La campagna di Grecia. 28 ottobre 1940-aprile ’41
Il punto di partenza della campagna di Grecia è il 28 ottobre del 1940 (18esimo anniversario della Marcia su Roma) quando le truppe italiane superarono il confine tra Albania e Grecia e si mossero in territorio nemico. Come vedremo la guerra fu un completo fallimento, salvata in extremis dal rapido intervento tedesco nell’aprile del ’41. Costerà la vita a 13.000 soldati più un numero ancora più alto di feriti, congelati, mutilati e soldati ammalati nel corso del conflitto che si sviluppò prevalentemente nel durissimo inverno tra il ’40 e il ’41.
Inizia la guerra per l’Italia
La seconda guerra mondiale non inizia per l’Italia all’alba dl 28 ottobre ‘40. Era iniziata quattro mesi prima quando Mussolini aveva dichiarato guerra a Francia e Gran Bretagna il 10 giugno del ‘1940.
Come nella Prima guerra mondiale l’Italia entra in guerra un anno dopo l’inizio delle ostilità pronta a schierarsi con il più forte. E in questo momento il più forte è la Germania che nei giorni precedenti il 10 giugno sta marciando verso Parigi (che occuparà il 14 giugno) con una Francia agonizzante e un’Inghilterra umuliata a Danquerque.
La Seconda guerra italiana iniziò subito nel peggiore dei modi perché in alcuni giorni di operazioni militari nel sud della Francia non si riesce ad andare al di là della conquista di Mentone e lungo le Alpi (foto Fronte alpino) sembra che sia ritornata la Grande Guerra con gli inutili e sanguinosi assalti alla baionetta.
Obiettivi italiani in Grecia
La campagna di Grecia fu voluta da Mussolini perché temeva di perdere ogni area di influenza italiana nel Balcani dove la pressione tedesca era molto forte. Anche al tempo della Grande Guerra la spinta verso i Balcani era visibile negli obiettivi di Trieste, Venezia Giulia, Istria, Dalmazia e Albania.
Ora invece i tedeschi stavano per impadronirsi della Romania (pozzi petroliferi), nello stesso tempo i rapporti tra Germania e re Boris di Bulgaria erano troppo amichevoli.
Il lebensraum tedesco passava anche attraverso l’area balcanica, vista come ponte verso la conquista dello spazio russo e del Medio Oriente.
“Pianificazione” della campagna militare
Per replicare al controllo della Romania da parte dei tedeschi in fretta e furia fu programmata la campagna militare 13 giorni prima della guerra con la Grecia.
Ciano annota nel suo “Diario”: “Mussolini è indignato per l’occupazione germanica della Rumanìa… Hitler mi mette sempre di fronte al fatto compiuto. Questa volta lo pago della stessa moneta: saprà dai giornali che ho occupato la Grecia. Così l’equilibrio verrà ristabilito”. E poi l’ottimismo con Ciano: “Do le dimissioni da italiano se qualcuno trova delle difficoltà per battersi con i greci”.
Infatti a Palazzo Venezia il giorno 15 ottobre Mussolini si riunì con lo Stato Maggiore dell’esercito. Capo di Stato Maggiore era il generale Badoglio. Il generale comandante delle armate in Albania era Visconti Prasca, individuo sicuro di sé, attento alla sua carriera fino a quel momento promettente.
La riunione per la guerra alla Grecia cominciò alle 11 del mattino e durò circa un’oretta e mezza (!). Visconti Prasca era molto sicuro di sé: 30.000 uomini (nove divisioni) erano più che sufficienti per occupare l’Epiro e il porto di Prevesa. Salonicco e Atene avrebbero richiesto qualche mese in più.
Badoglio paventava il disastro e chiese che le divisioni fossero portate a venti. Ciò avrebbe richiesto alcuni mesi di preparativi ma Visconti Prasca ribadì che l’Epiro era il primo obiettivo e gli uomini che aveva bastavano. Mussolini e Ciano gli diedero ragione.
Poi Ciano disse che l’operazione di corruzione dei notabili greci stava andando nel modo migliore, quindi l’Italia poteva contare su solidi appoggi in Grecia. Il denaro sicuramente arrivò ma non produsse alcuna defezione importante.
