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Donne Legnanesi nella Resistenza. Storie da raccontare

Donne Legnanesi nella Resistenza
Storie da raccontare

L’azione partigiana al femminile più famosa per Legnano è… un bacio. Luogo: ospedale di Busto Arsizio. Data: 13 luglio 1944.
Protagonisti: lui, un ragazzo di 21 anni, comandante della 101^ Brigata Garibaldi GAP di Legnano Mazzafame e Gorla Maggiore, ricoverato in ospedale a Busto Arsizio dopo essere stato doppiamente e molto gravemente ferito alle gambe e al ventre durante lo scontro del 21 giugno alla Cascina Mazzafame dove, in seguito ad una delazione, 250-300 fascisti, delle camicie nere, X-Mas e PAI, da Busto sono piombati su una quindicina di partigiani. Il comandante in ospedale era piantonato, interrogato e minacciato, non ha parlato: pertanto i fascisti hanno deciso di fucilarlo l’indomani mattina in piazza a Busto. Lei, una ragazza di 16 anni, molto più che staffetta partigiana della 101^ (poi passata alla 182^) Brigata Garibaldi SAP. Lui: Samuele Turconi. Lei: Piera Pattani.
Piera Pattani
“Abbiam salvato Samuele Turconi che era là in ospedale – ricorda Piera – e c’era la cassa vicino al letto, chè lo dovevano portar via alla sera per ammazzarlo. E io sono andata dentro.” “E poi è venuta la sera fatale – racconta Samuele – è venuto il Montagnoli: “Eh… oggi ti facciamo la festa in piazza S. Maria..!” Un cretino di quelli viene dentro: “Ah… c’hai qua compagnia..! C’è una signorina che ti vuole vedere..!” Ed entra la Piera Pattani. Io non la conoscevo… la conoscevo di vista, sì era dentro nei partigiani ma la conoscevo di vista. Mi si è buttata al collo abbracciata e ho sentito che nella mia bocca entrava qualche cosa. C’è stato un disgraziato di quelli lì, ha preso il fucile per la canna, le ha dato tre vergate sulla schiena che credevo che era morta! Credevo che la Piera Pattani era morta! Invece per i capelli l’hanno trascinata fuori da dove ero io. A un certo punto… cosa ho in bocca? Faccio finta di mettere la testa sotto le lenzuola e riesco a leggere “tentiamo alle 10”. E alle 10-10.10 sono arrivati.” “Gli ho dato – prosegue Piera – il bigliettino in bocca dell’orario in cui lui si doveva preparare, poi i fascisti m’han presa, han capito che non ero la sua fidanzata, m’han picchiato contro a un muro. E poi c’è venuta la suora e il prof. Santero, perché sapeva già tutte le cose che si doveva fare: “Ma cosa fate?!” e intanto sono arrivati e l’abbiam salvato. L’abbiamo portato a Legnano sulla canna di una bicicletta del Guido Venegoni, con altri compagni, il Bigatel e altri (io i nomi non li sapevo), e l’abbiam portato in casa della Alogisi Angela in Grassini e le prime cure, perché lui è stato operato e tagliato, gliele ha fatte il dott. Ezio Tornadù, che era della Farmacia della Stazione che collaborava con noi, ci dava le bende, le cose…”.
Potete vedere questa videointervista al link: https://youtu.be/YZMItugnT8g
Angela Alogisi ha ricoverato e curato tanti partigiani e non è stata l’unica donna a farlo. Piera ci ha raccontato che bastava bussare a una porta “tieni questo pacco, vengo dopo a prenderlo” oppure “ho qui un ferito…” e la porta si spalancava.
Da quell’episodio Piera ha iniziato una nuova attività singolare. Andava negli ospedali fingendosi la fidanzata di partigiani che conosceva o non aveva mai visto per comunicare al partigiano le modalità concordate per tentare la sua fuga. Ma Piera, 16 anni, era molto di più, ha collaborato con comandanti quali Arno Covini e Mauro Venegoni, con il famoso gappista Visone, Giovanni Pesce, nel rhodense, è stata al fianco di Mario Cozzi (Pino), comandante della 101^ e 182^ Brigata Garibaldi SAP di Legnano, aiutandolo ad organizzare l’insurrezione del 25 aprile.
Piera era anche responsabile della stampa clandestina che lei stessa andava a prendere a Milano e poi distribuiva a tante donne che la portavano nelle fabbriche di Legnano e zona. Piera il 5 novembre 2013 ha ricevuto la benemerenza civica (video della cerimonia a questo link: https://youtu.be/1ttXio5rNiQ ) e l’ha accettata solo con la clausola di condividerla idealmente con tutte le donne che hanno collaborato con lei e che in quell’occasione ha voluto citare.
Nomi da ricordare con riconoscenza
Operaie della Cantoni: Carolina Rossetti, Serena Carugo, Anna Garavaglia. Operaie della Brusadelli: Carolina Massenzana, Rosetta Salviati, Maria Lodini. Operaie della De Angeli Frua: Celestina Colombo, Norma Madella, Iole Morlacchi, Tullia Manzotti. Operaie dell’Agosti: Anna Re, Giuseppina Gallo Stampino. Operaie della Giulini Ratti: Wilma Gibertoni, Rina Colombo, Mariuccia Rossetti, Clotilde Falegni, Carla Brega. Operaie della Tessitura Monti: Carolina Colombo. Operaie della Manifattura Legnano: Maria Casella, Gemma Della Flora. Ragazze del volantinaggio: Luciana Frassini, Laura Moro, Francesca Mainini, Alba Lonati, Angela Alogisi, Maria Alogisi, Palmira Senati.
Piera è stata staffetta partigiana, di collegamento anche con i cattolici, coordinati da don Carlo Riva, coadiutore di San Domenico e rappresentante della Democrazia Cristiana nel CLN di Legnano.
