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Gli ospedali militari a Legnano al tempo della Grande Guerra

Buongiorno Direttore (Legnanonews),

domenica 3 novembre saranno ricordati i caduti italiani della Prima guerra mondiale. Ricordo che sono stati 650.000, molti di più rispetto alle vittime della Seconda guerra mondiale compresi i civili uccisi dai bombardamenti. Ai morti dobbiamo poi aggiungere circa un milione di giovani che tornarono feriti, mutilati o con il sistema nervoso a pezzi. Dopo lo scempio della Grande Guerra abbiamo avuto anni drammatici che sono culminati con la Marcia su Roma e quindi l’avvento del fascismo (28 ottobre 1922).

Ci sono quindi buoni motivi per ricordare la Grande Guerra anche perché l’anno prossimo sarà il centenario dello scoppio del conflitto (primo agosto 1914) e fra due anni il centenario della guerra italiana (24 maggio 1915).

Per tutti coloro che avessero qualche minuto a disposizione propongo due video recenti. Il primo sono fotografie della Legnano tra il 1915 e il ’18; il secondo sono invece immagini di quello che è rimasto oggi a Legnano di questa guerra. Ringrazio sentitamente uno studente dell’Isis “Bernocchi”, Stefano Pedretti, per la preziosa collaborazione.

– Il volto di Legnano durante la Grande Guerra

http://www.youtube.com/watch?v=HltdQGoHuc4

– Tracce della Grande Guerra nella Legnano di oggi

http://www.youtube.com/watch?v=R8lRKCHFcTA

Sono tanti gli argomenti di cui si potrebbe parlare se volessimo rievocare quegli anni a Legnano. Visto che è il centenario della scuola elementare “Carducci”, propongo una pagina scritta da un ex studente universitario che ha scritto un’ottima tesi sull’argomento, che finora è l’unico studio disponibile.

Subito dopo propongo una lettera inedita di un soldato italiano che ringrazia Madre Amigazzi delle cure che ha ricevuto nell’allora “Ospedale Amigazzi”, oggi Istituto canossiano “Barbara Melzi”. Ringrazio Madre Antonia (Dirigente scolastico) per avermela fatta conoscere qualche anno fa. La lettera ancora oggi a distanza di quasi cento anni non lascia indifferenti: si avverte l’eco delle furibonde mischie all’arma bianca, il fragore delle esplosioni, la paura che faceva tremare… insomma la “ferocia della guerra” come scrive il soldato.

Gli ospedali militari a Legnano durante la Prima guerra mondiale

“Durante gli anni del conflitto Legnano denota un’intensa attività per quanto riguarda l’assistenza medica alle truppe ferite di ritorno dal fronte sin dai primi mesi di operazioni.

I legnanesi rispondono con entusiasmo alle necessità dei loro connazionali sotto le armi, infatti, nel corso del conflitto sorgono in Legnano per volontà della popolazione e con il particolare contributo di Giulia Amigazzi, successore di Donna Barbara Melzi alla guida delle Canossiane di Legnano, due ospedali di guerra e una scuola per infermiere.

Con una lettera del 1915, Madre Giulia Amigazzi mette a disposizione la sede di Legnano dell’Opera Melzi affinché il locale comitato della Croce Rossa possa creare in città un’organica unità ospedaliera per i militari feriti o malati. Il secondo ospedale, il “Giosué Carducci”, è allestito presso le attuali e omonime scuole elementari di via XX Settembre (le stesse che forniscono alcuni locali anche per l’alloggio dei profughi), che all’epoca collegava, insieme con il Sempione e l’autostrada, Legnano con il capoluogo lombardo e facilitava quindi il trasporto dei soldati da e verso Milano.

Il primo coinvolgimento delle suore canossiane è riscontrabile sul finire del 1914, quando con l’avvicinarsi del conflitto e i primi movimenti di truppe, giunge a Legnano un forte contingente di fanteria. In quest’occasione le suore forniscono alloggio ad alcuni alti ufficiali. Sono le prime avvisaglie di un impegno che segnerà la vita e le abitudini delle suore per i successivi tre anni.

La mobilitazione generale nel maggio 1915 è vista con desolazione dalle Canossiane che fin dai primi giorni del conflitto italiano ricevono ordine da Madre Amigazzi di porsi al servizio della popolazione, in particolare mettendo a disposizione le strutture di Legnanello e Tradate per l’accoglienza dei militari feriti o ammalati. La Croce Rossa Italiana, presente a Legnano con un comitato locale, esegue nei primi giorni di giugno le necessarie ispezioni alle strutture di Madre Amigazzi, che danno esito positivo.