Jacomoni (ambasciatore ad Atene) disse che i greci non volevano battersi perché erano un popolo pavido e privo di valori patriottici.
Carte delle prime operazioni italiane
Per quale motivo Visconti Prasca rifiuta l’invio di altre divisioni? Scrive Montanelli che Visconti Prasca, 57 anni e generale di Corpo d’Armata, con un numero di truppe maggiore avrebbe rischiato di perdere il posto a vantaggio di colleghi più anziani e titolati di lui: Cavallero e Soddu in primis.
Secondo la migliore tradizione militare italiana mentre la patria era in pericolo o stava per scrivere pagine “gloriose” i generali si facevano una guerra spietata e poco patriottica (storici dualismi tra Lamarmora e Cialdini, 1866; Cadorna e Capello, 1915-17; fino a Badoglio e Graziani in Etiopia, 1935-36).
Al di là della lotta dei generali tra loro ci sono alcuni elementi da mettere in evidenza:
– l’ansia mussoliniana di “ripagare” Hitler con “la stessa moneta”
– la leggerezza di Ciano
– la faciloneria di Visconti Prasca
– l’acquiescenza pavida di Badoglio e Roatta
In privato Badoglio ammoniva sui rischi dell’operazione militare in Grecia ma quando fu di fronte a Mussolini chiese solo due giorni in più per le operazioni. E così dalla prima data, il 26 ottobre, si passò alla seconda e definitiva: il 28 (!).
Tragedia e commedia
In questa vigilia di guerra ci furono episodi paradossali che dovevano anch’essi rinviare all’immagine in Europa dell’italiano “ladro e traditore”.
La sera del 26 ottobre, senza sapere nulla di ciò che bolliva in pentola, l’ambasciatore ad Atene stava amabilmente parlando con Metaxàs e la famiglia reale dopo una rappresentazione della “Madama Butterfly” in un teatro. Mentre stavano ancora conversando intorno alla mezzanotte arrivarono le prime comunicazioni che preparavano all’ultimatum imminente che per fortuna dell’ambasciatore indicavano le tre del mattino del 28 ottobre prima di farlo conoscere ai greci. Altrimenti sarebbe stato un caso unico nella storia di un ambasciatore che un attimo prima parla di buoni rapporti tra due popoli e un attimo dopo annuncia la guerra (!).
Da notare che la Grecia non era una democrazia. Tutt’altro. Era governata con mano di ferro da un generale, Metaxàs, il quale aveva fatto assumere alla Grecia tratti apertamente fascisti. Quindi sarebbe stato facile per Mussolini trovare un accordo. Ma ciò avrebbe contrastato con le mire dell’Italia nei Balcani.
Come la presero i tedeschi?
Mentre era in viaggio verso Berlino (dopo i colloqui con Franco) Hitler seppe delle prime operazioni militari italiane. I due dittatori si erano visti già il 4 ottobre al Brennero e il nuovo incontro (lo stesso giorno 28 ottobre) era per bloccare il passo falso dell’alleato. Fu inutile, Mussolini disse a Hitler che le operazioni militari erano già iniziate e Hitler fece buon viso a cattivo gioco lamentandosi poi con i suoi.
Vedeva bene von Ribbentrop: “Gli italiani non concluderanno niente in Grecia durante le piogge d’autunno e le nevi invernali. Il Fuhrer è deciso a fermare questo piano pazzesco a tutti i costi”. Non fu così per l’intransigenza di Mussolini e Ciano.
Inizio delle ostilità
La guerra fu effettivamente un disastro fin dalle prime operazioni. Dopo le prime effimere avanzate gli italiani furono bloccati e reparti greci si incunearono in profondità prendendo alle spalle la Julia, che doveva essere il perno dello schieramento (di nuovo le carte delle operazioni militari).
Quando il 6 novembre (otto giorni dopo) il generale Nasci ordinò il ripiegamento la Julia era già quasi interamente circondata. Molti reparti dovettero combattere furiosamente per aprirsi un varco. Quando la divisione arrivò al ponte di Perati la Julia era solo l’ombra della splendida divisione che il 28 ottobre si era mossa contro il nemico.
Video Ponte di Perati
Visconti Prasca fu silurato e Badoglio fu sostituito da Cavallero, acerrimo nemico di Badoglio. Intanto nuove divisioni affluivano in Grecia ma senza risultati.
