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Legnano nella Grande Guerra – Tesi di laurea di Mattia Gnemmi

Legnano durante la Grande Guerra

PRESENTAZIONE DELLA TESI.

Questo elaborato è volto ad analizzare il tema del culto dei caduti nella città di Legnano, i modi e i tempi con i quali la cittadinanza e le istituzioni hanno reso omaggio e cercato di tramandare il sacrificio di una generazione di uomini che, sulla linea del fronte e nel contesto cittadino, hanno donato più o meno volontariamente la vita per la Patria.

Il tema trattato è molto ampio e affonda le sue origini già nei primi anni del conflitto, come testimoniano i documenti emersi durante le ricerche presso l’archivio storico del comune.

La periodizzazione necessaria per comprendere le vicende della città copre quindi il periodo 1915-1924, con alcuni cenni riguardanti gli anni precedenti l’inizio delle ostilità.

La ricerca si basa in massima parte sull’analisi del materiale documentario conservato presso l’archivio storico del comune di Legnano, con l’integrazione di documentazione di provenienza privata, e copre gli aspetti riguardanti l’assistenza prestata dalla città ai combattenti e le iniziative volte al ricordo e alla celebrazione del conflitto.

Il lutto per i caduti, con le sue manifestazioni pubbliche e private, è quindi integrato e contestualizzato tramite una ricostruzione delle vicende cittadine che accompagnano gli anni del conflitto.

Se è universalmente noto quanto grande fosse la sofferenza e il sacrificio di quanti hanno abbandonato la loro quotidianità per servire la Patria al fronte, altrettanto grande è il sacrificio di quanti sono restati e a loro modo hanno combattuto nel fronte interno.

L’analisi della manifestazione del lutto, a dispetto del carattere squisitamente locale della ricerca, tenta inoltre di fornire una comparazione con le dinamiche di commemorazione e culto dei caduti nel resto dei paesi belligeranti.

A questo scopo ci si avvale del contributo di due fondamentali opere sul tema : J. Winter, Il lutto e la memoria, Il Mulino, Bologna 1998 e P. Fussell, La grande guerra e la memoria moderna, Il Mulino, Bologna 1984

Partendo da alcune premesse di carattere storiografico, indispensabili per fornire il giusto quadro della situazione di Legnano alla vigilia del conflitto, saranno toccati diversi aspetti che hanno inciso profondamente sulla vita quotidiana della città come le iniziative a favore dei profughi di guerra, l’assistenza ai reduci e alle rispettive famiglie durante e dopo il conflitto, la creazione di strutture assistenziali per i feriti provenienti dal fronte e alcuni cenni circa la vita di Legnano durante la guerra

Purtroppo alcune parti della documentazione risultano incomplete o disperse, in particolar modo gli archivi della sezione locale dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e dell’Associazione Mutilati risultano distrutti durante il secondo conflitto mondiale o dispersi durante i vari spostamenti di sede avvenuti durante gli ultimi decenni, motivo per cui tutte le informazioni in merito sono dedotte esclusivamente dalle carte rinvenute presso l’archivio storico del comune di Legnano.

PREMESSA.

Legnano si presenta alla vigilia del primo conflitto mondiale come un centro di estrema vitalità e in rapido sviluppo.

Nel 1915 si contano 28.757 abitanti, e proprio nell’anno precedente è registrato un incremento demografico di 1532 unità, da mettere in relazione con lo sviluppo dell’industria che costituisce un richiamo di manodopera e di addetti ai servizi del terziario[1].

Il processo d’industrializzazione, iniziato nel 1885 e culminato nel 1915[2], sviluppa come principale conseguenza un’incredibile esplosione demografica attraendo manodopera dalle aree limitrofe e configurandosi come un vero e proprio movimento migratorio. Il fenomeno è certificabile anche in alcuni documenti rinvenibili negli archivi comunali; nelle carte in questione il Sindaco lamenta la mancanza di alloggi a fronte di una notevole immigrazione di operai provenienti da comuni e provincie limitrofe[3].

Nonostante il periodo di straordinaria crescita che porta Legnano tra i primi venti centri industriali del paese dove sia il comparto tessile sia quello meccanico raggiungono dimensioni proprie di un livello economico avanzato[4], l’inizio delle vicende belliche in Europa porteranno considerevoli difficoltà ai grandi complessi industriali legnanesi.

Le problematiche connesse al blocco delle materie prime provenienti da Germania e Inghilterra trovano parziale soluzione solamente dopo il 24 maggio 1915, quando l’ingresso dell’Italia nel conflitto consente alle principali aziende tessili e meccaniche la conversione della produzione alle necessità belliche.

Particolarmente degno di nota è il caso della Franco Tosi che allestirà uno dei più vasti e moderni reparti per la produzione in serie di affusti di artiglieria pesante, munizioni, turbine e motori.

Prima del conflitto, la tradizione della celebrazione dei caduti è già presente nella comunità legnanese.

Legnano è, infatti, indissolubilmente legata al mito dell’omonima battaglia e di chi ne è considerato il protagonista, Alberto da Giussano.[5]

Nel 1876, in occasione del settecentesimo anniversario della battaglia, il comune di Legnano, stimolato da un discorso di Garibaldi tenuto in città nel 1862, fece erigere in suo onore una statua che lo raffigura, inizialmente realizzata dallo scultore Egidio Pozzi e poi sostituita nel 1900 da un’altra realizzata da Enrico Butti[6]. La statua definitiva, rappresenta l’eroe in una posa poi diventata famosa, con la spada alzata e lo scudo nella sinistra e si trova in Piazza Monumento, nei pressi della stazione ferroviaria. L’effige di Alberto da Giussano, come raffigurata nel monumento, si lega indissolubilmente all’immagine del Comune e diventerà parte centrale nelle celebrazioni annuali della battaglia che solo negli anni ’30 daranno vita al Palio di Legnano.

Allo scoppio delle ostilità Legnano diventa un importante centro industriale oltre che un polo attrezzato per l’assistenza di profughi e soldati feriti grazie a due ospedali militari gestiti in collaborazione con la locale sezione della Croce Rossa e con la comunità di suore Canossiane.

Molti cittadini sono arruolati nei reparti militari più diversi, fanteria, truppe alpine, aviazione, marina militare; come dimostrato dai numerosi carteggi che intercorrono tra il comune e una folta varietà di reparti e comandi militari impegnati in prima linea e nei servizi di retrovia.

Tra molti che partirono, compreso un gruppo di “ragazzi del ‘99”, 480 non fanno ritorno, mentre 188 risultano dispersi.[7] I loro nomi sono incisi su una lapide bronzea a lato della cappella ossario, le cui vicende saranno analizzate in seguito.

L’iniziale euforia causata dalla Vittoria cede presto il posto allo smarrimento e alle problematiche causate dalla situazione post-bellica.

Il malcontento per il razionamento alimentare, i sequestri coatti di materiali e derrate alimentari, la contrazione della produzione industriale e il difficile processo di riconversione causano un diffuso malcontento che sfocia in dure manifestazioni, le cui prime avvisaglie si riscontrano negli ambienti operai sin dal 1915.

Mentre la città e le sue istituzioni affrontano il difficile percorso di ritorno a una normale vita quotidiana, fuori dall’ambiente familiare gli ex combattenti vivono una sorta d’indifferenza generale .

Una simile condizione è estremamente difficile da accettare, in particolar modo se si considera come la guerra sia vista come una “prestazione straordinaria”.

Il solo fatto di aver partecipato al conflitto doveva garantire qualcosa ai Reduci.[8]

In questa situazione s’inseriscono le iniziative volte a sostenere le famiglie di quanti prestavano servizio al fronte e a favore di reduci e feriti ritornati alla vita civile.

Le associazioni combattentistiche, in particolar modo l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, si propongono come unico mezzo a tutela del reinserimento sociale degli ex combattenti, ma non solo. Legnano vede, infatti, l’attività di molte altre associazioni dedite al supporto ed alla celebrazione del soldato sia durante, sia dopo il conflitto.

Tali associazioni ricoprono un ruolo di primissimo piano nella commemorazione e nella trasmissione della memoria del conflitto tanto a livello locale quanto a livello nazionale.

Le associazioni combattentistiche si rafforzano, negli anni immediatamente successivi alla conclusione del conflitto, in un periodo in un cui dovrebbero rendere più semplice la risoluzione del problema del reinserimento.

In realtà l’azione delle associazioni è fortemente penalizzata dal disinteresse iniziale delle forze di governo nazionali, con l’unica parziale eccezione del ministro Nitti.

Ministro del tesoro durante il governo Orlando (1917-1919), Nitti vede nella vasta schiera di ex combattenti una valida arma antibolscevica e per questo si dimostra più incline ad assecondare le richieste delle associazioni combattentistiche in occasione del primo congresso nazionale dell’Associazione combattenti e reduci tenutasi a Roma dal 22 al 27 giugno 1919.

Legnano dimostra un’indiscutibile volontà di onorare la memoria dei suoi caduti.

Ne è prova lo sforzo economico per la realizzazione di una grande cappella ossario presso il cimitero monumentale della città e le affollate cerimonie pubbliche che seguono tale realizzazione.

E’ tuttavia evidente come l’interesse per tal iniziative, dopo un periodo di grande entusiasmo durante gli anni di guerra e sino alla fine degli anni ’20, vada spegnendosi rapidamente dopo il crollo del fascismo, per scomparire quasi nella seconda metà del secolo.

INTRODUZIONE

LA PRIMA GUERRA TOTALE

La prima guerra mondiale è per molti il completamento del risorgimento italiano.

Nelle cronache dell’epoca e soprattutto del periodo fascista il conflitto viene, infatti, definito come la quarta guerra d’indipendenza.[9]

Per la prima volta la Nazione intera è mobilitata in una guerra totale, combattuta tanto sulla linea del fronte quanto nelle normali attività quotidiane.

La guerra non si limita ai combattimenti al fronte; anche chi rimane a casa deve occuparsi di nutrire, vestire, armare e supportare i soldati.[10]

Lo sviluppo tecnologico, come la creazione di nuovi mezzi di comunicazione di massa, contribuisce a diffondere più rapidamente i racconti dell’“inutile strage”.

Le fabbriche sono riconvertite per le esigenze belliche : da quelle chimiche escono, ad esempio, le miscele di gas di iprite e fosgene; da quelle meccaniche e metallurgiche mitragliatrici e cannoni; da quelle tessili uniformi e corredi per i soldati.

Con lo sviluppo delle istituzioni statali e delle industrie la guerra diviene totale, nei mezzi e nei fini.

Per mantenere alto il consenso e il morale di truppe e popolazione si tenta in ogni modo di far leva su bellicismo e nazionalismo, additando al pubblico ludibrio i nemici, come nel caso dei tedeschi equiparati agli Unni.

La prima guerra moderna della storia avrebbe dovuto, almeno secondo le aspettative dei governi, essere rapida e indolore.

La realtà si dimostra drammaticamente diversa profilandosi, di fatto, come un gigantesco massacro organizzato con tredici milioni di morti.

Sono costruiti, in tutta Europa, quasi 1756 chilometri di trincee che si costituiranno come un mondo a se stante, con i propri abitanti, i propri riti e regole, una propria letteratura e forme d’arte.

Il mondo della trincea si dimostra di fatto isolato e sviluppa un nuovo sentimento di cameratismo, cementato dal bisogno della fiducia reciproca e della convivenza costante.

Una volta concluso il conflitto, sia i vincitori sia i vinti si trovano in una situazione economica disastrosa, col problema di dover ricostruire varie zone devastate dalla lotta degli eserciti; gli unici che possono soccorrere l’Europa sono gli Stati Uniti. Proprio il presidente americano Wilson è il protagonista del tavolo della pace, dove si costruisce il nuovo ordine europeo, che con l’aiuto della Società delle Nazioni, non avrebbe più ricorso alla guerra per risolvere le controversie.

Si costituiscono nuove nazioni: Polonia, Cecoslovacchia, Austria, che a causa della loro debolezza e della vicinanza con nazioni ostili non garantiscono sin dall’inizio, la stabilità del nuovo assetto europeo. Nel caso specifico della Jugoslavia i rapporti con la maggiore potenza della regione, l’Italia, sono avvelenati dalle controversie per il possesso della Dalmazia e della città di Fiume.

Si creano precocemente nuovi antagonismi e la politica revanscista trova proseliti non solo nella sconfitta Germania, ma anche nella vittoriosa Italia.

La grande maggioranza dei seguaci di questa linea politica si trova nei reduci, che devono riadattarsi alle regole della società civile, nella quale spesso non si riconoscono e che li relega ai margini dopo averli “utilizzati”.[11]

Un esempio è costituito dalla società “Trento e Trieste”, fondata da Giovanni Giuriati[12] e dotata di un proprio quotidiano : “L’Alba Trentina”.

La società si pone il fine di difendere gli interessi dell’Italia al tavolo della pace, contro un’Intesa considerata ingrata e traditrice nel suo proposito di negare all’Italia la sovranità sulla Dalmazia e sulla città di Fiume.

La società tenta di promuovere la sua lotta anche attraverso il coinvolgimento dei comuni, facendo leva sui sentimenti di abbandono e delusione dei reduci.

Anche il comune di Legnano riceve un invito formale ad aderire alla causa tramite la sottoscrizione di una protesta ufficiale indirizzata al ministero degli esteri.[13]

MANIFESTAZIONI PUBBLICHE DEL LUTTO.

Nel periodo bellico i moltissimi lutti sono visti sotto una nuova prospettiva, il dolore passa dalla sfera privata a quella pubblica.

La perdita, che accomuna ormai migliaia di famiglie, diventa oggetto di manifestazioni pubbliche organizzate spesso con il concorso delle istituzioni locali e dello Stato.

I cimiteri iniziano a mutare, i soldati semplici, dopo la fine del conflitto, non sono più sepolti e mortificati nelle fosse comuni, ma onorati con una sepoltura singola e una croce per riconoscerli.

I camposanti militari diventano templi del culto nazionale. In questi sacrari il terreno è diviso in lotti uguali sormontati da croci simili per ricordare sia il cameratismo del tempo di guerra, ma anche l’individualità dei caduti.

Anche questo diventa un mezzo per la creazione del consenso, superando le barriere ideologiche, sorte all’interno dei paesi, col radicalizzarsi delle posizioni politiche.

Nei paesi sconfitti in particolar modo, ma anche in Italia, che moralmente sentiva di aver perso la pace, nasce il Mito dell’esperienza di guerra e più precisamente il culto del fante che sacrifica eroicamente la vita in nome della Patria.

La morte di un congiunto diventa un sacrificio pubblico necessario per il futuro della Nazione, per il bene comune; si esalta il Caduto come martire, si cancellano, di fatto, le differenze tra semplice soldato e ufficiali.[14]

L’ALTARE DELLA PATRIA.

Dalla guerra di trincea nasce il simbolo del Milite Ignoto.

Non si celebrano più i condottieri, i generali, i singoli comandanti, ma si glorifica un intero popolo, fatto Nazione sotto le armi.

Non sono costruiti centinaia di busti al Generale Armando Diaz[15], fatto salvo quello situato nella sua città natale dopo la sua morte ed altri rari esempi come la statua dedicata al generale Giardino a Bassano del Grappa.

Lo scopo del monumento è rappresentare la guerra, sculture ed epigrafi devono avere una funzione unificante nei confronti di chi ha voluto e di chi ha subito i combattimenti, abbattendo le divisioni che si erano create.

L’idea della celebrazione del Milite Ignoto viene dal colonnello Douhet[16], fondatore dell’Associazione Ufficiali e Soldati, in polemica con Cadorna, che dopo aver sacrificato migliaia di uomini li accusa di viltà dopo Caporetto. L’esercito e il popolo avrebbero dovuto fondersi in un’unica effige, simbolo della Nazione in armi.

La commissione formata dal generale Paolini, dal colonnello Paladini, dal tenente Tognasso, dal sergente Vaccarini, dal caporal maggiore Sartori e dal soldato Moro, tutti decorati, cerca nelle zone dei più crudi combattimenti una salma irriconoscibile. Le ricerche si concludono il 27 ottobre 1921, le undici salme recuperate sono trasportate ad Aquileia, dove il giorno seguente Maria Bergamans, madre di un caduto, ne sceglie una.

Le dieci bare sono tumulate ad Aquileia, mentre quella scelta percorre l’Italia fino a Roma; qui il 2 novembre è collocata in Santa Maria degli Angeli. Sulla porta della chiesa è apposta un’epigrafe, pare dettata dal re in persona.

IGNOTO IL NOME,

FOLGORA IL SUO SPIRITO, DOVUNQUE E’ L’ITALIA;

CON VOCE DI PIANTO E ORGOGLIO

DICONO INNUMEREVOLI MADRI;

QUELLO E’ MIO FIGLIO.