Oltre ai locali messi a disposizione dalle Canossiane la Croce Rossa ottiene che siano utilizzati per l’assistenza dei feriti anche l’Ospedale civile, le scuole elementari “Carducci” e alcuni locali offerti dalla ditta Wolsit.

Il 16 ottobre 1915 arrivano all’Amigazzi i primi 85 soldati, di cui 43 feriti. Da questo momento fino al 20 gennaio 1917, numerosi soldati arrivano e altri ripartono per il fronte, o per altre strutture ospedaliere più attrezzate. Complessivamente la cifra quotidiana delle presenze a Legnanello oscilla attorno a 90-100 ospiti.

Nel gennaio 1917, per ordine del Ministero della Guerra, i soldati ancora degenti sono condotti a Tradate. Il motivo è dettato da una generale ristrutturazione dei posti, poiché la struttura di Legnanello è inizialmente gestita dalla Croce Rossa mentre quella di Tradate dalla sanità militare. In effetti nel settembre 1917 entrambe le strutture sono poste sotto il controllo dell’autorità militare e riaprono i battenti.

Da questo momento sino al termine del conflitto si registrano stabilmente 130-140 presenze quotidiane tanto a Legnanello quanto a Tradate, con un forte ricambio di uomini. Con il gennaio 1918 si stabilisce di utilizzare le strutture ospedaliere anche per istruire i degenti, avviando corsi elementari per i soldati analfabeti. La struttura di Legnanello rimane in funzione fino al giugno 1919, quando l’autorità militare decide di sgomberare definitivamente l’ospedale.

La grande opera svolta dalle suore Canossiane è rintracciabile in alcune lettere di apprezzamento che alcuni militari italiani e stranieri inviano dopo aver lasciato gli ospedali. Le lettere, alcune delle quali collettive e recanti la firma di decine di militari, sono redatte sia da soldati italiani sia stranieri (austriaci e cecoslovacchi).

Le vicende dell’Ospedale civile e di quello allestito presso le scuole “Carducci” non possono essere documentate in modo dettagliato a causa dell’irreperibilità della quasi totalità della documentazione. Sono tuttavia ancora conservati presso l’archivio storico del comune una serie di telegrammi provenienti dal comando del I corpo d’armata e indirizzati al direttore medico dell’Ospedale civile di Legnano. Nei telegrammi sono annunciati di volta in volta gli arrivi dei treni carichi di feriti, le cui cifre sono notevoli. In particolare un telegramma datato 7 novembre 1918 annuncia l’arrivo di ben 300 feriti”.

“Legnano nella Grande Guerra”, Tesi di laurea di Mattia Gnemmi, 2012

Per chi volesse leggere tutta la ricerca di Mattia Gnemmi

https://restellistoria.altervista.org/pagine-di-storia/prima-guerra-mondiale-2/legnano-nella-grande-guerra-tesi-di-laurea-di-mattia-gnemmi/

Dall’Archivio dell’Istituto canossiano “Barbara Melzi”

“Illustrissima Signora,                                                                                                        Teatro di guerra 8-1-1915

Stamane con grande

piacere ebbi la sua gratitudine, e la ringrazio sentitamente. Non può immaginare quale gioia portano in questi luoghi gli affetti delle persone care ed amate!

La vita che trascorro è dura e faticosa, ma vi è di sollievo il sapere che compio il mio dovere. Finora presi parte a due combattimenti furiosissimi che riuscirono a noi favorevoli. Ma le emozioni provate nelle avanzate sono immense; sotto la pioggia di proiettili che investono da ogni parte, con granate che assaliscono; è qualche cosa di terribile; eppure anche in questi istanti il coraggio e il buon umore non mi viene mai meno; non credevo neppure io d’esser così forte.

La morte la vidi parecchie volte, ma grazie alla bontà di Dio e della Vergine ne rimasi incolume. Pure alla notte di Natale ebbi un piccolo attacco; mi rammentavo del Natale degli anni passati e ne facevo la differenza: quale diversità! Quella pace e quella calma era scomparsa; era subentrata invece la ferocia della guerra.

Ora mi trovo a riposo in un paese del Friuli e vi rimarrò credo fino al 20 per poi raggiungere nuovamente la prima linea.

Scusate del modo e delle espressioni, non avendo alcuna comodità vi scrivo. Invio i miei più distinti saluti

Cecchino

P.V. Mi ero dimenticato dei saluti alle sue Signore ed in particolar modo alla suora Annetta e a Madre Jole”.