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Giudeofobia e antisemitismo nel corso dei secoli

Dall’antigiudaismo ad Auschwitz:
alle origini del pregiudizio antiebraico.

Giudeofobia e antisemitismo nel corso dei secoli

Appunti per conferenza

Prima di iniziare vorrei fare due premesse. Non è possibile parlare dell’antisemitismo partendo dalle camere a gas di Auschwitz oppure dal momento in cui il nazismo prende il potere. In poche parole non è possibile parlare di Auschwitz partendo da Auschwitz.

Per parlare di radici dell’antisemitismo (ossia dell’odio che nei secoli ha circondato gli ebrei) è necessario tornare indietro nella storia di Duemila anni e trovare lì la radice della violenza che ha fatto degli ebrei un popolo inviso e perseguitato.

Una ultima premessa. Non è facile parlare di venti secoli di persecuzione ai danni degli ebrei in poco più di un’ora, quindi è probabile che molti fatti storici importanti non saranno neppure accennati. Ma del resto il mio obiettivo questa sera non è fare la storia, passo dopo passo, dell’antigiudaismo nei secoli ma tentare di capire con quale bagaglio di pregiudizi, ostilità e violenze si arrivi ai crematori dei campi di sterminio.

– Roma e gli ebrei: tolleranza e persecuzioni

.La tolleranza: Cesare e Ottaviano Augusto

.L’imperatore Tito distrugge Gerusalemme: 70 d.C.

.Il “Muro del Pianto

.L’imperatore Adriano condanna l’ebraismo alla Diaspora

La tolleranza: Cesare e Augusto

Lo Stato romano fu caratterizzato fin dall’inizio da una notevole disponibilità nei confronti degli ebrei. Cesare e Ottaviano Augusto dotano gli ebrei di molti privilegi che ne fanno una comunità rispettata e numerosa. Per esempio rispettano il sabato sabbatico e quindi in questo giorno gli ebrei non possono essere convocati nei tribunali, non pagano le tasse, se il sabato è il giorno delle donazioni gratuite di pane, gli ebrei potevano ritirarle il giorno dopo, ecc.

Durante il primo secolo della nostra era gli ebrei sono ben 4 milioni, ossia il 7-8% della popolazione globale dell’impero. Solo un’esigua minoranza viveva in Palestina. A Roma gli ebrei erano 30-40.000 su una popolazione di 1 milione di abitanti. Ad Alessandria in Egitto erano i 2/5 della popolazione: sappiamo che Alessandria raggiungeva i 300.000 abitanti e quindi gli ebrei erano circa 120.000.

E’ un popolo che si dedica ai commerci, all’artigianato e dovunque si distingue nelle professioni arricchendo l’impero.

Teniamo in considerazione questo fatto: durante nei primi secoli dell’impero romano gli ebrei si dedicano a molte attività produttive. Nel Medioevo saranno costretti a dedicarsi solo o quasi all’usura, e cercheremo di capire il perché.

Il mondo romano fu molto tollerante in materia religiosa ma questo non esclude che i romani non siano stati protagonisti di atroci violenze  nei confronti degli ebrei.

Vorrei soffermarmi su due episodi.

L’imperatore Tito distrugge Gerusalemme: 70 d.C.

Nel 70 d.C. fu distrutto il tempio di Gerusalemme e l’intera città ad opera dell’imperatore Tito. La ribellione giudaica era nata perché l’imperatore Vespasiano, il padre di Tito, aveva imposto agli ebrei di versare il tributo annuale del Tempio di Gerusalemme al tempio di Giove Capitolino (fiscus iudaicus).

Gli ebrei si ribellano all’imposizione e i romani reagiscono come facevano in questi casi: facendo un deserto.

Questa è un’immagine che conosciamo tutti. E’ il cosiddetto  Muro del Pianto, che è quanto rimane del Tempio di Salomone dopo la distruzione voluta da Tito, “delizia del genere mano”, come scrissero alcuni storici di parte (esistevano anche allora!)

L’imperatore Adriano condanna l’ebraismo alla Diaspora: 135 d.C.

Nel 132 c’è una ennesima ribellione degli ebrei in Palestina e tre anni dopo (135) l’imperatore Adriano ordinò, dopo la distruzione della città, l’edificazione di Aelia Capitolina sul luogo del Tempio e di interdire l’ingresso agli ebrei.

Sembra che furono uccisi 600.000 ebrei e i sopravvissuti furono dispersi.

E’ questo l’inizio della cosiddetta Diaspora, ossia la dispersione degli ebrei nel mondo. Adriano vietò anche la circoncisione equiparata alle pratiche di evirazione.

In entrambi i casi i due imperatori reagirono con mezzi draconiani a ripetute sollevazioni antiromane degli ebrei di Palestina i quali volevano l’autonomia, soprattutto per motivi religiosi.

Anche in questo caso non si può parlare di violenza antireligiosa, come poi nell’Europa cristianizzata. L’ostilità antigiudaica dei romani è di natura politica ed è volta a colpire una comunità riottosa a rispettare il pagamento delle tasse e a tributare all’imperatore il culto previsto.

In generale il mondo romano è molto tollerante in materia religiosa fino a sfiorare un certo relativismo culturale: ogni comunità aveva i propri dei e la mancanza di un Libro per antonomasia (Bibbia, Nuovo Testamento, Corano) e di una Verità rivelata e assoluta impedivano di definire una gerarchia delle religioni. Ma è soprattutto la stessa natura politeista del mondo greco-romano a rendere possibile la tolleranza reciproca.

La prova della natura politica e non religiosa della persecuzione ebraica nel mondo romano è che gli imperatori successivi a Tito e Adriano permisero ancora la circoncisione e l’editto di Caracalla del 212 estese la cittadinanza romana anche agli ebrei.

Un altro aspetto, che mi sembra importante sottolineare, è questo: non tutti gli ebrei sono perseguitati da Tito ed Adriano. La fiorente comunità romana, precedente addirittura alla nascita di Gesù, non appoggia i fratelli in Palestina e continua a beneficiare della benevolenza degli imperatori grazie alla propria industriosità. Non è ancora nata l’epoca in cui tutti gli ebrei sono perseguitati in quanto razza.

La situazione degli ebrei, di tutti gli ebrei, precipita con l’affermazione del Cristianesimo

-Il popolo “deicida” e la condanna perpetua

.La prima rottura tra cristianesimo ed ebraismo del 70 d.C.: il Vangelo di Matteo e  Giovanni

.La rottura definitiva tra Chiesa e Sinagoga: il Vangelo di Giovanni

.Il cristianesimo conquista l’impero (380): violenze e provvedimenti discriminanti contro gli ebrei (IV secolo)

.Il vescovo Ambrogio e i fatti del 388 a Callinico (Cilicia)

.Perché le violenze? Non c’è spazio per più monoteismi

La prima rottura tra cristianesimo ed ebraismo del 70 d.C.: il Vangelo di Matteo.

La rottura fra cristianesimo ed ebraismo avvenne intorno al 70 d.C. in occasione della distruzione del tempio di Salomone ad opera dell’imperatore Tito. Fino a quel momento le comunità cristiane, formate prevalentemente da ebrei di Palestina, non si sono ancora nettamente differenziate dalle comunità ebree ortodosse.

La distruzione del 70 invece offre ai cristiani la possibilità di una rottura definitiva con il giudaismo, anche per evitare di essere  confusi con gli ebrei e di subire quindi la repressione.

Il Vangelo di Matteo, composto tra il 75 e l’85 ha un tono violentemente antigiudaico. “Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete al figlio della Geenna il doppio di voi”.

Ricompare, questa volta in ambiente cristiano, l’accusa infamante agli ebrei di essere figli di Satana (il figlio della Geenna) e di ottenere conversioni alla loro religione solo per compiacere il diavolo.

Nel Vangelo di Matteo però compare anche la terribile maledizione: “Tutto il popolo rispose: il suo sangue ricada sopra di noi e sopra ai nostri figli”.

