Il 10 gennaio del 1944 lo sciopero alla “Comerio” di Busto Arsizio fu interrotto dalla repressione nazista. L’irruzione di reparti SS nella fabbrica impose la ripresa del lavoro. Sei lavoratori, di cui tre della Commissione interna, furono deportati a Mauthausen. Tre di loro morirono di lavoro massacrante e di fame in questo lager nazista.
Il professor Giancarlo Restelli insieme a Renata Pasquetto propongono due testi.
Il primo è dei fratelli Venegoni in cui è celebrata la capacità di lotta dei lavoratori di Busto Arsizio; il secondo invece ricostruisce la dinamica dell’irruzione dei reparti tedeschi nella ditta. “Alle sanguinose ondate reazionarie i lavoratori italiani risponderanno collo sciopero generale” da “Il Lavoratore”, Giornale di Politica Proletaria 20 gennaio 1944
Viva gli operai di Busto Arsizio
“La massa operaia bustese dopo uno sciopero durato quindici giorni, ha ottenuto una notevole vittoria. Dopo venti anni di oppressione fascista i lavoratori bustesi hanno ritrovato la loro compattezza e tutti hanno scioperato. Nelle grandi fabbriche tessili e negli stabilimenti meccanici, nei calzaturifici e nelle piccole fonderie, per due settimane operai ed operaie hanno resistito alle minacce e alle lusinghe, decisi a non riprendere il lavoro prima che non fossero garantite ai lavoratori migliori condizioni di vita e un miglior salario. La loro decisione, sostenuta dalla simpatia di tutto il popolo, ha avuto infine ragione della resistenza degli industriali e dell’ostilità dei traditori fascisti e dei tedeschi.
Il prefetto di Varese ha tentato invano di opporsi all’accordo stipulato fra i rappresentanti operai e gli industriali di Busto; i lavoratori hanno reagito contro questo tentativo e anche il famigerato Zimmerman, intervenuto all’ultimo momento con minacce e parole grosse, ha dovuto ingoiare il rospo presentatogli dagli scioperanti.
L’accordo che migliora notevolmente le paghe locali (per qualche categoria quasi raddoppiate) contiene inoltre il preciso impegno da parte degli industriali di fornire ai loro dipendenti riso, grassi, legumi e vino, legna o carbone.
I lavoratori di Busto Arsizio resteranno vigilanti e sono pronti a riprendere la lotta qualora le promesse, tutte le promesse, non siano prontamente mantenute.
I lavoratori, anche dopo questa prima vittoria, non si fanno alcuna illusione; essi sanno che sono ancora insoluti i più grandi problemi dai quali dipenderà il loro avvenire e la loro libertà.
Quando il proletariato milanese riprenderà la lotta per rivendicare il suo diritto alla vita e alla libertà, i lavoratori di Busto saranno di nuovo al suo fianco, pronti a tutto osare affinchè sia compiuta la totale liberazione del popolo italiano dalla schiavitù fascista e tedesca.
I lavoratori bustesi si pongono con questa loro vittoriosa lotta all’avanguardia del proletariato e indicano a tutti i lavoratori la via della lotta e della vittoria”.
Probabilmente questo testo fu scritto dai fratelli Vengoni prima del 10 gennaio, cioè prima dell’irruzione delle SS nella “Comerio”. Infatti l’articolo non dice nulla dell’interruzione dello sciopero con l’intervento militare tedesco e della successiva deportazione di sei lavoratori dell’azienda.
Ma che cosa accadde quella mattina del 10?
“Il mattino del 10 Gennaio tutta la zona intorno all’azienda era circondata, gli accessi alla stessa sono bloccati e con autoblindo i tedeschi entrano nel cortile interno della fabbrica piazzando agli angoli uomini delle SS pesantemente armati…
Un altoparlante invita gli operai a riprendere il lavoro, ma nessuno ebbe a muoversi; il comandante delle SS chiamava ad alta voce alcuni nomi. Sono i nomi degli operai della Commissione Interna; costoro ricevono l’intimazione di consegnarsi, ma dagli scioperanti non uscì nessuno. Alcuni operai, a caso, vennero prelevati e messi al muro.
Allora le SS minacciarono la decimazione se non si tornava al lavoro; qualcuno spaventato ritornò al reparto, intanto le SS cercavano gli operai che il loro ufficiale aveva nella lista; perquisirono da per tutto, qualcuno tentò la fuga dal tetto, ma fuori era pieno di SS…
Le SS riuscirono a catturare solo alcuni dei membri della Commissione Interna… I sei sono messi al muro sul lato opposto a quello dove oggi è posta la lapide che ricorda l’accaduto…
Fuori la città era bloccata, ammutolita: questo enorme dispiegamento militare non poteva certamente passare inosservato, in città si ebbe a conoscere quanto stava accadendo in fabbrica solo all’uscita del turno del mattino; fuori dalle mura dell’azienda i familiari degli operai sono preoccupati e la popolazione vuole sapere quanto sta succedendo all’interno della fabbrica.
Nel pomeriggio finì l’operazione dei tedeschi: caricati sul camion gli operai che erano stati messi al muro, si smobilitò e coloro i quali erano stati catturati vennero direttamente portati al carcere di San Vittore a Milano.
Del gruppo arrestato fu rilasciato solo il fratello del titolare, per gli altri nel Marzo del ’44 vi era la deportazione nei campi di sterminio tedeschi: Vittorio Arconti, Arturo Cucchetti, Ambrogio Gallazzi, Alvise Mazzon, Giacomo Biancini, Guglielmo Toia…
Riuscirono a tornare dal campo di concentramento di Mauthausen-Gusen: Mazzon Alvise (malato, morì poco dopo il suo ritorno), Toia Guglielmo e Biancini Giacomo”.
Cosimo Cerardi, “Gli scioperi del 1943-1944 a Busto Arsizio”,
la mongolfiera 2007, pp. 53-55
L’articolo dei fratelli Venegoni celebra la capacità di lotta degli operai di Busto Arsizio in un momento particolarmente difficile dominato dalla paura del carcere o peggio della deportazione nei lager nazisti. Eppure gli operai di Busto e dell’intera provincia di Varese, di Legnano e Milano mostrarono in quelle settimane quale volontà di lotta animasse i loro scioperi che avevano messo in ginocchio la produzione bellica.
La successiva reazione tedesca – 5 gennaio la retata alla “Tosi” e pochi giorni dopo alla “Comerio” – mostrò invece la brutalità degli strumenti di repressione utilizzati dai tedeschi in accordo con le autorità padronali e fasciste.
Giancarlo Restelli e Renata Pasquetto
– Ritratto di un vero combattente: Vittorio Arconti