L’Italia monarchico-fascista aveva iniziato la guerra il 10 giugno del 1940 con molta baldanza e cinismo immaginando subito una guerra breve e vittoriosa.
Poche settimane e “alcune migliaia di morti per sedere al tavolo della pace” (Mussolini).
Le cose non andarono così. La grave sconfitta in Grecia; la perdita dell’Impero (Etiopia, Somalia, Eritrea già nel ’41); la perdita della Libia nel ’43; i bombardamenti a tappeto sulle città italiane (più di 60.000 morti); la fame di milioni di italiani cambiano in profondità gli orientamenti della popolazione italiana.
All’inizio del ’43 c’è molta sfiducia nella guerra e tutto questo sta per risvegliare la combattività delle masse operaie, che sono state compresse da vent’anni di fascismo e di “pace sociale” imposta dai sindacati fascisti e dalla politica repressiva del regime.
“Vogliamo vivere, vogliamo le 192 ore, vogliamo il carovita!”
Gli scioperi iniziarono il 5 marzo del ’43 tra gli operai di “Mirafiori” e della Fiat “Grandi Motori”. Poi lo sciopero si estese all’intera Fiat e ad altre aziende torinesi. Sono 100.000 gli operai in sciopero, 50.000 solo alla Fiat. A Milano si inizia a scioperare dal 23 marzo.