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Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne

Il giro del mondo in ottanta giorni

Dopo i vaggi reali intorno al mondo di Magellano con Pigaferra cronista, di Francis Drake, di alcuni mercanti italiani, di James Cook e di altri nel ‘700, tra cui Louis-Antonie de Bouganville (che importò il fiore che ebbe il suo nome), il “Giro del mondo” di Verne è il primo effettuato con la fantasia e con la fantasia esplorò gli abissi marini e sotterranei, gli spazi aerei e si avventurò oltre l’atmosfera nel libro “Dalla terra alla luna”.

Verne scoprì la sua vocazione a viaggiare quando aveva unidici anni e si imbarcò come mozzo su un mercantile senza dire nulla ai genitori. Venne riacciuffato al primo scalo e riportato a casa. La famiglia era della media borghesia francese e non poteva ammettere fughe. Il piccolo Jules promise che da quel giorno avrebbe viaggiato solo “in sogno”, promessa che mantenne visto il gran numero di libri e il numero relativamente basso di viaggi che fece.

Significato delle opere di Verne
Per capire il romanzo di Jules Verne dobbiamo fare riferimento allo straordinario sviluppo industriale e nel settore dei trasporti nella seconda metà dell’Ottocento favorito da 45 anni di pace dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e l’inizio della prima guerra mondiale nel 1914.

La seconda rivoluzione industriale
Protagonista nel romanzo è la seconda rivoluzione industriale dopo la prima che ha toccato solo l’Inghilterra tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800. Allora la rivoluzione industriale coinvolse solo il settore cotoniero, il ferro (industria siderurgica) e il carbone (macchina a vapore).
Nel momento della pubblicazione del romanzo di Verne invece i settori trainanti sono le ferrovie, la siderurgia, l’elettricità, il telegrafo, il telefono (dal 1875), la radio (dal 1895), la navigazione a vapore, il petrolio, la chimica. La bicicletta, la macchina da scrivere, il cinema e l’automobile furono i cambiamenti più vistosi
I contemporanei ne furono travolti, almeno coloro che abitavano nelle grandi città dove l’espansione edilizia stava cambiando radicalmente l’urbanistica e i modi di vivere. Anche qui alla fine del secolo tram elettrici, metropolitane, grattacieli con i primi ascensori.
Il telegrafo fu il principale mezzo per velocizzare le comunicazioni. Nel 1872 si poteva telegrafare da Londra a Calcutta, Tokio o Adelaide. Alla fine del 1860 si spedivano milioni e milioni di messaggi telegrafici in tutti i paesi dove c’era questo servizio in non più di cinque minuti.
La parola più idolatrata nei discorsi e sui giornali fu Progresso, garantito dall’inedita combinazione di scienza, tecnica, ricerca e investimenti industriali. Gli anni cruciali furono tra il 1850 e il 1870 quando l’Europa occidentale conobbe uno sviluppo senza precedenti.

La ferrovia
Simbolo di tutti i progressi è la ferrovia. Nel 1880 le ferrovie inglesi raggiungevano i 25mila chilometri. Più a rilento lo sviluppo ferroviario francese dove a lungo si preferivano strade e canali come vie di comunicazione. Notevole lo sviluppo ferroviario in Belgio e in Germania. In Italia le ferrovie sono gracili, specchio del fatto che il decollo economico dell’Italia avviene dal 1896, un secolo dopo l’Inghilterra!
Nel 1875 si contavano al mondo 62mila locomotive, 112mila vetture e quasi mezzo milione di carri-merce che trasportavano 1.371.000 passeggeri e 715 milioni di tonnellate di beni. I chilometri di strade ferrate erano 92mila (1893).

Navigazione a vapore
Grandi progressi anche con la navigazione a vapore. I battelli erano già conosciuti nel 1807 ma solo nel 1880 surclassarono le navi a vela perché più veloci e affidabili (si muovevano con ogni condizione di tempo). Nel 1880 il 75% delle merci trasporte via mare era su navi a vapore. La vittoria del vapore sulla vela fu definitiva.
Il telegrafo fu inventato tra il 1836 e ‘37 ma si diffuse solo dopo il 1848 agevolato dalla diffusione di cavi sottomarini capaci di collegare tra loro tutte le città del mondo.
Simbolo della età d’oro della borghesia al potere furono le Esposizioni universali (Londra, 1851 e ’61 – Parigi 1855-1867). La Tour Eiffel (Expo del 1889) diventò il faro del nuovo ottimismo.

