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I Processi di Mosca (1936-38). La controrivoluzione staliniana

I Processi di Mosca (1936-38)

La mia relazione ha come obiettivo cercare di capire che cosa è accaduto in Unione Sovietica nel triennio 1936-38 al momento dei grandi processi di Mosca.

Nel suo monumentale “Il Grande Terrore. Gli anni in cui lo stalinismo sterminò milioni di persone” (1968) Robert Conquest fornisce questi numeri da brivido:

– Gli arresti tra il 1936-38 coinvolsero 8 milioni di uomini e donne
– Metà degli iscritti al Partito furono arrestati e oltre un milione morirono giustiziati o finirono nei lager
– Nei Gulag vennero internate 3 milioni di persone rispetto ai 5 milioni già recluse. In totale sono quindi 8 milioni i reclusi del sistema dei campi di lavoro forzato nel ‘38
– I decessi nei campi tra il ’37 e il ’38 furono 2 milioni circa

Se volessimo allargare il quadro delle vittime possiamo dire che durante i 30 anni di governo di Stalin le vittime furono circa 20 milioni! Tra cui 10 milioni di contadini.

Di fronte a questi dati molti storici si sono a lungo chiesti se Stalin ha ammazzato più di Hitler o viceversa. Oppure un altro filone di “analisi” ha fatto riferimento a gravi problemi caratteriali di Stalin dovuti a un’infanzia difficile, il seminario in gioventù, il suo carattere ombroso, la sua proverbiale diffidenza verso tutti, il fatto che era alto un metro e cinquantotto (Conquest)… come se tutto ciò potesse chiarire quanto è avvenuto in Unione Sovietica durante il suo governo.

Lo stalinismo, come ogni problema storico, va affrontato con rigore e analisi oggettive capaci di andare al di là del mero psicologismo.

Cerchiamo di capire che cosa è successo in quegli anni.

Il punto di partenza è l’assassinio di Sergej Kirov, giovane segretario del partito a Leningrado e membro del C.C. del partito. Il 1 dicembre del ’34 fu ucciso da tal Nikolajev mentre la sua guardia del corpo era stata trattenuta all’ingresso del palazzo dove lavorava.
Fin da allora era chiaro che l’omicidio era opera dell’NVKD e dietro c’era la mano di Stalin.

Perché fu ucciso Kirov?
Perché fu ucciso Kirov? Prima di tutto Kirov poteva fare ombra a Stalin o addirittura poteva essere il successore. Soprattutto il suo omicidio dava l’opportunità a Stalin di agire come voleva contro tutti i suoi nemici, veri o presunti.
Appena arrivato a Leningrado Stalin individua i responsabili dell’omicidio in un’organizzazione trotskysta diretta dall’estero dallo stesso Trotsky.

Iniziano i grandi processi
A farne le spese sono subito i vecchi nemici Zinov’ev, Kamenev e Smirnov, già caduti in disgrazia da tempo dopo aver cercato prima di far fuori Trotsky nei primi anni venti in accordo con Stalin e poi, vistisi all’angolo, aver cercato un improbabile accordo con lo stesso Trotsky contro Stalin. Ora giacevano in carcere da un paio di anni e non fu difficile ottenere la loro “confessione” con il primo processo apertosi il 19 agosto del ’36 a Mosca.
– In sostanza Zinoviev, Kamenev e altri ammisero di far parte di una congiura internazionale, volta a uccidere Stalin e altri membri del partito, capeggiata da Trotsky.
– Alla fine del ’36 fu il momento dell’arresto di altri sinceri rivoluzionari bolscevichi come Pjatakov e Radek mentre Tomskij si suicidò. Il loro torto fu quello di aver sottovalutato Stalin negli anni precedenti e non aver capito in tempo in quale baratro era caduta l’U. Sovietica.
– Nel ’37 fu il momento di Jagoda (onnipotente capo dell’NKVD), del Maresciallo Tuhacevkij e della generale “purga” nell’Armata Rossa che colpì un numero incredibile di ufficiali a tutti i livelli.
– Nel ’38 arrivò il tempo dell’ultimo grande processo: quello a Buharin e Rykov più a migliaia di loro sostenitori.
L’accusa a Buharin era incredibile: fu accusato di aver tentato di colpire Lenin in accordo con potenze nemiche! In Occidente poche voci si alzarono verso questa tragica mascherata, sicuramente non nei vari Pc nazionali.