E’ l’accusa di deicidio, letteralmente “uccisione di Dio”: una terribile accusa che perseguiterà gli ebrei nel corso dei secoli con la conseguente condanna di tutto il popolo ebraico anche secoli dopo.

E’ probabile che Matteo non pensasse a una condanna definitiva del popolo ebraico, ma queste parole scaveranno secoli di odio spietato nei confronti degli ebrei.

Del resto Gesù il Cristo, ossia il Figlio di Dio, agli occhi dei cristiani è stato messo a morte dagli ebrei. Quindi gli ebrei hanno messo in croce Dio stesso, venuto tra i mortali per rendere visibile l’unica via di salvezza. E’ una accusa, come ognuno vede, di incredibile gravità.

In realtà invece Gesù è stato messo a morte per decisione di Ponzio Pilato, ossia il governatore della Palestina romana, e secondo le leggi romane. Anche il supplizio della croce è tipicamente romano e riservato agli schiavi.

Del resto gli ebrei, a causa del loro rigido monoteismo, non capiscono come Dio possa avere un figlio della stessa sostanza del Padre. L’accettazione di Gesù in quanto Cristo e Messia voleva dire scardinare i principi fondanti il loro Credo.

Bisogna dire, per una questione di rispetto della verità, che è molto forte in questi primi secoli dopo Cristo anche l’odio ebraico nei confronti dei cristiani. Si può quindi parlare di anticristianesimo nelle comunità giudaiche, le quali devono subire costantemente le campagne di denigrazione e di calunnie dei cristiani.

Però, a parte qualche violenza sporadica, l’anticristianesimo degli ebrei non è neppure paragonabile all’intensità dell’antigiudaismo cristiano.

La rottura definitiva tra Chiesa e Sinagoga: il Vangelo di Giovanni

Un altro documento che attesta la divisione tra chiesa e sinagoga è il Quarto Vangelo attribuito a Giovanni e composto tra il 90 e il 100.

Giovanni definisce gli ebrei ”ciechi”, cioè increduli, perché non hanno ancora visto quanto la Scrittura antica sia la preparazione della venuta tra gli uomini di Cristo. In Giovanni gli ebrei odiano Dio e gli uomini, odiano Cristo e quindi dice Gesù, “Vi cacceranno dalle sinagoghe; anzi verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio”. Parole terribili alla luce di quanto è accaduto dopo.

Ormai la rottura tra Chiesa e Sinagoga è radicale. Compare per la prima volta l’idea che uccidere l’ebreo vuol dire rendere grazie a Dio perché gli ebrei hanno per padre il diavolo (“Voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre nostro”).

E’ in atto ormai una vera e propria contrapposizione frontale: i cristiani hanno per padre Dio che ha mandato sulla terra il proprio figlio per la redenzione di tutti, compresi gli ebrei; gli ebrei sono invece figli del diavolo e quindi da assassinare e l’assassinio è “per rendere culto a Dio”.

Il cristianesimo conquista l’impero: violenze e provvedimenti discriminanti contro gli ebrei (IV secolo)

Il vero e proprio antigiudaismo di stato nasce più tardi quando il Cristianesimo diventa religione di Stato e il cristianesimo al potere è una religione intollerante.

Con il 313 (Editto di Milano), il cristianesimo è praticabile al pari delle altre religioni (eguaglianza religiosa), ma con il 380 (Editto di Tessalonica) il cristianesimo è l’unica religione praticabile e tutte le altre sono fuori legge, compreso l’ebraismo. Il mondo pagano è morto per sempre e per il giudaismo si profilano secoli carichi di incognite.

Con il cristianesimo religione di stato la condizione di vita degli ebrei peggiora notevolmente.

Si rafforza lo stereotipo del “popolo deicida” da punire in eterno per avere fatto morire il Messia sulla croce. Da notare che l’espressione “popolo deicida” rimase in vigore fino al 1965, al tempo del Concilio Vaticano II (43 anni fa).

Risalgono al IV secolo i primi incendi di sinagoghe, i primi omicidi di ebrei e i primi divieti: per esempio di sposare donne cristiane pena la morte di entrambi, di accedere ai pubblici uffici, di costruire nuove sinagoghe (“sistema dell’avvilimento”).

Costantino fa della circoncisione un crimine: chi si faceva circoncidere avrebbe visto i propri beni confiscati e non avrebbe più potuto disporre dei propri beni con il testamento.

Lo stesso Costantino definì gli ebrei “popolo odioso” modificando il calendario della Pasqua cristiana da quella ebraica.

Diviene prassi quotidiana quello che alcuni storici hanno definito “insegnamento del disprezzo” basato su un attacco frontale all’ebraismo costruito sulla diffamazione e sulla demonizzazione dell’avversario.

Il vescovo Ambrogio e i fatti del 388 a Callinico (Cilicia)

Per mostrare il fanatismo e l’intransigenza del cristianesimo vittorioso è importante l’episodio del 388 che vede protagonista il vescovo di Milano Ambrogio.

Nel 388 a Callinico, oggi Turchia, i cristiani distruggono la locale sinagoga. La legge romana prevedeva in questi casi che l’edificio fosse ricostruito a carico dei responsabili, invece Ambrogio, minacciò di scomunica l’imperatore Teodosio se avesse fatto una cosa simile. Il delitto rimase impunito.

Sono decenni dove molte sinagoghe e i templi pagani vengono distrutti da folle fanatizzate senza che le autorità romane muovano un dito.

Teodosio II nel 432 arriva a vietare di costruire nuove sinagoghe al posto di quelle distrutte a meno che al posto della sinagoga distrutta i cristiani avessero edificato una nuova chiesa. La nuova sinagoga sarebbe poi stata costruita lontana dal centro abitato e in ogni caso lontana dagli occhi dei cristiani.

Per avere un’idea di quanto pensasse un cristiano colto degli ebrei nella nuova situazione in cui il cristianesimo è religione ufficiale dello Stato, possiamo rifarci a San Giovanni Crisostomo il quale intorno all’anno 400 scrive: “La sinagoga non è soltanto un bordello e un teatro, è anche un rifugio di briganti e una tana di bestie feroci, è un’abitazione di demoni”.

Sembra paradossale, vista la situazione di oggi in molti paesi islamici, ma gli unici secoli nei quali gli ebrei poterono vivere pacificamente senza timore di violenze o vendette fu quando l’Islam conquistò la Spagna nel 711 imponendo leggi basate sulla tolleranza reciproca.

Lo spirito di collaborazione tra ebrei e musulmani in Spagna durerà 7 secoli e farà della Spagna medievale un territorio di grande sviluppo dei traffici e della cultura.

Perché le violenze contro gli ebrei nel mondo cristiano?

Rimane da porsi una domanda giunti a questo punto: l’odio nei confronti degli ebrei è una tipica reazione delle popolazioni di tutte le aree dove gli ebrei hanno vissuto? In poche parole è colpa degli ebrei dell’odio che li circonda?

Secondo Lèon Poliakov l’ostilità antiebraica è tipica delle aree dove la concorrenza con cristianesimo e islamismo è molto forte. Non esiste dove invece cristianesimo e islamismo non esistono.

La prova migliore scrive Poliakov è la totale assenza di odio nei confronti degli ebrei in India e Cina dove le comunità ebraiche nei secoli hanno prosperato vivendo in pace.

Alla base della violenza c’è quindi l’intolleranza reciproca tra i tre monoteismi ognuno in  lotta contro gli altri arrogandosi il diritto di parlare a nome di Dio.

L’età dei massacri di massa degli ebrei e dell’intolleranza fanatica: il Basso Medioevo e l’epopea delle crociate

.La prima crociata di Urbano II (1095): 50.000 ebrei massacrati. Antigiudaismo di massa

.Nuove accuse: l’“omicidio rituale”: Simonino da Trento (1582)

.La profanazione dell’ostia

.Concilio Lateranense del 1215: a ebrei e saraceni è imposto un contrassegno

.Perché gli ebrei non furono tutti massacrati?

