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Lo strano caso del dottor Jekill e di mister Hyde

Lo strano caso del dottor Jekill e di mister Hyde

È il secondo romanzo di Robert Louis Stevenson e anche questo è un gran successo. Dopo “L’isola del tesoro” un paio di anni dopo scrive “Lo strano caso…” nel 1886. L’autore ha 36 anni essendo nato nel 1850 a Edimburgo.
Esistenza avventurosa la sua come quella di molti suoi romanzi.
Nasce in una famiglia della ricca borghesia scozzese e il padre vorrebbe fare di lui un ingegnere, come da tradizione familiare. Ma Robert si ribella all’atmosfera soffocante perché entrambi i genitori sono vittoriani nel vero senso della parola: bigotti, tradizionalisti, moralisti mentre il figlio scalpita per andarsene lontano e finalmente respirare.
Finalmente se ne va (ha 23 anni) e vive per qualche tempo a Londra frequentando i salotti letterari. Poi compie un viaggio nell’Europa continentale e in Francia conosce un’americana vagabonda già sposata con un cercatore d’oro. Vivono insieme alla periferia di Parigi.
Fanny Osbourne torna a san Francisco per ottenere il divorzio ma là si ammala. Nonostante la tubercolosi attraversa l’oceano per ritrovarla (se Emma Rouolt (E. Bovary) avesse sposato Stevenson!). La ritrova e si sposano nel 1880.
Per guarire dalla tubercolosi, ma anche per saziare il suo grande desiderio di viaggiare, Stevenson noleggia un veliero e salpa per le isole del Sud (1888). Visita le isole Marchesi, le Haway, le Samoa.
Alla fine si stabilisce in una località nell’isola di Samoa ai piedi di una montagna da cui scaturivano “cinque fonti” (“vailima”).
Morirà nel 1894 strocato da un ictus (aveva 44 anni). Viene seppellito ai piedi del monte Vaca, secondo il suo desiderio. La pietra tombale reca tre versi da lui scritti:

“Qui egli giace dove desiderava essere;
a casa è il marinaio, a casa lontano dal mare
e il cacciatore a casa lontano dalla collina”

Si racconta che morì in un momento qualunque: stava stappando una bottiglia del suo amato “Borgogna” e gridò all’improvviso alla moglie: “Che mi succede? Cos’è questa stranezza? E’ cambiata la mia faccia?”.

Il romanzo di Stevenson è del 1886, quindi siamo ancora nell’Ottocento ma anticipa molti temi propri del Novecento:
– il tema della maschera / Pirandello
– il doppio o “tanti” in noi
– il tema della metamorfosi / Kafka
– il tema dell’inconscio / Freud: “Interpretazione dei sogni” (1900)
– lo sforzo titanico dell’uomo che va al di là dei propri limiti / da Faust di Goethe a Mary Shelley in “Frankestein”

E’ un romanzo che ci parla della natura ambigua dell’uomo scavando in profondità nei meandri dll’inconscio fino a dare corpo ai più sordidi desideri della natura animalesca dell’uomo.
Quindi “Lo strano caso” è un romanzo largamente anticipatore di successive tendenze che si affermeranno venti o trent’anni dopo.

E’ un romanzo entrato a buon diritto anche nel lessico quotidiano. Quante volte abbiamo sentito l’espressione: “Essere Jekill e Hyde” (ambiguità); “Essere Jekill o Hyde” oppure “quell’infelice Henry Jekill !”