La mattina del 4 novembre il servizio d’ordine è composto da dodicimila tra soldati e carabinieri, con le armi sul presentatarm, e la baionetta innestata, davanti al feretro trasportato a braccia da dodici militari decorati con la medaglia d’oro.

E’ presente la banda dei carabinieri, una rappresentanza delle armi, la banda della marina, dietro dieci madri e dieci vedove di guerra.

Seguono i ministri, i deputati, i senatori, i generali, i rappresentanti delle città decorate di medaglia d’oro, le armi a cavallo, gli ex combattenti e i mutilati.

Al Vittoriano aspettano oltre diecimila bandiere dei combattenti.

Alle ore dieci tutta l’Italia si ferma in attesa dell’ultimo atto della cerimonia.

La consegna rigorosa del silenzio è spezzata dall’unico suono che si diffonde per la città, quello delle campane e dei colpi di cannone, che completa il quadro iniziato con le veglie nelle stazioni dove il convoglio che trasporta la salma si ferma per la notte. Per l’occasione si riscopre un verso di Dante “L’ombra sua torna ch’era dipartita”.[17]

Il Milite Ignoto è decorato di medaglia d’oro, con la motivazione dettata da Giovanni Giuriati, presidente della società irredentista “Trento e Trieste”.

DEGNO FIGLIO D’UNA STIRPE PRODE E DI UNA MILLENARIA CIVILTA’

RESISTETTE INFLESSIBILE NELLE TRINCEE PIU’ CONTESE,

PRODIGO’ IL SUO CORAGGIO NELLE PIU’ CRUENTE BATTAGLIE,

E CADDE COMBATTENDO SENZ’ALTRO PREMIO SPERARE CHE LA VITTORIA E LA GRANDEZZA DELLA PATRIA.

24 MAGGIO 1915-4 NOVEMBRE 1918

La presenza numerosa di donne è ammessa solo nella figura delle madri dolenti, sublimata dal comportamento della madre d’Aquileia che getta sulla bara anziché il fiore bianco, come da copione, il velo nero, in segno di dolore inconsolabile.[18]

Anche Legnano partecipa attivamente alle celebrazioni, come dimostra la corrispondenza che intercorre tra la prefettura di Milano e il comune.

In data 29 ottobre 1921 il prefetto di Milano, Alfredo Lusignoli,[19] trasmette al comune di Legnano le istruzioni provenienti dal comitato esecutivo per le onoranze del Milite Ignoto.

Le indicazioni prevedono l’affissione del tricolore in tutti i pubblici uffici e l’affissione di manifesti per informare la cittadinanza dell’evento; è inoltre raccomandato di accordarsi con le locali autorità ecclesiastiche per garantire che le campane suonino a gloria per mezz’ora dalle ore 10.30,[20] la circolare è accompagnata da un telegramma in cui il prefetto, oltre a ribadire le raccomandazioni, chiede di riferire circa le iniziative effettivamente intraprese e sottolinea l’importanza dell’evento.[21]

PATRIA E LITURGIA.

Con l’avvento del fascismo inizia un periodo in cui il culto della Patria e l’onore ai caduti vivono il loro momento di maggiore considerazione.

Nel 1937 sono proclamate feste patriottiche le giornate del 24 maggio, anniversario dell’entrata in guerra, e il 4 novembre anniversario della Vittoria.[22]

Dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, si nota una sorta di rimozione per tutto ciò che ricorda gli ideali di Patria e nazionalismo. Si finisce con l’associare tutto il culto della Patria al fascismo, che aveva trasformato, abilmente, l’onore alla bandiera in espressione di fedeltà al regime.

Per quanto riguarda il culto dei Caduti, al generale cordoglio e senso d’unità per tutti i figli caduti per la Patria nella prima guerra mondiale, si contrappone, nel 1945, la glorificazione solo per i morti della resistenza, con il disinteresse per gli altri defunti.

La stessa resistenza, in ogni caso, è parecchio divisa, al suo interno, sull’accettazione del concetto di “difesa della Patria” nel periodo della lotta, considerando che, soprattutto, i comunisti preferiscono il termine partigiano a quello di patriota.[23]

L’impalcatura del culto della patria è poi smontata negli anni del boom economico, tanto che non si hanno quasi più tracce di commemorazioni pubbliche o altre iniziative nell’archivio storico di Legnano, fatta eccezione per alcune iniziative di carattere tecnico volte alla sistemazione delle opere commemorative realizzate in passato.

Considerate queste premesse, non è difficile immaginare come il 4 novembre, da festa della Vittoria, è sottostimato e trasformato in giorno dedicato alle Forze Armate. Cancellando tutti i riferimenti alla prima guerra si perde così l’occasione di ricordare quel conflitto e soprattutto i Caduti.

La maggiore enfasi patriottica delle ultimissime celebrazioni del 4 novembre e del 2 giugno (festa della repubblica, ricostituita a tutti gli effetti nel 2001) può essere vista come un tentativo di rivalutazione dell’importanza dell’unità nazionale e degli eventi che hanno contribuito a crearla.

MEMORIA, CELEBRAZIONE E CULTO DEI CADUTI DELLA GRANDE GUERRA

NELLA CITTA’ DI LEGNANO

CAPITOLO I

MEMORIA

La mobilitazione, aspetti di vita quotidiana.

L’entrata in guerra avviene il 24 maggio del 1915, ma la vita sembra inizialmente scorrere tranquilla tanto che il 12 giugno 1915 è eseguito il collaudo della trasformata tratta tramviaria Milano-Legnano-Busto.

Infatti, gli amministratori della società da poco nata STIE (1912) sviluppano la linea rendendola a trazione elettrica sostituendo la vecchia vaporiera Gamba de Legn.[24]

L’ingresso in guerra è inizialmente riscontrabile solamente dalla trasmissione del disegno di legge riguardante il conferimento di poteri straordinari al Re in caso di guerra, con raccomandazione di una pronta affissione nell’albo del comune. [25]

La situazione inizia a mutare durante i primi mesi del 1916 quando, ormai tramontata l’illusione di una rapida risoluzione del conflitto, le autorità militari reputano necessario difendere il complesso industriale di Legnano da possibili incursioni aeree.[26]

La Franco Tosi vede in questi anni una forte ascesa.

Nel 1913 gli operai sono 3.000, nel 1915 salgono a 5.000 unità.
Già in previsione degli avvenimenti le officine della Tosi vengono ampliate e trasformate: per esempio lo stabilimento ex-Wolsit, dedicato alla produzione di biciclette, è convertito alla produzione di materiale bellico.

L’azienda legnanese arriva alla fine del conflitto a contare in tutto 7.000 operai e diventa celebre anche all’estero quando finita la guerra molte unità navali sono vendute in America Latina.

I timori, che si rivelano fortunatamente infondati, riguardanti possibili incursioni a danno del complesso industriale sono verificabili dalle disposizioni per la loro prevenzione.

Già in data 23 maggio 1915 sono emanati tramite Regio Decreto alcuni provvedimenti straordinari in tema di pubblica sicurezza, recepiti dal comune di Legnano con due ordinanze del prefetto di Milano Giovanni Cassis.[27]

In particolare è fatto obbligo ai singoli proprietari degli stabilimenti industriali di badare a impedire qualsiasi proiezione di luce all’esterno dei fabbricati tramite griglie o tende opache, l’allestimento di depositi di sacchetti di sabbia o altri materiali idonei per proteggere i locali industriali dove siano presenti caldaie a vapore o materiali esplosivi, l’allestimento e la chiara segnalazione di locali adeguati al rifugio degli operai in caso di pericolo.

Le norme sono ovviamente volte a tutelare non solo i siti industriali, ma anche le aree urbane del comune.

Nelle ordinanze è indicata anche una lunga serie di norme riguardanti la gestione della pubblica illuminazione in caso di pericolo, le disposizioni per gli esercizi commerciali, i mezzi pubblici ed è imposto anche alla popolazione di dotare ogni abitazione di sacchetti di sabbia e secchi d’acqua (pena pesanti sanzioni) da utilizzare prontamente in caso di incendio causato dai bombardamenti. [28]

A Legnano è stanziata inoltre una sezione di mitragliatrici Lewis anti aeree, che rimane attiva per tutta la durata del conflitto e della quale l’archivio comunale ha restituito una foto commemorativa.[29]

Il processo di attuazione delle sopracitate direttive non è tuttavia semplice e neppure tempestivo, tanto che alla fine del mese di marzo 1916 la sotto prefettura di Gallarate fa pervenire al sindaco di Legnano, cavaliere Attilio Agosti, una dura lettera, nella quale si annunciano controlli e conseguenti sanzioni nel caso in cui il comune perseveri nell’inosservanza delle norme disposte dal Commissario Civile della provincia di Milano.[30]

Il sollecito produce i suoi frutti giacché il giorno 1 aprile 1916 il sindaco di Legnano aggiorna tutte le aziende presenti nel suo territorio circa le norme da adottare, minacciando controlli e pesanti sanzioni.[31]

E’ trasmessa nuovamente anche una copia di una precedente ordinanza che espone gli accordi intercorsi tra l’autorità comunale e la locale direzione telefonica circa il metodo di segnalazione dell’eventuale presenza di velivoli nemici, diffidando quindi le aziende dall’ effettuare qualsiasi tipo di segnalazione contattando autonomamente l’autorità militare locale.[32]

La scarsa adempienza inziale alle norme anti aeree si ravvisa anche nel vivace carteggio del comune con la società Biganzoli-Colombo, fornitrice ufficiale della difesa anti aerea della città di Milano, e specializzata nella fabbricazione di “Tonanti d’allarme”.[33]

La società Biganzoli-Colombo contatta l’amministrazione di Legnano per la prima volta in data 29 marzo 1916, accreditandosi come azienda privilegiata dall’amministrazione del comune di Milano, in accordo con l’autorità militare, per l’efficacia dei suoi prodotti di segnalazione acustica, a loro dire molto più efficaci di qualunque altro e soprattutto di una tale facilità di utilizzo da poter essere agevolmente impiegati anche dai civili.[34]

L’amministrazione di Legnano sembra non curarsi molto della proposta ricevuta, tanto che a settembre dello stesso anno riceve una nuova lettera, questa volta corredata dalla raccomandazione del locale comando della difesa anti aerea.

Dietro le pressioni dell’autorità militare Legnano decide quindi di dotarsi di due mortai per la segnalazione acustica e di un numero non precisato di munizioni.[35]

Un’altra spinosa problematica sollevata dalla questione della difesa anti aerea è quella concernente la gestione della pubblica illuminazione e quindi dei rapporti con la Società Elettrica Alto Milanese.

Per dare seguito alle disposizioni del Commissario Civile per la provincia di Milano si decide di attuare alcune misure per l’oscuramento notturno della città e quindi di ridurre l’illuminazione pubblica.

Il comune presenta la richiesta di spegnimento delle lampade elettriche situate nel centro abitato all’inizio del mese di aprile 1916.

Il gestore della pubblica illuminazione, pur accondiscendendo alle richieste dell’amministrazione comunale anche al fine di evitare ogni possibile responsabilità conseguente a eventuali incursioni aeree, precisa subito che, data la natura idroelettrica dell’energia utilizzata per le lampade comunali, non è disposta a ridurre in nessun modo il canone di servizio e impugna il contratto siglato tra la società e l’amministrazione comunale. [36]

La controversia è risolta dopo circa due mesi, durante i quali è sperimentata l’oscurazione totale del centro abitato tra molte e accese discussioni, in data 1 maggio 1916.[37]

Di comune accordo con il gestore del servizio si decide per il parziale oscuramento delle lampade tramite il trattamento con una vernice blu opaca, ritenuta adatta allo scopo e sufficiente a garantire la sicurezza del comune contro eventuali minacce dal cielo.[38]

La Società Elettrica Alto Milanese accetta di sostenere l’intero costo dell’operazione, a patto che il comune continui a pagare regolarmente il canone precedentemente concordato per l’erogazione dell’energia elettrica come da contratto[39], è inoltre spiegato come tale opera verrebbe effettuata per zone, prospettando un periodo di parziale oscuramento totale di alcune zone del comune in attesa che tutte le lampade vengano trattate secondo progetto.

Di vicende legate alla possibilità d’incursioni aeree, si torna a parlare esattamente un anno più tardi, nel maggio 1917.

La recrudescenza del conflitto tanto sul fronte italiano che sugli altri scenari europei, la situazione di stallo delle operazioni e la ricerca di mezzi e metodi per accelerare la fine delle ostilità portano all’impiego sempre più massiccio delle armi chimiche[40], in particolar modo in Italia suscita grande orrore il massacro verificatosi sul monte San Michele a danno delle truppe italiane.

Per prevenire che armi del genere vengano utilizzate contro la popolazione civile, il Comando della Divisione Territoriale Milano emette una circolare riservata destinata alle amministrazioni pubbliche di tutta la provincia di Milano.

La minaccia è considerata reale, tanto che sono predisposti ben ventisette posti di servizio per la distribuzione e lo stoccaggio di materiali utili per la difesa personale contro i gas asfissianti e quarantasei posti di soccorso con personale medico e militare deputati al soccorso della cittadinanza e  alla messa in sicurezza dei luoghi eventualmente colpiti dai gas.

La circolare contiene inoltre una lunga serie di regole per la corretta istruzione della popolazione civile circa le norme di comportamento da seguire in caso di simili attacchi, dalle regole più elementari di difesa in caso di esposizione ai gas, alle modalità di segnalazione del pericolo ai posti di servizio, modalità di evacuazione delle zone colpite e alle procedure di bonifica dei siti contaminati.[41]

La circolare è recepita velocemente dall’amministrazione comunale, soprattutto in virtù delle sollecitazioni che giungono dal comando del locale presidio militare circa l’effettivo adempimento di quanto disposto dalla circolare.[42]

Alle sollecitazioni segue poi la decisione del sindaco Agosti di far affiggere anche nelle fabbriche legnanesi, in quanti più luoghi possibili, un’ordinanza contenente le norme più importanti da seguire in caso di attacco con i gas.

L’attività di sensibilizzazione della popolazione circa la minaccia di attacchi con gas asfissianti è riscontrabile sino al 28 novembre 1917 data riportata sull’ultimo documento rinvenuto inerente al tema e contenente un ennesimo invito alle ditte di Legnano di sensibilizzare i proprio operai circa pericoli derivanti da possibili attacchi aerei e sulle regole da seguire nel caso questi si verifichino.[43]

Cenni d’economia di guerra.

Con l’inizio delle ostilità  sono emanati i decreti per la limitazione dei consumi e per la fornitura di svariati tipi di materiali all’esercito.

E’ introdotto a livello nazionale l’obbligo di censimento di grano e granoturco, con il divieto di esportazione delle rimanenze, che devono esser raccolte dal personale militare.

Il pane è fabbricato con la crusca, mentre i prezzi dei maggiori generi alimentari di prima necessità crescono nei mesi successivi addirittura del 50%. Con gli uomini combattenti al fronte e le donne, oltre al lavoro domestico, costrette a sostituirli in agricoltura e nelle fabbriche, il governo istituisce, per porre rimedio all’andazzo economico e frenare il diffuso malcontento degli strati più poveri, il calmiere. [44]

Un elemento basilare come il pane, dal 1917 è possibile acquistarlo solo tramite tessera annonaria. Qualche esponente politico, convinto che se ne sarebbe consumato meno, propone di venderlo addirittura raffermo mentre per i ristoranti vige l’obbligo di servirne 80 grammi a cliente.

Il 19 ottobre 1916 lo Stato avoca a sé la produzione dello zucchero, il 7 marzo del 1917 è messo in vendita, in confezioni da un chilo lo zucchero di Stato, prodotto interamente con la saccarina, molto più economica dello zucchero normale.[45]

Man mano che lo sforzo bellico richiede sacrifici, si rende necessaria anche la raccolta di metallo per le armi e dell’oro per le finanze dissestate.

La raccolta di materiale metallico è organizzata e gestita dal Comitato regionale di mobilitazione industriale con sede a Milano.[46]

Il primo regolamento per la requisizione dei materiali metallici è datata 10 marzo 1916 anche se di fatto la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale avviene soltanto il 25 aprile 1917.[47]

E’ fatto obbligo a privati cittadini ed aziende di compilare una denuncia mensile riguardante l’eventuale possesso di materiale metallico utile ai fini bellici (utensili in esubero, scarti di lavorazione).

E’ stabilito un tariffario unico in base al quale lo Stato eroga i pagamenti per i materiali requisiti.

Il comune di Legnano contribuisce alla causa con la donazione delle “mensole dei fanali a gas”, richiedendo l’aiuto del presidio militare locale per la fornitura di manodopera aggiuntiva a quella comunale per lo svolgimento del lavoro.[48]

 

A causa dei diversi traslochi subiti dal materiale archivistico dell’epoca e di diversi interventi di riordino non è possibile rinvenire documentazione specifica relativa alle ordinanze comunali relative ai razionamenti, nè esemplari di tessere annonarie.

