“La caduta del fascismo” / appunti per una conferenza
Un paio di premesse. Non è possibile affrontare solo i giorni che precedono il 25 aprile del ’45. Bisogna partire almeno dal 25 luglio del ’43.
Ho pensato a un percorso che privilegi alcuni episodi importanti tra il 25 luglio del ’43 e il 25 aprile del ’45.
Vedremo quindi:
– il 25 luglio del ‘43, la prima crisi del fascismo
– i bombardamenti su Milano dell’agosto del ‘43
– l’8 settembre del ‘43, lo sfascio dello stato fascista
– L’attentato di Via Rasella e le Fosse Ardeatine, 23-24 marzo ‘44
– il grande contributo che dettero gli operai del nord alla lotta al nazifascismo (ampi scioperi nelle fabbriche) nonostante i fortissimi rischi di deportazione in Germania
– le cause della crisi della Rsi fino alla Liberazione
1) 25 Luglio ’43: un terremoto politico
– Sappiamo che cosa è successo: nella notte tra il 24 e il 25 luglio la politica militare di Mussolini fu bocciata a maggioranza dal gran Consiglio del fascismo e il 25 Mussolini fu arrestato e poi imprigionato per volere del re
– La caduta del fascismo è figlia delle sconfitte durante la guerra a partire soprattutto da El Alamein contemporaneamente a Stalingrado. Questa è la vera svolta della guerra, il punto di non ritorno (autunno-inverno del ’42-43).
Nel corso della prima metà del ’43 la situazione si palesa nella sua gravità per le potenze dell’Asse:
– 1 febbraio ’43: si arrende von Paulus a Stalingrado
– resa delle truppe dell’Asse il 13 maggio in Tunisia. Le porte dell’Italia sono aperte
– 11 giugno: cade Pantelleria
– 5 luglio, discorso del “bagnasciuga”: “Li fermeremo sul “bagnasciuga” / discorso della “battigia”
– 9-10 luglio, sbarco angloamericano in Sicilia. Messina è conquistata il 17 agosto
– 19 luglio, bombardamento di San Lorenzo a Roma: 1500 morti. Il giorno stesso Mussolini e Hitler si incontrano. Il re agisce dopo il bombardamento e il risultato nullo dell’incontro M. – H (20 luglio). La Germania non può aiutare l’Italia.
– Il “colpo di stato” del 25 luglio è attuato dal re, dai quadri alti dell’esercito e può contare sull’appoggio di Bottai, Ciano e Grandi
– l’unica soluzione di fronte al disastro è l’iniziativa del re sorretto dall’esercito. L’obiettivo è l’uscita morbida dell’Italia dalla guerra. Si sottovaluta che dalle guerre è quasi impossibile uscire senza pagare un conto salato.
L’iniziativa del re ha il consenso tacito degli ambienti imprenditoriali, dell’esercito, della burocrazia e del Vaticano
– La riunione del gran Consiglio del fascismo inizia nel pomeriggio del 24 luglio
– Grandi chiede che il re assuma “l’effettivo comando delle forze armate di terra…”. Ciano sostiene il diritto dell’Italia di rompere l’alleanza con Hitler.
– L’odg Grandi è votato da 19 membri, per il no sono in 7
– Mussolini si reca dal re proponendogli una soluzione di compromesso basata su un rimpasto ministeriale e sulla restituzione al re del comando supremo
– l’iniziativa del re, arresto di Mussolini, spiazza i fascisti frondisti e la piazza travolge compl. le organizzazioni del PNF. Il PNF è abolito il 28 luglio ma lo Stato rimane fascista
– L’arresto di Mussolini non è conseguenza di scelte meditate ma influenzate dalla rapidità degli eventi
– Mussolini è arrestato nel pomeriggio del 25. Nessuna reazione del Pnf (Scorza) e della Milizia (Ricci). L’entusiasmo popolare paralizza le organizzazioni fasciste. Nelle fabbriche rinascono le commissioni interne e i consigli di fabbrica (“Soviet” italiani)
– la sera del 25 c’è il messaggio di Badoglio “La guerra continua, l’Italia mantiene fede alla parola data”
– cade anche il piano del re di una trasformazione graduale del fascismo. Roatta dà l’ordine di sparare a vista (83 morti e 1554 arrestati)
– il nuovo governo Badoglio è formato da persone che avevano fatto carriera nelle forze armate o nel fascismo
– il colpo di stato è attuato dal re senza contatti preventivi con gli angloamericani.
