Calumet, novantanove anni fa
Notte del 24 dicembre del 1913, vigilia di Natale
Calumet è una piccola località del Michigan al confine tra il Lake Superior e il Canada. È diventata importante da poco per l’importanza che ha assunto l’estrazione del rame.
Il lavoro, penoso e pagato pochissimo, è svolto in gran parte dagli italiani che qui sono arrivati a frotte alla ricerca del loro “sogno americano”.
La festa che è in corso alla Italian Hall vede la partecipazione di tantissima gente, probabilmente troppa, nonostante lo sciopero in corso da sei mesi abbia gettato i lavoratori in uno stato di miseria. Ma nessuno quella sera pensa alla povertà, ai debiti contratti con i bottegai e alle incerte prospettive di vincere finalmente la protervia dei magnati del rame, i quali appaiono decisi a tutto pur di non riconoscere ai lavoratori i loro diritti primari.
La festa era iniziata da qualche ora, così alla buona, con un pianoforte, tanta gente che ballava e tanta euforia nei bambini, i quali erano elettrizzati dalle luci dell’albero di natale, dal clima di festa e dalle torte che le mamme avevano preparato nei giorni precedenti.
Improvvisamente fa capolino nella sala gremita uno scagnozzo dei magnati del rame il quale urla che c’è un incendio e di fuggire subito. Invano alcune mamme urlano che non è successo niente e di continuare a ballare. Le porte chiuse dall’esterno gettano nello scompiglio i presenti i quali corrono verso tutte le uscite creando una grande confusione. Probabilmente la marmaglia agli ordini dei boss del rame spegne le luci. La gente, folle di paura, si precipita lungo le scale provocando il disastro.
Alla fine quando tornò la luce e le porte furono aperte i presenti videro con orrore decine di corpi che la calca aveva calpestato e soffocato. Soprattutto erano corpi di bambini, italiani e di altre comunità straniere, con i loro vestiti della festa.
È inutile dire che non ci fu un processo e che nessuno pagò per il massacro della notte di Natale. In Italia in quell’epoca nessuna reazione.
Non è stata sicuramente la prima volta che una comunità italiana in un Paese straniero subisce violenze efferate senza che le autorità del luogo prendano provvedimenti.
Era accaduto a New Orleans nel 1891 quando la folla aveva massacrato una decina di italiani che non c’entravano niente con l’assassinio di un poliziotto locale. Era accaduto nel corso di altri linciaggi come quelli a Tallulah in Luisiana nel 1899, ad Aigues-Mortes in Provenza (1893), a Kalgoorlie in Australia (1934), solo per ricordare i maggiori.
C’è una bellissima canzone di Woody Guthrie che racconta quanto è avvenuto nella Italian Hall. La melodia è struggente e il testo lascia un segno.
IL MASSACRO DEL 1913
Vieni insieme a me nel 1913
A Calumet, nel Michigan, la terra del rame.
Ti porterò in un posto chiamato “Casa Italiana”
Dove i minatori stanno facendo la loro gran festa di Natale.
Ti farò passare per una porta, e in cima a uno scalone
Si sente dappertutto cantare e ballare.
Ti farò stringer le mani alla gente che vedi,
E guardare i bimbi che ballano attorno al grande albero di Natale.
Poi chiedi del lavoro, chiedi dei salari,
Ti dicono che prendono meno di un dollaro al giorno
Lavorando per soddisfare le richieste di rame, rischiando la vita,
E allora è così bello passare il Natale con le mogli e i figli.
Si parla, si ride, risuonano canzoni
C’è lo spirito natalizio, là, in ogni parte.
Prima ancora di saperlo sei già amico di noi tutti
E ti metti a ballare e a girare nella sala.
Beh, una bimba si siede vicino all’albero di Natale illuminato
A suonare il piano, e allora devi stare zitto.
E in mezzo a questa gioia non immagineresti proprio
Che gli sgherri assassini dei minerari, là fuori, stanno tramando qualcosa.
Gli scherani dei minerari s’intrufolarono attraverso la porta
E uno di loro gridò a squarciagola: “Al fuoco! Al fuoco!”
Una donna allora urlò: “Ma non c’è proprio un bel niente!
Continuate a far festa, non c’è proprio un bel niente!”
Qualcuno si precipitò fuori, ma erano solo in pochi:
“Sono solo gli sgherri e i crumiri che vi prendono in giro!”
Un uomo afferrò sua figlia e la portò giù di sotto,
Ma gli sgherri tenevano la porta e non poté uscire.
E poi arrivano altri, un centinaio e più,
E quasi tutti rimasero a terra.
Gli sgherri ridevano di quel loro scherzo assassino,
Mentre i bimbi soffocavano sulla scala vicino alla porta.
Una scena così terribile non l’ho mai veduta.
Riportammo su i nostri figli, al loro albero di Natale.
Là fuori gli sgherri ancora ridevano del loro tiro,
E i bambini che morirono furono settantatré.
Il piano suonava una lenta marcia funebre,
E la città era illuminata da una fredda luna di Natale.
I genitori piangevano, e i minatori singhiozzavano:
“Guardate che ha fatto la vostra avidità di denaro”
“Guardate che ha fatto la vostra avidità di denaro” conclude Woody Guthrie cogliendo bene la radice dei fatti.
Il razzismo, diffuso a piene mani negli Stati Uniti dell’epoca nei confronti degli italiani, voleva dire soprattutto tenere i salari i più bassi possibile e far lavorare i minatori senza nessuna garanzia sindacale e politica.
Insomma il disprezzo nei confronti degli italiani e dei lavoratori di altre comunità nascondeva malamente la volontà di privare le masse dei lavoratori di qualunque forma di diritto.
Certo oggi dopo novantanove anni questi fatti sembrano lontani nel tempo. Non è così perché prima di tutto appartengono alla nostra storia e poi la radice di questi avvenimenti, il profitto, è ancora oggi la legge che regola i rapporti tra gli uomini, in tutti i continenti. Una legge spietata, purtroppo dominante.
Per ascoltare la canzone di Woody Guthrie con le immagini del massacro
http://www.youtube.com/watch?v=axCfNv8PFDg
altre immagini di Calumet 1913
http://www.youtube.com/watch?v=Fx4QVNDm1ts
Giancarlo Restelli
restellistoria.altervista.org/author/admin/
“Nelle umane cose
non ridere
non piangere
non maledire
ma capire”
Spinoza