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La retata nazista alla Comerio di Busto Arsizio, 10 gennaio 1944

Vedi anche. testo gennaio ’16

http://www.legnanonews.com/news/71/54810/10_gennaio_1944_lo_sciopero_alla_ercole_comerio

Retata nazista alla “Comerio” di Busto Arsizio 10 gennaio 1944

Due eventi segnarono tragicamente la mia giovane militanza antifascista. Il primo fu dato dalla cattura
e dalla barbara uccisione di Mauro Venegoni, del nostro rappresentante partigiano di zona,
nonché membro del CLN dell’Alta Italia. L’altro fatto nefasto fu l’arresto
della Commissione Interna della Ercole Comerio, a cui fece seguito la deportazione della stessa
nei campi di sterminio in Germania. Molti di questi uomini morirono.
Ho ancora segnato nella memoria le sequenze dell’arresto, i volti,
il dispiegamento dei mezzi nazisti in città ed all’interno della Comerio,
la disperazione delle famiglie accorse nei pressi della fabbrica”
Angelo Castiglioni, ex presidente ANPI  Busto Arsizio

Scrive Pier Giuseppe Sironi in “Figure nel vento”:“Due duri interventi dimostrativi dei tedeschi furono effettuati il 5 gennaio alle acciaierie Franco Tosi di Legnano e il 10 successivo alla tessitura Ercole Comerio di Busto Arsizio. Alla Tosi ci fu l’arresto di circa ottanta operai, dei quali otto inviati in Austria a Mauthausen con ritorno in patria di uno solo di loro; alla Comerio la messa al muro, poi tramutata in deportazione in Austria di sei uomini, fra cui Vittorio Arconti, che vi sarebbe deceduto…”.
Come scrive Sironi sarebbe impossibile dissociare la retata alla Franco Tosi del 5 gennaio 1944 da quella alla Comerio di Busto Arsizio avvenuta cinque giorni dopo.
Stessa tecnica: irruzione di reparti di SS nelle due fabbriche, spari intimidatori e ordini perentori con l’obiettivo di disorientare i lavoratori in sciopero; arresto dei componenti della due Commissioni Interne; ripresa immediata della produzione.
Franco Tosi ed Ercole Comerio non sono fabbriche qualunque nel panorama industriale di Legnano e Busto Arsizio. Oltre ad essere grandi aziende sono due realtà simbolo della forza del movimento operaio dell’Alto Milanese.
È dal marzo del ’43 che gli operai nel Nord Italia sono in agitazione per la miseria provocata dalla guerra. I livelli di vita, già infimi a guerra iniziata, erano ormai scesi sotto la soglia della fame. È quindi la fame più che un ancora generico antifascismo la molla delle agitazioni che percorrono le due aziende per tutta l’estate del ’43 e continuano anche dopo l’8 settembre dello stesso anno.

Che cosa chiedevano gli operai?
Da un volantino redatto nel novembre del ’43 dal Comitato d’Agitazione della “Comerio” e piattaforma revendicativa degli operai di Busto Arsizio:
1) “Concessione di un aumento del 27%
2) Riconoscimento di una quindicina di salario a compenso delle ore lavorative sacrificate durante gli scioperi
3) Impegno da parte degli industriali tessili di regalare ai dipendenti un pacco di vestiti
4) Impegno da parte degli industriali calzaturieri a regalare ai dipendenti un paio di scarpe
5) Impegno da parte degli industriali meccanici e chimici a provvedere alla distribuzione gratuita di un pacco di viveri ai dipendenti
6) Sostituzione dei quadri del Sindacato Unico Fascista”