– anche i tedeschi rimangono spiazzati dalla svolta del 25 luglio. Neppure gli americani sospettano nulla
2) Bombardamenti su Milano
-in totale furono 40mila le vittime dei bombardamenti anglo-americani dopo l’8 settembre. Sono gli stessi morti tra i partigiani. Le vittime dei bombardamenti diventano 50.000 se consideriamo tutto il periodo bellico.
-i tedeschi bombardano le città inglesi con evidenti scopi terroristici
-una svolta è prodotta dal febbraio del ’42 dalla nomina di sir Arthur Harris comandante del “Bomber Command”. Il “macellaio” introdusse l’”area bombing” o “bombardamento a tappeto”
-si delimitava il cerchio di fuoco dove operare il bombardamento a tappeto. facevano da battistrada particolari aerei dotati di radar che lanciavano spezzoni incendiari e bengala. Operazioni notturne. Venivano poi scaricate tonnellate di bombe con l’obiettivo della “tempesta di fuoco”. Importanza della ricognizione aerea con macchina fotografica
-Milano fu colpita da 60 incursioni aeree
-il primo vero bombardamento su Milano avvenne il 24 ottobre del ’42 con 73 Làncaster. Bombe: 12 da 2 tonnellate circa, 56 da mezza tonnellata, 2276 bombe incendiarie da 13kg e 28.500 da 1,8kg (bombe al fosforo): 150 morti
-le incursioni dell’agosto del ’43 hanno come obiettivo spingere l’Italia fuori dalla guerra
-Primo attacco: 8 agosto ’43: 600 edifici distrutti, 161 morti. Gravemente colpite la Pirelli e altre aziende. Porta Romana, Venezia e Garibaldi
-13 agosto: è colpito il centro città: 2000 tonnellate di bombe, 380.000 spezzoni incendiari. 504 bombardieri inglesi
-15 agosto nuova incursione. Le immagini aeree denotavano distruzioni ancora parziali
-Bilancio finale: totalmente o parzialmente distrutto il 50% degli stabili, il 10-15% era gravemente danneggiato. I senza tetto erano 250mila, gli sfollati 300mila. Totale delle vittime: un migliaio
-Dal marzo del ’44 Milano è colpita dagli americani che decollano dall’Italia meridionale. I B17 (Fortezze Volanti) e e i B24 Liberator. Molto colpito lo scalo di Lambrate e obiettivi fuori Milano
La scuola elementare di Gorla
-Gorla, scuola elementare “F. Crispi”, 20 ottobre ’44. L’obiettivo americano erano le fabbriche Breda, Isotta Fraschini e Alfa Romeo. In realtà ormai si lavorava poco nelle fabbriche di Milano. La prima ondata sulla Breda manca il bersaglio e colpisce la Pirelli. La seconda ondata sbaglia la rotta e scarica le bombe sul centro abitato di Gorla e Precotto (quartieri di operai). Alle 11,29 una bomba centra la scuola elementare di Gorla mentre i bambini stavano scendendo le scale: 184 bambini + le maestre e le bidelle. L’allarme era suonato solo da 15min.