.Gli ebrei avvelenano i pozzi: nuovi massacri al tempo della “peste nera” (1340)

.La condanna dell’ebreo all’usura

.L’ebreo sfruttato e sfruttatore

.“E’ l’antisemita che fa l’ebreo” (J. P. Sartre)

La prima crociata di Urbano II (1095): l’antigiudaismo diventa di massa

Con le crociate la condizione degli ebrei precipita notevolmente aprendo un lungo periodo di violenze, persecuzioni ed arbitri.

Fino al XI secolo, ossia il secolo della prima crociata, l’odio nei confronti degli ebrei non è ancora diventato di massa.

Con l’XI secolo la giudeofobia fa un passo in avanti: da questo momento grandi masse di cristiani rivolgono il loro odio contro gli ebrei.

Sappiamo che cosa sono le crociate e quindi non è il caso di farne la storia.

Per quanto ci riguarda le crociate rappresentano il primo momento di forte mobilitazione religiosa delle masse cristiane come prima di allora non era mai accaduto. E uno degli elementi di tale risveglio religioso è la forte ostilità antiebraica risvegliata soprattutto dai predicatori itineranti dopo l’appello alla crociata lanciato da Urbano II nel 1095.

Si diceva che a Oriente, a Gerusalemme, ci sarebbe stato lo scontro fatale con l’Anticristo con le sue schiere composte da musulmani ed ebrei. Ma mentre i seguaci di Maometto potevano essere combattuti solo in Palestina, gli ebrei vivevano tra i cristiani e le violenze sarebbero state più semplici. Folle fanatizzate furono scagliate contro comunità ebraiche che non potevano difendersi.

Nella valle del Reno, in Germania, ci furono gli episodi di violenza più gravi: gli ebrei furono assaliti a Spira, Worms, Magonza, Treviri, Colonia (siamo nel 1096). Le vittime furono probabilmente 50.000.

E’ Pietro l’Eremita a scagliare contro gli ebrei il fanatismo e l’ignoranza delle masse popolari al grido di “Deus vult!” (“Dio lo vuole”). Ma è anche lo stesso papa Urbano II ad autorizzare i saccheggi e le violenze: “Le ricchezze dei vostri nemici siano le vostre”

Abbiamo diverse fonti che descrivono l’assalto alle case degli ebrei, la distruzione delle sinagoghe, il sangue che scorreva a fiumi.

Non ci sono solo fanatismi religiosi dietro il massacro di uomini, donne e bambini: le cronache ci dicono che gli averi degli ebrei erano tutti sequestrati e divisi tra i capi delle rivolte, in genere nobili locali in accordo con le autorità religiose. Gli ebrei risparmiati erano costretti al battesimo al quale era attribuito, potremmo quasi dire un potere magico, perché cancellava quanto di demoniaco c’era negli ebrei restituendoli alla comunità purificati.

Come sappiamo ci furono altre sei crociate e ogni volta l’odio contro gli ebrei fu ravvivato ad arte.

Nuove accuse: l’ “omicidio rituale”

Nascono nel frattempo nuove accuse: la prima fu quella di “omicidio rituale”. A Norwich, in Inghilterra, nel 1144, fu trovato il cadavere di un ragazzo cristiano e l’accusa colpì gli ebrei in quanto assassini dei cristiani.

Dopo il deicidio voluto per odio contro Dio, gli ebrei continuano a spargere il sangue dei cristiani.

Pochi decenni dopo l’ ”omicidio rituale” si caricherà di un’altra fandonia: ossia gli ebrei uccidevano giovani cristiani in prossimità della loro Pasqua per preparare il pane azzimo consumato a Pasqua. E’ vero che diversi regnanti e diversi Papi più volte dichiararono falsa l’accusa di uccidere cristiani per ricavarne il loro sangue, ma il pregiudizio ormai era entrato nella coscienza popolare e non verrà più estirpato.

Infatti i giorni che gli ebrei vivevano con più terrore erano proprio i giorni della Pasqua cristiana quando, se tutto andava bene, c’erano le sassate in casa, se invece venivano trovati cadaveri di cristiani oppure in quel villaggio passava un predicatore fanatico (in genere francescani e domenicani) si arrivava facilmente al massacro di alcune famiglie ebree.

E’ curioso sapere che la sassaiola era regolata dalla legge e non doveva provocare vittime. Era chiamata “sassaiola santa” e doveva essere compiuta da bambini e ragazzini.

L’ “omicidio rituale” entra anche nella letteratura: possiamo ricordare “Il racconto della priora” di G. Chauser nel “Racconti di Canterbury”.

Tra gli avvenimenti più importanti di questa epoca ci fu il processo per l’omicidio di Simone da Trento (1475), il piccolo Simonino che fu addirittura beatificato nel 1582.

Questa è una raffigurazione famosa in cui si vede il bambino, che in realtà aveva due anni e mezzo, dissanguato poco a poco dagli ebrei per odio e per la preparazione del pane pasquale.

Da notare le braccia del bambino che formano una croce e la borsa nera dell’ebreo inginocchiato che evoca l’amore insano per il denaro.

Quando venne scoperto il corpo privo di vita del bambino (1475), a Trento si scatenò un terribile pogrom con decine di vittime. Poi ci fu un processo con alcuni colpevoli, ma le dichiarazioni erano state estorte con la tortura. In realtà non ci furono prove fondate a carico dei colpevoli.

La Chiesa vietò il culto di San Simonino solo nel 1963 al tempo del Concilio Vaticano II ritenendo infondata l’accusa nei confronti degli ebrei di Trento. Due anni dopo (1965)  la Chiesa in un documento ufficiale dichiarò falsa l’accusa di deicidio, ma intanto erano passati quasi 2000 anni.

E’ curioso notare che la data in cui era venerato San Simonino era il 24 marzo, nei giorni quindi in cui poteva capitare la Pasqua cristiana: un altro motivo di odio antigiudaico.

La profanazione dell’ostia

Un’altra accusa foriera di violenze in questo stesso periodo, ossia il XIII secolo, fu la profanazione dell’ostia.

Si raccontava che gli ebrei facevano di tutto per entrare in possesso di ostie consacrate sulle quali poi avrebbero esercitato ogni forma di oltraggio. A Parigi si raccontava che un’ostia trafitta si fosse messa a sanguinare permettendo così di arrestare i profanatori.

A pensarci bene ritorna la solita accusa di deicidio: sanguina l’ostia ed è sangue di Cristo, lo stesso sangue di Gesù sulla croce.

Il miracolo dell’ostia sanguinante permetteva alla chiesa anche di sostenere che nell’eucaristia c’era la reale presenza di Cristo. Il dogma della reale presenza del sangue di Cristo è del 1215 mentre l’istituzione della festa del Corpus Domini è del 1264.

Il frutto di queste calunnie non tarda ad arrivare: nel 1298, 100.000 ebrei vengono trucidati in Germania con l’accusa di avere profanato l’ostia.

Testimonianza dell’ostia sanguinante è la serie di pale dipinta da Paolo Uccello oggi conservata ad Urbino.

I massacri più efferati avvennero in Germania. I documenti ci parlano di 77 casi di ostie sanguinanti perché trafitte dagli ebrei con 22 massacri di cui 20 in Germania tra il XIII e il XVI secolo.

L’atteggiamento della chiesa di Roma in questi secoli è fortemente ambiguo perché a dir la verità non c’è un documento ufficiale che inviti al massacro o accusi loro di deicidio o di oltraggio all’ostia, però dall’altra parte l’immagine che veniva data degli ebrei era così negativa che non dobbiamo stupirci se poi gli ebrei subivano violenza.

