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Il Patto Molotov-Ribbentrop

Il Patto Molotov-Ribbentrop

Il ’39 è dominato dai preparativi di guerra. La guerra scoppierà il 1 settembre con l’aggressione tedesca alla Polonia. Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania.

Nei mesi precedenti l’Italia invade l’Albania nell’aprile e firma il “Patto d’acciaio” con la Germania nel maggio. A marzo la Germania smembra la Cecoslovacchia: la Slovacchia diventa stato satellite della Germania, Boemia e Moravia sono annesse al Reich.

L’invasione della Cecoslovacchia senza un intervento inglese e francese dimostra a Stalin che le due nazioni vogliono dirottare ad est l’espansionismo nazista. A questo punto nasce a Mosca l’idea che l’alleanza con Hitler potrebbe disinnescare la guerra e offrire all’Urss dei vantaggi.

Il Patto Molotov-Ribbentrop

Nel mese di agosto del ’39 scoppia come una bomba il “Patto di non aggressione” tra Germania e Unione Sovietica noto come “Patto Molotov-Ribbentrop” (dal nome dei due ministri degli esteri) firmato a Mosca il 23 agosto.

Potremmo definirlo subito un apparente “patto contro natura” visto che il nazismo (ideologia fortemente anticomunista) si alleava con il “comunismo” sovietico. In realtà fu un patto vero e proprio tra due predoni imperialisti i quali stracciano tutto quello che si erano detti in precedenza a livello di propaganda in cambio di vantaggi politici e territoriali. Vedremo tra poco i vantaggi per entrambi.

Perché Hitler si accorda con Stalin?

Sta per cominciare la guerra ad est (Polonia) e Hitler non nasconde la preoccupazione del possibile intervento francese e inglese. Non è opportuno che la Germania combatta su due fronti!

Stalin si allea con Hitler perché teme la potenza tedesca, sa bene dei progetti di conquista del lebensraum e vuole prendere tempo: l’Unione Sovietica ha bisogno di tempo per riordinare i quadri dell’Armata Rossa dopo le purghe del ’38, ha bisogno di tempo per rimodernare l’economia, in particolare il comparto bellico.

In sostanza è un accordo precario che poteva durare solo fino a quando uno dei due contendenti avrebbe ritenuto il patto utile per i propri interessi.

Secondo Giorgio Galli (“Storia del Partito comunista italiano”) il patto può essere giustificato in sede diplomatica tra due stati sovrani. Il problema è che l’Urss non era uno stato qualunque.

Altro vantaggio per Stalin: stare a guardare la prossima guerra in Occidente (maggio ’40), sperare che G. Bretagna, Francia e Germania si dissanguino per poter intervenire in Europa al momento opportuno.

Il “Protocollo segreto aggiuntivo”

All’opinione pubblica mondiale viene deto che il Patto è di “non aggressione”. In realtà, oltre la parte ufficiale, l’accordo prevede la spartizione dell’Europa centro-orientale con il famoso “Protocollo segreto aggiuntivo” firmato lo stesso 23 agosto di cui non trapela nulla.

Nella zona d’interesse sovietica entrano a far parte l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Bessarabia e metà Polonia. Per i tedeschi è assicurata la Polonia centro occidentale. In sostanza per Stalin ed Hitler era il momento di ridisegnare la carta geopolitica dal Baltico al Mar Nero.

Agli occhi di Hitler il Patto con Stalin è anche un’arma per distogliere Francia e G. Bretagna da qualunque forma di intervento a difesa della Polonia. E’ anche un segnale lanciato agli Usa per evitare un possibile intervento in chiave antitedesca.

Corollario del patto anche un accordo commerciale che permette alla Germania di avere materie prime fondamentali, grano, petrolio, caucciù e altre materie prime fondamentali per lo sforzo bellico e prodotti agricoli in notevole quantità. Per l’Urss invece navi da guerra tedesche, macchinari industriali e l’apertura di una linea di credito.

Altro accordo, lo scambio dei detenuti politici: 570 comunisti tedeschi rifugiati in Urss e arrestati da Stalin negli anni precedenti sono consegnati a Hitler (es Margarete Buber Newman, “Prigioniera di Hitler e Stalin”) in cambio di spie russe arrestate in Germania.

Urss, Stato “normale”

A capire per bene la mutazione “antropologica” (rispetto a Lenin) di Stalin e della Russia sovietica è lo stesso Ribbentrop. Nel ’40 dirà che Stalin “ha rinunciato ai propositi di una rivoluzione mondiale” mentre l’Urss “è molto avanti sulla via di diventare un Stato normale”. “Aggiungerà poi che al Cremlino si aveva l’impressione di “andare a trovare uno zar e non Stalin”.