Nella documentazione che è stato possibile recuperare si può tuttavia trovare traccia di alcuni vivaci contenziosi nell’ambito delle requisizioni di fieno e paglia da parte dell’autorità militare e sull’approvvigionamento d’acqua per i reparti stanziati nel territorio del comune, oltre che resoconti circa l’esito della fornitura di indumenti di lana per i soldati relativamente all’invernata 1915-1916.

Il comune mette a disposizione dell’esercito alcuni stabili situati in via Mazzini ,in via Cesare Cantù, in via Castello oltre che i locali della palestra comunale.

La presenza dei reparti è documentata sin dai primi mesi del 1916, ma i problemi sorgono nel mese di agosto quando le spese sostenute per la fornitura di acqua potabile, non rimborsate dall’amministrazione militare, diventano insostenibili per le già precarie finanze del comune.[49]

La richiesta dà luogo a una lunga serie di sollecitazioni, che vede la conclusione soltanto alla fine del mese di novembre 1916 con l’invio degli importi dovuti. [50]

La seconda vicenda che emerge dalla documentazione rinvenuta riguarda le requisizioni di fieno e paglia per l’esercito.

In data 19 dicembre 1915 è emanata dal Ministero della Guerra una circolare che stabilisce come la paglia esistente nei singoli comuni debba essere riservata alle esigenze dell’esercito ed è imposto il divieto di venderla o esportarla. [51]

A tal proposito anche al comune di Legnano è richiesto di preparare un censimento che faccia il punto sulla disponibilità di questo bene presso privati e aziende, in attesa dell’imminente visita dell’autorità militare preposta.[52]

Dalla copia del documento che si riferisce al primo censimento, si contano cinquantanove persone fisiche recanti i requisiti per la requisizione dei foraggi a uso militare.[53]

La requisizione non avviene tuttavia in modo indolore e crea problemi soprattutto all’amministrazione comunale che si vede costretta a chiedere aiuto all’Amministrazione Militare per garantire l’approvvigionamento per gli esercenti il servizio di vetture pubbliche.[54]

Il problema si sostanzia nel fatto che i pochi fornitori ancora in grado di cedere foraggio all’amministrazione comunale si rifiutano di consegnare le partire di foraggio al prezzo stabilito dal calmiere, pretendendo somme di molto superiori. [55]

La risposta della Commissione Incetta Foraggi della provincia di Milano non si rivela incoraggiante[56], comunicando che tali dispute esulano dalle proprie competenze ed invitando il comune a rivolgersi direttamente alla Commissione Centrale Mista di Incette, con sede a Roma, in quanto solo questa Autorità è in grado di mettere in atto specifiche iniziative a favore del comune di Legnano. [57]

La risposta alla richiesta di supporto del comune giunge in data 5 settembre 1917 direttamente dalla direzione generale dei servizi logistici ed amministrativi del Ministero della Guerra che richiede l’elenco delle partite di foraggi già accaparrate dagli esercenti del servizio pubblico per le quali viene rifiutata la consegna, al fine di intraprendere le iniziative più adeguate.[58]

La controversia si avvia verso una soluzione in data 26 settembre 1917 quando a seguito delle informazioni richieste al comune, la Commissione Centrale Mista Incette comunica l’emanazione di disposizioni alla Commissione provinciale di Milano per la cessione coatta del foraggio, a prezzo di calmiere, necessario ai servizi pubblici del comune.[59]

I provvedimenti sono messi in atto dalla Commissione Provinciale di Milano per l’incetta foraggi in data 3 ottobre 1917, quando è comunicato al sindaco di Legnano che si sarebbe proceduto nei confronti dei fornitori inadempienti e, nel caso in cui le partire di foraggio non fossero state più disponibili, si sarebbe premunito di fornirle direttamente dai magazzini della Commissione provinciale.[60]

Un altro aspetto che emerge dalla documentazione pervenuta dimostra infine come i Legnanesi si rivelino particolarmente sensibili verso i bisogni dei loro soldati al fronte.

Vari sono gli esempi di questa generosità[61], ma quello meglio documentato è relativo alla fornitura di indumenti di lana per i soldati.

L’impegno dimostrato in questo tipo di attività è dimostrato dalla lettera di encomio che giunge dalla Commissione provinciale per gli indumenti militari di Milano nel luglio 1916.[62]

La lavorazione delle scorte di lana presenti nei magazzini militari della provincia di Milano fornisce inoltre un’opportunità di impiego e riqualificazione professionale delle vedove di guerra, operaie appartenenti a famiglie bisognose e disoccupate in genere.[63]

Il comune di Legnano fornisce infatti nell’inverno tra il 1915-1916 alcune migliaia di capi tra sciarpe, ventriere, calze, passamontagna.[64]

L’archivio del comune ha restituito una raccolta completa di manuali e modelli per la realizzazione degli indumenti militari, di cui si allegano alcuni elementi.[65]

I profughi.


A seguito dello scoppio del conflitto tra Italia e Austria nel maggio 1915, si stima che più di 70.000 trentini e abitanti delle zone del conflitto vengono allontanati dalle proprie case per ragioni di ordine militare, sia verso le province dell’ Impero Austro-Ungarico, sia nell’ entroterra italiano, al riparo dagli scontri.

Per tre anni e mezzo gli evacuati vivono lontani dalle loro case e dalle loro attività produttive, con scarse possibilità di comunicazione con i loro paesi d’origine e in una condizione di accentuatissima precarietà sociale ed economica, per alcuni completamente nuova, per altri più drammatica di quella già conosciuta nel paese natio.

Per l’intero periodo di evacuazione la struttura sociale di queste comunità è lacerata; abitanti dello stesso paese si trovano dispersi non solo in colonie, ma talvolta in città e regioni differenti. Molti bambini frequentano scuole tedesche, boeme, morave, oppure italiane nelle zone di sistemazione delle colonie, numerose famiglie rimangono a lungo frantumate e nella difficoltà quasi insormontabile di comunicare efficacemente.

La popolazione di sfollati è sottoposta a pressioni e tensioni fortissime, senza alcun precedente né preparazione psicologica.

Privata di quasi tutti gli strumenti materiali e organizzativi di cui disponeva nella terra d’origine, impoverita, indebolita e disorientata, tale massa di uomini costituisce una problematica importante nelle città ospitanti.[66]

Legnano non fa eccezione e sin dal primo anno di conflitto inizia a ospitare una colonia di sfollati che diventerà sempre più numerosa e complessa nei successivi tre anni di conflitto.

Legnano ospita un nutrito ed eterogeneo gruppo di profughi, la cui situazione è riepilogata in modo preciso alla fine dell’estate del 1916.[67]

La colonia è composta di cinquantasette famiglie, per un totale di centonovantadue individui.

Ottantotto persone sono alloggiate nelle aule scolastiche di Piazza Umberto , mentre i restanti trovano accoglienza presso aule scolastiche in via Giulini e nel dormitorio del Collegio Legnano, concesso in uso dal proprietario, professor Egidio Assi.[68]

I materiali per l’allestimento dei dormitori (lenzuola, letti) sono forniti dalla prefettura di Milano, così come le cucine comuni.

Il comune provvede anche alla fornitura di calzature e vestiario decorosi (di cui i profughi risultano in massima parte sprovvisti) e, per la precisione, risulta l’acquisto e la distribuzione di cento cinquantaquattro paia di scarpe.[69]

A dispetto di un diffuso malcontento degli ospiti, perennemente insoddisfatti della loro condizione precaria e della lontananza dalle loro terre, si nota in ogni caso un trattamento piuttosto scrupoloso che il comune, con l’aiuto della prefettura e della Commissione Governativa Sorveglianza ed Assistenza Profughi cerca di garantire agli ospiti; l’impegno del comune è riscontrabile dal generale apprezzamento riscontrato presso i profughi, particolarmente per quanto riguarda il servizio di cucina.[70]

I problemi più evidenti si riscontrano tuttavia sul fronte dell’assistenza sanitaria.

L’invernata 1916-1917 evidenzia l’insorgere di svariate patologie tra i membri della colonia, in particolare tra i bambini, tanto che si rende necessario l’allestimento di un padiglione per le malattie infettive nel dicembre 1916.

Il provvedimento fa seguito alla diffusione di casi di scarlattina tra i profughi alloggiati nei dormitori comunali.

La relazione dell’ufficio sanitario comunale riporta le difficoltà nel fronteggiare le conseguenze del sovraffollamento dei locali in cui sono alloggiati profughi e la mancanza di adeguati rifornimenti per il mantenimento di adeguati standard igienici dei dormitori. [72]

Le difficoltà sul fronte sanitario si riflettono sulla capacità da parte dell’autorità comunale di controllare gli spostamenti e la sistemazione dei profughi negli alloggi loro dedicati; è notificata, infatti, la tendenza di questi a provvedere autonomamente alla ricerca di una nuova sistemazione presso le abitazioni di privati, evitando puntualmente di notificare questo tipo d’iniziative all’autorità preposta.[73]

Il padiglione rimane in funzione fino al 22 marzo 1917, quando, cessata l’emergenza epidemia, i suoi locali sono convertiti a infermeria per la colonia di profughi.[74]

La relazione si conclude con il conteggio dei giorni totali di ricovero presso il padiglione (ben quattrocento ventidue in totale, con una media di ventidue giorni per paziente nel periodo dicembre 1916-marzo 1917).[75]

Le vicende della colonia profughi di Legnano si complicano a partire dal marzo 1917.[76]

Con l’inasprirsi del conflitto e con le sempre maggiori spese dell’amministrazione ai fini bellici è progressivamente ridotta l’attenzione del comune nei confronti dei profughi e delle loro esigenze.[77]

In data 17 marzo 1917 l’ispezione di un commissario della Commissione Governativa di sorveglianza ai profughi evidenzia un generale degrado nello stato dei locali e dei servizi destinati ai profughi.[78]

Il sotto prefetto contesta il cattivo stato dei locali, dove sono concentrati i profughi, ritenuti troppo umidi, in cattive condizioni igieniche. Si contesta inoltre la mancata erogazione dei sussidi economici e dei capi di vestiario da alcuni mesi. Le contestazioni sono il primo passo verso la chiusura della colonia, che avverrà dopo breve tempo.[79]

Una seconda ispezione da parte di due funzionari del Comitato Assistenza Profughi di Milano porta alla formulazione ufficiale di scioglimenti della colonia in data 22 marzo 1917.[80]

Oltre a una serie di disposizioni volte a produrre migliorie immediate delle condizioni di vita dei profughi è richiesto l’avvio immediato delle procedure per il trasferimento graduale degli ospiti in comuni vicini, con la collaborazione dell’autorità militare.[81]

Il recupero delle salme.

Il ritorno a casa dei morti è un tema che tocca tutti i paesi belligeranti, senza distinzione di schieramento.

Il problema che si pone agli occhi di milioni di famiglie è l’angoscia causata da una perdita doppiamente drammatica: la morte del proprio caro sotto le armi e l’impossibilità di potergli tributare una giusta e decorosa sepoltura; molto spesso, infatti, per i familiari è realmente difficile conoscere l’esatto luogo di sepoltura del proprio parente e ancora più difficile è ottenere il suo rientro a casa.[82]

Il caos in cui si trovano le aree di battaglia durante e alla fine della guerra spinge molti parenti delle vittime a rivolgersi ai governi per chiedere il rientro a casa dei propri morti, nei paesi d’origine, dove s’intende inumarli nei cimiteri locali. [83]

Un altro aspetto che comporta non pochi problemi è il recupero di quanti trovano la morte lontano dalle zone di guerra, nei campi di prigionia, in seguito alla cattura da parte del nemico; in questi casi anche il semplice reperimento d’informazioni si rivela molto difficoltoso.[84]

In verità anche nei casi in cui la morte del proprio caro è notificata per tempo dall’autorità militare o da altre associazioni di assistenza, come la Croce Rossa Internazionale, il recupero della salma non è assolutamente un fatto automatico e sono ampiamente documentati molti casi in cui le famiglie devono attendere diversi anni prima di poter anche solo sperare di riportare a casa il proprio caro.[85]

Uno dei motivi per cui le autorità non concedono per molto tempo il rimpatrio delle salme è anche la convinzione che i caduti trovino la loro migliore sistemazione nei luoghi che vedono il loro sacrificio in nome della Patria e c’è chi si spinge oltre chiedendo espressamente di “non separare coloro che la morte ha unito”[86] In netta contrapposizione con chi invece reclama a gran voce la “smobilitazione dei morti”.[87]

La grande difficoltà nel ricongiungersi ai propri morti porta anche alla nascita di un intenso mercimonio privato tra chi tenta di recuperare i propri cari e coloro che, avendo mezzi e conoscenze, si mettono al loro servizio dietro lauto pagamento; sono documentati in tutta Europa la nascita e l’esercizio senza scrupoli di attività imprenditoriali di questo tipo[88] e Legnano sembra non fare eccezione, tanto che in alcuni carteggi relativi al recupero dei propri caduti si nota anche uno scambio di lettere con alcune imprese di pompe funebri che forniscono suggerimenti e indicazioni su come evitare ai cittadini legnanesi di essere abbindolati dalla miriade di nuovi soggetti che si prestano ad operazioni improvvisate per il recupero delle salme.[89]

Il problema del rientro delle salme è documentato anche a Legnano.

La documentazione, nonostante l’evidente mancanza di alcuni carteggi, restituisce prova di almeno venticinque richieste di trasporto gratuito a favore di militari caduti e sepolti provvisoriamente in zona di guerra o in terra straniera.[90]

E’ istituito con decreto ministeriale del 10 marzo 1920 l’ufficio centrale per la cura e le onoranze delle salme dei caduti, con sede a Udine. L’ufficio tuttavia gestisce i rimpatri delle salme in modo autonomo fino a quando ai familiari delle vittime di guerra non è concesso di fare richiesta per il rimpatrio delle salme.[91]

Le operazioni di recupero delle salme sono ufficializzate con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Regno della legge 1074 dell’11 agosto 1921, resa operativa solo con il Regio Decreto 507 del 4 marzo 1923, stabilendo anche un termine di sei mesi per la presentazione delle richieste da parte dei famigliari dei caduti.[92]

E’ stabilito che i trasporti debbano avere origine dal territorio dichiarato zona di guerra e dai comuni del restante territorio del Regno, nei cui cimiteri si trovino inumate le salme dei militari deceduti in seguito alle ferite riportate in guerra.[93]

Il fatto che solamente i morti in conseguenza delle ferite riportate abbiano diritto al recupero da parte dello stato pone le basi per alcune controversie. E’, infatti, negato il recupero gratuito di quanti sono deceduti, per esempio, per malattie contratte durante la permanenza nei campi di prigionia nemici e quindi seppelliti oltre confine[94], eventualità piuttosto comune considerando lo stato di precarietà in cui versa l’Impero Austro-Ungarico negli anni del conflitto, che si riflette ovviamente anche sulla qualità delle strutture destinate ai prigionieri di guerra, dove la penuria di cibo, di assistenza medica e le condizioni igieniche inadeguate comportano tassi di mortalità piuttosto elevati.[95]

E’ documentato come la mortalità sia molto più elevata nei campi di prigionia Austriaci rispetto ai corrispettivi italiani e gli studi sul tasso di mortalità dimostrano come la denuncia e la cura di malattie infettive o comunque non direttamente riferibili a ferite d’arma da fuoco o esplosioni siano gestite in modo sommario.[96]

E’ possibile avere un’idea piuttosto precisa del disagio conseguente al rifiuto del servizio di recupero gratuito offerto dallo stato grazie ad alcuni preventivi inviati ai famigliari delle vittime e riguardanti le spese da sostenere per il trasporto di un familiare caduto.

Si apprende come le spese amministrative, per i materiali e per il trasporto ammontassero a circa 550 lire, una somma importante per l’epoca, che certamente non tutti erano in grado di sostenere, soprattutto considerando le condizioni economiche del paese dopo il conflitto.[97]

Un altro caso rilevante è quello del soldato Luigi Alfonso Bellotti di Natale, deceduto nel luglio 1916 in un campo di prigionia situato nel nord dell’Austria in seguito alla contrazione di una malattia.

In questo caso alla famiglia giunge soltanto la comunicazione (e soltanto nel 1932!) del luogo definitivo di sepoltura in territorio austriaco, [98]grazie all’opera prestata dalla Croce Nera di Linz.[99]

Gli ospedali militari.