Concilio Lateranense del 1215: a ebrei e saraceni è imposto un contrassegno

Le autorità ecclesiastiche del IV Concilio lateranense impongono un contrassegno particolare agli ebrei e ai saraceni per distinguerli dai cristiani ed evitare ogni contatto, soprattutto sessuale. Da notare che fino a quel momento solo i lebbrosi e le prostitute avevano un contrassegno particolare.

In ebraico segno si dice “Simàn”. Gli italiani dell’epoca traducono con “sciamàn”, da cui deriva “sciammanato” che oggi indica una persona “scomposta negli atti e nella persona”.

La parola “sciammanato” indicava l’ebreo che portava il segno di riconoscimento in maniera trascurata (cercando di nasconderlo, anche per evitare le sassate dei bambini oppure di essere derubato). Ma c’era anche chi non portava il segno. L’ebreo che veniva sorpreso senza il contrassegno veniva punito con la confisca degli abiti che portava (dati a chi lo aveva denunciato), con frustate e forti multe.

In molte città italiane agli ebrei veniva imposto un grembiule giallo o una sciarpa gialla, mai però la stella di David che fu una invenzione nazista. Per le donne a volte il segno era lo stesso portato dalle prostitute.

Sempre nel 1215 venne istituito il Tribunale dell’inquisizione e gli ebrei saranno in prospettiva tra le maggiori vittime di questo tribunale chiamato a combattere i nemici del cristianesimo.

Perché gli ebrei allora non furono tutti massacrati?

Perché gli ebrei allora non furono tutti massacrati se l’odio che li circondava era così tenace? Perché non nacque una “Soluzione finale” del problema ebraico nel Basso Medioevo?

Molti studiosi hanno messo in luce che nell’Europa medievale un simile massacro non sarebbe stato possibile, ma non perché la violenza sarebbe stata biasimata o impedita. Se pensiamo alla durezza della lotta contro gli eretici ci rendiamo conto che per i nemici della fede cristiana non c’era posto (pensiamo al destino degli albigesi nel XIII secolo).

Gli ebrei dovevano essere perseguitati e discriminati, non tutti uccisi. Dovevano essere sottomessi, tenuti al bando in quanto assassini e figli di Satana. In alcuni casi potevano essere uccisi ma non eliminati in quanto popolo perché erano “testimoni” dell’avvento del Figlio di Dio sulla terra.

Il popolo dell’Antico Testamento doveva essere preservato a maggior gloria del Nuovo Testamento.

Questa è per esempio la posizione di Agostino e poi della chiesa nei secoli successivi.

Quando tutti gli ebrei avessero imparato a credere in Cristo, il cristianesimo avrebbe celebrato uno dei più grandi trionfi.

Sulla cecità degli ebrei, uno dei monumento più interessanti del Medioevo è la “Sinagoga bendata” sul portale della cattedrale di Strasburgo. Raffigura una splendida donna tuttavia bendata perché non vuole vedere e capire il senso delle proprie Scritture, ossia l’Antico Testamento come anticipazione del Nuovo.

Secondo la tradizione è Satana stesso che l’ha bendata. Si noti la lancia rotta, la stessa usata per ferire Cristo e le Scritture che quasi le cadano di mano, simbolo della caparbia volontà di non capire il senso dell’Antico Testamento e la verità contenuta nei Vangeli.

Gli ebrei avvelenano i pozzi: nuovi massacri al tempo della “peste nera” (1340)

Un’altra grave accusa cade sulla testa degli ebrei nel 1340 quando inizia ad imperversare in Europa la peste bubbonica, chiamata “peste nera” per la sua virulenza:

la nuova accusa è quella di avvelenare i pozzi sempre per il loro odio congenito nei confronti dei cristiani. Le vittime di una vera e propria follia collettiva sono 200.000 solo in Germania. Deve addirittura intervenire il papa dell’epoca, Clemente VI, a favore degli ebrei.

In una situazione di vera emergenza causata dalla peste, gli ebrei diventano il “capro espiatorio” di una situazione di crisi. C’è bisogno di un colpevole per spiegare la morte di massa e la colpa cade sul gruppo più odiato. E’ l’epoca in cui si crede che le grandi calamità derivino dall’ira divina per i peccati del mondo, e quale popolo è scandalo agli occhi di Dio? Gli ebrei!

Sarebbe però sbagliato pensare che il fanatismo nel Medioevo contro gli ebrei derivi solo da motivazioni religiose oppure dalla paura di fronte a un nemico imbattibile quale la peste.

L’odio popolare è di natura sociale. Vediamo di capire.

La condanna dell’ebreo all’usura

A un ebreo dopo l’anno Mille molte professioni sono interdette dalle autorità cristiane. Non può esercitare alcuna libera professione, non può fare il soldato, molto raramente diventava proprietario di immobili (case o terre).

A questo punto rimaneva ben poco: poteva dedicarsi a lavori che i cristiani rifiutavano perché modesti, come la tessitura e la concia, poteva commerciare in abiti vecchi. L’ebreo poteva elevarsi diventando medico oppure poteva prestare denaro a interesse, ad usura si diceva allora.

La chiesa vietava ai cristiani di esercitare il prestito di denaro perché solo il lavoro manuale giustificava il profitto, non il denaro che per sua natura è sterile (“Lavorerai con il sudore della tua fronte”, dice….).

Gli ebrei potevano essere i banchieri dell’epoca perché a loro in ogni caso era proibito l’ingresso nel regno dei cieli.

Da notare l’ambiguità della chiesa: ai cristiani vieta l’usura ma non vieta questa attività, ossia il prestito di denaro, sapendo bene quale fosse l’importanza del denaro per le corti principesche, per la borghesia e per la stessa curia papale.

Gli ebrei prestano denaro a tutti, dai contadini ai re attirandosi il biasimo e l’odio di tutti.

Da notare che la famigerata usura (alto tasso di interesse) era giustificato dal fatto che molte volte il denaro non rientrava (nel caso soprattutto di persone potenti) e quindi il tasso di rischio era notevole. In ogni caso erano le città a chiamare gli ebrei e a regolare le modalità della loro attività bancaria con il relativo tasso di interesse. Sono le cosiddette “Condotte”.

L’idea che il torvo ebreo decidesse da solo quanto e come succhiare il sangue dei cristiani era falsa.

L’ebreo sfruttato e sfruttatore

I tassi strozzineschi sono dettati anche dal fatto che re, principi, feudatari attingono liberamente al denaro dei banchieri ebrei tranne poi imporre loro tasse molto alte che finiscono nelle loro tasche (almeno il 10% della somma a data a prestito).

Le tasse imposte agli ebrei sono le più diverse e chi non pagava veniva arrestato: ci sono i regali imposti agli ebrei per la nascita e per nozze di principi e principesse, ci sono le multe per le accuse più assurde: avvelenamento dei pozzi, stregoneria, vampirismo.

Se tutto questo non bastava c’era l’espulsione e il ritorno in patria dopo una forte somma di denaro versata (es. Filippo Augusto, re di Francia, nel 1182 scaccia tutti gli ebrei e poi impone per la riammissione 150mila franchi, cifra per l’epoca strabiliante). Anche la nobiltà impone dove può le tasse agli ebrei. In alcune città sono invece le borghesie al potere a imporre le tasse e gli ebrei pagavano per evitare violenze e danneggiamenti.

A questo punto possiamo dire che l’ebreo è sfruttato e sfruttatore allo stesso tempo.

Chi paga per tutti sono i poveri contadini e artigiani i quali non riescono a capire come mai debbano pagare tanto anche per piccole somme di denaro e rivolgono agli ebrei tutta la loro rabbia. Una rabbia pronta a esplodere alla prima occasione anche perché con la morte dell’ebreo usuraio si azzeravano tutti debiti e molte volte sono le classi più altolocate a volere il massacro della comunità ebraica perché fortemente indebitate. Non era difficile colpire gli ebrei perché da sempre preferivano vivere in città in particolari quartieri chiamati giudecche piuttosto che in aperta campagna alla mercé dei violenti.