-Il totale delle vittime di Gorla qual giorno fu di 614. molti operai furono uccisi perché fuori dai rifugi
-L’ultimo attacco su Milano avvenne il 12 aprile
– sono massacri che abbiamo rimosso quasi per un senso di gratitudine nei confronti degli anglo-americani che ci hanno “liberato”
– oggi possiamo dire che erano vere e proprie rappresaglie terroristiche nei confronti dei civili non molto diverse rispetto a quelle dei nazisti perché colpiscono chi non combatte
3) 8 settembre ‘43
– Sappiamo che cosa è successo. Il 3 settembre il governo Badoglio firma l’armistizio con gli angloamericani. L’8 settembre viene diffuso il comunicato: il giorno dopo abbandonando Roma il re, Badoglio, alcuni ministri e l’intera casa reale
– durante la guerra in nessun paese c’è stato un 8 settembre simile a quello italiano con lo sfascio delle istituzioni, dello Stato, dell’esercito nel giro di poche ore. Per avere un’idea di quanto è accaduto dobbiamo pensare alle conseguenze di un terremoto che distrugge in pochi secondi ciò che sembrava consolidato per sempre.
– i primi contatti con gli angloamericani avvengono in modo confuso con alcune missioni in Portogallo. Il generale Castellano ha un primo contatto solo intorno alla metà di agosto. Castellano torna a Roma il 27 agosto. Si decide uno sbarco angloam. in Italia meridionale per il 9 settembre
– i giorni che precedono l’8 settembre sono a dir poco convulsi
– il 3 settembre a Cassibile, alla presenza di Einsenhower, il generale Castellano firma l’”armistizio corto”. La decisione di firmare è presa solo il 1 settembre e fino all’8 si continuò a pensare di tornare indietro
– Badoglio chiede che l’armistizio venga annunciato dopo lo sbarco americano a nord di Roma. Gli americani promettono lo sbarco ad Ostia e il lancio di una divisione aviotrasportata a Roma. Gli americani fanno credere a Castellano che le forze saranno notevoli (“gigantic bluff”).
– Einsenhower vuole l’annuncio dell’armistizio per evitare scontri con le truppe italiane
– la speranza di Badoglio è passare da un’alleanza all’altra in modo indolore e che gli americani liberino Roma e vincano la reazione tedesca senza mettere a repentaglio l’esercito italiano e la continuità dello Stato. L’obiettivo è la neutralità
– non ci sono disposizioni in merito al comportamento da tenere con i tedeschi. La “Memoria 44 OP” riguarda solo l’ordine pubblico
– sbarco a Salerno, 9 sett, troppo lontano da Roma. Il governo è informato dal 6 sett
– appena sfuma la possibilità di un intervento americano su Roma il re aveva due possibilità: o la resistenza armata o la fuga. Scelse la seconda
– la decisione di fuggire senza lasciare ordini precisi fu voluta dal re per evitare quanto più possibile scontri con i tedeschi. Il re voleva salvare con la propria persona la monarchia
– Einsenhower preme per l’annuncio dell’armistizio ma Badoglio vorrebbe attendere.
– nel pomeriggio del 8/9 Einsenhower legge alla radio il testo dell’armistizio, poche ore dopo anche Badoglio deve annunciare la resa: “… ogni atto di ostilità contro le forze angloam. deve cessare … esse (le forze italiane) però reagiranno a eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza” (quest’ultima frase fu aggiunta per insistenza di E.). Il comunicato di Einsenhower era più chiaro
– Badoglio doveva comunicare o la capitolazione oppure la resistenza ai tedeschi, ma temeva la reazione tedesca
– non era facile da un giorno all’altro rivolgere le armi contro i propri alleati. Anche i generali convocati a Roma in quei giorni sono tenuti all’oscuro (es. Gambara)
– “ritorno a casa”. Nascono in questo periodo le prime bande partigiane / militari
– il re fugge il 9 sett. (primissimo mattino). Fuggono anche Ambrosio e Roatta
– si combatte a Porta San Paolo fino al 10 sett.
– non c’è alcun accordo tra il re e Kesselring.