Anche Paolo Spriano è costretto ad ammettere che i compagni di Lenin nel ’17 sono condotti a morte in un quadro di assoluta illegalità: p. 102 (Spagna): “Sono condannati a morte…”

Accanto alla “vecchia guardia” bolscevica Stalin colpì nelle fabbriche migliaia di ingegneri (per addossare a loro i fallimenti dell’industrializzazione selvaggia), migliaia di ferrovieri, fisici, matematici dei vari istituti di ricerca; si colpì nelle università e in settori delicati per la sicurezza nazionale. Caddero sotto la mannaia di Stalin scrittori, giornalisti, artisti, musicisti… in un’apparente caoticità il cui fine era rendere pienamente obbediente la società russa.

Che cosa pensassero realmente gli intellettuali di Stalin lo possiamo capire leggendo questa poesia di Mandel’stam:
p. 210 (“Stalin”, Conquest).

Peggiorano nettamente anche le condizioni di vita di quella classe operaia così presente nella propaganda pubblica ma in realtà sfruttata a morte nelle nuove fabbriche del “miracolo” sovietico, un miracolo ottenuto con il sangue e il sudore di quella classe operaia nel cui nome si agiva.
Una norma nel ’32 introduce non solo il cottimo ma stabilisce che doveva essere pagato in natura dai direttori delle fabbriche. Nelle fabbriche le condizioni di lavoro sono spaventose (ore eccessive di lavoro in ambienti pericolosi) e tra le mura domestiche la sottonutrizione era la norma in locali angusti e maleaerati.

Le cause: Germania e Giappone
A questo punto dobbiamo capire le cause di tutto ciò, ossia le vere responsabilità di Stalin e della sua cricca. Attribuire i milioni di morti alla sua proverbiale ombrosità, alla sua pervicace diffidenza verso tutti, anche verso i compagni più fidati, vuol dire andare fuori strada.
Se vogliamo capire quando accadde in quegli anni anche in questo caso dobbiamo partire da una data: il 30 gennaio del 1933 Hitler va al potere e fin dai primi atti Hitler individua negli enormi territori dell’est europeo lo spazio di cui la Germania ha bisogno per la sua politica mondiale (il “Lebensraum”). Del resto anche nel “Mein Kampf” Hitler aveva individuato nella “crociata verso est” la vera politica estera capace di proiettare la Germania a livello mondiale.
Forse è proprio Stalin a percepire per primo in Europa la minaccia della guerra. Una guerra che avrebbe coinvolto direttamente l’Unione Sovietica e messo a dura prova la conservazione del suo potere.
Dall’altra parte del mondo a preoccupare Stalin c’è invece il Giappone, sempre più aggressivo in Estremo Oriente verso la Cina e l’URSS. E l’idea di una grande “tenaglia” capace di stritolare l’U.S. gli è sicuramente passata per il cervello.

Epocali cambiamenti in URSS sotto Stalin
Al tempo delle Purghe del triennio ’36-38 non c’erano in U.S. organizzazioni capaci di colpire Stalin però non c’è dubbio che i nemici reali o potenziali erano molti e a tutti i livelli.
Troppi combiamenti avevano coinvolto la società sovietica rispetto alle linee tracciate da Lenin nel momento della presa del potere nell’ottobre del ’17.
– Primo punto l’ancoraggio della III Internazionale al dogma del “Socialismo in un solo paese” mentre l’Ottobre era nato nella prospettiva della rivoluzione mondiale comunista. La rivoluzione mondiale era stata allontanata sempre più mentre prendeva piede il nazionalismo granrusso.
– All’edificazione del socialismo in U.S. veniva sacrificata l’Internazionale che diventava sempre di più uno strumento nelle mani del potere moscovita. L’espulsione dal partito di Trotsky, l’arresto e l’esilio in Turchia doveva essere un ulteriore segnale dell’involuzione del sistema sovietico.
In sostanza troppi cambiamenti erano avvenuti in pochi anni destando sorpresa, stupore, costernazione, aperta ribellione seppure non in forme organizzate in molti strati di rivoluzionari ma anche semplici operai e contadini.