In alcuni casi le giudecche sono quartieri chiusi con muri e porte dagli stessi ebrei. Nella maggioranza dei casi invece si tratta di quartieri, strade e case confinanti con i quartieri cristiani.

Un inciso: la “Giudecca” nell’ “Inferno” di Dante è la parte finale dell’imbuto in cui è confitto Lucifero. Sappiamo che nella logica dell’inferno dantesco i peccati peggiori sono puniti nella parte inferiore. Infatti nel poema la giudecca è il lago ghiacciato in cui una delle tre teste di Lucifero stritola Giuda, il primo ebreo a tradire l’ebreo Gesù.

“E’ l’antisemita che fa l’ebreo” (J. P. Sartre)

Spesso è stata sottolineata la straordinaria abilità degli ebrei negli affari, che deriverebbe dal loro essere ebrei. Se ragioniamo così facciamo del razzismo inconsapevole perché attribuiamo ad un gruppo di persone caratteristiche genetiche immutabili.

In realtà gli ebrei furono costretti diventare bravi negli affari se volevano sopravvivere nel Medioevo: “E’ l’antisemita che fa l’ebreo” scrive Sartre in uno dei pochi bei libri che ha scritto.

In poche parole, se gli ebrei nel corso dei secoli hanno espresso certe tendenze non sempre nobili, es. la praticità e la freddezza negli affari, fu una conseguenza della condizione a loro imposta.

Se a loro fosse stato possibile esercitare tutti i mestieri del Medioevo molto probabilmente la loro identità si sarebbe espressa solo a livello religioso. Costretti a fare solo o quasi gli usurai furono identificati come gruppo e perseguitati.

In sostanza sono stati i cristiani a creare l’ebreo.

Ricordo che nel mondo romano gli ebrei si dedicavano a tutte le professioni dell’epoca suscitando a volte l’ammirazione dei romani per la loro laboriosità. Ora nel Medioevo tutto questo è un ricordo.

– Protestantesimo e Controriforma di fronte agli ebrei (XVI-XVII)

.Il ghetto

.L’ebreo errante: i provvedimenti di espulsione

.La figura del marrano

.La Riforma protestante: “Degli ebrei e delle loro menzogne” (Lutero)

Il ghetto

La controriforma, come sappiamo, è il tentativo riuscito della Chiesa di Roma di reagire alla crisi indotta dall’espansione della Riforma protestante nel centro e nord Europa.

Ma è incredibile notare quanto in questa epoca lacerata dai contrasti e dalle guerre tra cattolici e protestanti gli ebrei siano stati perseguitati da entrambi.

Con la Controriforma cattolica nasce il ghetto e se è possibile la situazione degli ebrei peggiora ulteriormente. Il primo ghetto fu quello di Venezia del 1516 seguito da quello di Roma del 1555.

E’ chiamato così perché nel quartiere c’è una fonderia dove venivano “gettati” i metalli. Quindi si tratta di un ambiente insalùbre, come tanti altri ghetti, per esempio vicino a fiumi che spesso esondavano, come il Tevere nel ghetto di  Roma.

Il ghetto non è più uno spazio libero come la giudecca: ora la residenza è obbligatoria per tutti gli ebrei e tutti gli ebrei devono risièdervi. Alte mura e un unico portone chiudono il ghetto durante le ore notturne quando è proibito entrare e uscire.

I ghetti si moltiplicano soprattutto in Italia e diventano, in situazioni di affollamento e di promiscuità, focolai di misera e di malattie. Il ghetto di Roma attorno al 1850 era uno dei quartieri più poveri in assoluto della città, sottoposto, come già detto, a periodiche inondazioni del Tevere.

Occorreva tanto coraggio a vivere in queste circostanze e gli ebrei ne mostrarono parecchio in tutte le epoche.

Non dovunque in Italia nascono ghetti ebraici. A Livorno nel Settecento gli ebrei sono molto attivi nel porto, vivono nella città e non portano alcun segno di riconoscimento. Ma in Toscana l’autorità non era religiosa ma laica.

Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere con il ghetto?

L’obiettivo è la conversione utilizzando non la violenza diretta o la minaccia dell’espulsione, ma la miseria e il degrado in cui tutti gli ebrei vivono. L’ebreo doveva sapere che fuori dal ghetto poteva studiare, dedicarsi a tutte le professioni che voleva, poteva sposare donne cristiane e tante altre cose.

C’era una condizione però: abbandonare l’errore per la verità!   Nonostante

le pressioni di ogni tipo, es. obbligare gli ebrei di Roma a seguire le prediche in Chiesa, ai mestieri più poveri (es. il robivecchi), le conversioni furono sempre poche.

Appunto, occorreva tanto coraggio a vivere in queste condizioni.

La figura del “marrano” (e del “moriscos”)

Nasce nella Spagna cattolica la figura del “marrano” che in spagnolo significa “maialino”: sono gli ebrei che si convertono al cattolicesimo per evitare l’espulsione ma sospettati di continuare le proprie tradizioni nel chiuso della propria casa. Da notare che in italiano la parola marrano vuol dire ”traditore”, “cane rinnegato” e via di questo passo.

Non era un atto di grande coraggio mantenere viva la propria religione in un contesto come questo? Anche i primi cristiani si comportavano così: pagani alla luce del sole, nelle catacombe perfetti cristiani!

E’ inutile dire che in Spagna, nel corso del ‘500, ci saranno molti roghi di marrani  e di moriscos, i quali sono i musulmani convertiti al cristianesimo, anche loro circondati dal sospetto di continuare ad osservare i riti della loro religione originaria.

La Riforma protestante: “Degli ebrei e delle loro menzogne” (Lutero)

Neppure con la riforma protestante del XVI secolo la situazione degli ebrei migliorò, anzi dovette fare i conti con un integralismo radicale quanto quello cattolico.

Come sappiamo la Riforma luterana guarda al Vecchio Testamento con un particolare interesse all’interno di una polemica virulenta nei confronti della Roma papale. Tutto ciò faceva ben sperare gli ebrei che assistevano alle dispute teologiche e prendevano le parti di Lutero.

Ma quando Lutero si accorse che gli ebrei non volevano convertirsi alla nuova fede riformata scrisse nel 1543 “Degli ebrei e delle loro menzogne”, in cui non solo ripeteva tutte le diffamazioni medievali contro gli ebrei, ma predicava esplicitamente la violenza assassina: “Noi sbagliamo a non ammazzarli” perché – continua Lutero – “gli ebrei portano peste e pestilenza, pura sventura”.

In un altro passo Lutero riporta in auge l’accusa agli ebrei di parassitismo e di considerarsi migliori dei cristiani: “Gli ebrei vogliono consumare pigre giornate dietro la stufa, a ingrassare e scoreggiare, vantandosi in modo blasfemo di essere i signori dei cristiani”.

Come ognuno nota il linguaggio trasuda di disprezzo, di odio tenace, di profonda avversione.

A questo punto è probabile che in tutti voi sia nata una domanda: se gli ebrei sono così disprezzati, se autorevoli esponenti della chiesa ortodossa, cattolica e protestante invocano l’omicidio di massa e masse popolari in Germania e in Russia mettono in pratica questi appelli, forse gli ebrei sono colpevoli di qualcosa, forse gli ebrei hanno commesso dei reati.

No, non credo che ci sia negli ebrei una o più colpe specifiche: nelle situazioni di crisi, nelle epoche di cambiamento sociale gli ebrei erano il “capro espiatorio” a cui addossare ogni difficoltà e ogni responsabilità, così come avviene oggi quando addossiamo agli immigrati gran parte dei problemi che affliggono il nostro Paese senza capire la reale natura dei problemi che viviamo ogni giorno.