– 12 sett, Mussolini è liberato a Campo Imperatore
– la Marina raggiunge Malta ma il “Roma” fu affondato con 1500 uomini
– solo l’11 sett. l’esercito ebbe l’ordine di resistere ai tedeschi, ma ormai è tardi. L’occupazione dell’Italia avviene in modo facile
– quattro giornate di Napoli, ribellione popolare per evitare 30.000 deportati (27 sett – 1 ottobre)
– nel frattempo nasce la Linea Gustav (dal Garigliano all’Adriatico). I tedeschi resistono fino a maggio ‘44
– il 29 sett. è firmato l’”armistizio lungo” (è molto pesante)
Come interpretare l’ 8 settembre? “Morte della patria” o ”inizio della Resistenza”?
– crolla l’immagine che il fascismo aveva dato alla patria
– i soldati cercano di tornare a casa (“Tutti a casa”), il re vuole mettersi in salvo grazie agli americani: evidente parallelismo
– l’8 settembre non è nemmeno la morte dello Stato perché gli apparati statali (amm. civile, magistratura e polizia) continuarono a funzionare
– il prezzo dell’ 8 settembre è legato alla gravità del gesto del 10 giugno ’40.
– Bilancio: 650.000 soldati ital. deportati, 40.000 morti (fucilati, feriti morti in combattim.), 20.000 dispersi più enormi quantità di materiali bellici perdute.
– IMI: l’”altra Resistenza”
– l’8 sett. è stato ricordato con irrisione:
“L’ 8 settembre è giorno memorando / volta la fronte all’invasor nefando, / l’Italia con l’antico suo valore / alla vittoria guidò il vincitore. / L’8 settembre è memorabil data: / volta le spalle all’infausta alleata, / già col ginocchio a terra,
corremmo a vincere coi nostri nemici / arditamente quella stessa guerra / che avevamo già perso con gli amici” / “La Pelle”, Curzio Malaparte
– l’8 settembre è anche il ”Tutti a casa” di Luigi Comencini (1960) con la fulminante battuta del tenente Sordi: “E’ successa una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani”. Il film si conclude però con il riscatto degli italiani.
– l’8 settembre “morte della patria” nasce con De Felice e poi è fatto proprio da Galli della Loggia
– ma l’8 settembre segna anche l’inizio della Resistenza con le prime bande armate formate da ex-militari che si danno alla macchia nel centro-nord dopo essere sfuggiti alle retate dei tedeschi e nell’impossibilità di tornare al casa
– dopo i combattimenti di Porta San Paolo la Resistenza segna un primo episodio con l’eccidio di Cefalonia. Con il 24 sett. 9600 uomini sono morti, tra morti in combattimento e fucilati.
– La Resistenza a Lero (isola del Dodecaneso) è ugualmente forte: sui 12.000 soldati it che presidiavano l’isola ne sopravvivono solo 1500 (16 novembre).
3) Via Rasella e Fosse Ardeatine
– vediamo che cosa è successo. Il 23 marzo ‘44 (25esimo della fondazione dei Fasci) a Roma c’è un attentato dei Gap romani (gruppi di azione patriottica, “Carlo Pisacane”), guidati da Giorgio Amendola del Pci: gli autori dell’attentato sono Carlo Salinari, Rosario Bentivegna, Franco Calamandrei, Carla Capponi e altri. L’obiettivo è una compagnia di 156 uomini del reggimento di polizia “Bozen”, appartenente alle SS, formato da riservisti della provincia di Bolzano (Italia), che era stata incorporata nel Terzo Reich dopo l’8 settembre.
– Morirono 30 tedeschi subito e una quarantina rimasero feriti. Nei giorni successivi morirono altri 9 tedeschi. Muoiono anche due civili, un bambino e un adulto
– poche ore dopo l’attentato muoiono altri 3 tedeschi (tot. 33). Kesserling decide 10 italiani per ogni tedesco e quindi il totale da fucilare è 330. In totale furono 335, 5 in più per errore di Kappler.
