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Il primo genocidio del Novecento: gli Herero

Gli storici si sono chiesti spesso quali siano gli “antenati” di Auschwitz nella consapevolezza che un’azione di sterminio di questo genere non poteva nascere dal nulla.

Le origini del genocidio ebraico si trovano in Africa e risalgono all’epoca dell’imperialismo della seconda metà dell’Ottocento quando l’Europa era liberale e il liberalismo veniva esaltato come la nuova dottrina della libertà e del progresso.

Se vogliamo capire Auschwitz dobbiamo fare un breve viaggio nella storia e arrivare in Africa a sud dell’Equatore (Africa sud occidentale) all’inizio del ‘900. Lì viveva il popolo degli Herero ma a partire dal 1883 arrivano i tedeschi con una politica coloniale del tutto particolare.

Per la prima volta in Africa è sperimentata la “soluzione finale” di un “problema coloniale” risolto con lo sterminio di gran parte di una popolazione di colore.

Quello degli Herero è il primo genocidio in assoluto, prima degli armeni, degli ebrei, poi dei cambogiani, degli Hutu in Ruanda fino ai massacri indiscriminati nella ex Jugoslavia.

Cause della rivolta Herero

Come detto a partire da 1883 le terre degli Herero sono state occupate da poche migliaia di coloni tedeschi protetti dall’esercito per sviluppare un allevamento intensivo dove non c’è più spazio per le popolazioni autoctone e il loro bestiame. In poche parole gli Herero erano stati espropriati e quindi reagirono con la ribellione per non scomparire.

Nel 1904 inizia la rivolta degli Herero i quali attaccano le poche centinaia di coloni tedeschi presenti nella regione. Il loro obiettivo è sopravvivere a una veloce scomparsa come popolo. Alla rivolta degli Herero, popolazione di pastori, si affincarono i Nama, meno popolosi.

Ci vollero tre anni per sedare la rivolta, 14mila soldati tedeschi con la morte di 1500 soldati e poche centinaia di coloni. Le perdite degli Herero furono ben più massicce, ai limiti del genocidio.

“La nazione Herero deve essere distrutta” (vernichtungs)

Il generale von Trotha scrive a Berlino utilizzando per la prima volta nella storia tedesca ed europea il terribile verbo vernichtungs-politik (politica di annientamento).

Von Trotha scrisse ai suoi superiori (1904) che “la nazione Herero deve essere distrutta” (vernichtungs). Nella stessa lettera per i suoi superiori a Berlino dice: “Ritengo preferibile che la nazione herero perisca piuttosto che infetti i nostri soldati e inquini la nostra acqua e il nostro cibo”.

Dopo un primo tentativo non riuscito di annientare gli herero con una battaglia campale una volta per tutte, i tedeschi continuarono la campagna militare con l’inseguimento in pieno deserto impedendo agli Herero il ritorno in colonia.

La tattica dell’inseguimento (sparare a vista) e l’occupazione dei pozzi porta alla “scomparsa” degli Herero. Sembrava che si fossero volatilizzati. Pochissimi uomini superarono il deserto e raggiunsero la Beciuania (oggi Botswana), pochi riuscirono a tornare alle loro terre.

Altri scampati al deserto morirono nei campi di concentramento (creature dell’imperialismo). Da notare che i campi per gli herero vennero chiamati Kz, ossia campi di concentramento e i prigionieri all’ingresso vennero marchiati con la scritta GH, ossia “herero prigioniero”.

La strategia dei tedeschi è la scomparsa della popolazione Herero per impedire la vendetta o un tentativo successivo di riprendere la lotta. Molti prigionieri, donne  e bambini furono uccisi a freddo.

L’obiettivo delle autorità tedesche non è la semplice repressione della rivolta ma lo sterminio della nazione Herero che avviene con alcune operazioni militari e poi con la deportazione e l’abbandono nel deserto dell’Omaheke. La stragrande massa dei deportati morì di sete nell’impossibilità di tornare indietro perché lungo i 250 km al confine con il deserto, l’esercito tedesco aveva l’ordine di sparare a vista.

I coloni tedeschi protestarono per il genocidio perché avrebbero preferito sfruttare la manodopera ma gli ordini che partirono da Berlino furono inequivocabili.

Nel 1905 le terre degli Herero furono tutte conquistate. Ormai senza greggi non avevano più bisogno di terre.

Cifre del genocidio

All’inizio delle ostilità la popolazione indigena contava 60-80mila persone. In pochi anni scomparve il 75-80%, mentre la percentuale dei Nama fu del 45-50% su 20mila indigeni. Nei campi di concentramento la morte fu del 45%, maggiore dei peggiori KZ del Reich.