La Rivoluzione francese e l’inizio dell’antisemitismo moderno

.L’abate Auguste Barruel e la tesi del “complotto ebraico” (1820)

.Il caso di Edgardo Mortara (1852) e Giuseppe Coen (1864)

.La “Civiltà cattolica” e la “conquista del mondo” ebraica   (1890)

.La nascita dell’antisemitismo ottocentesco: l’ebreo razza immutabile

L’abate Auguste Barruel e la tesi del “complotto ebraico” (1820)

La Rivoluzione francese del 1789 ebbe una funzione positiva emancipando gli ebrei nella nuova figura del cittadino che si riconosce nello Stato mentre lo Stato assicura l’uguaglianza a tutti. Egalitè, Fraternitè e Liberté assicurano agli ebrei francesi l’uguaglianza giuridica di fronte a tutti i non ebrei. Mai gli ebrei francesi avrebbero osato sperare tanto dopo le persecuzione subite nei secoli precedenti dai re cattolici.

Gli anni dopo il 1789 in Francia, e dovunque arrivarono le armate francesi, furono forse gli anni migliori della storia ebraica in Europa perché i ghetti si aprirono, gli ebrei finalmente vennero equiparati gli altri cittadini e fu sancita la più completa libertà e tolleranza religiosa.

L’uguaglianza degli ebrei con i non ebrei durò poco: con la sconfitta di Napoleone (1815) i ghetti vennero di nuovo chiusi e le leggi egualitarie abolite. Ma il ritorno all’ordine non impedì che quanto era accaduto ampliasse il solco tra ebrei e i loro avversari.

Infatti, nonostante la sconfitta della Rivoluzione francese, l’antigiudaismo ebbe un’arma in più contro l’ebraismo accusando gli ebrei di essere i manovratori di quanto stava accadendo nell’Europa negli ultimi tre secoli.

Per esempio nel 1820 l’abate Barruel scrisse un testo che fece epoca. Da notare che Barruel è un abate, quindi ancora una volta l’attacco agli ebrei parte dal mondo ecclesiastico, ancora sconcertato di fronte alla piena uguaglianza degli ebrei, seppure revocata da alcuni anni.

La tesi di Barruel è che dietro la riforma protestante, l’illuminismo, la massoneria, la rivoluzione francese, il liberalismo ci sono gli ebrei, i quali sono a capo di una congiura universale per conquistare il potere in tutto il mondo e imporre la loro religione nefasta.

E’ una tesi assolutamente fantastica che però piace e non verrà dimenticata.

A chi piace? Piace a tutti coloro che odiano la riforma protestante, il liberalismo, la rivoluzione francese e l’idea della tolleranza religiosa. In poche parole la reazione a tutto questo viene ancora dagli ambienti cattolici più intransigenti e dai circoli conservatori e reazionari che avrebbero voluto far tornare indietro la ruota della storia di alcuni secoli cancellando quanto di buono era nato.

La “Civiltà cattolica” e la “conquista del mondo” ebraica

L’idea che gli ebrei siano al centro di una cospirazione mondiale arriva purtroppo anche in Italia ed è fatta propria dalla rivista dei gesuiti italiani, “Civiltà cattolica”.

Per esempio, in vari articoli a partire dal 1890, gli ebrei vengono dipinti come i grandi manovratori occulti della storia. “I giudei si arrogano di conquistare il mondo, di regnare sopra gli imperi da essi abbattuti, di sottoporre a sé ogni popolo… la rivoluzione che in quest’ultimo secolo ha soqquadrato l’intero ordinamento cristiano a pro di chi ella è stata fatta? A pro unicamente del giudaismo il quale in virtù de’ menzogneri principi di libertà, di fraternità e di uguaglianza, ha potuto colorire a man salva il suo desiderio di predominio”.

Il ragionamento è molto semplicistico: la rivoluzione dell’89 ha liberato gli ebrei? Allora vuol dire che dietro ci sono loro stessi e che i “diritti dell’uomo” sono solo una grande montatura dietro la quale si cela un popolo tenace all’inverosimile nel suo odio distruttore.

Come bisogna comportarsi contro gli ebrei, soprattutto in Italia? Abolire l’uguaglianza civile e riportare gli ebrei alla subordinazione che li aveva sempre contraddistinti.

Infatti l’articolo citato della “Civiltà cattolica” del 1890 così si concludeva: “Se non si rimettono gli ebrei al posto loro, con leggi umane e cristiane sì, ma di eccezione, che tolgan loro l’uguaglianza  civile, a cui non hanno diritto, che anzi è perniciosa non meno ad essi che ai cristiani, non si farà nulla o si farà ben poco”.

Per capire questi atteggiamenti bisogna dire che la fine dell’Ottocento è un momento particolarmente difficile per la chiesa cattolica perché ha perso quel ruolo fondante che ha avuto nei secoli a causa dell’emergere della società industriale con le nuove idee di tolleranza religiosa, libertà politica e libertà dei costumi. La chiesa appare in difficoltà di fronte a quello che chiamiamo modernità, secolarizzazione con la separazione tra chiesa e Stato, la comparsa della scuola laica… nuove realtà che sembravano relegare la chiesa di Roma a un ruolo secondario.

La lotta contro gli ebrei, visti come la punta dell’iceberg della modernità, diventava quindi lotta contro tutte queste tendenze deleterie.

In Italia in quegli anni gli ebrei invece godevano della parità dei diritti con il resto della popolazione, almeno fino alle leggi razziali del 1938. Lo stato italiano li aveva liberati dai ghetti fin dalla sua nascita nel 1861. Il ghetto di Roma fu aperto quando Roma divenne capitale d’Italia nel 1870 e rapidamente gli ebrei si imposero nella cultura, nelle professioni e nei commerci.

Il caso di Edgardo Mortara (1852) e Giuseppe Coen (1864)

Mentre l’intolleranza contro gli ebrei cresce sempre di più nel corso dell’Ottocento, un secolo nel quale il razzismo assume pretese scientifiche, accadono nello Stato della Chiesa alcuni episodi che fecero rumore in Europa.

Nel 1852 a Bologna, Edgardo Mortara è un bambino ebreo molto ammalato. La donna di servizio, cristiana, sottrae il bambino ai genitori e lo fa battezzare in un istituto religioso di Roma.

I genitori non videro più il figlio e neppure bastarono a muovere il papa alla pietà gli appelli di sovrani e uomini di stato di mezza Europa.

Il battesimo, fu risposto, imponeva che da quel momento in avanti il bambino fosse sottratto per sempre ai genitori: affidare un bambino battezzato a genitori ebrei sembrava una bestemmia.

Mortara poi divenne sacerdote e un ottimo predicatore.

Simile è il caso di Giuseppe Coen. Siamo a Roma nel 1864. Giuseppe aveva 11 anni e non era ammalato. Con uno stratagemma fu rinchiuso nell’ospizio dei catecumeni e non ebbe più contatti con i familiari. Anche questa volta la Chiesa fu irremovibile di fronte all’immenso dolore dei familiari: una sorella ne morì, la madre impazzì.

La pratica di rapire i bambini ebrei per farne dei cristiani è naturalmente antica. Questi sono solo due casi.

Il problema dei bambini ebrei battezzati si porrà anche al termine della seconda guerra mondiale con il ritorno dai lager di alcuni genitori che avevano nascosto i figli presso istituzioni religiose. Un documento del 1946 firmato da Papa Pio XII dava indicazioni precise al merito: i bambini ebrei battezzati, quindi non più ebrei, non dovevano essere restituiti ai genitori sopravvissuti ai lager.

La nascita dell’antisemitismo moderno: l’ebreo “razza immutabile”

Negli stessi decenni in cui “Civiltà cattolica” porta avanti il discorso dell’ebreo odiatore delle società cristiane e teso alla conquista del mondo, compare in Germania e in Francia un nemico ancora più gravido di conseguenze: il razzismo assunto a dignità scientifica. (si potrebbero, tra i maggiori teorici del razzismo, citare De Gobineau, Chamberlain, Rosenthal. L’Ottocento è il secolo per antonomasia del razzismo).