Durante gli anni del conflitto Legnano denota un’intensa attività per quanto riguarda l’assistenza medica alle truppe ferite di ritorno dal fronte sin dai primi mesi di operazioni.[100]

I legnanesi rispondono con entusiasmo alle necessità dei loro connazionali sotto le armi, infatti, nel corso del conflitto sorgono in Legnano per volontà della popolazione e con il particolare contributo di Giulia Amigazzi, successore di Donna Barbara Melzi alla guida delle Canossiane di Legnano, due ospedali di guerra e una scuola per infermiere.

Con una lettera del 1915, Madre Giulia Amigazzi mette a disposizione la sede di Legnano dell’Opera Melzi affinché il locale comitato della Croce Rossa possa creare in città un’organica unità ospedaliera per i militari feriti o malati.[101]

Il secondo ospedale, il “Giosué Carducci”, è allestito presso le attuali e omonime scuole elementari di via XX Settembre (le stesse che forniscono alcuni locali anche per l’alloggio dei profughi), che all’epoca collegava, insieme con il Sempione e l’autostrada, Legnano con il capoluogo lombardo e facilitava quindi il trasporto dei soldati da e verso Milano.[102]

Il primo coinvolgimento delle suore canossiane è riscontrabile sul finire del 1914, quando con l’avvicinarsi del conflitto e i primi movimenti di truppe, giunge a Legnano un forte contingente di fanteria. In quest’occasione le suore forniscono alloggio ad alcuni alti ufficiali. Sono le prime avvisaglie di un impegno che segnerà la vita e le abitudini delle suore per i successivi tre anni.[103]

La mobilitazione generale nel maggio 1915 è vista con desolazione dalle Canossiane che fin dai primi giorni del conflitto italiano ricevono ordine da Madre Amigazzi di porsi al servizio della popolazione, in particolare mettendo a disposizione le strutture di Legnanello[104] e Tradate per l’accoglienza dei militari feriti o ammalati.

La Croce Rossa Italiana, presente a Legnano con un comitato locale, esegue nei primi giorni di giugno le necessarie ispezioni e le strutture di Madre Amigazzi, che danno esito positivo.

Le strutture delle Canossiane sono quindi incluse nell’elenco degli edifici utilizzabili a fini sanitari.[105]

Oltre ai locali messi a disposizione dalle Canossiane la Croce Rossa ottiene che siano utilizzati per l’assistenza dei feriti anche l’Ospedale civile, le scuole elementari “Carducci” e alcuni locali offerti dalla ditta Wolsit.[106]

Il 16 ottobre 1915 arrivano all’Amigazzi i primi 85 soldati, di cui 43 feriti. Da questo momento fino al 20 gennaio 1917, numerosi soldati arrivano e altri ripartono per il fronte, o per altre strutture ospedaliere più attrezzate.

Complessivamente la cifra delle presenze a Legnanello oscilla attorno a 90-100 ospiti.[107]

Nel gennaio 1917, per ordine del Ministero della Guerra, i soldati ancora degenti sono condotti a Tradate. Il motivo è dettato da una generale ristrutturazione dei posti, poiché la struttura di Legnanello è inizialmente gestita dalla Croce Rossa mentre quella di Tradate dalla sanità militare.

In effetti nel settembre 1917 entrambe le strutture sono poste sotto il controllo dell’autorità militare e riaprono i battenti.

Da questo momento sino al termine del conflitto si registrano stabilmente 130-140 presenze tanto a Legnanello quanto a Tradate, con un forte ricambio di uomini.[108]

Con il gennaio 1918 si stabilisce di utilizzare le strutture ospedaliere anche per istruire i degenti, avviando corsi elementari per i soldati analfabeti.

La struttura di Legnanello rimane in funzione fino al giugno 1919, quando l’autorità militare decide di sgomberare definitivamente l’ospedale.[109]

La grande opera svolta dalle suore Canossiane è rintracciabile in alcune lettere di apprezzamento che alcuni militari italiani e stranieri inviano dopo aver lasciato gli ospedali.[110]

Le lettere, alcune delle quali collettive e recanti la firma di decine di militari, sono redatte sia da soldati italiani sia stranieri (austriaci e cecoslovacchi).

Le vicende dell’Ospedale civile e di quello allestito presso le scuole “Carducci” non possono essere documentate in modo dettagliato a causa dell’irreperibilità della quasi totalità della documentazione.

Sono tuttavia ancora conservati presso l’archivio storico del comune una serie di telegrammi provenienti dal comando del 1° corpo d’armata e indirizzati al direttore medico dell’Ospedale civile di Legnano. Nei telegrammi sono annunciati di volta in volta gli arrivi dei treni carichi di feriti, le cui cifre sono notevoli.[111]

CAPITOLO II

CELEBRAZIONE

La celebrazione del conflitto.

In molti dei paesi belligeranti la celebrazione dello sforzo bellico diventa un atto civico e fioriscono le iniziative destinate a raccogliere per i posteri le testimonianze della guerra in corso.[112]

A Londra è fondato nel 1917 l’Imperial War Museum, in Francia, dietro inziativa privata, sorge la Bibliothèque de documentation internationale contemporaine la cui funzione inziale era proprio quella di raccogliere il materiale relativo alla Grande Guerra.

Analoghe iniziative si possono osservare anche in Australia con la fondazione dell’Australian War Memorial, in Germania con la Bibliothek fÜr Zeitgeschichte[113] di Stoccarda [114] e negli Stati Uniti con le collezioni della Public Library di New York.

Questi progetti hanno il duplice scopo di celebrare il sacrificio delle nazioni e dei loro soldati e “tramandare la dignità e l’onore dello sforzo bellico”.[115]

Il più grande limite di queste iniziative è sicuramente identificabile nel fine propagandistico che assumono. Come nella maggior parte dei casi, la propaganda non si sofferma sugli aspetti più tragici della guerra come i mutilati, gli orfani, le enormi distruzioni, i lutti.

La celebrazione dei soldati e dei caduti durante la guerra si rivela una pratica molto politica, finalizzata a supportare il fronte interno e tenere a bada il malcontento generato dalla guerra.

La prova di ciò è ravvisabile nel fatto che, come detto sopra, gli aspetti più drammatici degli scontri non sono mai raccontati.

Questa tendenza avrà modo di proseguire anche dopo la conclusione del conflitto, quando inizierà la costruzione diffusa di monumenti ai caduti.[116]

Il comitato nazionale per la storia del risorgimento.

Anche in Italia, come nel resto delle nazioni belligeranti, lo Stato mette in atto iniziative per celebrare fin dai primissimi giorni di guerra, lo sforzo dei propri soldati.

A pochi mesi dall’inizio delle operazioni il governo italiano intraprende iniziative per la raccolta di testimonianze e documenti storici sulla guerra.

La guerra contro l’impero Austro-Ungarico è considerata come il naturale proseguimento delle lotte risorgimentali che hanno portato all’unità del regno d’Italia.

Con un decreto regio era stato istituito nel maggio 1906 il Comitato nazionale per la storia del risorgimento[117] con sede nelle aule del monumento a Vittorio Emanuele II in Roma. La struttura è dotata di un archivio, una biblioteca e un museo.[118]

Il materiale richiesto dal Comitato è molto vario; si spazia dalle foto in divisa dei cittadini che prestano servizio sotto le armi, corrispondenza dal fronte, documenti e stampati governativi sulla preparazione e sull’assistenza civile, schede biografiche dei soldati decorati, giornali locali contenenti articoli di rilievo, legislazioni locali, diari di guerra e cimeli.

Lo scopo dichiarato di tale iniziativa è di costituire un “sacro patrimonio” storico, conservato e protetto in una struttura dedicata, a beneficio dei posteri.

La prima circolare contenente il programma del Comitato e la richiesta di collaborazione da parte del comune di Legnano è datata 22 agosto 1915.[119]

La medesima richiesta è ripresentata in data 8 ottobre dalla sottoprefettura di Gallarate, che specifica come la ricerca debba concentrarsi sul materiale in possesso dei parenti dei militari impegnati al fronte.[120]

Il Comitato Omaggio ai Combattenti.

La stretta correlazione tra le pratiche di celebrazione dei soldati al fronte e la propaganda è ravvisabile nella documentazione che si riferisce all’attività della sezione locale del “Comitato omaggio ai combattenti” di Milano.[121]

Il Comitato è istituito nel maggio 1918, anche se le prime attività risalgono al mese di aprile, ed è attivo nella raccolta di doni (principalmente somme in denaro) a favore delle truppe.[122]

Il Comitato è promosso dal Comando del corpo d’armata di Milano e opera in stretta sinergia con l’Ufficio Centrale Doni e Propaganda del Comando Supremo.

L’attività del Comitato è riassunta nella lettera indirizzata al sindaco di Legnano contenente l’avviso di fondazione della sezione centrale di Milano.

Lo scopo del Comitato è spiegato in tre punti [123]:

1. Istituzione di premi ai soldati che per la condotta militare, per lo zelo nel servizio si distinguono dagli altri.

2. Sussidi ai soldati, che mandati in licenza dopo un lungo servizio tra le truppe operanti risultino bisognosi di aiuto.

3. Invio e distribuzione alla fronte di doni ai combattenti e per fornire alle armate un distintivo di prima linea autorizzato dal Comando Supremo.[124]

La sinergia con le attività dell’Ufficio Centrale Doni e Propaganda del Comando Supremo è dimostrabile dal fatto che tutta la corrispondenza che dai soldati al fronte viene recapitata al Comitato, per lo più ringraziamenti e attestazioni di merito, è filtrata e gestita dall’ Ufficio Doni e Propaganda.

La correlazione tra le due istituzioni trova anche una base nel regolamento stesso dell’Ufficio Doni e Propaganda, copia del quale è rinvenibile nelle carte dell’archivio storico del comune di Legnano.[125]

Il primo “Ufficio Doni” militare è istituito nel novembre 1915 a Udine. Lo scopo dell’Ufficio è quello di coordinare l’afflusso e la distribuzione delle offerte private ai combattenti.

Nel novembre 1917, il Comando Supremo avoca a sé direttamente il “Servizio Doni” e istituisce un proprio “Ufficio Centrale Doni e Propaganda” con l’intento di conferire uno spessore anche morale al servizio stesso.[126]

L’Ufficio si basa sulla cooperazione dei privati, dei Comitati (come il Comitato omaggio ai combattenti) e l’Autorità Militare e tende ad allacciare, mediante i doni, vincoli diretti fra i soldati combattenti o degenti nella zona di guerra ed il paese.[127]

L’opera di propaganda dell’Ufficio (in pieno accordo con l’Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo) si esplica dunque verso le truppe e verso il paese.

Le donazioni che affluiscono al fronte sono sempre corredate dall’opportuno materiale propagandistico, supportato anche dall’opera verbale del personale addetto alla distribuzione.[128]

E’ importante notare come nelle “avvertenze” riportare alla fine del libretto sia specificata chiaramente l’importanza propagandistica dell’opera di quanti sono impegnati nell’elargizione di doni alle truppe e come quest’attività debba essere rigidamente disciplinata per impedire qualsiasi risultato di propaganda negativa.[129]

La sezione di Legnano del Comitato ha modo di distinguersi con una visita di tre giorni, alla fine del mese di giugno 1918, presso i reparti della I° armata, durante i quali è distribuita una donazione di 90.000[130] lire da parte del sindaco Agosti e dei consiglieri comunali Cuttica e Nizzi.[131]

Il comitato è sciolto in data 7 gennaio 1919, quando è convocata l’ultima riunione con lo scopo di riepilogare la situazione finanziaria e l’attività svolta.[132]

A titolo esemplificativo si riporta la copia di una lettera di ringraziamento da parte di un soldato, beneficiario della donazione da parte del comune di Legnano.[133]

Zona di guerra 13-7-18

Non so come ringraziare codesta spettabile Sezione, il comune di Legnano e tutte quelle gentili persone che si sacrificarono per contribuire a questa nobile iniziativa di omaggio ai combattenti.

Io sono fra i beneficianti; ma il premio che io ebbi, più che un gradito soccorso per la mia famiglia, mi sarà ancora d’incoraggiamento e di sprono a compiere sempre più scrupolosamente il mio dovere da bravo soldato, sicuro che soltanto compiendo il nostro dovere potremo conseguire la tanto desiderata vittoria delle nostre armi ed il trionfo della causa per la quale combattiamo.

Felici di saperci ricordati da tutti coloro che come noi soffrono e si sacrificano, e per noi sospirano in una trepida attesa di nuove vittorie.

Porgo, per quanto mi è possibile, i più sentiti ringraziamenti e fervidi auguri.

Vogliamo tutti aggradirvi come segno di stima, di affetto e di riconoscenza.

Soldato Morandi Giuseppe.

16° Gruppo O-P-C 47° Batteria.

Zona di guerra.

L’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi.

Tra le più attive associazioni a supporto di quanti prestano servizio sotto le armi e delle rispettive famiglie è sicuramente da ricordare l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra (ANMIG).

L’associazione si configura come un ente di diritto pubblico retto da statuto.

L’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra è costituita il 29 aprile 1917 ed è riconosciuta giuridicamente con decreto del prefetto di Milano in data 25 giugno 1917. [134]

La funzione dell’Associazione è stata ben riassunta nell’ambito della “III Conferenza interalleata per l’assistenza agli invalidi di guerra” tenutasi a Roma nel 1919:

“L’associazione iscrive i propri soci fra chi è in procinto di uscire dagli ospedali per rientrare nella vita privata, li assiste nei loro primi passi, servendo quale mezzo di collegamento fra loro e gli enti militari e governativi, sino al giorno in cui, liquidata la pensione, essi ritornano completamente indipendenti”.[135]

In particolare, in base allo statuto, l’ANMIG ha come scopi principali:

1.      Ricordare il comune sacrificio di dedizione alla patria;

2.      Alimentare fra i mutilati e invalidi di guerra l’orgoglio del dovere compiuto;

3.      Tutelare gli interessi morali e materiali degli invalidi di guerra;

Nel corso della propria attività l’ANMIG si è occupata particolarmente di seguire l’iter delle pratiche delle pensioni dall’inizio della loro formazione fino a eventuali aggiornamenti delle pensioni; di favorire le cure ambulatoriali agli invalidi; di istituire premi di natalità, sussidi e borse di studio per le famiglie d’invalidi particolarmente bisognosi; di accordarsi con l’Opera nazionale maternità e infanzia per un più largo sostegno alle famiglie.[136]

Nel comune di Legnano è fondata una sezione locale dell’Associazione in data 30 luglio 1918.[137]

La sezione legnanese dell’ANMIG comprende nella propria zona venticinque comuni tra Cairate e Rho.[138]

Il giorno 20 settembre 1918 si tiene a Legnano la cerimonia d’inaugurazione della bandiera ufficiale della locale Associazione. [139]La cerimonia vede il coinvolgimento dei rappresentanti di tutti e venticinque i comuni facenti capo alla sezione di Legnano, oltre alle rappresentanze di altre associazioni di assistenza civile presenti sul territorio.[140]

L’Associazione è sostenuta con entusiasmo anche dall’Associazione industriali di Legnano, impegnata in particolar modo, oltre che nell’erogazione di sussidi in denaro (a supporto di quelli già erogati dallo Stato), sul fronte della ricollocazione e riqualificazione professionale dei reduci.

In una relazione datata 31 dicembre 1918 è spiegato come gli industriali legnanesi siano convinti della necessità di compiere un’opera di deciso supporto verso coloro i quali pagano le conseguenze del loro sacrificio sui campi di battaglia. Un forte accento è posto sull’importanza di non far apparire le iniziative di sostengo e ricollocazione come atto di carità, bensì come atto di dovuto rispetto e gratitudine nei confronti dei reduci. I concetti di solidarietà sociale e superiorità morale dei reduci sono più volte ribaditi all’interno della relazione.

La relazione accenna anche all’importanza politica di fornire supporto agli ex combattenti al fine di impedire una loro adesione in massa ai partiti di area socialista (tema questo che sarà fatto proprio dal partito fascista pochi anni più tardi).[141]

L’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra di Legnano si dimostra molto attiva, arrivando a contare nella sola Legnano seicento soci alla fine del 1918, un fondo di previdenza e una struttura per l’assistenza materiale e legale di vedove e orfani.[142]

Il comune di Legnano non fa mancare il proprio supporto economico, concedendo un finanziamento della durata di cinque anni (dal 1919 al 1923) per un importo totale di cinquemila lire[143], poi integrato con un successivo finanziamento di settemilacinquecento lire.[144]

L’attività del comune e dell’ANMIG è rintracciabile inoltre nelle carte dell’archivio storico del comune, dove sono conservate una parte delle schede (con ogni probabilità situate in precedenza presso l’archivio dell’Associazione, andato perduto a seguito dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale e durante i frequenti cambi di sede).

E’ possibile contare circa cento schede contenenti la condizione personale, fisica, professionale e familiare di altrettanti invalidi di guerra.[145]

Di seguito si riporta copia di una delle schede rinvenute.[146]

L’Opera Nazionale Combattenti.