Anche Hitler nota i cambiamenti rispetto all’immagine tradizionale dell’Urss: “Sembra che anche la Russia stia compiendo un’evoluzione di grande ampiezza e la via su cui si è messo Stalin sembra condurre a una specie di nazionalismo slavo-moscovita, allontanandosi dal bolscevsmo a carattere ebraico-internazionale”.

La doppia invasione della Polonia

E così il 1 settembre ’39 la Germania invade la Polonia arrivando fino a Varsavia (la capitale cade il 17 settembre); dal 17 settembre l’Armata Rossa invade la Polonia centro-orientale e così la Polonia cessa di esistere come entità statale indipendente fino al ’45 quando poi entrò a far parte dell’orbita sovietica.

Da notare che l’invasione sovietica del 17 settembre è una vera e propria “pugnalata nella schiena” a un esercito, quello polacco, già fortemente indebolito dall’aggressione nazista. Gli ebrei scampati alla furia tedesca e riparati nella Polonia orientale sono arrestati oppure in molti casi costretti a ripassare il confine.

Nella propria parte di occupazione i tedeschi iniziano una vera e propria guerra di sterminio all’interno dei KZ contro ebrei, membri della resistenza, dell’intellighenzia (è chiusa l’Università di Cracovia), della nobiltà e del clero polacchi; furono deportati in Germania a lavorare più di due milioni di polacchi, uomini e donne.

Nella parte da sovietizzare Stalin procede alle eliminazioni dell’intellighenzia polacca (per privare il popolo della sua identità) con le famigerate Fosse di Katin (aprile ’40) dove 4mila ufficiali polacchi vennero uccisi con un colpo alla nuca dall’NKVD. In totale furono circa 21mila gli ufficiali polacchi uccisi dall’NKVD in vari luoghi del territorio sovietico.

Le fosse vennero scoperte dai tedeschi nella primavera del ’43 e da Mosca si parlò di chiare responsabilità tedesche. Non era così.

Da notare che a Norimberga i sovietici si rifiutano di discutere i fatti di Katin (richiesta tedesca). E’ la giustizia dei vincitori.

E’ importante, per ricostruire i tanti tasselli della nostra storia, ricordare che i membri del Pc polacco furono fatti fuori a Mosca nel ’38 e il partito fu sciolto nell’aprile dello stesso anno. Un ulteriore facilitazione sulla via del Patto l’anno successivo.

Stalin è responsabile dello scatenamento della guerra?

La guerra sarebbe scoppiata lo stesso se Stalin non avesse firmato il Patto con Hitler? Difficile dire se un atteggiamento duro da parte di Mosca avrebbe raffreddato le bellicosità tedesche con l’incubo di una guerra su due fronti.

In ogni caso alleandosi con Hitler, Stalin deve essere visto come uno dei responsabili dello scoppio della guerra, anche perché rifornì con particolare larghezza la Germania di tutto quello che serviva per vincere la guerra contro la Polonia e attaccare in occidente: petrolio, grano, caucciù e altre materie prime indispensabili alla guerra.

Secondo Peregalli il Patto “favorì le mene espansionistiche di Hitler, accelerando il precipitare degli eventi sulla scena europea”.

Le reazioni nei PC. Il caso del Partito comunista italiano

Furono sconvolgenti le reazioni in occidente, soprattutto all’interno dei vari partiti comunisti dove la precedente linea antifascista (“Fronti popolari”) viene ribaltata.

Nel momento della stipula del patto il Pcf (fortemente legato all’Urss) è costretto all’illegalità e molti quadri vengono arrestati. Il Pcf è represso perché di fatto è alleato della Germania nazista verso la quale il governo francese è in guerra.

Il Pci di fatto cessa di esistere perchè Togliatti è appena rientrato da Mosca a Parigi ed è subito arrestato con Longo e altri. In Italia in quegli anni il Pci era di fatto inesistente.

Il Pcus sacrifica il Pci per mantenere il segreto sulle trattative: questa è la considerazione che da Mosca hanno del Partito comunista italiano!

Togliatti non è riconosciuto dalla polizia francese come membro autorevole del Comintern; sarà scarcerato nel marzo del ’40 e tornerà a Mosca.

In un Pci ridotto al lumicino, perché molti esponenti sono nelle carceri fasciste, il Patto non provoca nessun grave trauma. Togliatti si adegua senza difficoltà e con lui Longo e Amendola. Esce dal partito Leo Valiani; sono espulsi (e poi più avanti) riammessi Terracini e Camilla Ravera.

La svolta del ’39 non preoccupa Stalin: sa bene qual è il grado di adesione dei vari Pc all’Urss. E poi è giustificato come “patto di non aggressione” (!) per favorire la “pace” in Europa.