Particolare inquietante

NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI SHARK ISLAND I TEDESCHI DIEDERO AVVIO, A PARTIRE DAL 1908, AI PRIMI ESPERIMENTI DI QUELLA CHE SUCCESSIVAMENTE SARÀ CONOSCIUTA COME “EUGENETICA NAZISTA”.

AUTORE DI QUESTE PRATICHE A SHARK ISLAND FU IL MEDICO E ANTROPOLOGO TEDESCO EUGEN FISCHER CHE FECE ESPERIMENTI SU BAMBINI E ADULTI. GLI ESPERIMENTI SUGLI ADULTI COMPRENDEVANO LA STERILIZZAZIONE E L’INOCULAZIONE DEI GERMI DEL VAIOLO, DEL TIFO E DELLA TUBERCOLOSI

Perché è importante ricordare e studiare la scomparsa degli Herero?

Perché con loro vennero messe a prova tutta una serie di strategie che poi compariranno con gli ebrei al tempo della seconda guerra mondiale e poi nel corso dei genocidi successivi e precedenti: Armeni, Cambogiani, Ruanda, ex-Jugoslavia.

Prima di essere uccise furono come gli armeni e poi gli ebrei escluse giuridicamente e poi demonizzate. Degli Herero si diceva che erano barbari, primitivi, che si opponevano al progresso e quindi “non avevano diritto di esistere”. Poi venne deciso dallo Stato il loro sterminio con una soluzione radicale per intenzionalità e risultati.

Da notare che la Germania che attua questa politica genocidaria è la Germania liberale di Bismarck e l’intero colonialismo europeo si colloca all’interno del liberalismo tra fine Ottocento e Bella Epoque.

Naturalmente dobbiamo essere consapevoli delle affinità ma anche delle indubbie differenze tra lo sterminio degli herero e la “Soluzione finale ebraica” al tempo della guerra.

La storia ama le distinzioni rispetto all’appiattimento di una “notte in cui tutti i gatti sono neri”. La più semplice distinzione è che la Shoah ebraica aveva come fine l’annientamento di una razza mentre il colonialismo, anche nelle sue forme più turpi, aveva come obiettivo lo sfruttamento.

I massacri coloniali

I massacri coloniali non furono prerogativa solo dei tedeschi. Già gli spagnoli nel Nuovo Mondo tra conquiste e l’importazione di nuove malattie che crearono un vero e proprio “shock microbico” (vaiolo, morbillo, influenza), videro le popolazioni autoctone diminuire vertiginosamente. Da qui poi la tratta dei negri dall’Africa per supplire al vuoto creatosi.

Poi nel corso del Settecento e dell’Ottocento dovunque l’uomo europeo arrivava creava nello stesso tempo le condizioni per elevatissimi tassi di mortalità. Nell’Algeria francese la popolazione diminuisce del 15-20% tra il 1830 e il 1870.

Il caso del Congo belga di re Leopoldo è emblematico.

A causa dell’avorio e del caucciù, dei sistemi lavorativi schiavistici, delle violenze e della caduta del tasso di natalità, alla fine ci furono 10 milioni in meno, pari al 50% della popolazione originaria.

In Costa d’Avorio si passa da 1.500mila a 160mila tra l’inizio del Novecento e 10 anni dopo. Nel Sudan inglese la popolazione scende da 9 a 3 milioni. In Oceania le popolazioni locali quasi scompaiono: i tahitiani scompaiono con una percentuale del 90% nella prima metà dell’800, i maori si vedono ridotti dei 2/3 mentre i tasmaniani si estinguono fino all’ultimo uomo. L’isola nel 1803 contava 2000 abitanti, tutti scomparsi nel 1876 quando morì l’ultimo: era una donna di nome Truganina.

Le grandi carestie degli anni 1870-90 fecero 30 milioni di morti nel Sud-Est asiatico e in India. Carestie non naturali ma provacate dall’afflusso di prodotti agricoli provenienti da altre parte del mondo, meno cari, che condannarono all’estenzione milioni di contadini che non ebbero più la possibilità di coltivare.

Un avvocato di colore che ha studiato i genocidi del colonialismo ha scritto: “Le manifestazioni di incredulità degli occidentali di fronte alla realtà della barbarie nazista possono far sorridere un nativo americano. Una persona di origini africane, pensando all’annientamento del suo popolo, può chiedersi: che cosa ha fatto di tanto particolare Hitler?”