Sin dal 1917, i governi europei cercano di valorizzare gli sforzi dei militari: con tale questo intento, in Italia, è istituita l’Opera Nazionale Combattenti. [147]

Solo nel gennaio del 1919[148], la struttura è perfezionata con la divisione in tre settori principali: quello agricolo, che si occupa di creare un patrimonio agrario, che i combattenti avrebbero potuto coltivare; quello sociale, che si occupa della ricollocazione  riqualificazione professionale dei reduci; quello finanziario, per favorire la concessione di crediti per la ripresa delle attività produttive dei singoli combattenti e delle loro cooperative.

La nuova Opera parte con un capitale di trecento milioni di lire, composto di lasciti di privati e finanziamenti dello stato.

Fino al 1922, anno in cui è sospesa la funzione d’anticipo di credito, l’Opera esegue   trecentomila centosettantanove operazioni, per un totale di circa centotrenta milioni di lire, a privati e novecento ottantanove operazioni, per un totale di circa tredici milioni di lire, alle cooperative.

A queste cifre vanno aggiunte le 712 polizze, per un totale di circa un milione di lire, pagate agli ufficiali.[149]

Con la ristrutturazione fascista dell’organizzazione[150], l’attività agraria diventava quella centrale. Per la ruralizzazione del territorio creano varie colonie, i cui terreni, proprietà privata di chi li coltiva, non possono essere venduti o commerciati per un periodo di vent’anni.

L’acquisto di molti terreni è reso possibile dall’aiuto della corona[151] e anche dalla vendita dei beni ex nemici, confiscati in tutta la penisola, che l’Opera amministra.[152]

L’Associazione Nazionale Combattenti.

L’Associazione Nazionale Combattenti è fondata a Roma il 4 novembre 1918, assumendo in breve tempo una notevole importanza per il numero degli aderenti e per i problemi che da essa sono agitati. La legge del 19 aprile 1923, n. 850, affida all’Associazione la rappresentanza degli interessi morali e materiali dei reduci e la loro tutela presso il Governo e presso l’Opera Nazionale Combattenti.

Il successivo regio decreto 24 giugno 1923, n. 1371, la converte in ente morale avente personalità giuridica di diritto pubblico; con lo stesso decreto ne viene approvato lo statuto organico. [153]

L’Associazione Nazionale Combattenti nasce come movimento apolitico.[154]

La base dell’Associazione è di origine borghese e collocata nel centro-nord. Nel marzo 1919 ottiene dal governo, che ne approva la politica anti-bolscevica, un finanziamento di centocinquanta mila lire, in gran parte utilizzato per lo sviluppo sul territorio di uffici d’assistenza per la ricollocazione dei reduci.[155]

A Legnano è attiva una sezione dell’Associazione.[156]
Per iniziativa dell’ANMIG è convocata il 18 maggio 1919[157] l’Assemblea dei soci per la costituzione della sezione di Legnano dell’Associazione nazionale Combattenti.[158]

L’iniziativa riporta un buon successo, tanto che alla fine di settembre dello stesso anno si contano duemilacinquecento ex combattenti iscritti alla sezione.[159]

La sezione si rende finanziariamente autonoma grazie al supporto dell’ANMIG con un finanziamento di cinquemila lire, del Comitato di Assistenza Civile con la somma di millecinquecento lire e con diversi finanziamenti comunali.[160

Nel mese di giugno è deciso di inviare un rappresentante presso il primo Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Combattenti, che costituisce un punto fondamentale per l’orientamento ideologico della sezione di Legnano.[161]

Il 22 giugno 1919 si tiene a Roma il primo Congresso Nazionale dell’Associazione.

La parte meridionale protesta contro quella del nord che non intende impegnarsi nella creazione di un partito politico.

Nella relazione principale si prendono le distanze dai vecchi politici, ma anche da figure nuove come Mussolini e D’Annunzio.

Lo stesso Mussolini, presente come inviato del “Popolo D’Italia”, riporta impressioni di un’Associazione anti-nittiana e anti-giolittiana, dal carattere nazionale, che esalta il sacrificio della guerra, tenendosi nello stesso tempo lontana dalle tentazioni della retorica.[162]

Il congresso termina con la proposta per una collaborazione con Confederazione Generale del Lavoro, ma con un ruolo politico indipendente.

Il progetto è fatto proprio dai Fasci sul “Popolo d’Italia”, tuttavia il Congresso si chiude con la sconfitta dei “moderati” del nord e con l’allontanamento dall’Associazione di quelli che sono definiti “Sovversivi patriottici” come Mussolini e D’Annunzio.[163]

La sezione di Legnano indice a luglio dello stesso anno la sua prima assemblea generale per esporre le deliberazioni del congresso nazionale.

La sezione legnanese si discosta dalla generale tendenza del nord a restare fuori da ogni impegno politico.[164]

Sono organizzati nel mese di agosto diversi cicli di conferenze per esporre ai soci le linee generali dell’azione politica da intraprendere.

La propensione all’impegno politico porta anche alla modifica dello statuto della sezione con l’introduzione dell’obbligo per i soci di accettare i postulati politici dell’Associazione, così come questi sono stabiliti dal consiglio direttivo.[165]

La conseguenza di tali provvedimenti è la diminuzione iniziale di circa quattrocento soci, si presume causata direttamente dalla disapprovazione della linea politica della sezione.

Tuttavia dopo un primo calo delle iscrizioni, queste riprendono a crescere e durante l’autunno la sezione raggiunge la cifra di tremila quattrocento soci.

Gli ultimi resoconti circa l’attività dell’Associazione a Legnano sono documentati nella relazione finanziaria presentata nel marzo 1922[166] e da alcuni documenti che accennano alla partecipazione di una delegazione di Legnano alla Sagra delle Bandiere di Roma nel giugno 1923.

Pur lamentando una cronica mancanza di fondi, la sezione di Legnano si dimostra capace di portare a termine nel 1921 duemila ottocento cinque pratiche, senza tenere conto di quelle già n corso nel 1920 con un recupero complessivo di trentaquattromila cinquecento ventotto lire.[167]

Nel medesimo anno l’Associazione annuncia anche la creazione della prima cooperativa edile tra ex combattenti e la sua iscrizione nel registro della prefettura di Milano.[168]

La sezione legnanese dell’Associazione partecipa anche alla Sagra delle Bandiere di Roma il giorno 23 giugno 1923.

Nel maggio 1922, il Comitato Nazionale dell’Associazione Nazionale Combattenti decide di donare la propria bandiera nazionale all’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, in segno di rispetto e omaggio per chi avrebbe portato per sempre su di sé i segni della guerra.[169]

CAPITOLO III

IL CULTO DEI CADUTI

Cenni preliminari.

Dopo il ’15-’18 si verifica una vera e propria campagna monumentale di massa, sia in Italia sia nel resto dei paesi coinvolti nella guerra.

In questo periodo si manifesta una forma di culto dei caduti senza precedenti. La spiegazione può essere letta in chiave psicologica e dice che quella forma di culto corrisponde a un bisogno di reintegrazione e recupero della morte del soldato, di trasferimento della singola morte alla vita collettiva.[170]

Mario Isnenghi precisa come il monumento ai caduti contribuisce a fissare materialmente sulle piazze d’Italia la memoria e l’iconografia di quello che si potrebbe chiamare “Il culto postumo della grande guerra”.[171]

Tale processo di mitizzazione della guerra è finalizzato a sollecitare una sorta di consenso retroattivo a un’esperienza passata attraverso l’originaria estraneità delle classi popolari.[172]

I monumenti ai caduti denotano anche una valenza politica; la monumentalistica è il mezzo attraverso il quale si tenta di ricostruire la coscienza e la solidarietà nazionale, uscite malconce dagli anni di guerra.[173]

E’ indicativo notare come i monumenti ai caduti riflettano l’interpretazione ufficiale della guerra : una guerra giusta, per la libertà, il modello di guerra risorgimentale.[174]

I monumenti italiani sono eretti nel periodo 1919-1920, con alcune eccezioni per quelli edificati negli anni ’30.[175]

I monumenti progettati prima dell’avvento del fascismo non presentano molte differenze dal punto di vista architettonico, si nota inoltre una sostanziale continuità nei modelli iconografici e nell’intento di esaltare in chiave mitico-trionfalistica l’esperienza bellica.

L’unica vera differenza risiede nella mutata concezione della raffigurazione del soldato. Si passa da rappresentazioni di soldati morenti, sfiniti e provati dall’esperienza degli scontri a soldati ritti, fieri, superbi, consapevoli della loro missione.[176]

L’Italia si distingue da altre nazioni europee sia per i modi con cui erige i propri monumenti ai caduti sia per i soggetti rappresentati.

In paesi come Francia, Gran Bretagna e Germania l’esaltazione delle tradizioni militari nazionali è affidata anche nella monumentalistica a figure di rilievo, comandanti dell’esercito o della marina. Sono preferiti quindi soggetti singoli, portati come eterno esempio di virtù guerriera.[177]

In Italia si ricorre a un linguaggio più egualitario, preferendo la rappresentazione dell’anonimo soldato semplice, un simbolo vero e proprio, facilmente interiorizzabile dall’intera popolazione.[178]

Le vicende della cappella-ossario di Legnano.

Il 30 ottobre 1921 è inaugurata a Legnano la cappella-ossario dei caduti per la patria.

L’opera è voluta e avviata nel 1920 da un comitato cittadino, supportato dall’amministrazione comunale, che fornisce un sostanzioso contributo per la realizzazione di questo monumento a ricordo dei militari morti in combattimento.

Terminata la prima guerra mondiale a Legnano sorge il bisogno di riunire le salme di quanti avevano trovato la morte sui campi di battaglia. [179]

Da ciò nasce l’idea di erigere nel cimitero monumentale situato in corso Magenta una cappella-ossario che possa essere anche un monumento a ricordo dei legnanesi che avevano sacrificato la propria vita per la Patria.

Con una lettera indirizzata al commissario prefettizio di Legnano, Francesco Grimaldi, l’architetto Aristide Malinverni, noto per aver realizzato il palazzo sede del Comune, presenta il progetto per la realizzazione della cappella, già approvato dal comitato cittadino[180] appositamente creato.[181]

La lettera prosegue con l’illustrazione, nelle sue linee essenziali, del progetto della cappella cimiteriale con particolari artistici e decorativi, tra cui un bassorilievo in scultura in bronzo, pietra viva e diversi tipi di marmo.

Il monumento commemorativo e di sepoltura prevede anche un altare da destinarsi a celebrazioni civiche e religiose.

Nel piano sotterraneo dell’imponente cappella trovano posto dodici loculi, situati sotto le scale di accesso, duecento settantasei cellette-ossario, delle quali sessanta sono riservate alle famiglie che, non avendo ancora provveduto, intendono riportare a Legnano i resti dei propri cari inumati nei cimiteri delle zone di guerra.

L’intera opera prevede un costo di circa centoventicinquemila lire e un tempo di realizzazione di dodici mesi circa.

Il progetto è accolto con entusiasmo sia dall’autorità prefettizia, sia dall’amministrazione comunale, sicuramente colpite dalla maestosità del progetto oltre che dalla fama che il Malinverni gode a Legnano.[182]

L’opera può dirsi terminata nel mese di maggio 1921.[183]

Il monumento, che è stato collocato al centro di uno spazio circolare esistente nel mezzo del cimitero, con un diametro di ventidue metri e un’altezza complessiva di quindici metri, è in pietra viva di Oggiono e “serizzo ghiandone”.

Alcune parti ornamentali in bronzo sono realizzate dallo scultore Luigi Brivio.

Ai lati della cappella commemorativa su una targa in bronzo è inciso il numero dei caduti legnanesi in guerra : 480 oltre a 188 dispersi.

A lavori ultimati la spesa complessiva è di duecentosessantamila lire, più del doppio rispetto al preventivo originale.[184]

La cappella è inaugurata ufficialmente il 30 ottobre 1921.[185]

La manifestazione, come dimostrato dal materiale fotografico restituito dall’archivio comunale, raccoglie un’enorme folla di cittadini, autorità pubbliche e militari.[186]

Il programma della cerimonia prevede alle ore 14 il ricevimento delle autorità, dei congiunti, dei mutilati nella sala consiliare del palazzo comunale; dei combattenti, delle scuole “Dante Alighieri” e della “Pro Militare” nel cortile del municipio; delle associazioni e del pubblico in piazza Umberto I (oggi piazza S.Magno).

Alle ore 14.30 il corteo, partendo da questa piazza e percorrendo corso Garibaldi, via della Vittoria, corso 29 maggio, corso Vittorio Emanuele e corso Magenta, raggiunge il cimitero.

Alle ore 15.30 inizia la cerimonia.

Il discorso di apertura è tenuto da Giovanni Bertacchi, poeta, scrittore, conferenziere e docente di letteratura all’università di Padova.

In occasione della giornata inaugurale il Comitato promotore realizza una cartolina a ricordo dell’avvenimento, con un’iscrizione dettata dallo scrittore Giovanni Bovio.[187]

Dalla documentazione rinvenuta nell’archivio del comune risulta inoltre che altre città richiedono in visione a Legnano il progetto della cappella-ossario.

E’ documentabile come il comune di Cremona abbia poi realmente realizzato una cappella con caratteristiche funzionali quasi identiche.[188]

Della cappella-ossario si torna a parlare nei decenni successivi, relativamente all’ iscrizione in cippi adiacenti dei nomi dei militari austriaci, tedeschi, ungheresi romeni deceduti negli ospedali militari di Legnano. La documentazione rinvenuta riporta i nomi di ottanta sette militari.[18

Le celebrazioni : 4 novembre, Festa della Vittoria.

Sebbene non sia stato possibile recuperare presso l’archivio storico del comune nessun tipo di documentazione riguardante le celebrazioni in occasione del 4 novembre 1919, primo anniversario della Vittoria, è stato possibile trovare i documenti riguardanti le celebrazioni di epoca successiva.

E’ indicativo notare come l’avvento del periodo fascista trasforma la celebrazione del sacrificio di quanti erano periti sui campi di battaglia in un’occasione da parte del regime per raccogliere consenso tra le masse.

La comunicazione pubblica, che invita i cittadini di Legnano alle celebrazioni del 1931, reca toni e parole profondamente differenti da quelli utilizzati in occasione di analoghe celebrazioni in epoca pre-fascista.[190]

La festa della Vittoria è inoltre associata nelle comunicazioni alla cittadinanza alle celebrazioni della marcia su Roma (28 ottobre).

E’ possibile notare il cambiamento rispetto alle manifestazioni promosse dalle associazioni combattentistiche ancora “non organizzate”, nel senso che non rispettano uno specifico rituale, ma sono frutto dell’iniziativa individuale delle singole sezioni, che tentano di rompere il muro di silenzio ed indifferenza dietro il quale le istituzioni tendono a confinarle.

D’altro canto, considerato il favore della cittadinanza verso questo tipo di manifestazioni, le massime cariche comunali e statali si dimostrano sempre presenti per elogiare il sacrificio degli eroi, ma solo con discorsi retorici e di circostanza.

Le cose cambiano molto con l’avvento del regime fascista.

Alle celebrazioni della Vittoria sono affiancati, con pari importanza, la fondazione dei fasci di combattimento e l’anniversario della marcia su Roma.

Il cerimoniale cambia volto, le direttive scrupolose per lo svolgimento delle manifestazioni sono frutto di precise direttive che giungono dalla federazione centrale del partito fascista, non più dalla sede centrale dell’Associazione Nazionale Combattenti o altre analoghe associazioni.

Tutte le celebrazioni sono incentrate sul leit motiv delle adunate oceaniche di folla plaudente che ammirano le “quadrate legioni” della milizia e delle associazioni giovanili.


[1] Giorgio D’Ilario; Egidio Gianazza, Augusto Marinoni, Marco Turri, Profilo storico della città di Legnano, Edizioni Landoni, 1984. P.113.

[2] Ibidem, p.108.

[3] Archivio storico del comune di Legnano, cartella 415 F.30/27 [da ora in poi ASL. La classificazione dei documenti non è omogenea e sono evidenti i diversi interventi di riclassificazione, pertanto si provvederà ad indicare l’esatta classificazione così come riportata sul materiale originario e sui registri d’archivio.].

[4] ASL, cartella 392 F.286/23 prospetto industrie-addetti, 1914. Legnano con il 42,5%, risulta al quinto posto dopo Milano per numero di occupati nel ramo tessile (29.388 addetti) e al diciassettesimo posto per numero complessivo degli addetti nel settore industriale.

[5] ASL. Atti del consiglio comunale. Seduta consigliare del 2 dicembre 1917. Il ricordo della battaglia di Legnano è spesso accostato al conflitto in corso, anche nelle comunicazioni ufficiali.