– di questi 335 solo 3 erano già stati condannati a morte, 154 erano sotto inchiesta, 75 erano ebrei, 40 erano i fermati per motivi politici, 10 gli arrestati nei pressi di via Rasella.
– La rappresaglia è eseguita il 24 marzo alla Cave Ardeatine
– la reazione di Hitler il 23 è furibonda: vuole distruggere un intero quartiere e fucilare 30-50 italiani per ogni tedesco
– Kesserling privilegia i 10 italiani per tedesco. Kesserling teme la reazione dei romani nel caso di una rappresaglia maggiore
– non sappiamo la reazione di Mussolini all’annuncio della rappresaglia, poi l’approva
– era legittimo l’attentato?
– Perché l’attentato?
–“Accanto a un terrorismo scientifico ce n’era un altro fondato sull’improvvisazione, sull’intuito, che guardava al gesto da compiere più che alle sue possibili conseguenze” (Bocca). Aurelio Lepre: “Se i gappisti avessero esaminato le possibili conseguenze dell’attentato, avrebbero dovuto prevedere una dura rappresaglia”. – “Sul piano militare la strage avrebbe potuto avere un significato solo se si fosse collegata a una insurrezione popolare” (Montanelli)
– in guerra si spara, ma in quelle settimane non c’era nessuna possibilità di una iniziativa popolare per liberare Roma, anche perché gli alleati erano ancora impantanati nella Linea Gustav.
– Roma è liberata il 4 giugno
– lo sbarco ad Anzio era avvenuto il 22 gennaio del ’44 senza risultati. È probabile che l’attentato volesse scuotere la popolazione romana (insurrezione) e favorire la liberazione di Roma da parte degli americani
– Quindi l’attentato fu un tragico errore – l’attentato non fu dovuto alle necessità della guerra contro i tedeschi ma a scelte erronee
– se con l’attentato si voleva far insorgere la popolazione, fu un insuccesso, anzi la popolazione di Roma condanna l’attentato
– nelle 50 intercettazioni telefoniche pubblicate da Aurelio Lepre, “Via Rasella, leggenda e verità della resistenza a Roma”, la condanna dell’attentato è unanime: la gente è convinta che con i tedeschi in fuga l’attentato fosse inutile; si temono nuove violenze e bombardamenti anglomericani
– il 24 a Roma si discute dell’attentato e della rappresaglia ma ancora di più della diminuzione della quantità di pane da 150 a 100 grammi a testa
– alcuni degli altoatesini erano di nazionalità italiana perché nel 1939 non avevano optato per la Germania. I sopravvissuti tornano italiani nel ‘45
– l’attentato è approvato anche dall’azionista Riccardo Bauer
Inesperienza politica
– il commando di Via Rasella formato da una quindicina di componenti vede il prevalere degli studenti universitari oppure dei neolauraeati. Pochi tra di loro hanno più di trent’anni e non sono studenti, a parte Giorgio Amendola, capo dei Gap di Roma
– l’ordine dei capi dei gap è “picchiare duro” dopo la strage. Il 28 è progettato un attentato contro un camion pieno di tedeschi. Solo all’ultimo l’attentato rientra
– dopo via Rasella la resistenza romana si distingue per pochi episodi. All’arrivo degli americani Roma non insorge
– nel mese di marzo ’44 Roma è sottoposta a bombardamenti ripetuti che aggravano la crisi dei trasporti dei generi alimentari
– “Roma città aperta” esalta una Roma eroica e tragica che non esistette. Dopo “L’uomo della croce” (1942) Rossellini gira “Roma città aperta”. La resistenza a Roma ha nel film caratteri romanzeschi
– la stragrande maggioranza dei romani era impegnata nella difficile opera di salvare se stessa dalla fame e dai bombardamenti
– il 10 marzo ci fu un attentato contro un corteo di fascisti in via Tomacelli. Vi furono tre morti. Non ci sono ritorsioni
– Il 19 dicembre ’43 Bentivegna e la Capponi fanno esplodere una bomba all’ingresso dell’albergo di via Flora, sede del comando della Wehrmacht. La rappresaglia non si fece attendere: il 30 dicembre sono fucilati a Forte Bravetta alcuni importanti antifascisti. Tra i deportati c’erano molti detenuti comuni e mendicanti presi per raggiungere il numero. Precedente importante!