Vediamo la trama
Il protagonista è Henry Jekill, ricco, famoso e stimato medico cinquantenne, molto apprezzato a Londra anche per la sua filantropia. La sua immagine ufficiale è questa: medico irreprensibile, persona onorata e stimata da tutti.
Ma come racconta nella lettera finale, che viene trovata accanto al corpo di Edward Hyde, quando era ancora giovane sentiva dentro di sé una particolare irrequietudine: sentiva impulsi sempre più forti a uscire da quell’immagine quasi santificata per seguire i suoi istinti che lo portavano verso forme di piacere perverso (Stevenson in nessun momento ci dice che cosa Jekill-Hyde faceva nelle sue scorribande notturne).
Ma come fare per soddisfare i suoi impulsi depravati? Non poteva frequentare il sordido quartiere di Soho mostrando la sua faccia. Da qui l’idea sempre più forte di dissociare il suo secondo lui, farlo uscire da sé e separarsi dall’immagine rassicurante del primo.
Grazie alle sue conoscenze di chimica e di “medicina trascendentale”, dopo ripetuti tentativi, riesce a separare le due personalità fino a diventare altro da sé.

Lettura p. 81-82

Differenza fisica tra Jekill e Hyde
Quanto Jekill è alto, imponente, maestoso nel fisico e nel portamento, Hyde è piccolo, ha le mani pelose, si muove a scatti e nel volto ha un qualcosa di indefinibile che gela l’anima di chi lo guarda. Non è quindi un mostro come lo pensiamo noi.
Hyde è più piccolo perché il suo secondo Io è nato più tardi: è più giovane, agile, perverso.
A questo punto Jekill può fare tutto sotto le mentite spoglie di Hyde e non sentirsi colpevole: le nefandezze le compie il suo alter ego, non lui. E una volta tornato Jekill può lavarsene le mani di Hyde così come noi non ci sentiamo più di tanto coinvolti da azioni negative compiute da un nostro cugino o vicino di casa.

I momenti centrali nel romanzo sono quando Jekill si trasforma in Hyde.
Hyde non è un mostro, non si trasforma in un essere tipo il mostro creato da Frankenstein.

Lettura p. 32

Vediamo invece come il cinema ha interpretato la metamorfosi di Jekill:

Banali esigenze di spettacolarizzazione hanno impedito di valorizzare il romanzo di Stevenson che ha un contenuto inquietante: c’è un Hyde (“nascosto” in inglese) dentro di noi, spesso sonnecchia ma può svegliarsi e avere il sopravvento su di noi.

I problemi per Jekill iniziano quando dopo una notte di scorribande si mette a dormire nel suo letto come Jekill ma alla mattina si sveglia Hyde!
Che cosa era accaduto? Hyde non ci sta a comparire a comando quando Jekill vuole. E’ una potenza del male, è male puro, che anela a una vita propria. Ad Hyde di Jekill non importa nulla: lo odia profondamente per il suo comportamento bigotto, per la sua religiosità, per la sua bontà con amici ed estranei. Vorrebbe cancellarlo e vivere in prima persona.
Jekill si rende conto che non riesce a controllare le trasformazioni: avvengono nei momenti e nei luoghi più impensati. Da qui la vita solitaria in casa mentre gli amici e la servitù si pongono mille domande su di lui.

La tragedia di Jekill si compie quando, avendo finito il composto chimico che gli ha consentito la metamorfosi, compra un’altra partita di quei sali ma non avviene nessuna trasformazione.
Disperato Jekill pensa che la partita di sali è adulterata, chiede quindi al farmacista gli stessi sali ma niente da fare. Manda in giro il maggiordomo per tutta Londra alla ricerca di quel composto ma ogni volta i sali si dimostrano inefficaci.
Il problema è che Hyde non può rimanere Hyde perché una notte ha ucciso orribilmente un uomo che gli aveva chiesto un’informazione. Si trattava di un deputato molto conosciuto a Londra ucciso con incredibile furia senza alcun motivo.
Hyde si sente braccato: deve diventare Jekill altrimenti finirà condannato a morte. Una cameriera ha visto Hyde (saprebbe riconoscerlo) uccidere il deputato e la polizia è sulle sue tracce.
Non può neppure nascondersi per sempre a casa Jekill perché la servitù lo denuncerebbe.