La richiesta di viveri, abiti e scarpe dimostra in maniera chiara lo stato di degrado sociale in cui vivevano alcune decine di migliaia di famiglie operaie e non solo a Busto Arsizio.
Le autorità tedesche nell’ultima parte del ’43 alternano promesse a minacce ma a partire dal dicembre dello stesso anno definiscono con rigore le modalità di intervento nelle fabbriche del Nord: arresti e deportazioni con l’obiettivo di far riprendere rapidamente la produzione militare a vantaggio delle truppe tedesche.
Per rimettere in moto le “fabbriche protette” (aziende legate alla produzione bellica) era però necessario rompere brutalmente il forte legame tra i capi delle Commissioni Interne e la massa dei lavoratori. Così fu fatto.
Sia alla Tosi che alla Comerio il numero di arresti e deportati fu relativamente ridotto rispetto ai dipendenti: otto lavoratori della Tosi e sei della Comerio. Ma si trattava, tranne casi singoli, degli operai più sindacalizzati, dei lavoratori più irriducibili nella difesa delle condizioni di vita e lavoro dei salariati.
La destinazione di Mauthausen significava una sola cosa: la morte, ma non immediata. La morte sarebbe arrivata dopo settimane o mesi di fame, malattie e lavoro esercitato in condizioni schiavili.

C’è un ultimo aspetto sul quale vale la pena porsi qualche domanda. Dopo la retata alla Tosi del 5 gennaio, un’analoga retata alla Comerio era nell’aria. Perché allora non far cessare gli scioperi e fingere la normalità?
Al di là di qualche sottovalutazione del pericolo, probabilmente gli operai della Comerio erano convinti dell’inevitabile repressione. Meglio quindi affrontare a viso aperto la tracotanza tedesca piuttosto che far cessare improvvisamente mesi di lotte e di sacrifici gettando nello sconforto gli operai.
Quindi i deportati della Comerio vollero sacrificarsi a testa alta per mantenere l’unità del movimento dei lavoratori il quale, nonostante la sconfitta del 10 gennaio, doveva al più presto riprendere le lotte, così come accadrà subito dopo con i grandiosi scioperi del marzo del ’44, che vedranno in prima linea ancora gli operai della Tosi e della Comerio.

I nomi dei deportati della Comerio

Arconti Vittorio
Nato il 22 aprile 1901 a Lonate Pozzolo; Membro di primo piano della Commissione Interna della Comerio. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Deceduto il 29 novembre 1944 ad Hartheim (Austria). Aveva 43 anni.

Biancini Giacomo
Nato il 20 febbraio 1923 a Milano. Faceva parte della Commissione Interna della fabbrica. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Liberato ad Ebensee (Austria) dagli americani.

Cucchetti Arturo
Nato il 18 aprile 1901 a Inveruno. Membro di primo piano della Commissione Interna della Comerio. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Deceduto il 25 aprile 1944 a Gusen (Mauthausen). Aveva 43 anni.

Gallazzi Ambrogio
Nato il 4 febbraio 1910 a Busto Arsizio. Membro di primo piano della Commissione Interna della Comerio. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Deceduto il 20 aprile 1945 a Mauthausen. Aveva 34 anni.

Mazzon Alvise
Nato il 6 maggio 1907 ad Alano di Piave (BL). Non faceva parte della Commissione Interna della fabbrica. Fu arrestato per errore. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Liberato a Gusen dagli americani. Morirà poco dopo il ritorno.

Toia Guglielmo
Nato il 28 agosto 1914 a Sacconago. Faceva parte della Commissione Interna della fabbrica. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Liberato a Mauthausen.

“Martiri per la conquista di un mondo migliore, più libero, più giusto e privo di tiranni,
noi tutti di quel loro sacrificio non dovremo mai dimenticarci, non dovremo mai dimenticare questi nostri giovani che,
come cita la lapide che li ricorda,“tutto diedero senza mai nulla chiedere”.
Di questi volti rimanga in ognuno di noi un ricordo indelebile nei nostri cuori”
Ernesto Speroni, ANPI Busto Arsizio

Associazione dedita alla memoria di Angelo Castiglioni, partigiano e deportato di Busto Arsizio a Flossenbuerg
http://amiciangioletto.altervista.org/