E’ abolita la NEP in nome di colossali piani di investimento
Dopo la morte di Lenin e l’esilio di Trotsky era stata abolita la NEP (Nuova Politica Economica) per colossali piani di industrializzazione che avevano coinvolto milioni di contadini catapultati nell’inferno della nuove città industriali.
Per favorire l’approvvigionamento alimentare di milioni di operai fu avviata la campagna di collettivizzazione delle campagne nota come “sterminio dei Kulaki”.
Milioni di contadini dovettero entrare obbligatoriamente nei Kolkolz cedendo la loro proprietà allo Stato oppure dovettero difendersi a mano armata dalle requisizioni di grano e cereali con l’inevitabile deportazione nei Gulag siberani dove morirono con le loro famiglie a centinaia di migliaia.
In Ucraina una carestia deliberatamente programmata da Mosca, per spezzare la resistenza dei contadini alle requisizioni e favorire la nascita delle aziende collettive, causò 6 milioni di morti (“Holodomor”, La “Grande catastrofe”).

I “Fronti popolari” in Spagna
La linea del “Socialfascismo” (nata nel 1928, congresso dell’I. C.) era stata rapidamente messa da parte dopo la salita al potere di Hitler in nome dei “Fronti popolari” dove la prospettiva della rivoluzione comunista mondiale diventava sempre più una chimera (1935-36). Ora lo stalinismo è alleato con la “democrazia” francese e inglese. Non si parla più di lotta di classe, dittatura del proletariato, presa del potere.
La stessa partecipazione di Stalin alla guerra civile spagnola andava nel senso del rafforzamento dei legami con Parigi e Londra contro la Germania spegnendo nel sangue qualunque opportunità che dalla guerra civile in Spagna potesse nascere un partito rivoluzionario capace di ripetere vent’anni dopo l’esperienza dell’”assalto al cielo” dell’Ottobre sovietico (messa fuori legge del POUM e repressione dell’anarchismo in Spagna. Assassinio di Camillo Berneri, Andreas Nin e di tantissimi altri rivoluzionari).

Il “Patto contro natura”
Per evitare la guerra (oppure dilazionarla) Stalin firmò un patto con il diavolo, ossia con lo stesso Hitler nell’agosto del ’39 (Patto Molotov-Ribbentrop) con il quale Germania e U.S. si spartirono la Polonia e l’U.S. si prese le province baltiche. Corollario al “Patto di non aggressione” la consegna a Hilter di molti comunisti tedeschi che avevano cercato riparo in U.S. dalla repressione nazista (Margarete Buber Neumann, “Prigioniera di Hitler e Stalin”).
Da notare che se Stalin è alleato a Hitler lo è anche Mussolini nei confronti di Stalin. La stessa cosa vale per Togliatti: per due anni alleato con Mussolini e Hitler. Non a caso i toni antinazisti sull’”Unità” si attenuano molto, almeno fino al 22 giugno del ‘41.

Enorme ricambio della classe dirigente con la liquidazione della “vecchia guardia”
Quindi Stalin già nel ’34-35 ha netta percezione che in caso di guerra con la Germania, soprattutto all’interno di una lunga e logorante guerra mondiale, il suo potere sarebbe stato rovesciato. E il rischio Giappone non venne mai sottovalutato.
Da qui la necessità di stroncare con qualunque mezzo ogni forma di opposizione a partire dai grandi nomi dei leader dell’epoca (Zinoviev, Kamenev, Radek, Buharin…) fino ad arrivare a milioni di persone oscure che era opportuno eliminare per mettere al loro posto stalinisti di indubitabile fedeltà al dittatore.
In effetti i Processi di Mosca a carico dei leader dell’epoca, fino alla sparizione di milioni di cittadini, andavano tutti nella stessa direzione: verso un enorme ricambio della classe dirigente mettendo a tacere la “vecchia guardia”, spesso ostile a Stalin, con nuove leve di giovani che non avevano vissuto l’Ottobre e quindi erano facilmente conquistabili dalle nuove parole d’ordine.
Nello stesso tempo in Occidente i processi erano la cartina di tornasole del mutamento “antropologico” del comunismo russo nella variante staliniana. Se Stalin ammazzava i comunisti voleva dire che di lui possiamo fidarci!

Leninismo vs stalinismo
Ed è qui che tocchiamo con mano la vera differenza tra il leninismo e lo stalinismo: per fare tutto questo (tradire l’Ottobre e l’internazionalismo, la costruzione del capitalismo in U.S., la messa a morte di una generazione di comunisti…) Stalin ha dovuto far fuori tutta la “vecchia guardia” rivoluzionaria. Tutti i protagonisti dell’Ottobre, tranne Lenin e qualcuno che era morto prima, finirono negli ingranaggi di Stalin.
Questa è la prova migliore della discontinuità tra Lenin e Stalin, ossia tra l’internazionalismo della rivoluzione proletaria mondiale e il nazionalismo russo spacciato per comunismo.