[6]F.Malatesta dal sito : http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Carabiniere/2004/06-Giugno/Storia/070-00.htm

[7] G.D’Illario, Il monumento ai caduti al cimitero di corso Magenta fu progettato dall’arch.Malinverni, in “La Martinella”, settembre 2005.

[8] Cfr. su quest’argomento : M. Isnenghi, La prima guerra mondiale, Bologna, Zanichelli, 1972.

[9] P.Pastorelli, Il principio di nazionalità nella politica estera italiana in G.Spadolini, Nazione e nazionalità in Italia, Roma, Laterza, p.192.

[10]Cfr. su quest’argomento M.Isnenghi, La prima guerra mondiale, Bologna, Zanichelli, 1972.

[11]Cfr. su quest’argomento si faccia riferimento a : M.Isnenghi, Il mito della grande guerra, Bologna, Il Mulino, 1989.

[12] Giovanni Giuriati (1876-1970): uomo politico e presidente della società “Trento e Trieste”, interventista e volontario nella guerra 1915-1918. Capo di gabinetto di D’Annunzio a Fiume, rappresentò lo stato di Fiume alla conferenza della pace. Dizionario enciclopedico italiano Treccani, cit., volume V (FORG-IDO), 1970, p.447.

[13] ASL, cartella 345.F.350/21, Associazione Trento e Trieste 1919.

[14] Cfr. su quest’argomento si faccia riferimento a : G.Mosse, Le guerre mondiali dalla tragedia al mito dei Caduti, Roma-Bari,Laterza, 1990.

[15] ASL, cartella 400.F.21, Delibere del consiglio comunale, aprile 1933.

[16] Giulio Dohuet (1869-1930): ufficiale di artiglieria, poi di Stato Maggiore, colonnello nel 1917 scrisse due memoriali sulla condotta della guerra in atto. Le su opinioni si rivelarono contrastanti in più punti con quelle di Cadorna lo portarono a lasciare il servizio attivo.

Dizionario encicplopedico italiano Treccani, volume IV (DEU-FORF), 1970, p.185.

[17] D.Alighieri, La divina commedia, Inferno, canto 4, verso 72.

[18] Cfr. sulla ricostruzione della cerimonia, B.Tobia, L’altare della Patria, Bologna, Il Mulino, 1998.

[19] ASL, cartella 430.F.391/26. 4 novembre 1921 tumulazione salma milite ignoto, 3-10-1921. Circolare ai sig. sindaci della provincia.

[20] ASL, cartella 430.F.391/26. 4 novembre 1921 tumulazione salma milite ignoto, 21-10-1921.Circolare del comitato esecutivo per le onoranze al soldato ignoto.

[21] ASL, cartella 430.F.391/26. 4 novembre 1921 tumulazione salma milite ignoto, 3-10-1921. Telegramma del prefetto di Milano al sindaco di Legnano.

[22] Cfr. sull’argomento: E.Gentile, Il culto del Littorio, Roma-Bari, Laterza, 1997.

[23] Cfr. sull’argomento: E.Galli della Loggia. La morte della Patria, Roma-Bari, Laterza, 1996.

[24] ASL. Atti del consiglio comunale. Seduta consigliare del 4 giugno 1915. All’inaugurazione dell’opera è dato un certo rilievo, data l’importanza di Legnano come polo industriale soprattutto in virtù della folta schiera di manodopera che attrae dai paesi limitrofi.

[25] ASL. cartella 360 F.406/21. 26 maggio 1915. Relazione della seduta parlamentare del 20 maggio 1915. E’ allegata copia degli atti parlamentari, legislatura XXIV, sessione 1913-15, contenente copia della relazione sul DL presentato dal presidente del consiglio e ministro dell’interno Antonio Salandra.

[26] Il complesso industriale della Franco Tosi si profila come uno dei principali centri di produzione per  artiglieria pesante, motori, turbine e munizioni. Per avere un’idea dell’imponenza del sito industriale è possibile visitare il sito: http://www.museoindustrialelegnanese.it/Franco_Tosi/storia.html#1, qui è possibile consultare copia del volume fotografico, prodotto dalla stessa Franco Tosi nell’agosto 1916, che racconta per immagini l’immenso sforzo produttivo del sito.

La Franco Tosi, come riportato dal volume sopracitato, era adibita alla produzione in volumi di granate di piccolo e medio calibro, bombe da trincea di diversi calibri, cannoni da 149 del tipo lungo, con la
consegna di uno al giorno, bombarde per l’esercito, torpedini da blocco e da getto contro i sommergibili. E poi ancora granate da mina e bombe di varie grandezze per aeromobili,
apparecchi per la produzione di idrogeno per i dirigibili, barche in ferro per il Genio militare, motori d’aviazione di tipo Isotta Fraschini da 200 c.v., apparati motori costituiti sia da
turbine sia da motrici a vapore comprese le caldaie; motori diesel per sommergibili, per cacciatorpediniere e torpediniere; motori per rimorchiatori, dragamine, navi-cisterna; apparati motori completi per navi da guerra e per piroscafi mercantili con motori a stantuffo; turbine a vapore e motori ad olio pesante, il cui rendimento fu giudicato un primato tecnico.

[27] Giovanni Cassis (1853-1938), Regio Prefetto, Commissario Civile per il territorio della Provincia di Milano e Prefetto incaricato di Milano dal 1 giugno 1915-15 agosto 1916.

[28] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Regio Decreto-Legge 23 maggio 1915 N.674, con raccomandazione riguardo gli articoli 11 e 12. Ordinanze del Commissario Civile reggente la prefettura di Milano del 14 giugno 1915, 3 agosto 1915 e 18 maggio 1916. In quest’ultima sono integrate le norme e misure per il caso di segnalato pericolo e le precauzioni raccomandate in caso di allarme.

[29] ASL. Cartella 368 F.346/21. Foto ricordo sez. mitragliatrici guerra 1915/1918.

[30] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettera della sottoprefettura di Gallarate al sindaco di Legnano, 28 marzo 1916.

[31] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Ordinanza del sindaco di Legnano circa le norme per la protezione da attacchi aerei, in particola modo per la protezione delle caldaie a vapore, 1 aprile 1916.

[32] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettera del sindaco alle aziende del territorio circa le modalità di segnalazione di velivoli nemici.

[33] Si tratta a tutti gli effetti di grossi petardi che, sparati tramite mortai, fungono da segnalatori acustici e luminosi in caso di sopraggiunto attacco aereo.

[34] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettera dell’azienda Biganzoli-Colombo al comune di Legnano. Proposta di acquisto di tonanti d’allarme, 29 marzo 1916.

[35] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. . Lettera dell’azienda Biganzoli-Colombo al comune di Legnano. Proposta di acquisto di tonanti d’allarme, con annessa raccomandazione del comando di difesa anti aerea di Milano. 26 settembre 1916.

[36] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettera della direzione della Società Elettrica Alto Milanese al Sindaco di Legnano circa la possibilità di interruzione notturna del servizio di illuminazione pubblica, 17 aprile 1916. L’energia idroelettrica è considerata una commodity non affetta dalle contingenze belliche, come il carbone, e quindi non suscettibile di aumenti di costo. Pertanto la politica dei prezzi era stata regolata dal Decreto Luogotenenziale del 16 gennaio 1916 n°28 circa le possibilità di riduzione dei canoni per i servizi di fornitura di energia elettrica.

[37] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettara del Sindaco di Legnano alla Società Elettrica alto Milanese. Considerazioni sull’esito dell’oscuramento notturno del centro abitato. 27 aprile 1916.

[38] Ibidem.

[39] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettera del Sindaco di Legnano alla direzione della Società Elettrica Alto Milanese. Accordo circa l’oscuramento tramite speciale verniciatura delle lampade elettriche del comune, 1 maggio 1916.

[40] Cfr. Sull’argomento si faccia riferimento a: M.Gilbert, La grande storia della prima guerra mondiale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2005, Milano.

[41] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Circolare riservata. Deposito 68° reggimento di fanteria. Comando della Divisione Territoriale Milano. Difesa delle cittadinanze contro eventuale lancio di bombe a gas asfissiante in incursioni aeree nemiche. 5 maggio 1917.

[42] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettera del comandante del presidio militare di Legnano al sindaco. 22 giugno 1917.

[43] ASL. Cartella 368 F.445/21. Protezione per incursioni aeree. Lettera del sindaco di Legnano alle ditte del comune. Provvedimenti per eventuali incursioni aeree. 28 novembre 1917.

[44] C.Orsi, “Fascismo al dente” in Eurocarni, Edizioni Pubblicità Italia, Modena, maggio 2011.

[45] Anche per lo zucchero si rende necessaria la tessera annonaria, come per quasi tutti i principali beni di sostentamento primario.

[46] ASL. Cartella 353 F.370/21. Comitato omaggio ai combattenti. Il fascicolo contiene in massima parte carteggi relativi all’attività del locale Comitato omaggio ai combattenti con l’eccezione di un fascicolo, non classificato, contenente la disposizioni relative alla raccolta di materiale metallico nel comune di Legnano.

[47] ASL. Cartella 353 F.370/21. Comitato omaggio ai combattenti.Lettera del Comitato regionale di mobilitazione industriale al sindaco di Legnano. E’ allegata la circolare del Ministero della guerra. Sottosegretariato per le armi e munizioni. Regolamento dell’Ufficio approvvigionamento materiali metallici. 10 giugno 1917.

[48] ASL. Cartella 353 F.370/21. Comitato omaggio ai combattenti. Lettera del Comitato regionale di mobilitazione industriale al sindaco di Legnano. 21 giugno 1917.

[49] ASL. Cartella 348 F.311/21. Pagamento consumo acqua 7° reggimento di fanteria. Lettra del sindaco al comando del 7° reggimento di fanteria Milano. 11 ottobre 1916. Il comune lamenta il mancato pagamento di diverse somme relative al consumo di acqua potabile per un totale di 204 lire, dal carteggio si denota come questa somma sia in realtà una sorta di patteggiamento per un importo ben superiore.

[50] ASL. Cartella 348 F.311/21. Pagamento consumo acqua 7° reggimento di fanteria. Lettera del comando del 7° reggimento di fanteria al sindaco di Legnano. 18 novembre 1916.

[51] ASL. Cartella 348 F.312/21. Carteggio relativo al censimento e rrquisizione fieno e paglia per l’esercito. Lettera del comando del corpo d’armata MILANO al sindaco di Legnano. 10 febbraio 1916.

[52] ASL. Cartella 348 F.312/21. Carteggio relativo al censimento e rrquisizione fieno e paglia per l’esercito. Lettara del presidente della commissione incetta foraggi della provincia di Milano. 12 febbraio 1916.

[53] ASL. Cartella 348 F.312/21. Carteggio relativo al censimento e requisizione fieno e paglia per l’esercito.  Modulo  del censimento per la requisizione dei foraggi

[54] Ndr. Si tratta dei servizi di pompe funebri comunali.

[55] ASL. Cartella 348 F.312/21. Forniture militari. Lettera del sindaco di Legnano alla commissione per la requisizione dei foraggi della provincia di Milano. 16 agosto 1917.

[56] La commissione specifica che non è autorizzata a cedere fieno a privati o aziende, anche se nell’ambito del servizio pubblico in quanto il materiale da loro gestito è destinato unicamente alle esigenze dell’esercito.

[57] ASL. Cartella 348 F.312/21. Forniture militari. Lettera del presidente della Commissione Incetta Foraggi della provincia di Milano al sindaco di Legnano. 18 agosto 1917.

[58] ASL. Cartella 348 F.312/21. Forniture militari. Lettera del presidente della Commissione Centrale Mista Incette al sindaco di Legnano. 5 settembre 1917.

[59] ASL. Cartella 348 F.312/21. Forniture militari. Lettera del presidente della Commissione Centrale Mista Incette al sindaco di Legnano. 26 settembre 1917.

[60] ASL. Cartella 348 F.312/21. Forniture militari. Lettera del presidente della Sotto Commissione Incetta Foreggai per la provincia di Milano al sindaco di Legnano. 3 ottobre 1917. Il presidente della Commissione comunica la messa in atto del Decreto Legge n°1168 del 21 luglio 1917 per la cessione coatta dei foraggi da parte dei fornitori inadempienti. La documentazione risulta incompleta e non è possibile reperire un elenco preciso dei fornitori inadempienti, fatto salvo per le ditte Castaldi e Maderna.

[61] ASL. Cartella 353 F.368/21. Commissione provinciale indumenti militari di lana.“La voce di Legnano” ,si tratta di un ritaglio di articolo, non è pertanto possibile stabilirne  esattamente la data di pubblicazione. “Lo scaldarancio è un cilindretto di carta fatto con vecchi giornbali ben stretto, alto 2 o 3 cm, e dal diametro di 1 soldo circa. Questo cilindretto che si fa tagliando lunghi rotoli, è cotto in sostanza grassa e facilmente incendiabile. Appena asciutto può essere usato. La combustione dura più di 10 minuti e 3 rotoletti bastano a far bollire mezzo litro d’acqua, 8 o 10 minuti. Esso è indispensabile ai soldati di guardia, ai quali il rancio arriva freddo, e specialmente al fronte, sulle vette più alte. Noi chiediamo alla cittadinanza che acquisti largamente lo scaldarancio. Ogni pacco ai nostri soldati deve contenerne sempre, gratis, un buon numero.

[62] ASL. Cartella 353 F.368/21. Commissione provinciale indumenti militari di lana al sindaco di Legnano. Relazione riassuntiva della gestione 1915-1916. 10 luglio 1916.

[63] ASL. Cartella 353 F.368/21. Commissione provinciale indumenti militari di lana. Norme per il funzionamento della Commissione provinciale e delle Sotto Commissioni per gli indumenti militari. Documento manoscritto non recante data.

[64]ASL. Cartella 353 F.368/21. Commissione provinciale indumenti militari di lana. Relazione riassuntiva per la stagione invernale 1915-1916 del Prefetto Giovanni Cassis. La provincia di Milano è divisa in trentadue sottocomissioni, che comprendono anche associazioni religiose e sindacali, come il Comitato Diocesani, la Società Previdenza per le operaie, Unione Femminile, Associazione Volontari Pubblici Servizi.

[65] ASL. Cartella 353 F.368/21. Commissione provinciale indumenti militari di lana. Manuale di istruzioni per il confezionamento di indumenti per i militari.

[66] D.Leoni,C.Zadra, La città di legno. Profughi trentini in Austria, 1915-1918. Trento, Temi, 1995. P. 9-10.

[67] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Conto profughi fino al 30 settembre 1916. La cartella contiene il carteggio riguardante la gestione della colonia dal 1916 al 1918.

[68] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Conto profughi fino al 30 settembre 1916. Relazione relativa alla gestione della Colonia profughi. Legnano 12 ottobre 1916. Si tratta dei locali di quello che diventerà l’istituto tecnico Bernocchi, fondato dallo stesso Egidio Assi.

[69]ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Conto profughi fino al 30 settembre 1916. Relazione relativa alla gestione della Colonia profughi. Legnano 12 ottobre 1916. Cit. “Nel suddetto periodo si dovettero acquistare le calzature per quasi tutti gli ospiti e più precisamente furono comperate 154 paia di scarpe colla spesa complessiva di lire 1455.”

[70] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Conto profughi fino al 30 settembre 1916. Relazione relativa alla gestione della Colonia profughi. Legnano 12 ottobre 1916. I profughi oltre alla fornitura di scarpe ed indumenti, ricevono un sussidio giornaliero, al quale contribuisce anche la locale Banca Di Legnano, per una somma totale di lire 602 relativa al al periodo gennaio-agosto 1916.

[71] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Comune di Legnano. Ufficio sanitario. Relazione sull’assistenza sanitaria ai profughi. 6 aprile 1917. Il giorno 13 dicembre 1916 è decisa l’apertura del padiglione per le mattie infettive da parte dell’ufficio sanitario di Legnano. In precedenza i profughi che lo necessitavano erano ricoverati presso gli ospedali di Milano, con l’insorgere di epidemie si ritiene più opportuno ridurre gli spostamenti dei pazienti. Il padiglione per le malattie infettive vede la collaborazione attiva, anche nelle sue fasi di realizzazione, di una coppia di profughi che svolgendo in precedenza il mestiere di infermieri trovano modo di rendersi utili.

[72] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Comune di Legnano. Ufficio sanitario. Relazione sull’assistenza sanitaria ai profughi. 6 aprile 1917. La relazione fornisce riepilogo della situazione sanitaria nei mesi dell’autunno-inverno 1916/1917.

[73] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Comune di Legnano. Ufficio sanitario. Relazione sull’assistenza sanitaria ai profughi. 6 aprile 1917. Pag 2.

