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Come Primo Minelli (pres. Anpi Legnano) racconta la storia… il referendum del 2 Giugno

Cari amici, tra Primo Minelli (presidente Anpi Legnano) e la storia deve sussistere un’antipatia reciproca. Mi spiego meglio.

Nel discorso del 2 giugno ’19 davanti alla palazzina dell’Associarma Minelli dice:

“Nel mese di giugno del 1946 si svolgeva il referendum popolare per scegliere tra monarchia e repubblica (sic) a grande maggioranza veniva votato (sic) la Repubblica”.

Lasciamo stare grammatica e punteggiatura, vediamo invece la sostanza.

“Grande maggioranza”? 12.717.923 favorevoli alla repubblica, 10.719.284 favorevoli alla monarchia. Sono esattamente 2 milioni di voti in più su una massa di elettori pari a circa 25 milioni. Non mi sembra che emerga la “grande maggioranza”. Se poi consideriamo un milione e mezzo di schede bianche e nulle vediamo che i margini della vittoria della repubblica sono alquanto risicati.

Il voto divide l’Italia. Il nord è compattamente monarchico: in Piemonte, culla dei Savoia, la repubblica ottiene il 57 per cento, in Lombardia il 64 per cento, in Toscana il 71; percentuali simili l’Umbria e le Marche. La regione dove il consenso alla repubblica è più alto è il Trentino con l’85 per cento.

Il Sud invece è compattamente monarchico con punte dell’80% nella circoscrizione Napoli-Caserta.

Il Sud è così attaccato alla monarchia che per evitare problemi di ordine pubblico De Gasperi porta alla presidenza della repubblica Enrico De Nicola, avvocato napoletano che aveva fatto campagna elettorale nelle fila dei monarchici.

E così forse per la prima volta al mondo, alla guida di un paese repubblicano abbiamo un uomo di sentimenti monarchici!

Ecco perché all’estero molti commentatori nel corso dei decenni non sono mai riusciti a capire noi italiani!

Forse Minelli non ricorda che al pronunciamento del risultato referendario molti gridarono alla manipolazione dei voti a favore della repubblica. E’ vero che in questi decenni nessuno storico ha portato prove eloquenti di presunti brogli ma in quei mesi e negli anni successivi molti erano convinti che la repubblica fosse nata in seguito a gravi brogli elettorali.

Passa poco meno di un anno dal referendum che il 1 Maggio del ’47 a Portella della Ginestra il bandito Giuliano (braccio armato al servizio degli agrari) spara sui lavoratori: undici morti ma soprattutto la mafia che rialza la testa senza alcun ostacolo.

Quanti altri lavoratori furono assassinati da polizia e carabinieri nel sud (contadini che occupavano le terre) e nel nord (operai che protestavano contro i licenziamenti) proprio in questi anni?

Diciamo la verità: la repubblica nasce male e per alcuni decenni la sua autorità fu messa in forse da settori di destra annidati nel Partito Monarchico, nel MSI e in alcune frange della Democrazia Cristiana. E’ una debolezza che stiamo pagando ancora oggi?

Visto che Minelli è molto attivo nei discorsi in pubblico: 25 Aprile, 2 Giugno, gli suggerisco a breve un’altra occasione: il 22 giugno.

Il 22 giugno del ’46 è il primo giorno dell’Amnistia Togliatti in cui il Guardasigilli “comunista” (ma non è un ossimoro?) libera dalle carceri il fior fiore della canaglia fascista (10mila persone).

A quando una commemorazione per ricordare il bel tempo quando i fascisti uscivano dalle carceri e al loro posto entravano i partigiani?

L’Amnistia Togliatti fu vissuta così male da alcuni settori del partigianato che gruppi di partigiani tornarono in montagna in quell’estate bollente del ’46 minacciando scontri a fuoco con carabinieri ed esercito. E ci volle tanta pazienza per riportarli giù.

Mi rendo conto che se è il “compleanno” della Repubblica in piazza non si possono fare discorsi così.

Ma allora che senso hanno i discorsi in piazza? Oppure, meglio, qualcosa che non sia sempre bolso e retorico si può dire? Secondo me sì.