corso Donati
  1. Nell’anno 1300 la carriera politica di Dante è all’apice. E’ eletto Priore e con altri cinque Priori governa la città per due mesi tra il giugno e l’agosto. Le cariche allora duravano poco. C’era il timore dell’accumulo del potere. Certo due mesi possono sembrare pochi ma in quelle settimane Dante fu preso dal vortice degli interessi politici del suo partito, i Bianchi. Riflettendo qualche anno dopo ebbe l’impressione che era stato vicino a “perdere l’anima”
  1. Che cosa può aver fatto di negativo in quei mesi? Non lo sappiamo con precisione. Certo, era schierato totalmente con la sua parte politica e con tutti gli interessi che gravitavano su di essa: corruzione, abusi di potere, malversazioni … di fronte ai quali è probabile che non sia riuscito a dire sempre di no
  1. A tramare contro i Bianchi in quei mesi c’è il potente Papa Bonifacio VIII il quale voleva i Neri al comando a Firenze. I Neri perché tra di essi c’erano le grandi banche fiorentine che finanziavano la sua politica. E fu così che nell’autunno del 1301 entrò in città con il suo esercito Carlo di Valois (fratello del re di Francia). Protetti dalle armi di Carlo i Neri attuano un colpo di Stato: si impadroniscono del potere, i Bianchi in città sono uccisi, imprigionati e scacciati. Duemila case sono bruciate, molti omicidi, le proprietà violate, seicento condanne a morte… e tra queste c’è quella di Dante
  1. Dante in quelle settimane non è a Firenze. E’ Roma mandato dai Bianchi alla corte del Papa per evitare il peggio: ossia l’avvento dei Neri al potere. Quando viene a sapere ciò che sta succedendo torna a Firenze ma a Siena decide opportunamente di non entrare nella sua città perché rischierebbe la vita
  1. Da questo momento è un esule. Ha perso la casa, le proprietà, i libri, tutto. La moglie con i figli ancora piccoli è rimasta a Firenze. Da questo momento dovrà “far parte per sé stesso” (dopo aver rotto con la “compagnia malvagia e scempia”) e non sarà facile
  1. La vita di un esule allora era difficile quanto oggi. E’ vero che Dante inizia in esilio a scrivere la “Commedia” e quando la fa leggere tutti si accorgono che è un grande poeta. Dall’altra parte però non era facile trovare ricchi signori che nei loro castelli potessero offrire una degna ospitalità a un uomo che non aveva più nulla di suo
  1. Per fortuna di Dante se alcuni dissero di no, altri signori invece lo accolsero con grande rispetto: soprattutto gli Scaligeri a Verona, i Malaspina in Lunigiana, gli Oderlaffi in Romagna, i Da Camino nella Marca Trevigiana… fino ad arrivare a Guido da Polenta, signore di Ravenna, che lo accolse negli ultimi anni della sua vita
  1. Infatti morì a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. Aveva 56 anni e aveva appena completato in tempo il “Paradiso”. Ora le sue spoglie riposano a Ravenna e a settecento anni dalla morte riconosciamo in lui uno dei più grandi poeti