[74] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Comune di Legnano. Ufficio sanitario. Relazione sull’assistenza sanitaria ai profughi. 6 aprile 1917. Pag. 3.

[75] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Comune di Legnano. Ufficio sanitario. Relazione sull’assistenza sanitaria ai profughi. 6 aprile 1917. Pag. 4.

[76] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Comune di Legnano. Lettera dei profughi di Legnano al sindaco. 3 marzo 1917. In questa lettera sono contenute diverse richieste al comune, lamentando il mancato accoglimento delle stesse da parte del commissario comunale destinato alla gestione della colonia. Si tratta del primo documento recante lamentele da parte dei profughi di Legnano.

[77] Anche i servizi di assistenza ai profughi risentono dell’economia di guerra. La disposizione ministeriale n° 2339 del 27 febbraio 1917 stabilisce infatti che soltanto per i profughi lavoratori può essere garantito il sussidio minimo di 0,5 lire giornaliere oltre all’alloggio gratuito, per tutti gli altri ci si riserva la facoltà di valutare ogni singolo caso.

[78] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Regia sotto prefettura di Gallarate. Divisione profughi. Lettera al sindaco di Legnano. 17 marzo 1917.

[79] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Regia sotto prefettura di Gallarate. Divisione profughi. Lettera al sindaco di Legnano. 17 marzo 1917. Pag 2. E’ contestata nei cinque mesi precedenti la mancaya fornitura di abiti e calzature, tanto che gli adulti lamentano l’impossibilità di recarsi al lavoro, o di cercarne uno, in condizioni decorose; analogamente per i bambini è paventata l’impossibilità di recarsi a scuola. E’ lamentata per il medesimo periodo anche l’erogazione del sussidio minimo di 1,5 lire giornaliere per le piccole spese personali dei profughi.

[80] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Lettera del prefetto di Milano al sindaco di Legnano. Disposizioni riguardanti la colonia profughi. 22 marzo 1917.

[81] ASL. Cartella 432. Fascicolo 8. Classe 2. Lettera del sindaco di Legnano al sotto prefetto di Gallarate. 28 marzo 1917. Con l’assistenza dell’autorità militare locale è predisposto l’inizio del trasferimento di parte dei profughi in strutture situate nei comuni di Gallarate e Somma Lombardo.

[82]Cfr. su quest’argomento: J.Winter Il lutto e la memoria. La Grande Guerra nella storia culturale europea. Società editrice il Mulino, Bologna 1998.

[83] Ibidem. P.35.

[84] Ibidem. P.36-37.

[85] Ibidem. P.37.  E’ citato il caso di un Luois Barthou, presidente del Consiglio di Stato e in seguito ministro della Guerra nel governo Briand, che dovette attendere ben sette anni per riavere la salma del figlio caduto in battaglia nel 1914.

[86] Ibidem. P.37. Cit.

[87] Ibidem. P.38. Cit. Un anonimo padre francese scriveva nel luglio 1919: “Oggi la guerra è finita. I vivi vanno a casa. Lasciamo che anche i morti tornino al paese, a quei paesi che ebbero nei loro ultimi pensieri nel momento tragico della morte.”

[88] Ibidem. P.35-36.

[89] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. Carteggio tra il sindaco di Legnano e l?impresa Lombarda Pompe Funebri. Marzo-Aprile 1922.

[90] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. La cartella contiene l’intero carteggio riguardante la questione del recupero di salme di cittadini legnanesi caduti e sepolti in zona di guerra o in terra straniera.

[91] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. Gazzetta Ufficiale del regno d’Italia. Anno 1922, numero 33. Regolamento per il trasporto delle salme dei caduti in guerra. Art 4. Pag 256.

[92] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. “Trasporto a carico dello Stato delle salme dei caduti in guerra”. Circolare del Ministero della Guerra, direzione centrale del servizio sanitario militare, ai prefetti del Regno.

[93] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. Gazzetta Ufficiale del regno d’Italia. Anno 1922, numero 33. Regolamento per il trasporto delle salme dei caduti in guerra. Art 4. Pag 256÷264.

[94] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. Lettera della Prefettura di Milano al sindaco di Legnano 2 gennaio 1923, 21 gennaio 1923,  29 gennaio 1923. Le tre lettere contengono la comunicazione della prefettura, a sua volta inoltrata dal Commissario Regio della prefettura della Venezia Tridentina, riguardante il respingimento della richiesta di recupero gratuito di quattro militari caduti nei campi di prigionia austriaci a seguito di malattie. Il prefetto comunica il respingimento delle richieste delle famiglie da parte della Direzione Centrale del Servizio Sanitario Militare, citando la legge del 1921 sul recupero gratuito delle salme.

[95] Cfr. su quest’argomento :D.Leoni,C.Zadra, La città di legno. Profughi trentini in Austria, 1915-1918. Trento, Temi, 1995. L’opera fornisce una puntuale descrizione delle condizioni in cui versano i campi per prigionieri e profughi in Austria nel periodo 1915-1918.

[96] G.Lenci in “Caduti dimenticati. I morti per malattie” in D.Leoni, C.Zadra, La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini.Il Mulino, Bologna, 1986. P. 231-236.

[97] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. Lettera del sindaco di Foiano della Chiana (Arezzo) al sindaco di Legnano. Esumazione e trasporto della salma di Valera Guido. 28 luglio 1925.Nel carteggio si fa riferimento alle spese di esumazione e trasporto di un soldato ricoverato in provincia di Arezzo in seguito alle ferite, rivelatesi mortali, riportate durante un incidente di volo. Essendo il soldato deceduto in seguito a cause non imputabili direttamente ai combattimenti e deceduto lontano dal fronte, lo stato nega il recupero gratuito e il comune di Foiano trasmette il preventivo per il suo trasferimento dal cimitero locale.

[98] ASL. Cartella 431 cat8.classe2.fasc.5. Trasporto salme dei caduti in guerra. Lettera del Commissario del governo per le onoranze ai caduti in guerra. Caduto in guerra Bellotti Luigi Alfonso di Natale. 25 aprile 1932. E’ trasmessa al sindaco di Legnano, con la raccomandazione di trasmetterla alla famiglia del caduto, la notizia del trasferimento della salma nel grande cimitero di guerra di Wegscheid prezzo Linz dal cimitero provvisorio di Goisern (Austria del nord).

[99] La Croce Nera d’Austria è un’associazione austriaca fondata nel 1919 che collabora con il Ministero della Difesa austriaco con lo scopo di mantenere viva la memoria dei militari caduti nei conflitti mondiali e, a tal fine, censisce i luoghi di sepoltura ed esegue periodiche visite nei cimiteri e nei Sacrari Militari che contengono spoglie di soldati austriaci, sia in Austria sia all’estero.

[100] ASL. Delibera del consiglio comunale. Sessione straordinaria. 25 luglio 1915. Ratifica della deliberazione della giunta municipale del 23 maggio 1915, relativa alla concessione di un sussidio straordinario di 1000 lire al comitato locale della Croce Rossa Italiana.

[101] Cfr. sull’argomento: G.Vecchio,G.Borsa. Barbara Melzi. Una canossiana nella Legnano dell’ottocento. Milano. Ancora.2000.

[102] Croce Rossa Italiana. Sottocomitato di Legnano. Ricerca storica a cura del Gruppo Volontari del Soccorso. Pag. 2.

[103] G.Vecchio,G.Borsa. Barbara Melzi. Una canossiana nella Legnano dell’ottocento. Milano. Ancora.2000. Pag. 121.

[104] Ndr. Si tratta di un quartiere di Legnano.

[105] G.Vecchio,G.Borsa. Barbara Melzi. Una canossiana nella Legnano dell’ottocento. Milano. Ancora.2000. Pag 121-122.

[106] Ndr. La documentazione riguardante la ditta Wolsit è stralciata dall’archivio comunale e consegnata al comitato provinciale della Croce Rossa. I documenti non sono più in possesso del comitato provinciale e non è stato possibile conoscerne l’attuale sede di conservazione.

[107] G.Vecchio,G.Borsa. Barbara Melzi. Una canossiana nella Legnano dell’ottocento. Milano. Ancora.2000. Pag. 123.

[108] Ibidem.

[109] Archivio storico Istituto Melzi. Telegramma del Capitano dirigente sanitario Giovannelli a Madre Amigazzi. Si notifica la chiusura ufficiale dell’ospedale militare. 16 giugno 1919.

[110] L’archivio storico dell’Istituto Melzi, contente la quasi totalità della documentazione relativa alla vita negli ospedali militari di Legnano risulta inaccessibile a causa della ristrutturazione dei locali. I pochi documenti consultati provengono dalla collezione privata del prof. Giancarlo Restelli.

[111] ASL. Cartella 359. F. 389/21. Scuole Carducci usate per ospedale di guerra. Il fascicolo contiene una serie di telegrammi con le comunicazioni intercorse tra i vari comandi militari e il direttore dell’Ospedale civile. In particolare un telegramma datato 7 novembre 1918 annuncia l’arrivo di ben 300 feriti.

[112] Cfr. su quest’argomento : J. Winter, Il lutto e la memoria, Il Mulino, Bologna 1998.

[113] Ndr: Inizialmente Kriegsbibliothek, Biblioteca della guerra.

[114] J. Winter, Il lutto e la memoria, Il Mulino, Bologna 1998. Pag. 119-121.

[115] Cit. J. Winter, Il lutto e la memoria, Il Mulino, Bologna 1998. Pag. 121.

[116] J. Winter, Il lutto e la memoria, Il Mulino, Bologna 1998. Pag. 122.

[117] Il Comitato è alle dipendenze del Ministero dell’istruzione e presieduto da Paolo Boselli, già ministro dell’istruzione durante il governo Crispi tra il 1888 e il 1891 e in seguito primo ministro dopo la caduta del governo Salandra nel 1916, in seguito alla Strafexedition.

[118] ASL. Cartella 359. F. 386/21. Circolari circa la raccolta documenti storici guerra 1915. Il fascicolo contiene copia di tutti i documenti trasmessi dal comune di Legnano al Comitato nazionale per la storia del risorgimento dal 1915 al 1918. Il materiale allegato alle singole cartelle concernenti i militari non è allegato alla documentazione rinvenuta. Si possono contare notifiche per l’invio di materiali che si riferiscono a ventotto militari legnanesi. Tra le carte risulta anche una lettera proveniente dall’ Ispettorato generale del genio militare che richiede notizie circa la possibilità di raccogliere materiale appartenuto al soldato Alessandro Rotondi, caporale, da destinarsi al Museo Storico del Genio Militare.

[119] ASL. Cartella 359. F. 386/21. Circolari circa la raccolta documenti storici guerra 1915.Circolare del Ministero dell’istruzione al sindaco di Legnano. 22 agosto 1915.

[120] ASL. Cartella 359. F. 386/21. Circolari circa la raccolta documenti storici guerra 1915. Lettera del sottoprefetto di Gallarate al sindaco di Legnano. 8 ottobre 1915.

[121]ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Il fascicolo contiene una serie di carteggi relativi all’attività del Comitato, sono presenti anche i carteggi tra il comune di Legnano e l’Ufficio Centrale Doni e Propaganda del Comando Supremo. La sede centrale del Comitato era situata a Milano, in corso Italia, presso la sede del Touring Club.

[122] Non è stato possibile reperire documenti che provino l’esatta data di fondazione del Comitato, tuttavia i carteggi acquisiti sono tutti datati nel periodo compreso tra il maggio 1918 e il gennaio 1919, quando il Comitato è sciolto. Nella circolare che annuncia la riunione di scioglimento del Comitato si accenna alla sua fondazione dopo gli eventi di Caporetto, quindi in ogni caso la sua attività non può essere antecedente al mese di ottobre 1917.

[123] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Circolare del Comitato Omaggio ai Combattenti di Milano al Sindaco di Legnano. Maggio 1918.

[124] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Un esempio di questo tipo di iniziative è provata in una lettera del segretario generale del Comitato omaggio ai combattenti al sindaco di Legnano, datata 16 settembre 1918. Nella lettera si notifica il felice esito della distribuzione di 12.000 bracciali, approvati dal Comando Supremo, ai soldati di una divisione della 3° armata, ponendo l’accento sull’entusiasmo dimostrato dalle truppe. Il comunicato di risposta del Comando Supremo, che dovrebbe essere allegato alla lettera, non è disponibile.

[125] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Libretto dal titolo “Origine del Servizio Doni del Regio Esercito e suo sviluppo”.

[126] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Libretto dal titolo “Origine del Servizio Doni del Regio Esercito e suo sviluppo”, sezione I, pag 1-2.

[127]ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Libretto dal titolo “Origine del Servizio Doni del Regio Esercito e suo sviluppo”. sezione II, pag 4.

[128] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Libretto dal titolo “Origine del Servizio Doni del Regio Esercito e suo sviluppo”. sezione II, pag 5.

[129] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Libretto dal titolo “Origine del Servizio Doni del Regio Esercito e suo sviluppo”. sezione II, avvertenze, pag 6.

[130] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Commissione legnanese di Omaggio ai combattenti. Registro dei donatori di denaro per la I° armata. Nel registro si contano 21 nominativi di privati cittadini, con l’aggiunta della Banca di Legnano, per una somma totale di 90.000 lire.

[131] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Lettere del segretario del Comitato omaggio ai ai combattenti al sindaco di Legnano, 24 giugno 1918 e 25 giugno 1918.

[132] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Lettera della direzione generale del Comitato omaggio ai combattenti

[133] ASL. Cartella 353. F. 370/21. Comitato Omaggio ai Combattenti. Lettera del soldato Morandi Giuseppe al comune di Legnano. 13 luglio 1918. La lettera fa parte di un carteggio formato da 23 lettere di altrettanti soldati, recanti ringraziamenti per il supporto morale e materiale fornito dal comune di Legnano.

[134] ASL. Cartella 350. F. 345/21. Associazione mutilati guerra locale. La cartella contiene tutta la documentazione relativa al comitato Legnanese della ANMIG e alla sua sede centrale di Milano a partire dalla sua fondazione nel 25 giugno 1917.

[135] AA.VV., “Atti della III Conferenza interalleata per l’assistenza agli invalidi di guerra”, Roma, 12-17 ottobre, 1919, tipografia “La Rapida”, Roma, 1919.

[136] I.Bolognesi, S.Tovazzi, Inventario dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra (ANMIG), sezione di Rovereto, 2006, Museo Storico della Guerra, Rovereto. Pag 4-5.

[137] Il documento relativo alla fondazione della sezione di Legnano non è reperibile, tuttavia si fa menzione alla data esatta di fondazione in una lettera della sezione legnanese della ANMIG del 31 dicembre 1918. La sezione è eretta in ente giuridico con decreto n°17465 del 30-7-1918.

[138] ASL. Cartella 350. F. 345/21. Associazione mutilati guerra locale. Lettera dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, sezione di Legnano, agli industriali di Legnano. 31 dicembre 1918.

[139] ASL. Cartella 350. F. 347/21. Inaugurazione bandiera mutilati di guerra. La cartelle contiene il carteggio tra il comune di Legnano e la locale sezione dell’ ANMIG riguardante la cerimonia d’inaugurazione della bandiera dei mutilati di guerra.

[140] ASL. Cartella 350. F. 347/21. Inaugurazione bandiera mutilati di guerra.Lettera del consiglio direttivo dell’ANMIG di Legnano al sindaco. La lettera contiene il programma della cerimonia del 20 settembre 1918 e diverse raccomandazioni riguardanti la partecipazione delle rappresentanze dei venticinque comuni facenti capo alla sezione di Legnano.

[141] ASL. Cartella 350. F. 345/21. Associazione mutilati guerra locale.  Circolare del consiglio direttivo dell’ANMIG di Legnano recante la relazione di un incontro con i membri dell’Associazione industriali. 31 dicembre 1918.

[142] Comune di Legnano. Seduta consiliare del 16 febbraio 1919. Mozione del signor Ratti relativa alla concessione di un sussidio straordinario all’ANMIG di Legnano. Relazione riassuntiva dell’attività dell’Associazione nel 1918 a parte della sede centrale di Milano dell’ANMIG.

[143] Comune di Legnano. Seduta consiliare del 16 febbraio 1919. Mozione del signor Ratti relativa alla concessione di un sussidio straordinario all’ANMIG di Legnano. Estratto di deliberazione consiliare, sessione straordinaria del 16 febbraio 1919.

[144] Comune di Legnano. Seduta consiliare del 18 dicembre 1924.Proposta di concessione di un sussidio straordinario alla locale Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra.

[145] ASL. Cartella 350. F. 349/21. Elenco mutilati guerra. La cartella contiene circa cento schede, tutte datate tra il 1918 e il 1920.