L’Internazionale Comunista agisce solo per voce di Stalin. L’I. C. è solo uno strumento nelle mani della dirigenza sovietica. Nel ’43 verrà soppressa in nome dell’alleanza con Usa, Gran Bretagna e Francia.

La versione russa dell’inizio della guerra

Con l’inizio della guerra viene impartita da Dimitrov, capo del Cominter (“Internazionale comunista”), la linea da seguire: la guerra non è tra antifascismo e fascismo, non è tra democrazie (da appoggiare) e militarismo imperialista (da sconfiggere): la guerra è imperialistica e nessuna delle due parti ha ragioni storiche da accampare ma… una parte è più “brigantesca” dell’altra (Francia e Gran Bretagna). E la Germania aspira alla “pace” mentre le democrazie sono per natura guerrafondaie (stessa posizione nazista).

La stampa sovietica insisterà all’infinito (almeno fino al 22 giugno del ’41) sull’”aspirazione alla pace” dei tedeschi. In sostanza non è stata la Germania ad attaccare a occidente (!) ma è stata costretta da G. Bretagna e Francia.

Da notare che nonostante l’”analisi” sovietica parli di conflitto interimperialistico, in nessun momento da Mosca si fa appello alla lotta di classe in Germania o in G. Bretagna oppure alla trasformazione del conflitto in “guerra civile”.

Addirittura in quei mesi mesi capitava che la stampa moscovita desse buoni giudizi sulla Germania nazista e viceversa. Per esempio l’accento cade sul “socialismo” nazista contrapposto alle decrepite democrazie occidentali.

Del feroce anticomunismo nazista, del radicale antisemitismo tedesco non si diceva niente. Per esempio a Mosca non compare nessuna accusa ai nazisti per avere cancellato ogni organizzazione di sinistra con metodi brutali e aver istituito Dachau per rinchiudere i comunisti.

Nei paesi invasi dai nazisti (es. Francia) la direttiva di Mosca è di collaborare e non intralciare l’occupazione. Le autorità naziste sono “tolleranti”: addirittura nella Parigi occupata dai nazisti l’”Humanitè” (quotidiano del Pcf) è pubblicato e venduto agli angoli delle strade.

C’è stato quindi un periodo di poco meno di due anni in cui anche Togliatti è stato alleato di Hitler e Mussolini sulla base dell’assunto che l’ ”amico (Hitler) del mio amico (Stalin) è mio amico”.

22 giugno ‘41

Tutto cambierà con l’”Operazione Barbarossa” (22 giugno 1941) quando Stalin inaugurerà la grande “guerra patriottica” del popolo sovietico e darà indicazione ai vari partiti comunisti di operare militarmente contro le forze di occupazione a favore dell’Urss minacciata.

Ritorna l’epoca dei “fronti popolari” o “fronti democratici” all’interno dei quali Usa, Francia e G. Bretagna rappresentano le “forze della pace” mentre i nazisti rappresentano “i più feroci reazionari e briganti che hanno privato la classe operaia e i popoli dell’Europa delle loro libertà democratiche elementari”.

Nascerà la resistenza al nazismo in chiave europea dove però la guerra di classe e qualunque slogan rivoluzionario comunista sono banditi.

Da notare che anche Stalin riteneva inevitabile che prima o poi l’Urss avrebbe attaccato la Germania. Il problema fondamentale è che Hitler arrivò prima.

Per Stalin il Patto fu un affare?

Verrebbe da dire di no. E’ vero che il Patto tiene lontana la guerra due anni ma visti i risultati delle prime operazioni tedesche il 22 giugno ’40 il Patto non è servito a niente. Anzi, è stato deleterio.

Perché? Perché una Polonia libera, in funzione di “stato cuscinetto”, avrebbe combattuto per alcune settimane dando ai russi la possibilità di difendersi. E così gli stati baltici: se fossero stati indipendenti avrebbero combattuto con coraggio davanti ai carri armati tedeschi permettendo ai sovietici di parare meglio il colpo.

Brest-Litovsk come il Patto moscovita?

Sono stati non pochi i commentatori che hanno messo in evidenza presunte affinità con il trattato del ’18 e il Patto del ’39.

  • prima di tutto Lenin è costretto a firmare per salvare la rivoluzione
  • anzi, non c’è alcun accordo paritario con il Kaiser
  • la Russia sovietica cede (e non guadagna) molti territori ai tedeschi
  • Lenin non firma nessun “protocollo segreto”

Ottimo, per concludere, il giudizio che diede del Patto Simone de Beauvoir:

“Il Patto dava ragione ai trotskisti, agli oppositori di sinistra: la Russia era diventata una potenza imperialistica, chiusa come le altre nei suoi interessi egoistici. Del proletariato europeo Stalin s’en foutait”.