Tante illusioni sul progresso furono poi spazzate via dal massacro di massa della Grande Guerra.

Non era tutto oro ciò che luccicava: pensiamo alla questione operaia con un grande proletariato di fabbrica immiserito e sfruttato oppure pensiamo all’altra faccia dei trasporti via mare e via ferrovia: le aree povere e arretrate raggiunte dai nuovi mezzi di comunicazione devono fare i conti con la concorrenza esercitata dalle nazioni maggiori con crisi economiche, scomparsa dell’artigianato e dei vecchi mestieri, esempio l’industria del cotone inglese spazza via l’artigianato cotoniero in India con conseguente morte di fame di milioni di individui.

Con i nuovi mezzi di trasporto e comunicazione il mondo era diventato più piccolo (“globalizzazione ottocentesca”). Da qui l’idea di Verne del giro del mondo in 80 giorni mentre al tempo di Colombo o addirittura di Marco Polo il mondo era più idealmente grande migliaia di volte.

Navi e ferrovie per Fogg / ** cartina viaggio di Fogg **
Phileas Fogg fa un grande uso dei nuovi mezzi di comunicazione: ferrovie e navi a vapore sono alla base della sua vittoria nella scommessa iniziale.
Da Londra a Brindisi viaggia in treno (a parte Dover-Calais in nave). Da Brindisi via Suez arriva ad Aden sul Mar Rosso. A ogni tappa la tabella di marcia è rispettata.
L’apertura del canale di Suez è alla base della scommessa di Fogg: circumnavigando l’Africa non sarebbe mai stato possibile farcela. L’inaugurazione del canale avvenne nel 1871 con la costruzione promossa da capitali francesi. Anche Suez è una tappa miliare nella globalizzazione ottocentesca.
Da Aden naviga nell’Oceano Indiano fino a Bombay sulla costa occidentale dell’India. Per attraversare l’India di nuovo il treno. L’unica difficoltà sono circa 30 miglia che Fogg e il servitore devono fare sul dorso di un elefante perché la linea ferroviaria non era stata ancora terminata.
Da Calcutta di nuovo in nave fino ad Hong Kong. Da H. Kong a Scianghai e poi dalla Cina a Yokoama in Giappone. Da lì a San Francisco e poi ancora in treno fino a New York.
Ancora in nave fino a Liverpool e poi in treno fino a Londra e in carrozza al Reform Club dove arriva un minuto prima dello scadere dell’ottantesimo giorno.
Mezzi tradizionali e mezzi moderni caratterizzano il veloce giro del mondo compito da Fogg con Gambalesta.
Un inglese e un francese, non a caso Verne fa dei due, seppure così diversi, gli alfieri e gli esploratori delle nuove possibilità di muoversi lungo il pianeta.
Chi usa l’altro protagonista dell’epoca, il telegrafo, è un ispettore di polizia, Fix, il quale era convinto che Fogg fosse il ladro responsabile di un clamoroso furto alla Banca di Londra.
Di città in città Fix manda messaggi in cui chiede insistentemente un mandato di cattura per Fogg. Spesso il mandato arriva quando sono già partiti, da qui la nuova richiesta. Attraverso il telegrafo a Londra si cerca anche di monitorare il percorso e le tappe di Fogg in giro per il mondo.

Vediamo qualche immagine di un vecchio film basato sul romanzo di Verne:
– viaggio in India, da 1.08 fino a fermata treno / 5min
– traversata Atlantico, da 2.18.00 a fine sequenza / 7min

Pregiudizi veicolati dal libro
Come vedeva il mondo un europeo (in particolare un francese) di media cultura e aperto al mondo come Verne? I pregiudizi non mancano, a partire dal protagonista Phileas Fogg, almeno nella prima parte del romanzo.

Phileas Fogg
All’inizio Fogg appare il tipico snob inglese, così come era immaginato al di là della Manica: una “macchina” invece di un uomo, incapace di provare passioni, indifferente a tutto, sicuro di se stesso e chiuso totalmente in sè.
La prova sta nel fatto che pur facendo il giro del mondo non è mai interessato a quello che vede, non guarda mai fuori dal finestrino del treno, le persone che lo sfiorano per lui non esistono. Sembra che il suo mondo sia solamente il Reform Club di Londra.