E’ vero che il razzismo è anticristiano, così come sarà anticristiano il nazismo, ma il razzismo è soprattutto antisemita e il nuovo antisemitismo è una radicalizzazione dell’antico antigiudaismo.

Cerchiamo di capire la differenza tra antigiudaismo e il nuovo antisemitismo. Il razzismo non teorizza solo l’esistenza delle razze, di razze superiori destinate a dominare e delle inferiori destinate a servire le razze padroni.

Il razzismo afferma anche che le razze sono immutabili perché sono il prodotto di fattori biologici e non storico-ambientali. Quindi se nel discorso cristiano l’ebreo cessa di esistere come ebreo se accetta il battesimo, nel discorso razzista l’ebreo rimane sempre ebreo qualunque cosa faccia.

A questo punto se l’ebreo non può essere neutralizzato in alcun modo e se la sua influenza è nefasta, se l’ebreo è un cancro che corrode la civiltà, e la lotta contro di lui è mortale, ci sono solo due alternative: l’espulsione di massa oppure lo sterminio. Il Novecento tenterà di realizzare la seconda possibilità.

– Il Novecento: il secolo della Shoah

.I “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”: la giudeizzazione del mondo

.Il “Mein Kampf” e il complotto ebraico

.Gli ebrei: da “sottouomini” a “parassiti”

.Le Leggi razziali in Italia e l’infamia della persecuzione ebraica (1938)

.Italia ingrata: gli ebrei nella storia dell’Italia unita

.I-tal-jàh: ossia “isola della rugiada divina”

.Il bilancio del genocidio ebraico

I “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”: la giudeizzazione del mondo

L’accusa agli ebrei di mirare al controllo del mondo intero non muore con la fine dell’Ottocento, anzi trova nuova linfa con la pubblicazione di uno dei libri più nefasti di ogni epoca: i cosiddetti “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”.

Di che cosa si tratta? Sarebbe il resoconto di diverse fantomatiche riunione dei maggiori capi del popolo ebraico i quali progettano la conquista del mondo utilizzando ogni mezzo politico, sociale ed ideologico: la massoneria, il comunismo, il liberalismo, le banche sono tutti strumenti che devono portare al controllo del mondo con  l’inevitabile giudeizzazione di ogni popolo. Come faranno gli ebrei? come faranno a utilizzare capitalismo e comunismo, banche e rivoluzione comunista?

Ascoltate il ragionamento. Con la finanza sviluppano il capitalismo il quale getta in miseria il proletariato. Il proletariato fa la rivoluzione e gli ebrei controllano il nuovo potere comunista. Solo a quel punto gli ebrei getteranno la maschera!

In tutto questo non c’è un briciolo di verità, ma tutto questo venne creduto. E’ incredibile con quale facilità gli uomini abbiano creduto anche alle più fantasmagoriche leggende.

I“Protocolli dei Savi Anziani di Sion” sono un falso palese comparso prima in Russia all’inizio del secolo e poi rapidamente tradotto in tutte le lingue europee e ancora oggi letto avidamente presso alcuni popoli arabi che considerano Israele il Male sulla terra da distruggere.

Una curiosità. Tra il 2002 e il 2003 la televisione egiziana mandò in onda uno sceneggiato in 41 puntate che narrano la storia di un giovane egiziano in lotta contro il colonialismo inglese fino al momento in cui scopre che dietro a tutto ci sono i “Savi di Sion”, tessitori di un complotto mondiale per la conquista del mondo di cui il colonialismo inglese è solo uno strumento. Una tesi assolutamente assurda!!

Quando nacquero i “Protocolli”? I “Protocolli” furono confezionati dall’Okrana” nel 1903, ossia dalla polizia politica russa per giustificare i tremendi pogrom che insanguinano di sangue ebraico i ghetti cittadini e gli stetl in cui da tempo immemore vivono in povertà gli ebrei russi.

In Germania e in Italia il libro troverà lettori attenti tra cui Hitler mentre in Italia ci fu una prima edizione nel 1921 e poi diverse edizione a partire dalla promulgazione delle Leggi antiebraiche del 1938.

I “Protocolli” ottengono dovunque uno straordinario successo perché è la prova di quanto si era sempre sospettato pur non avendo prove tangibili. E’ la scoperta del complotto giudaico-plutocratico-massonico-bolscevico e soprattutto del complotto ebraico-comunista che sta dietro la rivoluzione d’ottobre del 1917.

A dir la verità c’è qualche verosimiglianza: molti dirigenti comunisti russi sono di origine ebraica (Trotsky per esempio); lo stesso Marx era di origine ebraica; alcuni partiti ebrei russi appoggiano la rivoluzione comunista del ‘17

Ma da qui a dire che la rivoluzione guidata da Lenin è solo un capitolo riuscito del piano di conquista del mondo da parte degli ebrei, ce ne corre parecchio!

A Wall Street molti banchieri e operatori finanziari sono ebrei, ma anche in questo caso vedere nella crisi del ’29 una riuscita crisi economico-sociale indotta dall’elemento ebraico, sempre per puntare al dominio mondiale, voleva dire costruire una tesi al di fuori di qualunque verosimiglianza.

E poi Marx ebreo. Ma non aveva scritto che la “religione è l’oppio dei popoli”? Tutte le religioni sono oppio dei popoli . Anche l’ebraismo a questo punto è una droga che annebbia la vista.

Il “Mein Kampf” e il complotto giudaico

Abbiamo detto che Hitler fu un entusiasta lettore dei Protocolli e i risultati si vedono nel Mein Kampf scritto in un carcere austriaco nel 1924.

Scrive Hitler che “il giudeo lavora sistematicamente a questo fine (cioè il dominio del mondo) e scuote le basi economiche degli stati fino a che le imprese pubbliche, divenute improduttive, vengono sottratte allo stato per essere sottomesse al suo controllo finanziario”.

In sostanza l’ebreo non è visto più come nei secoli passati nei panni della sanguisuga che succhia il sangue degli altri per arricchirsi in modo sfacciato. L’ebreo usa le banche, non per il proprio interesse personale, ma per conquistare alla causa ebraica il mondo intero.

Democrazia, parlamentarismo, massoneria, finanza, comunismo sono tutti mezzi per lo scopo finale, che nel caso della Germania è – continua Hitler – “non solo la rovina economica, ma l’ebreo vuole che sia politicamente ridotta in schiavitù”.

“Solo quando conquista il potere, il giudeo getta la maschera – scrive Hitler –  Il giudeo democratico cede il passo al giudeo sanguinario e tiranno il cui obiettivo è sterminare i rappresentanti dell’intellighenzia e ridurre in schiavitù il popolo”.

Gli ebrei: da “sottouomini” a “parassiti”

Però con Hitler e il nazionalsocialismo viene fatto un passo in avanti nella lunga strada dell’odio nei confronti degli ebrei.

Gli ebrei non sono tanto additati come nemici del genere umano, deicidi e  pervicacemente legati a una religione degenerata. Per esempio l’accusa di deicidio interessa poco-nulla a Hiltler.

Hitler oscilla tra la considerazione degli ebrei quale razza inferiore (“sottouomini”, Untermenschen, quindi bestie, animali), ma in molti discorsi compare anche l’immagine dell’ebreo parassita, ossia “essere dal sangue impuro” dai quali pertanto è necessario difendersi “come hanno fatto nel secolo scorso Pasteur e Kock”, scrive nel Mein Kampf.

In molti passi del “Mein Kampf” Hitler li chiama “parassiti”, “bacilli”, “propagatori di infezioni”, “sanguisughe”, “avvelenatori del sangue altrui”.

Quindi gli ebrei non sono una razza abietta, sono addirittura una “antirazza”.

E tenete conto che non si tratta solo di parole insultanti: il termine parassita acquista un significato non solo morale ma soprattutto medico-profilattico: che cosa si fa contro i parassiti? Che cosa fa una mamma quando trova dei pidocchi tra i capelli della figlia? La mamma si precipiterà nella più vicina farmacia e starà tranquilla solo quando saranno scomparsi tutti i pidocchi.