Taranto, 11-12 novembre ‘40
Un’altra grande delusioni attendeva Mussolini. Nella notte tra l’11 e il 12 novembre una squadra di una ventina di Swordfish (aerosiluranti) (FOTO) infliggeva gravissime perdite alla base navale di Taranto, la più importante nel Mediterraneo. Colpite da tre siluri si appoggiarono sui fondali le corazzate “Littorio”, “Duilio” e “Cavour”, quest’ultima era l’orgoglio della marina (FOTO disastro di Taranto).
“Venti aerei – annotò l’ammiraglio Cunnungham – avevano inflitto alla flotta italiana più danni di quelli inflitti alla flotta d’altomare tedesca nell’azione diurna dello Jutland nel 1915”.
“Spezzeremo le reni…”
Le cose continuarono ad andare di male in peggio perché il 18 novembre a Palazzo Venezia il duce disse: “C’è qualcuno tra voi, camerati, che ricorda l’inedito discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935, prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni del negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia. In due o dodici mesi non importa. La guerra è appena incominciata…”.
Il ripiegamento
Nonostante questi appelli tracontanti le cose andavano sempre peggio e il 22 novembre fu dato avvio al ripiegamento da Coriza, località al confine greco-albanese. Questo voleva dire che ora gli italiani si apprestavano a difendere il territorio albanese dall’avanzata greca.
Cartina confine greco-albanese
Non mancò il valore dei soldati
Non mancò il coraggio dei soldati, mancava tutto quello che in una campagna militare in genere assicura la vittoria.
Al generale Cavallero l’intendente generale in Albania consegnò un promemoria sulla consistenza dei magazzini: “Viveri di riserva: nulla. Equipaggiamenti: minimo. Indumenti di lana: zero. Munizioni di fanteria: zero. Munizioni di artiglieria: insignificanti. Armi e artiglieria: esaurite tutte le disponibilità. Materiali del genio: praticamente nulla. Materiale sanitario: insufficiente”.
Fu un Natale triste a Palazzo Venezia. Vedendo cadere la neve nel ben riscaldato Palazzo Venezia Mussolini esclamò presente Ciano: “Questa neve e questo freddo vanno benissmo. Così se ne vanno le mezze cartucce e migliora questa mediocre razza italiana”.
Mussolini dirige le operazioni
Nel mese di marzo del ’41 Mussolini arrivò a Tirana e poi rapidamente andò a Klisura per una operazione militare in grande stile. I tedeschi stavano per intervenire in Grecia e Mussolini voleva una vittoria (FOTO Mussolini in Grecia).
La data scelta fu il 9 marzo. L’obiettivo erano alcune cime nelle mani dei greci. Nonostante l’artiglieria e reiterati attacchi degli italiani all’arma bianca non ci fu alcun risultato. In totale 10.000 uomini fuori combattimento.
Mussolini si sfogò con Pricolo (comandante dell’aeronautica): “Sono nauseato di questo ambiente. Non abbiamo progredito di un passo. Mi hanno ingannato fino ad oggi. Disprezzo profondamente questa gente”.
Proprio il giorno 9 marzo fu gravemenete ferito il legnanese Carlo Borsani, poi esponente di spicco della RSI dopo l’8 settembre del 1943. (FOTO Borsani)
Dopo essere stato ferito durante un attacco disperato, mentre i suoi uomini stavano trasportandolo a un posto di medicazione, una bomba di mortaio scoppiò molto vicino a Borsani…
La svolta: i tedeschi invadono la Jugoslavia e la Grecia
La svolta definitiva avvenne il 6 aprile del ’41 quando i tedeschi decisero di invadere la Jugoslavia perché c’era stato un colpo di Stato a Belgrado e il governo filotedesco era stato rovesciato a favore di un nuovo governo filoalleato.
Il 6 aprile fu invasa la Jugoslavia, il 12 cadde Belgrado. Già il 9 aprile i tedeschi entravano a Salonicco. Finalmente anche l’esercito italiano si mosse perché quello greco retrocedeva. Il 20 aprile i greci chiesero l’armistizio.
La guerra era costata 13.755 morti, 50mila feriti, 12mila congelati e 25mila dispersi, in realtà altri morti. Tredicimila i morti greci più 42mila feriti.