Quindi i Processi di Mosca non furono un incidente di percorso dovuto alle folli paure di Stalin ma una cosciente strategia per purgare il partito e farne un docilissimo strumento in grado di rafforzare lo Stato in tempi che sarebbero diventati presto molto difficili. Lo scrive chiaramente Paolo Spriano, a lungo storico ufficiale del Pci: p. 102 (Agenda Spagna).

In effetti il nuovo partito nato dalle terribili repressioni del ’36-38 resse alla prova dei fatti:
– Stalin potè accordarsi con Hitler senza che alcuno dei grandi leader occidentali comunisti alzasse le sopracciglia (estate ’39)
– Potè rifornire di materie prime la Germania nazista durante il primo anno di guerra (“Abbiamo preso Parigi!” disse un comunista occidentale nel giugno del ‘40)
– Le Fosse di Katin furono a lungo attribuite ai nazisti (15mila ufficiali polacchi ammazzati per ordine dell’NKVD) nell’estate del ’40. In realtà fu un orribile crimine stalinista
– Potè ammazzare Trotsky nel ’40 e molti stalinisti in Occidente plaudirono. Tra i killer anche il triestino Vittorio Vidali
– Stalin non fu rimosso nel giugno del ’41 di fronte alla fallimentare difesa sovietica all’avanzare delle truppe naziste
– Rimase al suo posto anche quando Hitler era a 30 km da Mosca (inverno tra il ’41 e il ’42)
– Nessuno denunciò la “Grande guerra patriottica” per l’evidente abbandono del marxismo-leninismo
– Nessuno alzò la voce quando decise da solo di sopprimere l’Internazionale nel ’43 per rendere più facile la collaborazione con le potenze antinaziste
– Nessuno lamentò alla fine della guerra i 20 milioni di morti russi durante la seconda guerra mondiale
– Morì nel suo letto il 5 marzo del ’53 tra le lodi sperticate di tanti fedeli esecutori delle sue direttive, tra cui Togliatti e l’intero Pc italiano

Una delle condizioni per durare a lungo era infatti collocare uomini fidati, più realisti del re, ai posti chiave in Russia, non dimenticando i tanti partiti comunisti che si richiamavano alla madrepatria sovietica.
Otto Kuusinen, Klement Gottwald, Wilhelm Pieck, Dimitry Manuilsky, Andrè Marty e appunto Palmiro Togliatti furono i capi dell’Internazionale staliniana complici delle terribili repressioni in U.S. e all’interno dei loro partiti dove il personale politico precedente fu assassinato o ridotto al silenzio.

Gramsci vittima del fascismo e dello stalinismo
Gramsci fu una vittima del fascismo ma anche dello stalinismo perché non c’è dubbio che dietro la lunga detenzione nelle carceri fasciste vi fu anche la volontà di Togliatti di tenerlo lontano da Mosca: se Togliatti a ogni misfatto di Stalin abbassava la testa, Gramsci non l’avrebbe fatto e avrebbe coinvolto l’intero partito togliattiano. Per esempio a Gramsci l’identificazione tra trockismo e fascismo sarebbe apparsa grottesca ma non a Togliatti come a Maurice Thorez eSantiago Carrillo.
Quindi Gramsci fu sicuramente vittima del fascismo ma non dimentichiamo la complicità dello stalinismo italiano ad evitare ogni possibile trattative con le autorità fasciste per liberarlo dalle prigioni italiane portarlo a Mosca.

Gramsci morì il 27 aprile del ’37. La data è significativa. Il 2 maggio a Barcellona le forze staliniste del Pc spagnolo danno l’assalto alle roccheforti degli anarchici e del Poum (Majo sangriente) . A Giugno è il momento della resa dei conti a Mosca contro i generali dell’Armata Rossa.
Lo stalinismo agisce a Roma (dove muore Gramsci), Barcellona e Mosca con la stessa prassi fatta di violenza reiterata.

Una battuta prima di terminare. Quando tutto finì (nel ’39) e si tornò a ritmi “normali” di repressione uno degli slogan più ripetuti era: “La vita è diventata migliore, compagni, la vita è diventata più gioiosa (Stalin)”. Un artista da qualche parte in U. S. commise un errore ortografico per lui fatale: aggiunse una u. “La vita è diventata migliore, compagni, la vita è diventata più gioiosa per Stalin”.

Fu l’ultima vittima del Grande Terrore.