Scrive Verne: pp. 79-80

Qualunque cosa la compra: da un elefante a una nave, compra la velocità di una nave o di un treno (assicurata dall’equipaggio e dal macchinista), oppure per uscire da situazione pericolose. Spende somme favolose durante il viaggio e tutto questo comprare non ne fa un modello etico!
Scommette 20.000 sterline solo per una questione di puntiglio, non per verificare la sua tempra, per fare esperienza del mondo o mettere in gioco se stesso.
Eppure in India contribuisce a salvare Audà, principessa indiana che altrimenti sarebbe stata bruciata accanto al marito morto; negli Stati Uniti libera Gambalesta dagli indiani perdendo tempo prezioso e alla fine sposa Audà nonostante venisse da un’altra cultura (principessa indiana ma educata in Inghilterra).
Nel complesso Fogg appare un personaggio simpatico (soprattutto nella seconda parte del romanzo), una sorta di “eroe” capace di superare difficoltà notevoli non per vincere denaro quanto per vincere la scommessa.

Passepartout / Gambalesta
Ma il vero eroe è Passepartout, il servitore francese di Fogg. E’ lui a liberare materialmente Audà rischiando la vita ed è lui ad accorgersi che non erano ritornati a Londra in ritardo ma addirittura un giorno prima degli ottanta previsti.
L’intelligenza e la fantasia francese hanno la meglio sulla boria e ottusaggine inglese. Verne tradisce il proprio nazionalismo e il sentimento antinglese molto diffuso nella sua epoca.
Gambalesta è tutto buon cuore e simpatia. Si mette spesso nei guai rischiando di compromettere tutto ma alla fine è lui il personaggio più simpatico e propositivo.
Sembra quasi che Verne proponga nel romanzo una sorta di “alleanza” tra Inghilterra e Francia in quanto nazioni dinamiche sul piano sociale, capaci di sfidare le convenzioni e, seppure con alcuni difetti, in grado di ben rappresentare la migliore Europa dell’epoca. Dei tedeschi nel romanzo nessuna traccia e forse non è un caso. Altri europei nel romanzo non ci sono.

I popoli extraeuropei
Nel romanzo i popoli extra-europei vengono visti con quel misto di curiosità mista a esotismo e pregiudizi che erano tipici dell’epoca.

India
Durante il tragitto in elefante al centro dell’India vengono a contatto con una processione di bramini dedita al culto della dea Kalì, la “dea dell’amore e della morte”. E’ un corteo funebre in onore di un rajà morto da poco.
A capo del corteo pittoresco c’è una donna riccamente vestita. Si tratta della moglie del rajà, la bella Audà, la quale deve morire con lui in un rituale in cui si mescolano aspetti orgiastici e uso di droghe.
E’ interessante la descrizione di Verne e la reazione del terzetto (con Fogg e Gambalesta c’è anche un generale inglese):

Lettura p. 93

L’ultima affermazione di Gambalesta dimostra quanta fatica facevano gli europei ad accostarsi a queste nuove culture. Tutto era giudicato sul metro della cultura occidentale. Una prospettiva fuorviante.
Altri riti che dovevano suonare stranissimi per l’europeo medio sono quelli dei Thug (gli “Strangolatori”) e del loro capo Feringhea, dediti a strangolare chiunque in onore della loro dea della morte (!). Funzione del governo inglese era quella di portare la civiltà e impedire gli eccessi.
L’India è l’unico paese attraversato da oriente a occidente e ovunque Verne mette in luce i bellissimi paesaggi che strappavano l’ammirazione di Gambalesta lasciando invece totalmente indifferente il suo padrone.

Lettura: p. 82

Verne non aveva mia viaggiato in Oriente e tutto ciò che dice è frutto di una fervida immaginazione e di attente letture di riviste di geografia e della stampa dell’epoca. E’ l’epoca in cui i musei europei si riempiono di oggetti di ogni tipo provenienti dall’Oriente acquistati o meglio rubati da “Indiana Jones” dell’epoca. E’ l’epoca delle “cineserie”: ogni famiglia di buon livello sociale esibiva oggetti i più diversi provenienti da zone inospitali e fuori dal mondo.

