Addio miei cari amici
Da un’esperienza vera tra Bardonecchia e Briancon
Non so se la mia avventura sia da 10 e lode. Probabilmente è da sei…. e lode ma ve la racconto ugualmente.
“Monsieur, pourriez-vous me montrer le chemin pour Briancon?”. Mi giro e vedo due giovanissimi ragazzi di colore che mi guardano attentamente: uno ha un bel sorriso (chi ha parlato), l’altro è serio.
Hanno la pelle nera, penso vengano dall’Africa, forse sono senegalesi.
Do subito in un improvvisato e apocalittico francese qualche “indicazione stradale”: “Alors, vu alles long sette route. All’incrocio (mannaggia, come si dice in francese?), vous prenet a droite. Poi avant troi- quattre kilometre vou arrivèe al biviò pour Briancon”.
Mamma mia, chissà cosa hanno capito. Forse hanno capito bene perché dopo un attimo camminano quasi volando e non li vedo più.
Non mi fido delle mie indicazioni e decido di seguirli, forse posso essere ancora utile.
Faccio poco strada: dopo un 500 metri li trovo davanti a un campeggio indecisi se entrare a chiedere informazioni oppure no.
Così non va mi dico. Se non li aiuto non arriveranno mai al bivio della statale per Briancon.
Decido allora di guidarli io fino al punto giusto e da lì in avanti non potranno sbagliare.
“Alors, ve accompagne moi” (mamma mia, chissà cosa penseranno di me!), “Venez avec moi”.
Capisco che potrebbero non fidarsi di me, potrebbero pensare che io li porti diritto alla Police… invece mi seguono e vedo con piacere che si fidano.
Uno di loro (quello sorridente) si mette davanti a me e cammina-correndo a una velocità quasi al limite per me. L’altro (quello serio) per tutto il tratto è dietro di me.
Mentre camminiamo a più non posso, con un filo di voce pongo a loro qualche domanda:
“Ou vous venez?” “Nous venons de la Cote d’Ivoire”. “Quant annes vous avet?” (mamma mia sempre peggio!).
Capiscono bene nonostante tutto. Il più sorridente ha 16 anni, il compagno 15. “Ma quand vous est arrivèe en Italie?”. Mi dicono che sono arrivati con un gommone tre mesi fa in Sicilia e da lì hanno attraversato tutta la penisola. Come? Mi indica le gambe. “Tutto a piedi?”. Non so come ho detto in francese. No, prevalentemente in treno mi rispondono. “Ma la police italienne?”. Sorridono e mi indicano con orgoglio le gambe. Capisco che molte volte sono stati più veloci dei poliziotti.
E intanto che andiamo camminando speditamente penso a come si possa attraversare tutta l’Italia con polizia, carabinieri, polizia locale, guardia di finanza… alle calcagna.
Mi piacerebbe sapere come hanno mangiato, dove hanno dormito, chi li ha aiutati, chi non li ha aiutati… e tante altre cose ma loro l’italiano non lo comprendono e il mio francese… è meglio lasciarlo stare.
Diavolo però: quante avventure, quante situazioni limite hanno vissuto, quanto coraggio e magari anche quanta paura in altri momenti. Da una storia come la loro – penso – si potrebbe ricavare uno straordinario film se solo i nostri registi decidessero di mandare al diavolo i loro filmettini da quattro soldi.
Ora attraversiamo un villaggio francese a poca distanza dal mio campeggio dove li ho trovati. Tutto tace, tutto dorme. Per esperienza non si fidano della quiete serale (saranno le 22 e 30 circa) e mi chiedono se c’è la police. No dico con decisione. Qui la police non c’è. Forse verso Briancon e raccomando a loro di scendere verso la città ma di andare a sinistra a un certo bivio perché altrimenti passano proprio davanti alla caserma della police! Credo che capiscano solo che io sono ben disposto nei loro confronti, delle indicazioni stradali meglio lasciar stare.
Ad un certo punto chiedo a loro di fermarsi. Sono sicuro che hanno pensato: “Il vecchietto non ce la fa più”. Vecchietto non tanto… ho solo 59 anni!
La sosta è “idraulica”: la temperatura fresca dei 1400 metri stimola le vie urinarie!
Riprendiamo. Siamo vicini al bivio che poi li porterà a Briancon. Chiedo loro dove stanno andando. Mi dicono che hanno fratelli e parenti a Lione. Devono prendere il treno a Briancon ed è fatta.
A me non sembra così facile. Il continuo passaggio di migranti da Bardonecchia ha allarmato la police francese e l’idea di salire su un treno e partire come gli altri passeggeri mi sembra folle ma evito di far sentire loro i miei dubbi e del resto cosa dire loro di intellegibile?
Raccomando loro di fare attenzione. La stazione sarà sicuramente presidiata dalla police. Si vede lontano un miglio che non siete gitanti ma clandestini nel territorio della republique francoise.
Ingenuamente penso che la Francia è pur sempre la patria della “Libertè, Egalitè e Fraternitè” (sono un insegnante di storia), ma ora questi slogan mi sembrano lontani.
Siamo arrivati al bivio. Abbiamo camminato (meglio corso) insieme per 3-4 chilometri. Non posso accompagnarli oltre. Ci sono altri 8-9 chilometri e poi devo tornare indietro.
Li saluto. Ripeto ancora le ultime raccomandazioni: “A sinistra l’Italie”. Faccio vedere il cartello stradale affinché non abbiano dubbi. “A droite Briancon” (anche qui un cartello mi aiuta). “Attention alla police. Se l’arrive… faccio segno alle gambe…. Scappate!”.
Ora mi ringraziano con un gran sorriso. Anche il taciturno si apre a un bel sorriso.
Dopo un attimo non li ho visti più. Inghiottiti dall’ombra.
Addio cari amici. Vi ho immaginato non so quante volte prendere il treno e arrivare a Lione tra i vostri cari. In altri momenti invece ho immaginato la police…
Anche ora, a distanza di poco meno di due anni, spero che tutto sia andato nel migliore dei modi.
Vi penso spesso e mi piacerebbe incontrarvi di nuovo, non come clandestini ma come giovani francesi che studiano e lavorano. Chissà… addio miei cari amici.