Francesca Mainini
Un’altra importantissima figura di collegamento tra le Brigate Garibaldi SAP e GAP e tra il CLN di Milano e il CLN di Legnano è Francesca Mainini. Francesca, 26 anni, ha collaborato in varie occasioni col comandante della GAP Samuele Turconi. La GAP Gruppo di Azione Patriottica si occupava delle azioni più rischiose, disarmi, sequestri di armi e viveri direttamente in fabbrica per i partigiani di montagna, sia per i garibaldini di estrazione comunista sia per le formazioni cattoliche, e si occupava di deragliamenti e attentati.
Vicino alla stazione, in corso Vittorio Emanuele 18, quasi di fronte alla Franco Tosi c’era un albergo-ristorante famoso: l’albergo Mantegazza, dove “i fascistoni e la delinquenza mangiavano, bevevano, facevano orge, tedeschi e italiani” puntualizza Samuele Turconi. Per questo è stato scelto come obiettivo.
Vicino alla caserma dei carabinieri di via dei Mille c’era la casa di Francesca, proprio confinante con la caserma. Sullo stesso pianerottolo abitava Alba Lonati, moglie del comandante partigiano Bruno Giovanni Lonati. “Lì a casa mia – racconta Francesca – facevano le bombe e allora io e Alba andavamo a metterle giù. Per esempio quando è andato per aria il Mantegazza, abbiamo portato là noi le bombe e c’era là il Samuele a prenderle. Senza paura. Non sapevo nemmeno cos’era la paura.”
Samuele Turconi ha preparato le due bombe a miccia cortissima e le ha poi collocate con la collaborazione del comandante della SAP Giuseppe Marinoni (Costa-Negri) davanti alla finestra e alla portafinestra su strada. Risultato: 3 morti, 25 feriti, albergo inagibile; coprifuoco anticipato, divieto di circolare in bicicletta e obbligo per il comune di pagare una sanzione e ricostruire l’albergo; i muri di Legnano ricoperti di cartelli con la fotografia di Samuele e una forte taglia (stile wanted del Far West); una delazione ha portato Francesca in prigione, prima a Legnano al San Martino e poi a Milano a San Vittore. Francesca è stata condannata a morte per fucilazione, ma graziata per intercessione del Cardinal Schuster. Una guardia la farà fuggire il 24 aprile 1945.
Irene Dormelletti
Altra staffetta della GAP è Irene Dormelletti, una bellissima ragazza di 23 anni che sfrecciava in bicicletta tra Legnano e Gorla Maggiore portando i bigliettini con gli ordini infilati dentro il telaio della bici (toglieva le manopole e poi recuperava il biglietto con un ferro). Insomma un Bartali in gonnella. Irene accompagnava anche i partigiani per alcune tratte.
Iole Legnani
Giovanissima staffetta legnanese anche Iole Legnani. A 16 anni aveva il coraggio di trasportare bombe, rivoltelle ed altro in treno o in bicicletta, anche in luoghi dove i fascisti erano numerosi. Per aiutare il suo fidanzato Ferdinando, anch’egli partigiano, non ha esitato a recarsi con mezzi di fortuna fino in Liguria, riuscendo perfino a farsi aiutare dai tedeschi a raggiungerlo e portargli una valigia con abiti civili.
La storia di Iole è veramente singolare. Se volete saperne di più le videointerviste (di Iole ma anche di Francesca Mainini, Irene Dormelletti e Giuseppina Marcora) sono integralmente pubblicate nel DVD “Marciavamo con l’anima in spalla. I partigiani legnanesi raccontano…”. Lo trovate sul canale youtube dell’anpi: https://youtu.be/kg50JUbViGM .
Tante sono le donne di Legnano che hanno contribuito alla Resistenza. Persino le suore canossiane della Barbara Melzi, che nascondevano gli ebrei in transito da Legnano per essere accompagnati verso il confine con la Svizzera.
Giuseppina Marcora
Un ultimo accenno ad una partigiana che non ha operato a Legnano ma ad Inveruno e che vive ora a Legnano vicino alla nostra sede ANPI: Giuseppina Marcora, sorella di Giovanni, comandante partigiano nelle formazioni cattoliche dell’Alfredo Di Dio e futuro ministro dell’agricoltura.
Giuseppina, che ha festeggiato lo scorso 23 febbraio i 97 anni, era molto più di una staffetta: lei era il comandante militare delle formazioni partigiane cattoliche di Inveruno e zona. Finita la guerra a lei, donna, è arrivato a casa il foglio di “congedo militare”.
“… è per tutto il mondo intero!!”
Queste donne che hanno fatto la Resistenza hanno ancora qualcosa da dire a noi? In particolare ai giovani?
Piera Pattani, 90 anni compiuti lo scorso 19 febbraio, ha rilasciato il 26 gennaio un’intervista a Legnanonews: “Ai giovani dico prima di tutto di essere fermi e solidali nelle cose. Se hai un’idea, qualunque sia, portala avanti con fedeltà, ma con onestà la devi portare avanti, come l’abbiamo portata avanti noi.”
L’amore per la Libertà, la fermezza, l’onestà e la solidarietà alla base di tutto. Perché… “ricordiamoci una cosa sola – puntualizza Samuele – che se non c’era il popolo che aiutava i partigiani, i tedeschi ci bruciavano in 24 ore.” “Perché con piccole cose – soggiunge Piera – si facevano cose grosse.” “Non si poteva dire “Lo faccio per me, lo faccio per te” – conclude Francesca – è per tutto il mondo intero!!”
Per tutto il mondo intero: ne abbiamo da imparare da queste donne…!

Renata Pasquetto