– il 22 marzo il “Messaggero” dà notizia che in un futuro prossimo il comando tedesco avrebbe ritirato tutti i reparti per impedire i bombardamenti dei “Liberatori”. La notizia desta molte speranze (possibile chiave di lettura dell’attentato?)
– Pertini protesta perché il suo partito era rimasto fuori dall’attentato (Psiup)
– il compito di Kappler era di preparare l’elenco dei fucilati
– i tedeschi compirono la strage ma i fascisti fornirono i nomi. I soli a pagare furono Pietro Caruso, questore/ aveva fornito i nomi (fucilato), e Donato Carretta, direttore di Regina Coeli (ucciso dalla folla) / incolpevole
4) La deportazione in Germania dalle fabbriche del Nord / l’Altra Resistenza
– Un altro momento significativo nel tormentato biennio ’43-45 è l’imponente resistenza degli operai del nord al nazifascismo nel biennio 43-44.
– La repubblica di Salò fu scossa da violenti scioperi che a ondate mostravano la fragilità delle sue strutture e nel contempo erano espressione della ribellione di una classe operaia giovane che in piena guerra riusciva a porre in primo piano questioni sindacali e salariali molto importanti nonostante la costante minaccia delle rappresaglie e delle deportazioni nei lager e nei campi di lavoro.
– Il maggior risalto che ebbe la resistenza in montagna, anche a livello di memorie, contribuì a sottovalutare questa importante esperienza / anche nella storiografia
– gli operai scioperano nelle peggiori condizioni possibili, non solamente rischiando il licenziamento ma anche la deportazione e la morte in Germania. Nonostante questo la combattività è alta e prolungata
– natura antioperaia di nazismo e fascismo. Il 60% dei deportati italiani era di origine operaia
– “Triangoli rossi”: 23.500 “politici” italiani deportati in Germania, tornarono in 12mila, pari al 60%. I morti furono quindi 10.000. Gran parte di loro erano operai, in parte arrestati in seguito agli scioperi del ’43-44. Tra di loro c’erano gli scioperanti della grandi fabbriche del nord ma anche i renitenti alla leva, i partigiani non uccisi immediatamente dopo la cattura, borsaneristi, disoccupati, arrestati per piccole infrazioni (non avere il biglietto del tram, uscire di casa senza i documenti..).
– finirono soprattutto a Dachau (8.700) e Mauthausen (6.100), Buchenwald (4.230)
Scioperi del ’43-44 / qualche episodio
– gli scioperi appaiono già imponenti nel marzo del ’43, quando Mussolini era ancora in sella
– una notevole combattività emerge subito dopo il 25 luglio. Altri scioperi nelle fabbriche poi a novembre ‘43
– ancora più articolati sono gli scioperi del febbraio-marzo ’44 a Milano, Torino, Genova, Sesto San Giovanni, Prato, Savona. Secondo dati dei fascisti scioperarono 208mila operai per un totale di 724mila giornate lavorative. Hitler si mostrò preoccupato per la valenza politica degli scioperi nel caso di una possibile avanzata degli Alleati
– all’inizio del ’44 a Genova scioperano 35.000 lavoratori. Il 15 gennaio le SS arrestarono nelle loro case gli attivisti antifascisti e gli scioperanti più attivi.