[146] ASL. Cartella 350. F. 349/21. Elenco mutilati guerra. Scheda dell’invalido di guerra Alfredo Aliverti, caporale di fanteria presso il 154° reggimento, mutilato del braccio destro e impiegato come fattorino presso la locale Banca di Legnano. Riformato in data 15 ottobre 1916.

[147] Opera Nazionale Combattenti, L’Opera Nazionale Combattenti nel decimo annuale della Vittoria, Roma, 1928. Decreto luogotenenziale numero 1970, del 10 dicembre 1917, che autorizzava l’I.N.A. ad emettere delle speciali polizze d’assicurazione, senza obbligo di pagamento del premio, a favore di militari e graduati di truppa, purché Combattenti. Furono emessi due tipi di polizze: una di capitale di 500 o 1.000 lire a seconda che si trattasse di soldati o sottufficiali, ed erano pagate in caso di morte, ferite o malattie provocate da cause di guerra. Il secondo tipo di polizze, con un capitale di 1.000 lire, senza distinzioni tra militari e sottufficiali, sarebbero state coperte, dopo la morte, per cause estranee a servizio di guerra, sia nel periodo bellico, fino a 30 anni dopo la data di stipulazione della polizza. Il decreto luogotenenziale, del 7 marzo 1918, estendeva i contratti d’assicurazione agli ufficiali di complemento, della Milizia territoriale e della Riserva. Cambiava solo il premio delle due polizze che cresceva rispettivamente a 1.500 e 5.000 lire, e in più aggiungeva la possibilità di chiedere, entro tre mesi dalla smobilitazione, un prestito fino a 5.000 lire, rimborsabile col cinque per cento di tasso d’interesse.

[148]Ibidem. Decreto luogotenenziale numero 55, del 16 gennaio 1919, che conferiva una personalità giuridica di diritto pubblico e gestione autonoma, creando un nuovo ente parastatale, guidato da un consiglio d’amministrazione di nomina reale.

[149] Ibidem. Cit. Una misura molto utile, per ufficiali di complemento, della Milizia territoriale e della Riserva, fu quella dei due concorsi, banditi dall’Opera, per aggiudicare degli assegni ai Combattenti. Il primo concorso, del giugno 1919, avrebbe assegnato, al massimo 5.000 assegni, i cui importi sarebbero variati dalle 2.000 alle 5.000 lire. Ci furono 5.300 partecipanti e gli assegni staccati dall’Opera furono 1.533, di cui 441 per emigranti. Il secondo concorso, del febbraio 1920, fu molto più articolato. Gli assegni, che avrebbero avuto un valore compreso tra le 2.000 e le 15.000 lire, avrebbero interessato chi aveva combattuto almeno per un anno. Le domande valide furono 20.376. Per la categoria del completamento degli studi ci furono 5.185 assegni, per un valore di 10.436.800 lire. Per la parte di coloro che volevano riprendere l’attività interrotta ci furono 1.816 sussidi per complessivi 4.913.000 lire. Per i tirocinanti ci furono 540 rendite pari a 1.263.118 lire. Per gli emigranti o per chi risiedeva all’estero, prima della guerra, e voleva tornarvi, ci furono 442 assegni, uguali a 2.458.000 lire.

[150] Ibidem. Cit. Il terzo regolamento legislativo dell’istituto poneva l’Opera sotto la personale vigilanza del capo del governo, che nel marzo del 1926 la affidò a Maranesi, il nuovo presidente, che avrebbe dovuto incanalare tutte le energie nella rinascita agricola della Nazione, riformandone, quindi, la carta legislativa.

[151] Ibidem. Cit. I decreti legge numero 1722 del 3 ottobre 1919 e numero 2578 del 31 dicembre 1919, avevano assegnato 8.000 ettari della dotazione regia, più un assegno annuale di 300.000 lire, sulle rendite dei beni trasmessi alla Casa Reale.

[152] Ibidem. Cit. Il regio decreto legge numero 1118 del 10 maggio 1923, creava la sezione “Gestione beni ex nemici”, fortemente presente con uffici periferici, che ricavò da 650 proprietà 130.000.000 di lire. Ai cittadini ungheresi fu lasciato un diritto di prelazione sulle loro proprietà, mentre le 154 tenute dell’Alto Adige entrarono in possesso dell’Opera, che iniziò un’attività intensa d’italianizzazione della zona, seguendo il modello delle colonie romane.

[153]Cit. http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/profili-istituzionali/MIDL000236. Prima redazione a cura di D.Quartieri, 2005; revisione a cura di S.Almini, 2006.

http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/profili-istituzionali/MIDL000236/

[154] L’apoliticità deve essere considerata nel senso che agli iscritti dell’Associazione non sono domandate le credenze politiche o l’iscrizione a qualche partito.

[155] Cfr. sull’argomento: G.Sabbatucci. I combattenti nel primo dopoguerra, Roma-Bari, Laterza, 1974. Pag. 64.

[156] L’archivio della sezione di Legnano dell’Associazione non è consultabile. Le vicende del secondo conflitto mondiale, i trasferimenti di sede e il prelievo indiscriminato di materiale fanno si che ad oggi le uniche testimonianze siano quelle contenute nell’archivio storico del comune di Legnano.

[157] ASL. Cartella 350. F. 351/21. Associazione Nazionale Combattenti. Nel fascicolo sono contenuti tutti i documenti relativi alla sezione legnanese dell’Associazione. La documentazione è relativa all’anno 1920.

[158] ASL. Cartella 350. F. 351/21. Associazione Nazionale Combattenti. Associazione Nazionale Combattenti. Sezione di Legnano. Relazione sull’opera svolta dal 1giugno al 31 dicembre 1919. Pag 1. All’Assemblea partecipano 186 soci.

[159] Va precisato che la sezione di Legnano presta i propri servizi anche ai comuni limitrofi di : Arconate, Villastanza, Arluno, Cairago, Barbaiana, Cantalupo, Rho, Sant’Ilario Milanese, Parabiagho, Vanzaghello, Olgiate Olona, Rescaldina, Uboldo, Gorla Maggiore, Castellanza, Busto Arsizio, Lainate, Fagnano Olona, Vanzago, Nerviano, Gorla Minore, Peveranza. Si tratta all’incirca degli stessi comuni che facevano riferimento alla sezione di Legnano dell’ANMIG.

[160] ASL. Cartella 350. F. 351/21. Associazione Nazionale Combattenti. Associazione Nazionale Combattenti. Sezione di Legnano. Relazione sull’opera svolta dal 1giugno al 31 dicembre 1919. Pag 4.

[161] L’Associazione Nazionale Combattenti nasce apolitica, ma nel suo primo congresso nazionale vede le prime spaccature tra quanti intendono schierarsi politicamente e coloro i quali invece propendono per proseguire con una posizione politicamente neutrale.

[162] B.Mussolini. Prime impressioni. Il Popolo d’Italia. 25 giugno 1919.

[163] G.Sabbatucci. I combattenti nel primo dopoguerra, Roma-Bari, Laterza, 1974. Pag. 98-109.

[164] ASL. Cartella 350. F. 351/21. Associazione Nazionale Combattenti. Associazione Nazionale Combattenti. Sezione di Legnano. Relazione sull’opera svolta dal 1giugno al 31 dicembre 1919. Pag 5. La prima assemblea generale si svolge a Legnano in data 20 luglio 1919.

[165] ASL. Cartella 350. F. 351/21. Associazione Nazionale Combattenti. Associazione Nazionale Combattenti. Sezione di Legnano. Relazione sull’opera svolta dal 1giugno al 31 dicembre 1919. Pag 5-6.

[166] ASL. Faldone 431. Categoria 8. Fascicolo 5. Relazione morale e finanziaria dell’Associazione Nazionale Combattenti, sezione di Legnano. 28 marzo 1922.

[167] ASL. Faldone 431. Categoria 8. Fascicolo 5. Relazione morale e finanziaria dell’Associazione Nazionale Combattenti, sezione di Legnano. 28 marzo 1922. Pag. 2-4.

[168] ASL. Faldone 431. Categoria 8. Fascicolo 5. Relazione morale e finanziaria dell’Associazione Nazionale Combattenti, sezione di Legnano. 28 marzo 1922. Pag. 6.

[169] ASL. Faldone 431. Categoria 8. Fascicolo 5. Circolare del Comitato Centrale alle sezioni. “La fraternità che lega la nostra associazione a quella dei mutilati esprime l’infrangibilità del vincolo che unisce tutti i reduci della trincea: il fatto che la nostra associazione fu fondata dall’Associazione Mutilati è una ragione e si aggiunge a tutte le altre per mantenere il massimo accordo con l’associazione sorella nell’interesse supremo dei combattenti d’Italia.

Il Comitato Nazionale ha deliberato che l’Associazione Nazionale Combattenti offra la bandiera al comitato centrale dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra.

E’ un segno della nostra fraternità, è un omaggio ai nostri compagni combattenti minorati dalla guerra.

Invitiamo tutte le federazioni e sezioni a mandare le loro offerte, il cui elenco sarà pubblicato sul bollettino. Le offerte devono pervenire a questo comitato nazionale non oltre il 31 agosto. Fraterni saluti. Il consigliere delegato. F.to Cefaly.

[170] R.Monteleone, P.Sarasini, “I monumenti italiani ai caduti della Grande Guerra”, in in D.Leoni, C.Zadra, La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini.Il Mulino, Bologna, 1986. Pag. 631.

[171] Cit. M.Isnenghi, Alle origini del 18 aprile: miti, riti, mass media. In “Rivista di storia contemporanea””. 1977, n°2. Pag 218.

[172] Cit. R.Monteleone, P.Sarasini, “I monumenti italiani ai caduti della Grande Guerra”, in in D.Leoni, C.Zadra, La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini.Il Mulino, Bologna, 1986. Pag. 632.

[173] Ibidem.

[174] Ibidem.

[175] Ibidem.

[176] Cit. R.Monteleone, P.Sarasini, “I monumenti italiani ai caduti della Grande Guerra”, in in D.Leoni, C.Zadra, La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini.Il Mulino, Bologna, 1986. Pag. 633. “La concezione fascista della guerra (…) ci fa glorificare, non piangere i nostri caduti, ce li fa raffigurare ritti, fieri, con la spada alta, con l’alloro nel pugno, e non cadaveri cadenti, come purtroppo veggonsi in molti monumenti i nostri eroi, i quali meritano invece ben altro ricordo! (…) Noi vogliamo che i simboli che li rappresentano ce li mostrino superbi, coi muscoli vibranti, con lo sguardo alto e consapevole…”

[177] G.Mosse, Le guerre mondiali dalla tragedia al mito dei Caduti, Roma-Bari,Laterza, 1990. Pag. 121.

[178] Ibidem. Pag 122. Altri paesi seguono questa scelta, per esempio Australia, Nuova Zelanda e parzialmente la Francia, dove si nota una commistione tra soldati semplici e militari di alto grado.

[179] ASL. Faldone 359. Categoria 8.Fascicolo 1. Elenco nominativi dei militari collocati nella cappella-ossario. Il fascicolo contiene tutta la documentazione relativa alla realizzazione della cappella. Le carte coprono il periodo 1920-1922.

[180] Ndr .Comitato legnanese per l’erezione di un ricordo ai caduti in guerra.

[181] ASL. Faldone 359. Categoria 8.Fascicolo 1.Lettera dell’architetto Aristide Malinverni al commissario prefettizio di Legnano.“Interpretando il desiderio di nobili cittadini di Legnano, i quali pensano non debba la stessa essere seconda a nessuno nel ricordare i generosi caduti per la Patria nostra, il sottoscritto presenta alla signoria vostra questo progetto di cappella commemorativa da erigersi nel centro del cimitero comunale e confida che Ella, aggradendo il pensiero altamente civile che me lo ha ispirato, mi permetto di dirlo con vera fede e con vivo palpito d’amore alla causa sostenuta già per 36 mesi tra i più duri cimenti della trincea, voglia lanciare l’idea e promuovere la già desiderata sottoscrizione (…)”. La lettera prosegue con l’illustrazione dei dettagli tecnici del progetto. Milano, 16 gennaio 1920.

[182] ASL. Faldone 431. Categoria 8.Fascicolo 1. Lettera dell’architetto Aristide Malinverni al commissario prefettizio di Legnano. “Mi lusingo che l’idea cara a molti, da lei presentata a Legnano, riscontrerà l’unanime approvazione e il concorso spontaneo di tutti i migliori e più fattivi tra i cittadini, concorrendo così a ornare l’amata cittadina di un mausoleo degno, spero, delle tradizioni patriottiche e munifiche della Legnano storica (…)”.Milano, 16 gennaio 1920.

[183] ASL. Faldone 359. Categoria 8.Fascicolo 1. Lettera del Comitato legnanese per l’erezione di un ricordo ai caduti di guerra al sindaco di Legnano. “Questo comitato ha ormai portato a termine la costruzione della cappella-ossario in ricordo dei caduti nel civico cimitero e sta per concludere la sottoscrizione relativa al pagamento della stessa(…)”. Legnano. 1 maggio 1921.

[184] Lettera del sindaco di Legnano al Comitato esecutivo per il monumento ai caduti in guerra di Cremona. La lettera contiene alcuni dettagli, richiesti dal Comitato di Cremona per la realizzazione di una cappella analoga a quella di Legnano. Alla fine della lettera si fa riferimento al costo definitvo della Cappella di Legnano per una cifra di 260.000 lire. Legnano 24 febbraio 1922.

[185] ASL. Faldone 359. Categoria 8.Fascicolo 2. Manifesto pubblico del Comitato legnanese per l’erezione di un ricordo ai caduti per la patria. Il manifesto recita : “Onorare i caduti sul campo, eternare nel bronzo e nel marmo la memoria fu in ogni tempo sentito dovere della nostra razza forte e civile. E voi, cittadini di Legnano e la vostra amministrazione comunale, questo pio sentimento, questo sacro dovere, bene avete inteso e adempiuto quando, con unanimità di consenso, avete contribuito affinché la memoria dei nostri gloriosi caduti fosse eternata in monumento che l’arte, interprete della vostra pietà, ha degnato segno di Loro e di voi. L’opera che voleste è sorta nel nostro cimitero, e quelli che riposano nel sonno eterno attorno ad essa rendono un muto omaggio a coloro che con estremo eroico sacrificio, combattendo per il diritto latino contro la teutonica furia, difesero le aree ed i fuochi e portarono i confini della Patria ai segni che natura pose. Al tacito omaggio dei morti conviene oggi aggiungere quello reverente e cosciente dei vivi, l’omaggio nostro. Domenica 30 corrente, inaugurandosi il monumento, il poeta Giovanni Bertacchi vi parlerà di Loro e di voi; intervenite numerosi alla cerimonia patriottica ed umana. Sventoli quel giorno il tricolore della Patria, e popolo ed associazioni traggano dietro ad esso al rito sacro e solenne”. Segue il programma della cerimonia. Legnano, 22 ottobre 1921.

[186] ASL. Faldone 359. Categoria 8.Fascicolo 3. Atti e vecchie foto cerimonia inaugurale cappella osario caduti in guerra 1915-18. Il fascicolo contiene 10 fotografie della cerimonia.

[187] ASL. Faldone 359. Categoria 8.Fascicolo 1. Cartolina commemorativa della cerimonia inaugurale della cappella-ossario di Legnano. “Legnano/fè manifesto/ che quando le Alpi non siano schermo/ fra l’Italia e invasori/ uomini giurati a morte libera/ proverranno in ogni tempo/ chi ivi è patria secura/ dove petti animosi/ faccian Alpi e confine”

[188] Lettera del Comitato esecutivo per il monumento ai cadut in guerra di Cremona al sindaco di Legnano. 18 febbraio 1922. Nella lettera si richiedono i seguenti dettagli : 1) Avviso di concorso. 2) Spesa effettivamente sostenuta. 3) Materiale impiegato. 4) Conformazione della cripta. 5) Stampe o fotografie riproducenti il monumento. 6) Altezza e proporzioni dell’area occupata.

[189] ASL. Faldone 440. Categoria 8. Fascicolo 30. Inscrizione sui cippi del cimitero dei nomi dei militari austro-ungarici morti nel locale cimitero. 1922. ASL. Faldone 812. Categoria 8. Fascicolo 2. Sistemazione resti caduti austro-ungarici (guerra 1915-18). 1966.

[190] ASL. Manifesto contenente il programma delle celebrazioni per la festa della Vittoria e della marcia su Roma. 31 ottobre 1931. I festeggiamenti riguardanti la marcia su Roma e la festa della Vittoria sono accostati in un unico comunicato.

[191] ASL. Manifesto contenente il programma delle celebrazioni per la festa della Vittoria e della marcia su Roma. 31 ottobre 1931. Nel manifesto è specificato l’obbligo d’indossare la camicia nera per quanti intendono partecipare alle celebrazioni.