Cina e Giappone
In Cina Verne denuncia in alcune pagine il consumo di oppio tra la popolazione indotto dal contrabbando inglese attraverso l’India. E’ l’unica pagina in cui sembrano emergere seri dubbi sulla reale volontà del colonialismo europeo di portare la civiltà e i buoni costumi:

Lettura p.145

Il Giappone, a parte i quartieri europei, viene visto solo dal lato esotico e come un paese bizzarro con i suoi riti e le sue usanze:

Lettura p. 174

Si possono immaginare le reazioni di meraviglia dei lettori del tempo di fronte a queste civiltà di cui Verne mette in evidenza esclusivamente l’esotico, il meraviglioso, lo stupefacente, il fantastico…
Certo, manca in Verne lo studio etnologico e antropologico della seconda metà del Novecento, ossia lo sguardo penetrante della migliore cultura europea che si sforza di capire culture finora aliene (viene in mente Levi-Strauss). Non si poteva chiedere a Verne di anticipare di un secolo l’antropologia novecentesca!
Bisogna dire che l’autore ovunque manifesta rispetto e curiosità a parte quei riti dove la violenza e l’omicidio erano la norma (più in India che altrove).

Stati Uniti
Appena arrivati sul suolo americano i tre viaggiatori (con loro c’è anche Audà) scoprono la grandezza di San Francisco, frutto della corsa all’oro che era iniziata nel 1849. L’oro aveva trasformato una zona fino a quel momento disabitata (la California) in una delle area a maggiore sviluppo mondiale.
San Francisco è una bella e grande città abitata da americani di varie “razze” dove il colore dominante sembra essere un notevole accanimento nelle risse di strada anche per i più futili motivi: l’elezione di un giudice di pace scatena due grossi gruppi rivali che se le danno di santa ragione lungo le vie della città. L’assalto degli indiani al treno rende con molta immediatezza quanto gli europei leggevano su riviste varie di quel paese apparentemente bizzarro.

Popolazione sanguigna ma capace con poca burocrazia e molta voglia di fare di cambiare letteralmente il continente: ora le due coste statunitensi sono unite e dovunque arriva la ferrovia segue la costruzione di città e aziende imprenditoriali. “Grande ferrovia, strumento di progresso e civiltà”, scrive Verne.

Progresso di civiltà per i bianchi americani, non sicuramente per le tribù indiane minacciate di genocidio (sterminio dei bisonti per farli morire di fame e accaparrare le loro terre). Da qui l’assalto al treno che Verne vede in termini pittoreschi senza capire che cosa stava avvenendo negli Usa.

Si potrebbe dire che Verne è molto acuto nell’individuare già in questo momento il ruolo di primo piano che gli Usa avrebbero avuto qualche decennio dopo a livello mondiale.

Il colonialismo europeo
Ma più che il giudizio sui singoli paesi ciò che potrebbe essere importante oggi è il giudizio sul colonialismo in generale e in particolare quello inglese. Del colonialismo francese non una parola. Anche qui è un caso?
A parte l’importazione di oppio in Cina il colonialismo è visto come strumento per portare civiltà e buone leggi tra popolazioni primitive dedite a pratiche violente oppure popolazioni indolenti che mai sarebbero state capaci da sole di uscire dal loro stato di minorità. Il “fardello dell’uomo bianco” secondo Rudyard Kipling.

Conclusioni
In conclusione potremmo dire che è ingiusto aver relegato il romanzo tra la letteratura per ragazzi, quasi fosse solo un insieme di avventure, talvolta al limite dell’inverosimile. Le avventure, i colpi di scena non mancano tra cui il finale in cui Fogg e il fedele servitore scoprono che avevano guadagnato un giorno andando sempre verso est. Così Fogg vince la scommessa.

Progresso e ottimismo
Il valore del romanzo oggi sta nel fatto che ci parla di un’epoca in cui la parola PROGRESSO aveva una grande importanza, in cui scienza e tecnologia sembravano in grado di cambiare radicalmente e in positivo il volto del mondo attraverso il contatto con i popoli che fino a quel momento erano rimasti chiusi nel loro isolamento. La parola PROGRESSO (e denaro/profitti) diventa quasi il nuovo dio da adorare sulla terra.
La tecnica alimentata dal denaro permetterà una nuova fase nella storia umana: questo sembra essere il messaggio ottimistico posto alla fine del romanzo.

Oggi tutto questo ci sembra la favola bella di un tempo tramontato per sempre. I timori di una guerra planetaria e di armi di distruzione di massa gettano uno sguardo denso di interrogativi sulla scienza e la tecnologia che appaiono asservite ai poteri politici e a logiche militari.