– In totale furono 42 i deportati (primo trasporto in seguito agli scioperi) di cui 19 morirono, tutti a Dachau. L’SS Zimmermann aveva minacciato di far sentire agli operai “il forte pugno tedesco”
– a Firenze il 3 marzo ’44 entrano in sciopero gli operai. I fascisti passano all’offensiva arrestando gli scioperanti e consegnandoli ai tedeschi. Infatti l’8 marzo 300 operai toscani furono diretti a Mauthausen. A questo convoglio furono uniti 200 operai da Milano e un centinaio da Torino. Tra di loro anche molte donne arrestate durante gli scioperi
– Rahn (rappresentante di Hitler presso Mussolini) afferma che la sparizione dei più attivi avrebbe depresso gli altri scioperanti. Hitler dispone che il 30% degli scioperanti sia trasferito in Germania. L’SS Wolff (capo delle SS in Italia) attua una strategia di arresti programmati in diverse città. Hitler accetta a patto che l’arresto scattasse anche di fronte a pochi sospetti.
– (marzo ’44), da Bergamo parte un convoglio con 564 deportati parecchi di loro erano operai, altri sono artigiani. Di questi il 71% muore nei lager, ossia 404 persone mentre si salvano 159 lavoratori. Da Milano parte un convoglio con 284 lavoratori
– il 1 giugno a Genova c’è un grande sciopero (12.000 persone). Chiedono l’aumento dei salari del 100% e l’allontanamento dei comandi tedeschi dalla città causa prima dei bombardamenti. Il 16 giugno 2000 operai sono prelevati dalle SS nelle fabbriche. In totale furono 1448 i deportati da Genova con 43 carri bestiame
– l’obiettivo non è solo far finire gli scioperi ma anche disporre di manodopera qualificata per alcune industrie tedesche
– delle 1200 donne deportate molte sono operaie oppure perché implicate nella resistenza
– questi scioperi fanno naufragare la “socializzazione delle fabbriche” (“controllo operaio”) promessa dal congresso di Verona del novembre ‘44
– non bisogna dimenticare, naturalmente, il grande contributo che dettero gli operai alla resistenza in montagna
5) Crollo della RSI
– alla Rsi mancò sempre il consenso popolare perché era chiaro che la guerra era persa già nel ’43. La Rsi si sostiene solo con le armi tedesche.
– la piccola borghesia urbana è molto cambiata rispetto all’appoggio che dette al fascismo nel corso del ventennio
– il tentativo di creare consensi tra la classe operaia con la “socializzazione” abortisce subito
– se la Rsi potè vivere per 20 mesi il motivo fu la lentezza delle operazioni militari in Europa. Dallo sbarco in Sicilia (luglio ’43) all’operazione in Normandia (6 giugno ’44) passano 11 mesi.
– crescente forza della Resistenza, soprattutto nell’estate del ‘44
– miseria nera degli italiani / sistematico ricorso, per chi poteva, alla Borsa Nera
– scrive Pasquale Chessa in “Guerra civile”:“Debole è la legittimità dell’Italia di Salò, la repubblica imposta dal ricatto di Hitler, fondata da Mussolini per evitare all’Italia il destino della Polonia, protetta dalle baionette di Kesserling, occupata dalle SS di Wolff, razziata dall’Organizzazione Todt, amministrata dalla diplomazia di Rahn, schiavizzata da Sauckel (plenipotenziario per l’impiego della manodopera), affamata da Blake (direttore per l’alimentazione). Ma debole è anche la legittimità del Regno del sud, amministrato da un re fuggiasco, guidato da un generale fedifrago, amministrato da un esercito occupante, impoverito dalle am lire americane, corrotto dal mercato nero, seviziato dalle truppe marocchine”
– per la popolazione della Rsi l’inverno ’44-45 è duro perché manca il carbone. Diminuiscono e poi cessano i rifornimenti dalla Germania, continuano i prelevamenti tedeschi (prodotti agricoli e industriali) e il pagamento della contribuzione di guerra (tot 180 miliardi a favore della Germania). Aumento dei prezzi e situazione dovunque difficile
