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Le grandi passioni, talvolta, nascono… per caso

Le grandi passioni, talvolta, nascono… per caso

“Giancarlo, ascolta bene!”. E’ mio padre. Raramente si rivolgeva a me con questo tono formale.

“In ditta mi hanno detto che se ti iscrivi all’università pagheremo meno tasse”. “Ma sei sicuro? Mi sembra strano”.

“Guarda!” E prendendo carta e penna mi mostrò in quattro e quattr’otto che avremmo risparmiato alcune centinaia di migliaia di lire pur pagando le tasse di iscrizione. “Basta solo che ti iscrivi. Non serve frequentare”.

Era il 1977 e mi ero appena diplomato in un istituto tecnico e sinceramente ero contentissimo di non dover più studiare matematica, elettronica, disegno tecnico… ma appunto… a quale facoltà mi sarei iscritto se avessi escluso ingegneria?

Mi venne l’idea della facoltà di Lettere Moderne a Milano. In fondo la storia mi era sempre piaciuta, la letteratura un po’ meno. Detto fatto decisi per Lettere Moderne.

Arrivò rapidamente novembre e forte della mia iscrizione decisi di andare ad ascoltare qualche lezione uno dei primi giorni dopo l’apertura.

Quel giorno andò buca perché c’era una manifestazione sindacale con tanto di picchetto all’ingresso. Erano i turbolenti anni settanta!

Qualche giorno dopo tentai di nuovo e questa volta tutto era normale. Mi informai sulle lezioni che c’erano a quell’ora. Forse c’era un’unica lezione: “Storia delle Religioni”, professoressa Marconi.

Arrivai per tempo e intanto mi guardai intorno: c’erano piccoli gruppi di studenti un po’ più grandi di me che stavano sfogliando appunti, parlavano a bassa voce, discutevano di articoli con tanto di giornali tra le mani… io che venivo da una scuola in cui tutto era materia di riso sguaiato e irriverente quell’atmosfera giudiziosa mi colpì molto.

Arrivò la professoressa. Era una bella signora che a me sembrò più vicina ai settanta che ai sessant’anni. Gli studenti smisero di confabulare tra di loro e in un perfetto silenzio iniziò la sua lezione.

Temevo di non capire niente oppure di annoiarmi invece seguii la lezione con grande soddisfazione. Non ricordo bene il tema specifico ma ricordo invece la passione con la quale metteva continuamente in evidenza che che l’uomo primitivo in realtà aveva un immaginario religioso di estrema complessità.

Ma non era solo la tematica ad affascinarmi. Era soprattutto lei a calamitare il mio sguardo perché anche uno scapestrato avrebbe capito che in lei c’era una cultura sterminata che trasmetteva a noi studenti in quel momento con passione e lucidità.

Non esagero sicuramente dicendo che mi era apparso un mondo che non conoscevo e che mi affascinava fortemente.

Nei giorni successivi andai ancora all’università e ascoltai altre lezioni con altri docenti. Anche qui rimasi colpito dalla competenza, dalla personalità che emergeva dalle loro parole e dalla bellezza degli argomenti trattati. Anche quando erano ostici ne avvertivo la complessità.

Finalmente avevo idee in testa, che frullavano talvolta in forma confusa ma erano idee! E non le stupidate di un diciannovenne!

Da quel momento decisi di frequentare regolarmente l’università e nonostante il servizio militare e poi un’occupazione per aiutare in casa, alla fine mi laureai e ora insegno da più di trent’anni nelle scuole superiori.

Ma non è finita qui. Da quindici anni circa, accanto all’insegnamento, scrivo libri di storia, faccio molte conferenze e sono invitato in altre scuole.

In sostanza per me oggi la Storia è una PASSIONE di cui non potrei fare a meno, che cerco di trasmettere ai miei studenti e alle persone che incontro per parlare di Grande Guerra, fascismo e Resistenza… ma anche Risorgimento e storia d’Italia.

Oggi sono molto contento di me stesso, della mia passione per la storia e delle tante possibilità che ho di trasmetterla.

E pensare che il tutto è nato da quella frase pronunciata da mio padre… talvolta mi chiedo come sarebbe diventata la mia vita se mio padre non avesse avuto quella brillante idea!

E’ proprio vero, le grandi passioni talvolta nascono… dal nulla.

Giancarlo Restelli