Hyde si suicida una notte tempestosa nello studio di Jekill quando ormai un amico d’infanzia di Jekill e la servitù stavano abbattendo la porta perché temevano che Hyde avesse già ucciso Jekill. Hyde preferisce il suicidio con l’arsenico al patibolo. Anche i grandi criminali, anche il Male puro hanno paura!

Lettura pp. 65-66

Dopo aver trovato accanto al cadavere di Hyde due lettere la storia è chiara per tutti.

Temi nel romanzo:
– Duplicità e ambiguità dell’uomo / p. 79 / “Uno, nessuno e centomila” (Pirandello)
– Il romanzo non rappresenta la tradizionale lotta tra il bene e il male, infatti Jekill è duplice ed è un impasto di bene e male mentre Hyde è uno: il male assoluto.
– Attacco radicale alla morale vittoriana per cui i temi sessuali erano un assoluto tabù
– Carattere repressivo della società vittoriana e della società moderna in generale che ci obbliga a nascondere i nostri istinti (Freud).
– Freud avrebbe detto che Jekill è affetto da “nevrosi ossessiva”: ostacolato da ogni sorta di tabù è costretto a nascondere il soddisfacimento dei suoi istinti. La società repressiva ostacola l’emergere degli istinti finchè esplodono in modo brutale
– La presunta civiltà borghese non ha ingentilito i costumi dell’uomo, al contrario ha provocato in lui processi di degenerazione
– Critica radicale a una società (Inghilterra di fine Ottocento) che si presenta pulita e democratica (Jekill) mentre poi si rivela sordida e animalesca (Hyde) animata solo dal profitto. La modernità, la civilizzazione provocano in realtà la nascita di mostri
– Non è Dio che si vendica della tracotanza di Jekill-creatore quanto la Natura che si vendica delle manipolazioni di un uomo che è andato ben al di là dei limiti dell’uomo e come l’Ulisse di Dante anche Jekill è destinato ad affogare nel grande mare della Natura

Come attualizzare il romanzo?
Il romanzo è ancora attuale perché ci obbliga a interrogarci sulla nostra vera natura, sugli impulsi che si agitano in noi e che spesso hanno il sopravvento.
Dopo la terribile esperienza del secolo di Auschwitz (il ‘900) Jekill si è trasformato in Hyde. Hyde vive dove c’è la guerra, dove il mondo è devastato, dove vige la regola del più forte e della violenza che vince ogni resistenza civile e morale.
E’ la guerra con i nazionalismi la pozione chimica che ha trasformato (non definitivamente) l’ambiguo Jekill nel sordido Hyde.

Conclusione
Siamo passati attraverso romanzi solo apparentemente diversi. E’ vero che dall’ingenuo ottimismo del “Giro del mondo in ottanta giorni” si passa per esempio alla critica sociale di “Oliver Twist”. Ma poi ci accorgiamo che dal pessimismo radicale di Verga si passa all’altrettanto cupo pessimismo di Stevenson nello “Strano caso…”, e dai sogni romantici di Madame Bovary alla realtà della società così com’è.

Sembrerebbe che il filo conduttore di quattro dei cinque romanzi analizzati sia lo sguardo dell’autore che indaga a fondo il “Cuore di tenebra” dell’uomo e della società in cui vive: uno sguardo capace di scandagliare l’animo perverso dell’uomo quando sfrutta i bambini per arricchirsi (“Oliver Twist”), quando tradisce una povera donna che chiedeva solo di vivere qualche sogno (“M. Bovary”), quando si trasforma in un demone solo per godere impunemente di tutto ciò che è abbietto (Jekill-Hyde).

Che cosa ci salverà da tutto questo?
Forse la volontà di lottare di un bambino come Oliver che mai si rassegna di fronte al male che tenta di sopraffarlo. Oppure il sorriso e i sogni di Emma Bovary che ci proiettano lontano da un mondo sordido e cupo.