– Stragi naziste in Italia e violenze fasciste anche contro i civili. Più di 400 eccidi con più di 7 omicidi e un totale di 10.000 vittime
– anche la borghesia industriale cerca una soluzione collaborando con i tedeschi (per evitare lo smantellamento delle fabbriche), finanziando la resistenza non dimenticando i contatti in Svizzera con gli angloamericani per evitare che la Resistenza creasse realtà sociali antagoniste al capitalismo
– 16 dicembre, discorso di Mussolini al Lirico di Milano (socialità, assemblea costituente fine guerra con formazione (vaga) di più partiti). Ormai è tardi. Si spera nelle armi nuove di Hitler
– tra il 4 e l’11 febbraio, Yalta, mentre la Germania è già invasa dai due lati
– i vertici nazisti cercano di arrivare a un rovesciamento delle alleanze per dirigere la guerra contro i sovietici (es Himmler e Wolff, il capo SS in Italia). Hitler acconsente a questi sondaggi. A Zurigo Wolf e Dolmann hanno colloqui con Dulles (8 marzo). Gli alleati chiedono la “resa incondizionata” della Germania
– 4 aprile, guerra tra U. Sovietica e Giappone
– assalto alla Linea Gotica a partire dall’aprile del ’45 (8° armata inglese e 5° armata americana), comandante Clark. A questo punto la Rsi cessa di esistere
– il Pci controlla il 40% della resistenza
– Torino è liberata il 28 aprile
– a Milano, l’ordine dell’insurrezione è del 25 aprile, le truppe americane arrivarono il 30 aprile. “I membri del governo fascista sono puniti con la pena di morte”
– 40.000 partigiani uccisi in combattimento + coloro che morirono combattendo lontani dall’Italia
Fuga del duce
– il 18 aprile Mussolini giunge a Milano con l’intero governo
– riunione all’arcivescovado con Schuster il 25 aprile nel pomeriggio. All’incontro ci sono Marazza (DC), Lombardi (Psiup) e Cadorna. Alle 20 parte per Como di fronte all’intransigenza del Clnai.
– “8 settembre” di Mussolini: fuga verso la Svizzera
– Mussolini è riconosciuto e catturato il 27 aprile. Il 28 è giustiziato. Il 29 c’è Piazzale Loreto
– Fugge con il denaro della Banca d’Italia (l’”oro di Dongo”)
– fugge con la “ganza” e abbandona la moglie
– indossa la divisa di un tedesco
– fuga solitaria
– bluff del “ridotto” della Valtellina
Considerazioni finali
– Fallimento fascista:“In quei 5 anni il regime ha perduto il credito e il consenso accumulati negli anni precedenti. Ha trascinato il paese, con le leggi antisemite, in una guerra di razze che alla grande maggioranza degli italiani è parsa una colpa, un errore, una scimmiottatura. S’è avventurato in una guerra mondiale in un momento in cui i suoi effettivi militari erano mediocri e insufficienti. In Francia nel giugno ’40 e in Grecia nell’ottobre dello stesso anno, ha rivelato un misto di furberia e di impreparazione che offuscerà per sempre la sua immagine. Ha perduto colonie che erano motivi di fierezza per alcuni, di speranza per altri. Ha inseguito fino alla fine un illusorio prestigio mandando in Unione Sovietica, a fianco dei tedeschi, due corpi di spedizione male armati. Ha scelto male, analizzato male, combattuto male” / S. Romano, “Storia d’Italia”
-Mancata “Norimberga italiana
-Continuità del capitalismo in Italia con la sconfitta già nel ’46 del movimento operaio nelle fabbriche
-Grande prova di forza e di volontà della Resistenza italiana quando molti giovani si diedero alla macchia oppure scioperarono nelle fabbriche
-La Resistenza fu l’unico modo in cui il nostro Paese si riscattò dalla dittatura prima e dalla guerra poi. Quindi celebrare la Resistenza vuol dire ricordare uno dei pochi momenti davvero positivi della nostra storia in questi ultimi 150 anni
Giancarlo Restelli