Anche uno solo tra i capelli della figlia è inammissibile per la nostra mamma perché sa che da uno nascerà una colonia. Tutti devono essere sterminati. E sterminio richiama Auschwitz.

Non è un caso che intere famiglie di ebrei furono deportate nei Vernichtunglager, ossia nei campi di sterminio, perché tutti dovevano essere sterminati, compresi i bambini e i vecchi. Soprattutto i bambini dovevano essere sterminati, perché loro avrebbero contribuito alla riproduzione degli ebrei-pidocchi.

Nel caso invece degli oppositori politici al nazismo solo il partigiano era deportato nei Kz, ossia nei campi di concentramento. La famiglia del resistente non era depositaria di tare razziali passibili di sterminio.

Gli ebrei invece dovevano essere tutti sterminati perché la loro – come abbiamo detto –  non era considerata neppure l’ultima delle razze umane e neppure e la prima delle razze animali. Sono pidocchi che infestano il genere umano, ancora più pericolosi dei pidocchi che infestano gli ambienti sporchi perché gli ebrei mirano alla miseria dei popoli per poi imporre le loro usanze repellenti.

Che cosa viene usato per sterminare gli ebrei-pidocchi? Ad Auschwitz viene usato lo Zikon B, ossia un gas che veniva usato per disinfettare le stive delle navi da pidocchi e ratti dopo lunghe traversate.

E gli ebrei sono anche ratti che portano malattie da cui difendersi sterminandoli tutti. In un film voluto da Gobbels, il numero due del regime e responsabile della propaganda, “L’eterno ebreo” del 1941, c’è una celebre inquadratura in cui si vede prima un gruppo di ebrei nei loro abiti tradizionali e subito dopo sfuma l’inquadratura e compaiono topi repellenti e subito dopo ancora i volti degli ebrei nei ghetti.

Con l’avvento del nazismo al potere un altro tassello è stato aggiunto alla estenuante sequela di superstizioni, pregiudizi, accuse, violenze, massacri, emigrazioni che hanno lacerato il popolo ebraico lungo 2000 anni di storia: gli ebrei inquinano la razza ariana e da loro bisogna difendersi così come fa una comunità minacciata da virus e malattie.

Le Leggi razziali in Italia e l’infamia della persecuzione ebraica (1938)

Anche in Italia comparvero nel 1938 riviste e opuscoli con tutto un campionario di insulti, menzogne, accuse riprese dal nazismo e dall’antisemitismo radicale dell’Ottocento.

Eppure, come gli ebrei tedeschi, anche gli ebrei in Italia si sentivano prima italiani e poi ebrei. Voglio dire che era molto forte il senso di appartenenza allo Stato italiano che li aveva liberati dai ghetti nel 1861 dando a loro una dignità non sperata.

Da notare che nessuna voce si alzò in Italia a difesa degli ebrei: non quella del re Vittorio Emanuele III che anzi firmò le leggi, non quella degli intellettuali ossequienti del fascismo, non quella della Chiesa di Roma nella figura di Pio XI, Papa Ratti.

Spesso oggi si tende a dire che il Vaticano non rimase zitto, anzi entrò in polemica con Mussolini in merito ad alcune questioni legate alle Leggi del ’38. Questo è vero soprattutto per il caso degli ebrei italiani convertiti al cattolicesimo di cui le Leggi abolivano il matrimonio con donne ariane o viceversa.

Per la Chiesa, che muove da motivazioni religiose, l’ebreo cessa di essere ebreo con la conversione data dal battesimo; per il fascismo razzista le cose sono diverse: l’ebreo è sempre ebreo qualunque sia la sua religione.

E’ importante dire che Pio XI in cuor suo era sicuramente contrario alle Leggi razziali (in alcune occasioni disse in pubblico che “noi siamo spiritualmente semiti” ed “esiste una sola razza umana”), però gli mancò la forza, anche a causa dell’età avanzata, di modificare gli orientamenti della Curia dove le simpatie per Mussolini erano molto evidenti.

Nel momento in cui i nazisti procedono alla deportazione nei campi di sterminio, ossia nel sett-ott. ’43, gli ebrei in Italia sono circa 40.000: di essi 8000 furono deportati e solo poche centinaia tornarono alle loro case.

Italia ingrata: gli ebrei nella storia dell’Italia unita

L’Italia fu molto ingrata nei confronti degli ebrei mentre gli ebrei dettero molto al nostro Paese. Se cancellassimo tutti gli ebrei che si sono distinti nella politica italiana cancelleremmo un pezzo della nostra storia: furono ebrei Daniele Manin e Giuseppe Finzi, eroi del Risorgimento; dopo l’Unità Luigi Luzzatti, anche lui di origini ebraiche, fu più volte ministro e presidente del consiglio nel 1910-11; oltre a Luttazzi furono presidenti del Consiglio altri due ebrei: Alessandro Fortis, che combatté con Garibaldi e fu Primo ministro nel 1905-1906 e Sidney Sonnino, uomo politico di primo piano nell’Italia giolittiana. Quindi abbiamo avuto tre primi ministri ebrei. Nel 1902 il ministro della Guerra fu l’ebreo Giuseppe Ottolenghi.

Un altro importante uomo politico di origini ebraica fu  Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1909 al 1913. Nathan nel 1915, a 70 anni suonati si arruolò volontario e combatté al Col di Lana. Duecento ebrei parteciparono alla Marcia su Roma; Aldo Finzi fu sottosegretario fascista nel primo governo Mussolini.

Erano ebrei i maggiori dirigenti del Psi a inizio Novecento: Claudio Treves, Emanuele Modigliani, Anna Kuliscioff, i fratelli Rosselli, Carlo e Nello,  trucidati da Mussolini nel 1937 in Francia.  Fu ebreo anche Umberto Terracini, fondatore con Gramsci del Pci. Erano ebrei anche due medaglie d’oro della resistenza: Eugenio Cùriel e il filosofo Eugenio Colorni.

Italia in ebraico si dice I-tal-jàh: ossia “isola della rugiada divina”: non fu sempre così!

Il bilancio del genocidio ebraico

Nel 1945, finita la guerra, i superstiti faranno i conti e si accorgeranno che mancheranno sei milioni di ebrei sugli 9-10 milioni degli ebrei nell’Europa del 1939. E ogni ghetto, ogni lager, ogni ebreo sopravvissuto aveva una storia da raccontare sotto il segno dell’antisemitismo.

Per concludere vorrei fare una ultima riflessione che mi sembra importante sul piano storico: non c’è un rapporto di causa effetto che collega l’accusa di deicidio ad Auschwitz.

I cristiani nei secoli non hanno mai programmato di uccidere tutti gli ebrei, anche se le vittime delle violenze nei secoli sono state centinaia e centinaia di migliaia.

L’ebreo convertito al cristianesimo cessava di essere ebreo ed entrava a far parte della comunità cristiana nonostante il sospetto di conservare gli antichi riti era sempre molto forte. Invece l’ebreo che non si convertiva doveva pagare la sua tenace fede nei padri e il suo rifiuto della figura del Cristo con la miseria, gli insulti, la paura costante, i massacri periodici.

Con il nazismo le cose sono diverse: qualunque cosa faccia l’ebreo è sempre ebreo. La sua è una razza a sé e secondo il razzismo ottocentesco le razze sono un prodotto biologico e non storico-ambientale.

Quindi per Hitler la conversione al cristianesimo non è determinante per farne un non ebreo; l’ebreo che aveva combattuto per la Germania rimaneva sempre ebreo perché le razze sono immutabili e ogni membro porta in sé caratteri immodificabili.

Le camere a gas sono costruite dai nazisti e il nazismo è anche una ideologia anticristiana: però non c’è dubbio che anche l’antigiudaismo cristiano e protestante sia stato nei secoli una brutta pagina della nostra storia.

Giancarlo Restelli